Nono giorno del #ArtsakhBlockade. Davanti ai possibili scenari, per il Ministro di Stato dell’Artsakh l’obiettivo è preservare e sviluppare l’Artsakh (kORAZYM 20.12.22)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.12.2022 – Vik van Brantegem] – Nel nono giorno del blocco dell’Artsakh da parte di sedicenti eco-attivisti azeri, si aggrava l’emergenza umanitaria nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. I bambini dell’Artsakh sono sopravvissuti alla guerra dei 44 giorni scatenata dall’Azerbajgian due anni fa contro loro Paese e ora hanno paura di morire nel blocco degli Azeri del loro Paese. Sono figli di un Dio minore? Hanno la colpa di essere Cristiani Apostolici e non Musulmani? Devono pagare per il fatto di essere Armeni e non Ucraini? Chi rimane in silenzio è complice

Per il dittatore azero, Ilham Aliyev, gli Armeni dell’Artsakh hanno due possibilità: o morire o andarsene dalla loro terra ancestrale. Gli “eco-attivisti” apriranno volentieri il Corridoio di Berdzor (Lachin), ma in una direzione: da Stepanakert a Goris, senza ritorno.

Il Comando delle forze di mantenimento della pace russe in Artsakh afferma che sta continuando i negoziati con le parti armena e azera per sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin). Informa il Ministero della Difesa della Federazione Russa.

Stepanakert questa mattina, ottavo giorno del #ArtsakhBlockade. No comment.

Nella notte dell’ottavo giorni del blocco dell’Artsakh, il 20 dicembre 2022 intorno alle 00.05, ora locale, le unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con fucili di diverso calibro in direzione delle posizioni armene situate in direzione di Kutakan.

La foto di copertina della pagina Facebook dell’Ambasciata dell’Azerbajgian a Roma. Più chiara di così…

L’Ambasciata dell’Azerbaigian a Roma organizza suoni e balli mentre la gente muore

Dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022 la Repubblica armena di Artsakh/Nagorno-Karabakh è isolata dal resto del mondo per il criminale blocco azero dell’unica strada di collegamento con l’Armenia attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). 120.000 persone stanno andando incontro a una crisi umanitaria, comincia a scarseggiare cibo, medicine e carburante, i bancomat sono fuori uso per mancanza di contante. Già dobbiamo purtroppo registrare un primo decesso di un paziente grave che non è stato possibile trasferire in Armenia mentre una decina di bambini sono in terapia intensiva e non riescono ad avere tutte le cure necessarie. In questi giorni circa 4.000 tonnellate di viveri e materiali non sono potuti entrare nel territorio rimasto agli Armeni dopo l’ultima guerra scatenata dal regime autocratico del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev.

Apprendiamo – si legge in una nota del Consiglio per la Comunità Armena di Roma – che mentre la popolazione armena dell’Artsakh sta affrontando una situazione gravissima, un noto teatro romano ospita (presumiamo a pagamento) un evento artistico organizzato dalla rappresentanza diplomatica dell’Azerbajgian per celebrare (con false e ridicole motivazioni storiche) la vittoria nell’ultima guerra costata circa ottomila morti in 44 giorni.

«A tale evento immaginiamo – osserva il Consiglio per la Comunità Armena di Roma – saranno stati invitati anche autorevoli esponenti della società italiana» e a loro il Consiglio rivolge un appello «affinché siano ben consapevoli della natura del regime azero e non avallino una politica guerrafondaia e crudele di un regime che le classifiche internazionali sulla libertà di informazione e pensiero collocano agli ultimi posti nel mondo. Non esistono dittatori buoni e dittatori “utili”, non esistono guerre belle e guerre brutte».

Il Consiglio per la Comunità Armena di Roma ha inviato una segnalazione al teatro che ospita l’evento.

La manifestazione del 19 dicembre 2022 a Brussel.

