Novantasettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. I campanelli d’allarme suonano forti e chiari. È iniziata la vacanza di Nowruz in Azerbajgian e nei territori occupati dell’Artsakh (Korazym 18.03.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.03.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi in Azerbaigian è iniziata una vacanza di Nowruz più lunga del solito. Secondo la relativa decisione del Consiglio dei Ministri, il 20, 21, 22, 23 e 24 marzo 2023 sono le 5 festività di Nowruz, a cui si aggiungono altri 4 giorni, poiché il 18 e 19 marzo sono sabato e 25 e 26 marzo domenica. Quindi, un totale di 9 giorni consecutivi (dal 18 al 26 marzo) sono giorni non lavorativi in Azerbajgian per le vacanze di Nowruz.

Gli analisti iraniani sono dell’opinione che Aliyev stia testando le acque per lanciare un’offensiva durante le vacanze di Nowruz. Baku sta spostando truppe e, soprattutto, attrezzature pesanti ai confini e le linee di contatto dal 14 marzo 2023. I campanelli d’allarme suonano forti e chiari. Senza deterrenza le cose si metteranno molto male nel Caucaso meridionale.

Foto di copertina, Stepanakert oggi: «Code interminabili con madri che tengono in braccio i bambini, scaffali vuoti nei negozi, rumore orribile dei generatori a causa del blackout continuo ovunque in città. È il 97° giorno del #ArtsakhBlockade» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).

Un comando delle forze speciali dell’Azerbajgian nelle zone occupate dell’Artsakh con un manifesto: «Karabakh è Azerbajgian».

L’Azerbaigian domenica 27 settembre 2020 ha lanciato una guerra di 44 giorni contro l’Armenia nel Nagorno-Karabakh con armi da Israele, consiglieri dalla Turchia e mercenari Siriani dalla Turchia e nessuna resistenza dall’Occidente.

Oggi 18 marzo 2023, il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha lanciato nuove minacce all’Armenia e l’Artsakh, rivolgendosi al popolo azero in occasione dell’inizio delle vacanze di festa di Nowruz, con un discorso nel villaggio di Talish [*], del distretto di Tartar dell’Azerbajgian (nella parte della provincia di Martakert della Repubbblica di Artsakh, occupata dalle forze armate dell’Azerbajgian con la guerra dei 44 giorni di fine 2020):

«Durante la seconda guerra del Karabakh, ci è stata fatta tanta pressione e tanta assistenza è stata fornita all’Armenia. Gli alleati dell’Armenia hanno cercato di fermarci in diversi modi. Ma nessuno poteva ostacolarci. Non possono ostacolarci oggi e non potranno nemmeno domani».

«Così tanta aiuto è stata data all’Armenia, ma nessuno ha potuto ostacolarci né allora, né adesso».

«Sfortunatamente, l’Armenia non ha ancora imparato la lezione della seconda guerra del Karabakh. Perché stiamo vedendo che forze vendicative sono sorte in Armenia. Le rivendicazioni territoriali contro l’Azerbajgian e le terre azere sono ancora avanzate in Armenia».

«Stiamo avvertendo la leadership armena di astenersi da queste azioni sporche. Stiamo anche avvertendo alcuni paesi che sostengono l’Armenia da qui, dal villaggio liberato di Talish, di fermare queste azioni sporche. Nessuna forza esterna può infrangere la volontà dello Stato e del popolo dell’Azerbajgian».

«L’Armenia e i Paesi ipocriti dietro di essa dovrebbero sapere quale sarà il risultato. Dovrebbero sapere che nessun piano sporco contro di noi funzionerà. Abbiamo potere, abbiamo amici, abbiamo una posizione forte nel mondo e abbiamo una forte determinazione Lo abbiamo dimostrato durante la guerra e nel dopoguerra».

«Ogni piano sporco contro di noi sarà affrontato con la nostra forte volontà, la nostra politica forte e il nostro esercito vittorioso».

«Se l’Armenia non riconosce la nostra integrità territoriale, noi non riconosceremo la loro integrità territoriale».

