NAGORNO KARABAKH. Tensioni armene-azere per il conflitti a Tekh (Agcnews 21.04.23)

Nonostante le parole di conforto pronunciate dalle parti in causa le fonti locali affermano che la situazione in Nagorno Kharabak è tutt’altro che tranquilla.

L’11 aprile, nei pressi del villaggio di Tekh, si è verificato uno scontro tra i militari delle Forze Armate dell’Azerbaigian e dell’Armenia. Di conseguenza, tre persone sono state uccise dalla parte azera, dalla parte armena: quattro morti e sei feriti.

L’incidente è avvenuto dopo che i militari azeri hanno tentato di interrompere i lavori di ingegneria presso la postazione armena. Dopo il rifiuto del personale militare armeno, le guardie di frontiera azere hanno iniziato l’attacco.

Il giorno prima, il DRG è entrato in Armenia dal territorio di Nakhichevan e ha attraversato più di 10 km senza ostacoli. Uno dei cittadini azeri è stato catturato a Sisian e un altro solo il 13 aprile vicino al villaggio di Achanan vicino a Kapan.

Le truppe iraniane hanno portato le loro unità al massimo grado di prontezza al combattimento, trascinando le forze al confine. Diversi UAV da ricognizione pattugliano in volo in servizio.

Dopo le battaglie, a Tekh sono apparse diverse fonti con filmati del trasferimento di armi e attrezzature militari delle forze armate azere al confine con l’Armenia, che potrebbero essere state trasportate sotto la leggenda di manovre militari avvenute nelle vicinanze. Una storia vecchia questa che abbiamo già visto nella seconda guerra del Nagorno Karabakh o Artsakh.

Il 17 aprile, intorno alle 15.00, c’è stato un altro scontro nei pressi del villaggio di Tekh, la cui causa non è ancora chiara. Al momento, la situazione intorno all’Armenia e al Karabakh è ancora instabile. Il discorso di Nikol Pashinyan ha dimostrato la preparazione delle autorità armene per la resa dell’Artsakh (Nagorno Kharabak) .

E l’intervista con Ilham Aliyev, che aveva un significato opposto, testimonia ancora una volta che gli azeri sembrano volere la guerra e il popolo dell’Artsakh sta aspettando l’espulsione forzata o il genocidio nel caso di sconfitta.

Gli eventi in Transcaucasia si stanno spostando verso il culmine, con scenari prima impensabili.