Il Consiglio Ecumenico delle Chiese e la Conferenza delle Chiese Europee, in una lettera congiunta inviata il 19 dicembre 2022 al Capo della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, hanno denunciato il blocco da parte dell’Azerbajgian dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, “come una violazione dell’accordo tripartito che ha posto fine alla guerra delle sei settimane del 2020, del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani e dei principi morali più fondamentali”. Con le sue azioni nell’ostruire il Corridoio umanitario di Lachin e tagliando temporaneamente le forniture di gas alla regione proprio all’inizio dell’inverno, l’Azerbajgian sta deliberatamente creando un’emergenza umanitaria per i 120.000 residenti di etnia armena, osserva la lettera, firmata dal Segretario generale della Conferenze delle Chiese Europee, Dott. Jørgen Skov Sørensen e dal Segretario generale ad interim del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Rev. Dr Ioan Sauca. “Ciò segue un chiaro modello di comportamento dell’Azerbajgian che contraddice qualsiasi pretesa di buona volontà e responsabilità umanitaria da parte sua”, si legge nella lettera. “I crescenti attacchi azeri al territorio sovrano armeno hanno spinto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a convocare una riunione di emergenza il 15 settembre 2022”. La lettera rileva anche prove crescenti di gravi violazioni dei diritti umani contro gli Armeni da parte delle forze militari e di sicurezza dell’Azerbajgian. “La responsabilità per tali crimini e violazioni non è stata perseguita”, si legge nella lettera. “In queste circostanze, i timori armeni di un nuovo genocidio contro di loro non possono essere ignorati e il blocco dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh è un contesto in cui tali timori sono notevolmente e comprensibilmente esacerbati”. La lettera esorta l’Unione Europea a perseguire tutte le possibili iniziative diplomatiche per garantire che l’Azerbajgian riapra il Corridoio di Lachin e fornisca adeguate garanzie che rimarrà aperto. “Inoltre, vi chiediamo di fare tutto ciò che è in vostro potere per garantire l’estensione del mandato dell’attuale missione di monitoraggio dell’Unione Europea al confine tra Armenia e Azerbajgian per includere il Corridoio di Lachin, al fine di fornire un monitoraggio civile indipendente della situazione lungo il Corridoio”, conclude la lettera.

Si è svolta oggi a Yerevan una sessione estesa del Consiglio di sicurezza dell’Artsakh, Presieduta dal Presidente della Repubblica dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, con all’ordine del giorno la situazione politico-militare nell’Artsakh. L’ufficio del Presidente dell’Artsakh ha riferito, che si è discusso dei passi compiuti per la sicurezza della Repubblica di Artsakh e per il sostentamento della popolazione, e delle possibilità di prevenire un disastro umanitario. Harutyunyan ha dato una serie di istruzioni riguardo alle questioni discusse.

L’organizzazione “International Christian Solidarity” insieme ad altre 8 organizzazioni ha messo in guardia sul pericolo di genocidio nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Le organizzazioni hanno invitato i Paesi che hanno aderito alla Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio ad agire attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per prevenire il genocidio armeno nella regione. Nel comunicato diffuso dall’organizzazione si nota che il governo dell’Azerbajgian ha perseguito a lungo una politica di odio nei confronti degli Armeni a livello ufficiale, “lasciando impunite le atrocità commesse contro gli Armeni e minacciando di occupare non solo il Nagorno-Karabakh, ma anche Yerevan con la forza. Sono presenti tutti i 14 fattori di rischio di atrocità definiti dall’Ufficio del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Genocidio. L’attuale aggressione azera contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh corrisponde alla politica di lunga data di pulizia etnica e religiosa portata avanti dal governo dell’Azerbajgian, dalla Repubblica di Turchia, dall’Impero ottomano e dai loro alleati contro gli Armeni e altre comunità cristiane nella regione”, si legge nel comunicato. Le organizzazioni invitano i Paesi che hanno aderito alla Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio, in concreto gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Federazione Russa, ad adempiere ai loro obblighi attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per prevenire un altro genocidio contro gli Armeni. Inoltre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è chiamato a garantire l’accesso senza ostacoli di tutte le organizzazioni internazionali al Nagorno-Karabakh per scopi umanitari in conformità con la Quarta Convenzione di Ginevra.

L’Unione Europea sta iniziando una nuova fase del suo coinvolgimento nel Caucaso meridionale con una squadra di transizione che preparerà le basi per lo spiegamento della missione dell’Unione Europea in Armenia per il periodo più lungo possibile. L’ha annunciato l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borel, in occasione della scadenza del mandato della missione di osservazione dell’Unione europea, ieri, 19 dicembre 2022. Borel ha osservato che la missione è stata schierata in Armenia il 20 ottobre, sul lato armeno del confine armeno-azerbajgiano, in conformità con l’accordo raggiunto tra Armenia, Azerbajgian, Consiglio Europeo e Francia, al fine di osservare, analizzare e riferire su la situazione sul terreno. “Il dispiegamento di 40 esperti europei ha dimostrato la sua efficacia e ha contribuito a rafforzare la fiducia in una situazione instabile. Oggi l’Unione Europea inizia una nuova fase del suo coinvolgimento nel Caucaso meridionale con un team di transizione che preparerà le basi per lo spiegamento di una missione dell’Unione Europea in Armenia per il periodo più lungo possibile, il cui obiettivo finale sarà quello di contribuire all’instaurazione di una pace stabile nella regione”, ha affermato Borel. Il Capo della diplomazia dell’Unione Europea ha aggiunto che è su questa base che il Consiglio dell’Unione Europea, con l’accordo delle autorità armene, ha deciso di inviare in Armenia una squadra di supporto alla pianificazione della transizione dalla missione di monitoraggio dell’Unione Europea in Georgia per aumentare la conoscenza dell’Unione Europea sulla situazione della sicurezza e contribuire a una possibile nuova Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), alla pianificazione e alla preparazione della missione. Secondo la dichiarazione, si prevede che il team di supporto alla transizione e alla pianificazione sosterrà anche il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, nel processo di promozione di un accordo tra Armenia e Azerbajgian.