[*] Talish è un villaggio rurale della regione di Martakert nella Repubblica di Artsakh, nell’angolo nord orientale del territorio dell’Artsakh a pochi chilometri dal confine con l’Azerbajgian. Per tale motivo l’area era stato spesso oggetto di monitoraggio da parte delle delegazioni del Gruppo di Minsk dell’OSCE per la verifica del rispetto dell’accordo di cessate il fuoco dopo la prima guerra del Nagorno-Karabakh. Nei pressi sorge il monastero di Horekavank. Nel corso della guerra dei quattro giorni del Nagorno Karabakh (2-5 aprile 2016), il villaggio viene occupato dalle forze azere e molte abitazioni subiscono gravi danni. Alcuni civili sono uccisi e si registrano casi di brutalità con mutilazioni come nel caso dell’anziana famiglia Khalapyan.  Al termine del breve conflitto il villaggio ritorna sotto controllo armeno anche se per alcune settimane gli abitanti rifiutano di tornare temendo nuove azioni nemiche. Con la guerra dei 44 giorni di fine 2020 il villaggio è tornato sotto controllo dell’Azerbajgian.

Ilham Aliyev con il fuoco di Nowruz a Talish, oggi.
«È così che l’Azerbajgian celebra la pulizia etnica. Talish, uno dei villaggi armeni antichi del Nagorno-Karabakh, è la mia casa. Sono nato lì, ci sono andato a scuola. Talish è passato sotto il controllo dell’Azerbajgian nel 2020. Tutti i residenti, inclusa la mia famiglia, sono rimasti senza casa. Ora Azerbajgian fa insediamenti illegali» (Anush Ghavalyan, giornalista).

La valutazione del Ministero degli Esteri dell’Armenia è chiara: con i suoi discorsi e le sue azioni aggressive, l’Azerbajgian si prepara a sottoporre gli Armeni del Nagorno-Karabakh al genocidio e a una nuova aggressione contro l’Armenia.

Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Armenia, 18 marzo 2023

“Non ci sarà nessun trattato di pace”; questa è una citazione dal discorso del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, fatto il 18 marzo 2023.
Il Presidente Aliyev ha rilasciato questa dichiarazione nel villaggio di Talish del Nagorno-Karabakh, spopolato a causa della guerra dei 44 giorni.
In Talish, così come in altre regioni spopolate dalla guerra dei 44 giorni, l’Azerbajgian sta attuando apertamente programmi di reinsediamento nel tentativo di eliminare la traccia armena dai territori del Nagorno-Karabakh che sono passati sotto il suo controllo. All’inizio degli anni ’90, anche la regione di Shahumyan, la sottoregione di Getashen e altri insediamenti con una numerosa popolazione armena hanno subito un destino simile.
Le suddette azioni dell’Azerbajgian sono in diretta contraddizione con il punto 7 della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, secondo la quale gli sfollati interni e i rifugiati devono tornare nel territorio del Nagorno-Karabakh e nelle regioni adiacenti sotto il controllo dell’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite.
Con la politica di reinsediamento illegale e la pratica di terrorizzare gli Armeni del Nagorno-Karabakh, Baku ufficiale sta facendo di tutto per rendere impossibile l’attuazione della suddetta disposizione della dichiarazione trilaterale.
L’Azerbajgian sta facendo di tutto per rendere impossibile la pace nella regione. Il 6 ottobre 2022 a Praga e il 31 ottobre 2022 a Sochi, i leader di Armenia e Azerbajgian hanno adottato dichiarazioni secondo le quali, sulla base della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991, l’Armenia e l’Azerbajgian si riconoscono reciprocamente integrità e sovranità, e il processo di delimitazione tra i due Paesi dovrebbe svolgersi esclusivamente su questa base. Nonostante ciò, il 18 marzo, il Presidente dell’Azerbajgian ha nuovamente annunciato che la delimitazione del confine dovrebbe avvenire alle condizioni stabilite dall’Azerbajgian e da tempo parla continuamente di alcune mappe storiche.
L’Azerbajgian non solo mantiene sotto occupazione i territori sovrani della Repubblica di Armenia che ha occupato illegalmente il 12 maggio e il 17 novembre 2021 e nel settembre 2022, ma ha anche introdotto il cosiddetto discorso “Azerbaigian occidentale” e dichiara praticamente l’intero territorio della Repubblica di Armenia come terra azera.
Ciò significa l’espressione di rivendicazioni aperte nei confronti praticamente dell’intero territorio sovrano della Repubblica di Armenia. L’Azerbajgian minaccia anche l’Armenia se quest’ultima non accetta tali affermazioni.
L’Azerbajgian continua le gravi violazioni delle dichiarazioni trilaterali e quadrilatere adottate in vari formati, e in pratica non c’è una sola clausola in quelle dichiarazioni che l’Azerbajgian non abbia violato: chiusura illegale del Corridoio di Lachin, detenzione di prigionieri di guerra armeni e altri prigionieri in detenzione illegale fino ad ora, ostacolando l’apertura delle comunicazioni regionali con discorsi infondati di “corridoio”.
Inoltre, il Presidente dell’Azerbajgian ha violato l’impegno assunto il 18 febbraio 2023 di discutere con gli Armeni del Nagorno-Karabakh la questione dei loro diritti e garanzie.
Solo poche settimane dopo il suddetto impegno l’Azerbajgian ha annunciato che avrebbe discusso la questione dell’”integrazione degli Armeni del Karabakh”, e le dichiarazioni rilasciate a Talish, il blocco illegale del Corridoio di Lachin, l’attacco terroristico del 5 marzo lo dimostrano che l’Azerbajgian intende risolvere almeno la questione dell’assimilazione degli Armeni del Nagorno Karabakh, e gli allarmi dell’Armenia sui preparativi ufficiali di Baku per sottoporre gli Armeni del Nagorno-Karabakh al genocidio non dovrebbero essere ignorati dalla comunità internazionale.
Nel discorso dell’ultimo periodo, l’Azerbajgian ha trovato una nuova accusa contro la Repubblica di Armenia, accusandola di essere un Paese monoetnico e cercando di creare l’impressione che, a differenza dell’Armenia, l’Azerbajgian sia un paese multietnico. Secondo la Costituzione della Repubblica di Armenia, quattro minoranze nazionali hanno un mandato nel più alto organo legislativo del paese, e non esiste una regolamentazione del genere in Azerbajgian che si considera multietnico.
La valutazione del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Armenia è chiara: con i suoi discorsi e le sue azioni aggressive l’Azerbajgian si sta preparando per sottoporre gli Armeni del Nagorno-Karabakh al genocidio e per una nuova aggressione contro l’Armenia.
Nella situazione attuale, è necessario avviare i meccanismi internazionali per la prevenzione dei genocidi, inviare una missione conoscitiva internazionale nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno-Karabakh, nonché condannare direttamente le azioni e le politiche aggressive dell’Azerbajgian. Allo stesso tempo, la Repubblica di Armenia esprime la sua fiducia nell’agenda di pace sulla base delle dichiarazioni trilaterali del 9 novembre 2020, 11 gennaio 2021, 31 ottobre 2022 e il quadrilatero del 6 ottobre 2022.

Il Parlamento dell’Azerbajgian definisce «la diaspora armena, da tempo tumore cancerogeno dell’Europa»

Dopo che il Parlamento Europeo ha condannato la situazione dei diritti umani in Azerbajgian e l’ha accusato di bloccare gli Armeni del Nagorno-Karabakh, La Commissione per le relazioni internazionali e interparlamentari del Milli Majlis (Assemblea nazionale) dell’Azerbajgiani, partner affidabile dell’Unione Europea per il gas, l’accusa di essere influenzata dalla diaspora armena, che definisce “da tempo tumore cancerogeno dell’Europa”.

Questo è un modo molto azero per rispondere all’ordine del Tribunale Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite di aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin) e alla condanna della comunità internazionale. Invece di revocare il blocco, Baku si sta spingendo anche oltre definendo la diaspora armena “da tempo tumore cancerogeno dell’Europa”, che riflette l’essenza razzista e genocida del regime di Aliyev. Il tipo di espressione che usano solo i regimi razzisti e totalitari… E dire che Ursula von der Leyen con la sua banda (di cui uno viene pure citato nel comunicato del Milli majlis) considera l’Azerbajgian un “partner affidabile”. Vergogna. Vedremo quanto questa orribile narrativa di tipo nazista illuminata sarà tollerabile per la comunità internazionale.

