NAGORNO-KARABAKH: Un altro agosto di fuoco, si contano nuovi morti (Eastjournal 04.09.15)

Ci risiamo; nel Nagorno-Karabakh, piccola regione contesa da Armenia e Azerbaigian, si è tornati nuovamente a sparare. Come un anno fa, quando in seguito a violenti scontri lungo il confine orientale della regione morirono una trentina di persone, il mese di agosto si rivela ancora una volta un mese di tensioni, caratterizzato da sparatorie e morti.

Già teatro di una sanguinosa guerra all’inizio degli anni ’90 che causò oltre 30.000 morti, il Nagorno-Karabakh è dal 1992 una repubblica de facto indipendente, non riconosciuta però dalla comunità internazionale. Il conflitto, congelatosi nel 1994 (anno del cessate il fuoco), è rimasto irrisolto, contribuendo a creare negli anni una sempre maggiore tensione tra i due contendenti: da una parte l’Armenia, che pur non riconoscendo ufficialmente il Nagorno-Karabakh lo considera come un proprio “stato vassallo” (l’Artsakh, come chiamato in loco, è popolato interamente da armeni); dall’altra l’Azerbaigian, che in epoca sovietica controllava la regione salvo poi perderne il controllo in seguito alla guerra degli anni ’90.

Le grandi tensioni accumulatesi, rimaste per anni latenti, hanno finito nell’ultimo periodo per esplodere, rischiando più volte di scatenare un secondo conflitto nella regione. Proprio un anno fa, nell’agosto 2014, il Nagorno-Karabakh tornò all’onore della cronaca in seguito allo scoppio di violenti scontri lungo tutta la linea di contatto con l’Azerbaigian. Il cessate il fuoco imposto nel 1994 (ma mai veramente rispettato) venne violato più volte, e si verificarono diversi scontri armati, che causarono in totale una trentina di morti da ambo le parti. Si trattò dell’escalation di violenza più grave mai verificatasi nella regione dalla fine della guerra degli anni ’90. La crisi terminò solo quando, dopo una settimana di combattimenti, il presidente russo Putin decise di organizzare una serie di colloqui nella città di Sochi per trovare una soluzione diplomatica alla crisi e porre fine agli scontri, ricevendo separatamente i presidenti di Armenia e Azerbaigian.

Dopo l’abbattimento nello scorso novembre di un elicottero militare armeno nei cieli di Ağdam, altro grave fatto che rischiò di far riesplodere il conflitto, ecco che a un anno di distanza dai violenti scontri del 2014 nella regione si sono fatti registrare nuovi scontri, e di conseguenza, nuovi morti. Continua…


>> Nagorno Karabakh, la terra contesa (Osservatorio Balcani & Caucaso 27.08.2015)

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