Napoli e gli armeni: un insegnamento che ritorna dopo 40 anni (ateneapoli.it 26.03.19)

È cominciato lo scorso 4 marzo un Laboratorio di Lingua Armena Classica tenuto dal prof. Giancarlo Schirru, docente di Linguistica Generale. Si tratta di un corso elementare di armeno, una delle più antiche lingue della famiglia indoeuropea, introdotto nell’offerta formativa con l’obiettivo di “arricchire il mosaico di lingue orientali antiche” presso l’Ateneo. Una possibilità proficua per gli studenti che coltivano un interesse particolare nell’ambito degli studi storico-comparativi per approfondire “una varietà (detta grabar nella tradizione locale) risalente al V secolo d.C., in cui furono scritti testi letterari dal greco, dal persiano, dall’ebraico e dal latino che ci sono, peraltro, pervenuti soltanto nella traduzione in questa lingua”, spiega il linguista. Tra le altre testimonianze letterarie classiche, “vi sono anche una traduzione armena della Bibbia, testi del cristianesimo armeno e della storia antica e tardoantica dell’Armenia”. Una lingua ricca di fascino per i suoi contatti con il rito liturgico e che “vanta un legame storico con Napoli, città che conserva la principale reliquia di San Gregorio Armeno, nell’omonima Chiesa sita nel Centro storico” (conosciuta come Santa Patrizia). Ragione per cui questa lingua non ha mai smesso di attrarre la curiosità dei filologi e dei linguisti.
L’armeno classico si rivela inoltre un’ottima base di comparazione tra lingue corradicali: “Il Laboratorio vuole essere un punto di partenza per approfondire le connessioni linguistiche in tutto il ramo indoeuropeo, compresa la nostra lingua”. Un valore aggiunto per il Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo – all’interno del quale il Laboratorio si colloca – e che va a reintegrare una disciplina che “mancava a L’Orientale da circa 40 anni. Qui vi insegnò dal 1968 lo studioso e glottologo Giorgio Cardona”. Il Laboratorio prevede una serie di… Vai al sito