Quando il bue da del cornuto all’asino
Dichiarazione di protesta contro il Parlamento Europeo rilasciato dal Parlamento dell’Azerbajgian, 16 marzo 2023

La Commissione per le relazioni internazionali e interparlamentari del Milli Majlis della Repubblica dell’Azerbajgian protesta con forza contro la risoluzione ingiustamente prevenuta sulle relazioni tra l’Unione Europea e l’Azerbajgian che il Parlamento Europeo ha approvato il 15 marzo 2023 e la deplora nel modo più risoluto:

«Non solo le specifiche osservazioni fuorvianti del Parlamento Europeo sull’Azerbajgian in parte riguardanti i diritti umani, le libertà fondamentali, il buon governo e così via sono ripetute nel testo della risoluzione, ma anche, e in modo molto discutibile, sciocca per la quantità di retorica falsa e offensiva in esso contenuta e mirata deliberatamente a screditare gli sforzi dell’Azerbajgian per raggiungere la pace, provocando le forze revansciste in Armenia e destabilizzando la già complessa situazione nel Caucaso meridionale in generale e nella regione economica del Garabakh dell’Azerbaigian [la Repubblica dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh] in particolare. È profondamente deludente e sconcertante che il Parlamento Europeo non solo non sia riuscito a impedire l’adozione di questo documento che offusca la sua stessa reputazione, ma sia diventato esso stesso uno strumento nelle mani di coloro che cercano di realizzare i loro nefasti piani nella regione del Caucaso meridionale attraverso il caos e la guerra.
Mettendo in discussione l’integrità territoriale dell’Azerbajgian [il riferimento è al diritto all’auto-determinazione dell’Artsakh], il documento dimostra vividamente un completo disprezzo per le leggi internazionali universalmente accettate, la stessa Carta del Parlamento Europeo e, cosa più importante, con la presentazione alla discussione in tale forma rivela senza dubbio che proveniva dall’Armenia e dalla diaspora armena, da tempo tumore cancerogeno dell’Europa.
L’insopportabile puzza di corruzione emanata da questa risoluzione, il suo odio per il nostro Paese e il disprezzo per la sua storia e il dolore che continua a sentire per l’occupazione prebellica del 20% del suo territorio, riconosciuta come tale anche a livello internazionale, dalla pulizia etnica, il genocidio di Khojaly, gli oltre 1.000.000 di rifugiati e sfollati interni, la distruzione totale delle sue città e dei suoi villaggi, del suo patrimonio storico, culturale e religioso – un tale cattivo odore erompe da ogni pagina della risoluzione. Il fervore con cui racconta le storie armene del blocco della strada di Lachin [il Corridoio di Berdzor (Lachin)] e di una “catastrofe umanitaria” indica fin troppo chiaro quanto fossero irresponsabili e parziali gli Eurodeputati quando hanno approvato una simile risoluzione.
Tuttavia, la Commissione per gli affari internazionali e interparlamentari ritiene necessario sottolineare la posizione assunta dal Commissario per l’integrazione europea e la politica di vicinato dell’Unione Europea, Oliver Várhelyi, durante i dibattiti. Questa è stata una posizione che l’Onorevole Várhelyi ha potuto assumere in modo preminente; egli, inoltre, ha saputo mantenere un approccio equilibrato nel valutare gli sviluppi nella regione. Nonostante l’incredibile pressione dei parlamentari ingiustamente prevenuti, ha espresso grande apprezzamento per il ruolo dell’Azerbajgian come partner affidabile dell’Unione Europea.
Il Comitato per le relazioni internazionali e interparlamentari del Milli Majlis della Repubblica di Azerbajgian invita i parlamentari europei a rinsavire, non a mescolare la pentola per alimentare le forze revansciste, ma a impegnarsi in un dialogo costruttivo basato sul rispetto e sulla comprensione reciproci».

I cosiddetti “eco-attivisti” azeri, che da 97 giorni stanno bloccando l’Artsakh con false accuse di disastri ambientali si recano a Shushi utilizzando autobus sulla strada che Baku ha recentemente costruito attraverso foreste secolari. Questa strada non solo ha distrutto sezioni di un’antica foresta, ma consente anche a nuove tossine di fluire nel fiume Karkar che fornisce acqua potabile e agricola a Stepanakert e Askeran, città che ospitano quasi i 2/3 dell’attuale popolazione dell’Artsakh.

La Croce Rossa dell’Azerbajgian ha ricordato ieri in un post su Twitter, che nel 2022 ha aiutato 8,575 persone in 15 comunità “colpite dal conflitto in Azerbajgian a migliorare il loro accesso all’acqua attraverso vari progetti”.
Mentre con il #ArtsakhBlockade tengono sotto assedio 120.000 Armeni dell’Artsakh da 97 giorni per motivi fantasiosi, gli “eco-attivisti” azeri trasportati a turni da Baku a Sushi occupato dalle forze armate azeri, avrebbero validi motivi reali per combattere in Azerbajgian.