La principale responsabilità sull Corridoio di Berdzor (Lachin) è la Federazione Russa, ha sottolineato Armen Grigoryan, il Segretario del Consiglio di sicurezza dell’Armenia, durante la discussione del pacchetto legislativo sull’istituzione del Servizio di Intelligence Estero alla sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale, riferendosi alla questione sollevata da Artsvik Minasyan, il Segretario della frazione di opposizione “Hayastan”. Minasyan ha ricordato che nel piano del governo si sottolinea che la Repubblica di Armenia continuerà ad essere garante della sicurezza del popolo dell’Artsakh. “Uno degli obiettivi principali della creazione di un Servizio di Intelligence Estero è che possa trovare informazioni sulla sicurezza in Armenia, e trovare tali informazioni anche se non sono di dominio pubblico. E sulla base di essi, analizzare l’ambiente di sicurezza e fornire informazioni al Primo Ministro, sulla base delle quali dovrebbero essere prese le decisioni. Queste informazioni si applicheranno all’ambiente di sicurezza dell’Armenia, dove anche l’Artsakh svolge un ruolo importante”, ha affermato Grigoryan. Alla domanda sulle azioni specifiche che dovrebbero essere intraprese per risolvere la questione del Corridoio di Lachin oggi, Grigoryan ha risposto: “La Federazione Russa è responsabile del Corridoio di Lachin. Con l’accordo del 9 novembre 2020, la responsabilità del Corridoio di Lachin è stata trasferita alla Federazione Russa.
Con il pretesto di sedicenti problemi ambientali, l’Azerbajgian ha chiuso il Corridoio di Lachin per effettuare la pulizia etnica nell’Artsakh. questo è l’obiettivo principale, ha detto Grigoryan durante la sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale, rispondendo alla domanda della Deputata Agnesa Khamoyan, di cosa ha bisogno l’Azerbajgian per aprire il Corridoio di Lachin. “L’Armenia continua a lavorare con tutti i suoi partner affinché il Corridoio di Lachin sia aperto il prima possibile, affinché gli Armeni che vivono in Artsakh evitino una crisi umanitaria e che la crisi creata sia rapidamente risolta”, ha risposto Grigoryan. Khamoyan ha affermato che l’Armenia rimane il garante della sicurezza dell’Artsakh. Sebbene, secondo il deputato, le autorità lo abbiano rifiutato, è fissato nel piano del governo e non esiste alcun documento con cui la Repubblica d’Armenia rifiuti di essere garante della Repubblica di Artsakh. Alla domanda di Khamoyan su cosa ha fatto il governo, cosa sta facendo e cosa propone per aprire il Corridoio di Lachin e come si manifesta la situazione della Repubblica di Armenia che diventa garante della sicurezza dell’Artsakh, Grigoryan ha risposto: “È una sua valutazione che il governo abbia rinunciato. Se la Repubblica di Armenia ha assunto tale impegno secondo il piano del governo, allora l’Armenia continua ad adempiere a tale impegno. Ci sono molti di questi obblighi che l’Armenia adempie. Si tenga presente che secondo la dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, la Federazione Russa è garante della sicurezza del Corridoio di Lachin, e invito l’opposizione a lavorare anche in questa direzione, affinché la Federazione Russa adempia ai propri obblighi e garantisca un traffico ininterrotto e sicuro nel Corridoio di Lachin. Stiamo anche lavorando con la Federazione Russa per aprire il Corridoio di Lachin il prima possibile. Questa provocazione organizzata dall’Azerbaigian, che, come ho detto, mira alla pulizia etnica, dovrebbe tenere tutti in guardia”.
Il governo della Repubblica di Armenia dimostra di continuare ad essere il garante della sicurezza dell’Artsakh. Rispondendo a Gegham Manukyan, deputato della frazione di opposizione “Hayastan”, se la Repubblica di Armenia continua ad essere garante della sicurezza dell’Artsakh, come previsto dal Governo nel programma 2021-2026, Grigoryan ha detto: “Come è noto, il governo lo ha dimostrato con i fatti. L’anno scorso, circa 200 miliardi di dram di sostegno finanziario sono stati forniti all’Artsakh, e penso che tu sappia che questo sostegno finanziario risolve non solo problemi socio-economici, ma anche di sicurezza. E non ci può essere una seconda opinione qui. Penso che la risposta sia chiara”.

