Novantaquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. Quando il cinismo in politica raggiunge il suo apice, diventa omicida. Urge sanzionare Aliyev e riconoscere l’Artsakh (Korazym 15.03.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.03.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi è il giorno 94 dell’assedio azero all’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Il dittatore dell’Azerbajgian Aliyev ha chiarito una cosa cruciale: se l’Artsakh/Karabakh cade, non si fermerà qui. L’Azerbajgian non è interessato alla pace, vuole l’Artsakh e l’Armenia. Il messaggio del dittatore dell’Azerbajgian Aliyev è mostrato sotto l mappa: «Torneremo nelle nostre terre storiche!» (l’Azerbajgian occidentale, cioè l’Armenia). Le parti colorate sono le province dell’Armenia.

L’assedio di 120.000 Armeni in Artsakh già da oltre 3 mesi non basta al Bey di Baku. Il Ministero degli Interni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh informa che oggi 15 marzo intorno alle ore 11.00, le forze armate dell’Azerbajgian hanno sparato a 3 residenti dell’Artsakh che stavano lavorando alla potatura in un vigneto vicino al monastero nella Valle di Amaras, nella regione di Martuni. A seguito della sparatoria, le attività agricole sono state interrotte. Le informazioni sull’incidente sono state trasmesse alle forze di mantenimento della pace russe. Non ci sono vittime. I soldati del Beylik di Azerbajgian, che amano mutilare gli Armeni, aprono periodicamente anche il fuoco sui civili che lavorano nei campi.

La situazione della sicurezza dentro e intorno all’Artsakh/Nagorno-Karabakh continua a peggiorare. Finora quest’anno, queste prime due settimane di marzo hanno visto più segnalazioni di violazione del cessate il fuoco da parte di Azeri, Karabakhi o forze di mantenimento della pace russe rispetto a gennaio e febbraio messi insieme.

Oggi 15 marzo 2023, ancora una volta il Parlamento Europeo ha condanna l’Azerbajgian per il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) in Artsakh, l’aggressione all’Armenia, i prigionieri di guerra e la mancanza di democrazia. Sempre un “partner affidabile”, Signora Ursula von der Leyen? Il Parlamento Europeo ha votato con 534 voti favorevoli, 10 contrari e 66 astensioni per l’adozione di una relazione sulle relazioni Unione Europea-Armenia. Il trattato di pace con l’Azerbajgian deve garantire la sovranità dell’Armenia, i diritti e la sicurezza degli Armeni nel Nagorno Karabakh [QUI].

François-Xavier Bellamy, Membro francese del Parlamento Europeo, ha postato su Twitter il video [QUI] del suo discorso di oggi, durante il quale ha detto: «Non siamo noi che difendiamo l’Armenia, è l’Armenia che difende tutto ciò che ci sta a cuore: la giustizia, il diritto, il patrimonio comune che ci lega. E gli dobbiamo sostegno per questo, perché se questi principi vengono minati, allora siamo tutti in pericolo».

Poi, in un post successivo Bellamy ha scritto: «Passaggio essenziale: con il sostegno di molti eletti, ho presentato un emendamento per imporre sanzioni europee immediate contro i leader dell’Azerbajgian se il Corridoio di Lachin non verrà riaperto. Il Parlamento lo ha adottato oggi. È ora di agire finalmente».

Ieri 14 marzo 2023, Sarah Tanzilli, Membro dell’Assemblea nazionale francese, in una domanda al Ministro degli Esteri, in riferimento a quello che sta succedendo nel Caucaso meridionale denuncia: «Il momento è serio. Non si tratta di un conflitto territoriale. Quello che sta accadendo da 93 giorni, in relativa indifferenza, è un dramma umanitario». In un post su Twitter ha scritto: «L’Artsakh sta morendo! Quando trarremo le conseguenze della decisione del Tribunale Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, sanzionando i responsabili del blocco e ponendo fine agli accordi sul gas stipulati da Ursula von der Leyen chi alimenta la complicità tra Putin e Aliyev? La mia domanda al governo sull’Armenia a Catherine Colonna [QUI]».

L’Azerbajgian sta sequestrando civili Armeni. Dozzine di prigionieri di guerra e civili Armeni sono ancora tenuti in ostaggio dal regime dittatoriale dell’Azerbajgian dal novembre 2020. Uno dei civili è Gevorg Sujyan, che è stato rapito DOPO l’accordo di cessate il fuoco fu firmato, mentre consegnava insieme ad altri civili armeni aiuti umanitari ai locali in Artsakh.

