NOPC, da Firenze a Yerevan: gli ‘angeli’ del midollo osseo in Armenia (Gonews.it 02.02.19)

La generosità dei donatori di midollo osseo e cellule staminali non conosce confini: il 2019 è iniziato con 43 missioni salvavita toccando quasi tutti i continenti in 31 giorni. I volontari del Nucleo operativo di Protezione Civile di Firenze, già nei primi giorni dell’anno, erano in viaggio per portare il midollo osseo di anonimi donatori all’altro capo del mondo. Ma per il Nopc, questo gennaio sarà ricordato per la ‘conquista’ dell’Armenia: è stato il Direttore, Massimo Pieraccini, ad andare a prelevare per la prima volta in 26 anni, fino alla capitale, Yerevan, vicina al confine con la Turchia. Una storia che ha dell’incredibile, perché il donatore e il paziente in questo caso si conoscono molto bene: è stata infatti la zia del piccolo ammalato a donare il proprio midollo per salvare il nipote. La donatrice, Christina, si era unita ai donatori armeni nel 2015, con la speranza di essere di aiuto a un giovane paziente affetto da leucemia che aveva bisogno di un donatore compatibile, un po’ come è successo per Alessandro Maria in Italia. Quella volta, non fu lei il ‘gemello genetico’, ma era entrata nel registro, consapevole che avrebbe potuto salvare una vita. Nel 2018, il nipote di Christina, Areni, fu diagnosticata la leucemia. Nel disperato tentativo di salvare la vita del bambino di soli 7 anni, la famiglia si trasferì in Spagna per avere più possibilità. Successivamente il centro di trapianti spagnolo dove Areni era in cura contattò l’ABMDR, il registro armeno, con l’urgente richiesta di trovare un donatore per il bambino. E dal database globale di ABMDR, risultò che il ‘gemello genetico’, il perfetto donatore per Areni, era nientemeno che la zia Christina. Per ABMDR, una storia commovente, che ha riunito una famiglia e ha segnato un traguardo importante: il 32 ° trapianto fino ad oggi, la prima procedura del genere a essere eseguita nel 2019, nel 20 ° anniversario dalla fondazione del registro armeno. Per Pieraccini e il NOPC, la preziosa opportunità di aiutare una famiglia, una zia che salva il nipote, e la possibilità di studiare le procedure di trasporto cellule in un Paese finora sconosciuto: “È stato un viaggio intenso, soprattutto per la cultura del trapianto per lo più sconosciuta di quella parte di mondo. Non capita tutti i giorni infatti di avventurarsi fino in Armenia – spiega Pieraccini – l’accoglienza è stata straordinaria, medici e infermieri sono stati calorosi e molto professionali. E’ bello poter aprire la strada a nuove rotte della donazione e poter portare la nostra esperienza di volontariato in tutto il mondo”. Il trasporto delle cellule non è stato però semplice, sia per i problemi all’aeroporto armeno, dove hanno preteso di sigillare la borsa frigo, procurando non pochi disagi a Pieraccini, sia per ottemperare alla necessità di controllare che la temperatura all’interno del box restasse nei paramentri, sia per gli scali negli altri aeroporti. Pieraccini ha fatto scalo in Grecia, a Atene, trovando qualche resistenza ai controlli di sicurezza, per far capire agli addetti che non era possibile far passare ai raggi X il box con il prezioso dono, ma ha superato la difficoltà con tanta diplomazia, un po’ di insistenza e tanta fermezza. “Quando accadono queste cose, ci accorgiamo di quanto lavoro ancora abbiamo da fare per promuovere la cultura della donazione e il funzionamento dei trasporti – spiega Pieraccini – rischiare di non portare a termine una missione per l’eccessivo zelo di qualche burocrate è frustrante, ma non potevo certo deludere un piccolo bimbo di 7 anni che aspettava me per la sua chance di sopravvivenza. Ma ci rendiamo conto che dipende troppo spesso dalla mancanza di informazione di certi Paesi sul tema della donazione”. Gennaio si è concluso quindi con missioni in Polonia, Germania, Spagna, Inghilterra e Israele (solo per citarne alcuni). Ed è stato anche il mese dell’America Latina, con i volontari che si sono ritrovati spesso tra Brasile e Argentina, con tappe a Buenos Aires, Barretos, Natal e Porto Alegre, così come degli USA, con missioni a Huston, Los Angeles e Memphis. Il Nopc è stato scelto anche dagli australiani, che per un trasporto dagli USA con destinazione Melbourne, hanno richiesto i servizi dei volontari di Firenze. Non ultima, la missione in Canada, per poter salvare un paziente spagnolo.

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