Gli “attivisti ambientali” dell’Azerbajgian che bloccano il Corridoio di Berdzor (Lachin) si sono riservati il diritto di ispezionare i carichi umanitari e ostacolare il passaggio senza ostacoli dei carichi attraverso il Corridoio, ha sottolineato l’Ambasciatore con Incarichi Speciali presso il Ministero degli Esteri armeno, Edmon Marukyan, in un post su Twitter. Marukyan ha aggiunto che, di fatto, si sono assegnati illegalmente compiti doganali. “Bisogna porre fine a queste sciocchezze”, ha sottolineato.

Nella sessione del Quartier generale operativo tenutasi oggi sotto la presidenza del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh e Capo dello staff operativo, Ruben Vardanyan, sono state discusse le questioni relative alla garanzia della vita normale della popolazione nella situazione creata dal blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian. Presentando la situazione attuale, Vardanyan ha osservato che l’autostrada Stepanakert-Goris nel tratto Shushi-Karin lungo  il Corridoio di Berdzor (Lachin) rimane chiusa e che l’Artsakh è sotto il blocco dell’Azerbajgian per il nono giorno. Il Ministro di Stato ha anche sottolineato l’importanza di essere pronti a tutti gli scenari possibili. Considerando prioritarie le questioni relative alla garanzia della normale attività di vita della popolazione, il Ministro della Difesa ha sottolineato l’importanza di una risposta rapida ai nuovi problemi emergenti, una pronta discussione delle loro soluzioni. I partecipanti alla sessione hanno presentato la situazione attuale nelle loro aree di responsabilità. In particolare, sono state presentate informazioni sulla situazione nei mercati di prodotti alimentari, medicinali, benzina e gas. È stato notato che vengono fatte costantemente osservazioni, vengono registrati problemi e si cerca di trovare soluzioni rapide ed efficaci. In particolare, è stato riferito che le scorte di farina i Artsakh sono sufficienti e non ci sono problemi legati alla produzione del pane. Alcuni tipi di prodotti sono stati forniti anche ai negozi dalle scorte disponibili nel Fondo di sostegno rurale e agricolo. Sottolineando l’attuazione del risparmio, il ministro di stato ha incaricato gli organi statali di ridurre al minimo il numero di auto a benzina, dando la preferenza alle auto a gas. Durante la sessione è stata inoltre presentata la situazione attuale nei settori dell’approvvigionamento energetico, dell’approvvigionamento idrico e di altre infrastrutture e l’attuazione di misure volte al risparmio.

In risposta alla domanda dell’agenzia di stampa ISNA sul blocco del Corridoio di Lachin, il Portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha dichiarato: “La Repubblica Islamicadell’Iran ha sempre sottolineato che la piena attuazione delle disposizioni della dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco tra Armenia e Azerbajgian può porre fine alle divergenze tra i due Paesi”. Affermando che l’instaurazione della pace e della stabilità nella regione richiede di evitare qualsiasi tensione non necessaria, Kenani ha espresso la speranza che la questione dello sblocco del Corridoio di Lachine venga risolta attraverso il dialogo e negoziati pacifici tra le parti.

Il 19 dicembre 2022 a Brussel, su iniziativa congiunta del Comitato Nazionale Armeno del Belgio, della Federazione Armena Europea per la Giustizia e la Democrazia, del Comitato degli Armeni del Belgio e dell’Associazione dei Democratici Armeni del Belgio, si è svolta una manifestazione, chiedendo fermare immediatamente la politica dell’Azerbajgian di pulizia etnica della popolazione armena dell’Artsakh/Nagorno Karabakh.