Apparentemente, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz è inconsapevole delle qualificazioni del suo Ospite Speciale in Germania e che ha dato il caloroso benvenuto ad un dittatore guerrafondaio e genocida, annoverato tra i peggiori autocrati del mondo. Bravo Signor Cancelliere della gloriosa Germania, complice della dittatura genocida dell’Azerbajgian. Dirà come i suoi antenati recenti: “Wir haben es nicht gewußt” (Non lo sapevamo).
Durante la visita del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, a Berlino, si sono svolte proteste contro le violazioni dei diritti umani da parte dell’Azerbajgian. La legittima protesta è stata fermata dalle autorità tedesche.

«Ho scoperto che il dittatore Aliyev è a Berlino, ha incontri con politici tedeschi. Ho deciso di andare a protestare contro l’ipocrisia dei politici europei. Sono venuto lì dopo un’intervista con una giornalista e le ho chiesto di venire con me e fare delle foto. La polizia mi ha circondato immediatamente (ho delle foto, ma non posso condividerle perché non sono sicuro di poterlo fare) e ha iniziato a minacciare di multarmi e fermarmi. Ho chiesto se potevo registrarlo con audio e uno di loro ha accettato. Ha detto che siccome non ero solo (c’era una giornalista), abbiamo bisogno del permesso per una protesta. Ho risposto che la giornalista non partecipava alla protesta; ha detto che non gli importava. Hanno preso i miei documenti e hanno iniziato a chiamare i loro supervisori. Hanno proposto un “compromesso” che avrei potuto protestare altrove, ma non ho accettato. Poi hanno chiamato di nuovo i supervisori e più tardi sono arrivati altri attivisti e siamo andati a protestare sul lato sinistro dell’edificio. Ma prima mi hanno fatto cancellare l’audio, nonostante avessi il loro permesso. Tutto stava accadendo davanti a una giornalista. Ho detto che avrei inviato un reclamo, e questo è il mio reclamo. Non mi piace essere minacciato; era intimidatorio e mi hanno mentito. Sono solo un migrante, ma non è così che dovrebbe funzionare la democrazia. I Tedeschi danno per scontata la democrazia, mentre sta svanendo, come è successo in Russia. Aliyev è un assassino e un criminale di guerra. Deve stare in carcere» (Arshak Makichyan).

Come abbiamo riferito ieri [QUI], l’ex Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen [nelle foto in visita all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) che l’Azerbajgian ha chiuso da 94 giorni], durante la sua visita in Armenia ha esortato l’Unione Europea a fare pressioni sull’Azerbajgian per porre fine al suo disumano blocco dell’Artsakh: «Ecco perché invio oggi un messaggio molto chiaro al Presidente Aliyev: sciogliere immediatamente il blocco oggi», ha aggiunto Rasmussen ieri, mentre la NATO ha diffuso una nota circa la visita ufficiale di una delegazione della NATO, guidata dal Capo di Stato Maggiore delle Forze di Terra della NATO, il Tenente Generale turco Mustafa Oğuz, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi.

Affiliati del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran hanno pubblicato sui social media un video [QUI] in cui si afferma che “la Repubblica Islamica dell’Iran si opporrà fermamente a qualsiasi piano progettato per cambiare i confini internazionali” diretto a Turchia e Azerbajgian, evidenziando i confini dell’Armenia. Ciò segue una dichiarazione di ieri del Primo Ministro dell’Armenia che ha riferito, come abbiamo riportato [QUI] che l’Azerbajgian cerca di riprendere le operazioni militari su larga scala contro lo stesso Armenia e il Nagorno-Karabkh nel prossimo futuro, inclusa la creazione di un corridoio attraverso l’Armenia fino all’exclave del Nakhichevan, che taglierebbe il confine dell’Iran con l’Armenia (il fantomatico “Corridoio di Zangegur”, pretesa avvallata soltanto dalla Turchia, che l’Azerbajgian pretende per poter riaprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), internazionalmente riconosciuto).
Il Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica dell’Iran ha riferito che il Paese ha messo in massima allerta le sue forze militari. Questo messaggio è degno di nota sullo sfondo delle cattive relazioni con il Beylik azero e la dichiarazione del Primo Ministro della Repubblica di Armenia sull’alto rischio di iniziare una guerra.

Il Ministro della Difesa dell’Armenia ha riferito: «L’esercito armeno viene rifornito con vari tipi di UAV [droni], missili anticarro, difesa aerea e sistemi modernizzati e altri tipi di equipaggiamento militare. Non ci sono accumuli al nostro confine, ma siamo pronti a proteggere la madrepatria ad ogni costo».

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]