Lettera aperta a Santa Sede, CEI e Gregoriana in riferimento allo scandaloso convegno organizzato dall’Azerbaigian (Korazym 12.04.25)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.04.2025 – Vik van Brantegem] – Ieri abbiamo riferito [Inaccettabile le parole contro gli Armeni alla Conferenza azero sul Cristianesimo in Azerbaigian alla Pontificia Università Gregoriana [QUI]] che giovedì 10 aprile 2025 alla Pontificia Università Gregoriana a Roma si è svolta la XII Conferenza Scientifica Internazionale dal titolo Cristianesimo in Azerbaigian: storia e modernità dedicata al patrimonio dell’Albania caucasica. Un’iniziativa che ha lasciato sgomenti tutti gli Armeni, come espresso da Assadakah News e dal Consiglio per la comunità armena di Roma. Oggi, il Coordinamento Organizzazioni e Associazioni Armene in Italia – che promuove la conoscenza della cultura armena e chiede alle istituzioni italiane di combattere l’armenofobia – ha inviato una Lettera aperta alla Santa Sede, alla Conferenza Episcopale Italiana e alla Pontificia Università Gregoriana, che riportiamo di seguito.

Il recente scandaloso convegno organizzato dall’Azerbaigian nella sede della Pontificia Università Gregoriana – nel corso del quale sono stati pronunciati parole contro gli Armeni e sostenuto improbabili tesi a negazione della millenaria tradizione Cristiana armena – ci offre spunto per rivolgere alle Istituzioni ecclesiastiche vaticane e italiane alcune domande che, lungi dall’apparire polemiche, vogliono rappresentare da un lato uno spunto di riflessione, dall’altro un monito affinché siano evitati in futuro analoghi “incidenti”.

Ci domandiamo infatti se sia noto che:

1. Le rappresentanze diplomatiche azere siano solite organizzare eventi dal titolo apparentemente “innocuo” che si dimostrano però niente altro che azioni politiche contro l’Armenia e il popolo armeno (così come accaduto il 10 aprile scorso e in occasione di concerti tenuti presso parrocchie romane).

2. Nel territorio armeno del Nagorno-Karabakh (Artsakh), oggetto nel 2020 e nel 2023 di operazioni militari azere che hanno portato all’esodo totale della popolazione armena, chiese, monasteri e monumenti armeni Cristiani siano stati e siano tutt’ora oggetto di distruzione, vandalismo o “restauro” al fine di eliminare ogni traccia armena in quella regione.

3. Anche in passato le autorità dell’Azerbaigian abbiano distrutto chiese e manufatti armeni come accaduto ad esempio in Nakhjivan dove diecimila khatchkar (croci di pietra) di epoca medioevale furono rase al suolo in località Julfa.

4. La tolleranza e multiculturalità sbandierata dall’Azerbaigian sia di pura facciata e non valga per qualsiasi cosa o persona che abbia anche solo lontanamente origine armena.

5. La teoria della Chiesa armena che avrebbe spodestato quella albana non ha alcun fondamento e non è mai uscita fuori dai confini dello Stato azero ed è stata rispolverata dal regime azero solo dopo la conquista del NK Artsakh.

6. L’offerta azera di sponsorizzazione di attività culturali o di restauro a favore della Santa Sede è solo uno squallido e offensivo tentativo di approfittare della buona fede delle Istituzioni ecclesiastiche al fine di promuove le tesi negazioniste e razziste del regime di Aliyev.

7. In Azerbaigian, in questo momento, sono illegalmente detenuti e processati 23 prigionieri di guerra Armeni (fra i quali le autorità della Repubblica di Artsakh), ostaggio del regime azero.

Atteso quanto sopra, le scriventi associazioni e organizzazioni auspicano che la Santa sede e la CEI prendano ufficialmente le distanze dalle affermazioni fatte alla Gregoriana (tra le quali citiamo a titolo di esempio quella che gli Armeni sono “anti-Cristiani”) da funzionari di governo del regime azero e impartiscano disposizioni affinché non sia più consentito alle Ambasciate dell’Azerbaigian di carpire la buona fede delle istituzioni cattoliche organizzando simili eventi.

Comprendiamo le ragioni diplomatiche che suggeriscono alla Santa Sede di mantenere buone relazioni con il regime dell’Azerbaigian; tuttavia, ci attendiamo anche un Cristiano appello alla liberazione dei prigionieri Armeni detenuti a Baku.

I regimi (come quello azero) prima o poi passano, i popoli Cristiani (come quello armeno) restano, ma la loro pazienza e Cristiana rassegnazione prima o poi svaniscono.

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