I manifestanti hanno deciso di presentare le seguenti richieste all’Unione Europea:

  • fare pressione sull’Azerbaigian affinché apra immediatamente e senza condizioni il Corridoio di Lachin, garantire che questa situazione non si ripeta;
  • adottare misure concrete per garantire la sicurezza della popolazione armena dell’Artsakh;
  • introdurre misure diplomatiche ed economiche e sanzioni individuali contro i beni delle autorità azere;
  • riconoscere la Repubblica di Artsakh;
  • istituire un ufficio umanitario in Artsakh;
  • prorogare immediatamente il mandato della Missione di Capacità di Monitoraggio dell’Unione Europea.

Diversi personaggi pubblici e politici si sono uniti alla manifestazione, tra cui parlamentari fiamminghi e il coordinatore del gruppo di amicizia francofono belga con Artsakh, André Du Bus.
I manifestanti hanno condannato il blocco dell’unica via di accesso all’Artsakh , sponsorizzato dallo stato azero, che ha portato a un totale isolamento della popolazione armena. Hanno ribadito il loro impegno a lottare per i diritti fondamentali del popolo armeno dell’Artsakh.

“Sono del Karabakh e voglio la pace”.

Uno sguardo dall’interno. Popolo dell’Artsakh, al centro della paura e dell’ottimismo, dell’incertezza e dell’aiuto reciproco
di Arusyak Kapukchyan

Radio pubblica di Armenia, 19 dicembre 2022
(Nostra traduzione italiana dall’armeno)

In Artsakh non c’è un panico incontrollabile, ma una preoccupazione fondata. Il cibo scarseggia, mancano i beni di prima necessità. La vita diventerà presto più difficile. Questo può essere visto quando guardiamo gli Armeni dell’Artsakh, dall’Armenia. Tuttavia, cos’altro c’è dall’altra parte della strada chiusa, cosa pensano e sentono i nostri compatrioti, non è ben visibile dall’Armenia.

L’unico “modo” per raggiungerli ora è la comunicazione telefonica, che, tuttavia, non sostituirà mai la conversazione faccia a faccia e non trasmetterà sentimenti reali a tutti i livelli. Tuttavia, la gente di Artsakh ha detto a Radiolur che non è tutto in ordine, ma andrà bene.

Con un’unica “strada” aperta tra l’Armenia e l’Artsakh, attraverso una connessione telefonica, dice Azat Adamyan, per noi va tutto bene. Azat è il fondatore del famoso pub Bardak in Artsakh. Per diversi giorni, invece di riunirsi in un pub con gli amici, prendono una macchina e vanno in una zona chiamata Zari Bagh. È il posto di controllo doganale vicino all’ingresso di Stepanakert. Qui la bevanda è il tè, l’argomento discusso è la strada, l’occupazione è aiutare le persone.

“Ritengo che questi non siano dei veri ostacoli per noi, posso dire di più, abbiamo iniziato a comunicare di più tra di noi. Se prima si parlava più spesso di politica con gli amici, ora si discute di più dei temi dell’aiutare qualcuno. Ci riuniamo e decidiamo come risolvere questo piccolo problema, o se tale persona ha un problema, aiutiamola, sosteniamola”, dice Azat. Secondo lui, la strada chiusa ha aperto i lati positivi del carattere delle persone. Ora sono più consolidali e uniti. Sono anche ottimisti, ma l’espressione “per noi va tutto bene” non riguarda la vita naturale, ma una forte volontà. “Ad esempio i bambini non hanno più da mangiare (stiamo parlando delle omogenizzati vendute in farmacia), so che abbiamo un problema molto serio con le medicine, la gente non può avere le medicine di base necessarie per sopravvivere, abbiamo anche malati gravi che devono essere trasferiti molto rapidamente nella Repubblica di Armenia. Tuttavia, l’abbiamo visto anche negli anni ’90, questa nazione l’ha visto. All’epoca avevo 2 anni, ma a quel tempo l’Artsakh era sotto blocco totale da tutte le parti per 4 mesi. Portavano solo cibo per via aerea, poco, distribuzione da persona a persona, ma le persone vivevano, no? All’inizio era più difficile, dice. I giovani, non comprendendo la gravità del momento, hanno dato speranza agli adulti, poi gli adulti, rendendosi conto dell’importanza del momento, l’hanno trasmesso ai giovani. “All’inizio, li abbiamo ispirati, perché non sapevamo della gravità del problema, e poi hanno iniziato a ispirarci, che abbiamo visto giorni peggiori di questo, ne siamo usciti da sotto, cos’è che non usciamo?” Penso che tutti siano di buon umore ora, anche se ci sono alcune persone che ora hanno paura, stanno pensando di lasciare l’Artsakh, anche se non ci credo, perché so che quelle stesse persone amano l’Artsakh più della vita, so che non se ne andranno da qui”, dice Azat.

