Nagorno-Karabah, riaprono i passaggi con Turchia, Russia, Iran (Asianews.it 14.01.21)

Grazie alla mediazione di Putin, si riaprono prospettive per la rinascita economica della regione. Soldati russi per lo sminamento dei territori e la ricostruzione dei passaggi interrotti. Pašinyan non ha ottenuto il ritorno dei prigionieri. Cresce l’opposizione interna.

Mosca (AsiaNews) – I corridoi che permettono i trasporti fra il Nagorno Karabakh e i Paesi attorno (Armenia, Azerbaijan, Turchia, Russia, Iran, …) verranno presto riaperti. Lo ha assicurato il presidente russo Vladimir Putin dopo 4 ore di discussione con l’armeno Nikol Pašinyan (foto 2) e l’azero Ilham Aliev (foto 3).

Le trattative, tenutesi lo scorso 11 gennaio, non hanno sciolto tutti i nodi del conflitto, ma hanno presentato alcune prospettive per la rinascita economica della regione.  Martoriata dagli scontri armati negli ultimi mesi, la sua pace è per ora garantita da “pacificatori” russi e turchi.

Putin ha garantito che i corridoi dei trasporti verranno riaperti grazie al lavoro dei soldati russi che smineranno i territori e ricostruiranno i passaggi interrotti.

I due leader in conflitto hanno ascoltato il presidente russo con espressioni non molto concilianti: Aliev era molto freddo e Pašinyan estremamente nervoso (fino all’ultimo il suo arrivo era stato messo in dubbio); si sentiva poi la mancanza del “convitato di pietra” turco, il presidente Recep Tayyip Erdogan, che negli ultimi interventi ha insistito sulla necessità che la Turchia partecipi a tutti i processi post-bellici nella regione. Putin sembra voler imporre il formato tripartito esclusivo delle trattative, mentre Aliev ha parlato continuamente degli “interessi dei nostri Paesi vicini”. Con la riapertura dei trasporti, l’Azerbaigian ottiene infatti il ristabilimento del contatto diretto (soprattutto ferroviario) con la regione del Nakhichevan (zona azera in territorio armeno) e con la Turchia stessa.

A sua volta, il premier Pašinyan ha insistito sulla contrarietà armena allo status del Nagorno Karabakh e sulla questione dello scambio di prigionieri. Tuttavia egli si è dichiarato sostanzialmente d’accordo sugli accordi economici proposti da Putin, che riaprono anche i collegamenti tra Russia e Iran, e “possono condurre a garanzie più efficaci di sicurezza”.

Contro le trattative è intervenuto ieri il capo dell’opposizione a Pašinyan, il leader del “Movimento per la salvezza della patria” Vazken Manukyan. Con espressioni molto dure, egli ha detto che l’incontro di Mosca segna una nuova umiliazione per l’Armenia, che non ha ottenuto la restituzione dei prigionieri e ha assecondato tutte le richieste di Aliev. Manukyan è tornato a chiedere le dimissioni di Pašinyan, “che non è in grado di difendere gli interessi del nostro Paese”.

Anche in Georgia le reazioni all’accordo sono state piuttosto negative, in quanto le proposte del trio Putin-Aliev-Pašinyan riducono il ruolo di Tbilisi a semplice zona di transito delle comunicazioni tra nord e sud del Caucaso, senza poter intervenire nei meccanismi economici. I convogli per Baku e Ankara ora passeranno dal Nakhichevan, escludendo appunto la Georgia, che peraltro mantiene un ruolo strategico nel trasporto di gas e petrolio. In Georgia la politica è comunque bloccata dalla discussione sull’ennesimo ritiro dalla politica del miliardario Bidzina Ivanišvili (foto 4), fondatore e leader del partito al potere, il “Sogno Georgiano”.

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