“È una sensazione così strana, stai vivendo l’incertezza, ma dentro di te lampeggia una speranza e nasce la fede e la forza che tutto andrà bene. L’incertezza, che fa nascere anche la forza. Non ho mai provato sentimenti del genere”, afferma Emma Mamunts. È nata e cresciuta a Stepanakert. Poi ha deciso di conseguire un master a Yerevan e si è trasferito in Armenia il 24 settembre 2020. Tre giorni dopo è iniziata la guerra. Emma ha vissuto in Armenia per questi 2 anni, di tanto in tanto andava ad Artsakh per vedere i suoi parenti. Questa volta è tornato a casa e non è potuto tornare più a Yerevan. “Ho trovato una realtà completamente diversa nel mio paese, la mia casa. “Quando ho lasciato Stepanakert e mi sono trasferita a Yerevan, il mio paese era fiorente, l’Artsakh era fiorente”, ricorda Emma. Emma è in ansia, ma non in preda al panico. Dice che è una preoccupazione naturale che un giorno non ci siano cibo o medicine, la vita diventerà impossibile. Guardando i suoi parenti in Artsakh, pensa che forse è troppo emotivo, forse la situazione non è così drammatica come quella che sta vivendo, poi si rende conto di non aver vissuto appieno il dolore a Yerevan, e i suoi parenti si sono semplicemente induriti. “Una cosa è sapere, un’altra è vivere e sentire tutto. E lo hanno sperimentato durante questi due anni. A marzo hanno interrotto l’approvvigionamento di gas, non c’era acqua per un po’, poi a settembre si è nuovamente creata una situazione, hanno affrontato regolarmente le provocazioni dell’Azerbajgian e in questi 2 anni si sono irrigiditi. Non voglio dire questa parola: hanno imparato, hanno sopportato, perché non sopporteranno tutto questo, semplicemente si sono induriti e sono disposti a non cedere alle provocazioni del nemico. Il loro obiettivo [degli Azeri] è farci saltare dal letto, farci prendere dal panico e farci pressione psicologicamente. Non è che ci sia indifferenza, ma hanno imparato la lingua del nemico”. No, non va tutto bene, non è tutto in ordine, dice Emma. Il blocco di otto giorni non può essere normale, la mancanza di beni essenziali ogni momento non è un segno di vita normale. Ma non c’è dubbio che andrà tutto bene. “Non tutto va bene, ma tutti qui stanno facendo tutto ciò che dipende da noi per essere buoni. Qui vivono persone davvero volitive. Ma ora non c’è panico nell’Artsakh. Una persona psicologicamente forte può comportarsi in modo così adeguato in una situazione del genere”.

La vita in Artsakh continua in un’atmosfera di paura, ottimismo, preoccupazione, unità, incertezza, aiuto reciproco. E sebbene la connessione telefonica sia una delle uniche “strade” aperte tra l’Armenia e l’Artsakh, la gente dell’Artsakh è in grado di dire al mondo: abbiamo bisogno di aiuto, qui viene commesso un crimine, ma tutto è ancora in ordine e lo andrà bene.

Gli “eco-attivisti” che bloccano l’autostrada Stepanakert-Goris affrontano i militari del contingente di mantenimento della pace russo.

La carta da gioco che l’Azerbajgian regala all’Armenia. L’interesse armeno nel blocco
di Lena Badeyan
Radio pubblico di Armenia, 19 dicembre 2022

(Nostra traduzione italiana dall’armeno)

Si è svolta una riunione del Consiglio di Sicurezza a Yerevan ed è stato avviato di un procedimento penale presso l’Ufficio del Procuratore generale dell’Artsakh. Si cercano soluzioni per la situazione su entrambi i lati della strada bloccata già da otto giorni. La maggior parte dei cittadini dell’Azerbajgian che hanno organizzato il blocco dell’autostrada Stepanakert-Goris sono ex o attuali dipendenti dei servizi speciali. Il problema ambientale sollevato è solo un velo per nascondere i veri obiettivi.

Il Primo Ministro dell’Armenia ha iniziato la giornata ricordando su Twitter: “La gente del Nagorno-Karabakh è lasciata al freddo sulle strade, le famiglie sono su lati diversi del blocco. I cittadini con gravi problemi di salute sono privati di medicinali e servizi sanitari”.

Il Papa è preoccupato per la difficile situazione umanitaria in Nagorno-Karabakh a causa della chiusura del corridoio. Ha dedicato una parte della preghiera domenicale alla chiusura del Corridoio di Lachin.

Circa tre dozzine di membri del Congresso USA si sono appellati al Presidente del Paese, Joe Biden, esortandolo a prendere provvedimenti per garantire la sicurezza del popolo dell’Artsakh.

La reazione globale alla chiusura del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian non ha cambiato nulla sul terreno, ma si può trarre vantaggio dalla situazione, ha detto il politologo Hayk Sukiasyan in una conversazione con Radiolur, citando un lavoro attivo e duro come prerequisito.

“L’Armenia dovrebbe organizzare il lavoro di informazione giorno e notte in diverse lingue, dovrebbe annunciare su tutte le possibili piattaforme di informazione che l’Azerbajgian si sta preparando a massacrare, si sta preparando ad affamare gli Armeni dell’Artsakh. L’Azerbajgian tiene l’Artsakh sta blocco, la popolazione dell’Artsakh si sta congelando perché l’Azerbajgian ha causato un problema di gas. L’Armenia non è in grado di fornire aiuti, né in termini di cibo né di assistenza medica, quindi le vite degli armeni dell’Artsakh sono in questo momento in serio pericolo. Ecco perché il governo dovrebbe fare questo lavoro di informazione molto rapidamente, il più possibile, per poter cambiare la narrazione e mostrare al mondo contro la formula della ‘separazione per amore della salvezza’. Si è scoperto che non potevamo realizzare il diritto della nazione all’autodeterminazione e oggi, come osserva anche il governo, il mondo non accetta questa situazione”.

Secondo il politologo, la formula “separazione per amore della salvezza” non è più comprensibile per il mondo. Ad Artsakh, anche il Ministro di Stato, Ruben Vardanyan, ha parlato di trarre vantaggio dalla difficile situazione. Nell’Artsakh assediato, organizza ogni giorno incontri con residenti di diverse regioni. Ieri era a Martuni, in giornata sarà ad Askeran. In quelle parti dove è difficile, cerca di formulare i suoi pensieri in russo.

Vardanyan è convinto che il blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian abbia offerto una nuova opportunità. Dice che hanno “azzerato la situazione”. “Sono sicuro che supereremo tutto questo e andremo avanti. Vedo dalla parte delle persone e una parte sana della società è pronta e vuole cambiamenti. Siete tutti pronti e volete che iniziamo i cambiamenti e ciò che abbiamo iniziato, ci sosterrete per andare in quella direzione?”

Tigran Khzmalyan, il Presidente del Partito europeo, sottolinea la reazione dell’Occidente. Considera il fatto che gli osservatori dell’Unione Europea coinvolti in un’operazione completamente diversa, che non ha nulla a che fare con la questione dell’Artsakh, siano apparsi davanti al territorio del Corridoio di Lachin come un “messaggio”. Il confine armeno-azerbaigiano è stato osservato dall’area di Syunik. “Simboleggia che l’Occidente abbia previsto un intervento drastico, e abbiamo sentito negli ultimi giorni USA, Unione Europea, Corte Europea dei Diritti Umani, ONO. E quell’ultimatum è fissato per il 19 dicembre, alle 19.00 ora di Yerevan. Penso che l’ultimatum sia piuttosto potente”.

Nel frattempo, il politologo Hayk Sukiasyan non si aspetta passi seri dalla comunità internazionale in questa fase, a parte gli annunci. Dice che ora il lavoro dovrebbe essere svolto in Armenia e in Artsakh. Se l’Azerbaigian ha una vasta gamma di passaggi, le opportunità della parte armena non sono molte. “L’Armenia ha due modi per trovare una soluzione al problema. Uno è il percorso evolutivo. La Russia indebolirà, durante questo periodo. Per l’Armenia, che ha introdotto alcune correzioni nella sua politica estera, c’è un gruppo di stati la cui collettività ci dà il peso minimo con cui possiamo bilanciare più o meno le nostre relazioni con la Russia. Ma se seguiamo il percorso evolutivo, questo è un lungo processo. Poi, c’è l’alternativa: l’Armenia lascia la l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva [l’alleanza militare di sei nazioni appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti], riesamina tutti gli accordi con la Russia in ambito militare e si rivolge rapidamente, diciamo, all’India o ad altri Paesi occidentali. Ma questo dovrebbe essere calcolato”. A giudicare dalla sequenza dei passaggi, il politologo conclude che è stato scelto il percorso evolutivo.

Mher Terteryan, Capo del partito Patria Unita, parla anche delle prospettive di servire gli interessi armeni: “Non importa quanto sia difficile la situazione per Artsakh, per noi possiamo raccogliere un grande risultato e fare una grande conversione in dividendi. Niente più disconnessione, l’agenda per la salvezza è diminuita. L’importante è come lo faremo funzionare. E qui è ovvio che chiudere o meno il Corridoio di Lachin è uno degli strumenti. Se hanno raggiunto quel kit di strumenti in un modo così ignorante, incurante e infantile, cosa che ha fatto l’Azerbajgian, penso che sia la sua ultima possibilità, che sta cercando di utilizzarlo per ottenere il cosiddetto ‘Corridoio di Zangezur’”.

Il politologo Hayk Sukiasyan non vede più la possibilità di soluzioni rapide per quanto riguarda il Corridoio di Lachin e la risoluzione del problema: “Questo è un lungo processo di respirazione. Se il nostro popolo e gli Armeni dell’Artsakh vogliono oggettivamente una soluzione rapida al problema, commetteranno un errore. Cosa sta facendo l’Azerbajgian? Ora, poiché ci sono critiche dalle strutture internazionali e dalle singole superpotenze dirette all’Azerbajgian, la possibilità della sua aggressione militare è stata limitata. Pertanto, è passato ad altre tattiche. Ad esempio, bloccando la strada. Questo è uno degli strumenti della guerra ibrida, è uno degli strumenti per fare pressione sull’Armenia. Pertanto, tali cose accadranno di nuovo. Questo non è un fenomeno nuovo, domani faranno anche qualcos’altro, finché l’Armenia non sarà in ordine dall’interno, finché l’Armenia non sposterà la sua politica su binari diversi”. E si tratta già di trasformarsi dall’interno, vedere correttamente i problemi, mirare correttamente agli obiettivi e fornire soluzioni. Secondo il politologo, dovrebbe essere fatta una chiara richiesta non dall’Armenia, ma dall’Artsakh alla Russia in merito all’adempimento degli obblighi del 9 novembre 2022.

Ruben Vardanyan: mantenere l’Artsakh armeno è una questione di dignità dell’intero popolo armeno
di Lilit Muradyan
Radio pubblica di Armenia, 19 dicembre 2022

(Nostra traduzione italiana dall’armeno)

Il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, Ruben Vardanyan, insieme ai capi di tutte le frazioni dell’Assemblea Nazionale, ha proseguito la serie di incontri nelle regioni. Oggi hanno avuto un incontro nella città di Askeran.

Il Ministro di Stato e i leader politici hanno ascoltato le questioni che preoccupano il popolo di Askerani, hanno risposto alle loro domande relative alla sicurezza dell’Artsakh, l’organizzazione del loro stile di vita nelle condizioni del blocco, dell’unità e del consolidamento dell’Artsakh. Vardayan ha osservato che la giustizia e la trasparenza nella situazione creata sono i principi ai quali si ispira il governo. “Abbiamo stabilito le regole del gioco, che sono uguali per tutti, indipendentemente dal fatto che siano funzionari, proprietari, combattenti per la patria o semplici cittadini. Naturalmente, coloro che hanno reso servizi alla madrepatria dovrebbero essere rispettati. Ma la legge vale per tutti. È molto importante che le persone sentano davvero che siamo tutti insieme e che dovremmo essere tutti alla pari”, ha sottolineato Vardayan.

È stata sollevata anche una questione sulla mancanza di attenzione e indifferenza per il destino dell’Artsakh da parte di Madre Armenia. I partecipanti all’incontro si sono anche interessati ai passi compiuti per uscire dalla situazione. Vardanyan ha sottolineato che l’indifferenza è il fenomeno più pericoloso e mantenere l’Artsakh armeno è la questione della dignità dell’intero popolo armeno. “Dobbiamo fare di tutto affinché l’Artsakh sia indipendente, armeno e abbia un futuro sicuro. Faremo tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Sottolineiamo che il nostro unico obiettivo è proteggere l’Artsakh, creare vie d’uscita da questa situazione. Ecco perché lavoriamo con le Nazioni Unite, la Francia, gli Stati Uniti e la Russia. Per raggiungere il nostro obiettivo più importante, preservare e sviluppare l’Artsakh, dobbiamo utilizzare tutti i mezzi e gli strumenti”.

I partecipanti all’incontro hanno anche assicurato di essere uniti e pronti a lottare per il loro diritto vitale di vivere in Artsakh. Hanno anche espresso il loro sostegno all’idea di organizzare una manifestazione nazionale.

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