Il sedicenne Haji Hasanli, che vive nel villaggio di Nabatkend, nella regione di Saatli, è stato ferito dalla polizia azerbajgiana a seguito di spari con proiettili di gomma contro i manifestanti su ordine di Ilham Aliyev per aver chiesto dell’acqua.

«”Ci hanno portato via un occhio, ma abbiamo ancora la nostra voce”, Leidy Cadena ha perso la vista da un occhio dopo essere stata colpita da un proiettile di gomma sparato da distanza ravvicinata. Chiedi con noi una riforma della polizia in Colombia» (Amnesty International Italia). Per quando Amnesty International Italia chiederà la stessa cosa per la polizia in Azerbajgian? Quando perdono anche gli un’occhio?

Tra le altre ragioni, la guerra lanciata contro il Nagorno-Karabakh riguardava anche il controllo dell’acqua. Proseguiamo oggi, dopo l’articolo di ieri [QUI]. sulla questione dell’acqua nel Nagorno-Karabakh.

Sicurezza idrica e conflitto del Nagorno-Karabakh
di Douwe van der Meer
Planetarysecurityinitiative.org, 4 ottobre 2022

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Il Caucaso meridionale, e l’Azerbajgian in particolare, sta affrontando la carenza d’acqua poiché i livelli delle precipitazioni stanno diminuendo e i livelli dei fiumi della regione stanno diminuendo. Le tensioni idriche sono anche legate al conflitto del Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbajgian. Poiché l’Azerbaigian ha affrontato una grave carenza idrica nei mesi precedenti la guerra del 2020, il Nagorno-Karabakh è diventato ancora più importante per l’Azerbajgian in termini di acqua potabile, irrigazione ed energia idroelettrica.

Circa tre quarti dell’approvvigionamento idrico dell’Azerbajgian hanno origine al di fuori del Paese, con i fiumi Kura e Aras come fonti principali. Sebbene l’Azerbajgian sia riuscito a catturare dighe lungo l’Aras e bacini idrici nel Nagorno-Karabakh nella guerra del 2020, i suoi problemi idrici rimangono prevalenti a causa della cattiva gestione dell’acqua domestica, dei cambiamenti climatici e delle dighe a monte. Sia il Kura che l’Aras hanno origine in Turchia, che negli ultimi anni ha aumentato la costruzione di infrastrutture idriche su entrambi i fiumi.

Controversia sul Nagorno-Karabakh

L’Armenia e l’Azerbajgian hanno una disputa di lunga data sulla regione del Nagorno-Karabakh. L’Unione Sovietica mise il Nagorno-Karabakh sotto il controllo della Repubblica Socialista Sovietica di Azerbajgian, anche se all’epoca gran parte della popolazione era armena. Il conflitto si è intensificato nel febbraio 1988, quando gli Armeni del Karabakh hanno prima tentato di unirsi alla Repubblica Socialista Sovietica di Armenia e successivamente hanno spinto per il proprio Stato. La cosiddetta prima guerra del Nagorno-Karabakh si è conclusa nel maggio 1994, quando la Russia ha mediato un cessate il fuoco, lasciando il Nagorno-Karabakh sotto il controllo armeno.

Nell’autunno del 2020, la guerra tra Azerbajgian e Armenia si è nuovamente intensificata. Nel decennio precedente la guerra, l’Azerbajgian ha speso per le sue forze armate cinque volte di più dell’Armenia (24 miliardi di dollari contro 4,7 miliardi), finanziato principalmente attraverso le sue esportazioni di petrolio e gas. Ciò ha spostato l’equilibrio militare del potere nel conflitto a favore dell’Azerbajgian. Questo processo è stato ulteriormente sostenuto dalla Turchia, che ha cooperato militarmente con l’Azerbajgian sin dall’indipendenza e gli ha fornito droni militari prima della guerra. La guerra del 2020 si è conclusa con un accordo trilaterale per porre fine alla seconda guerra che è stato nuovamente mediato dalla Russia. Questo accordo ha avvantaggiato l’Azerbajgian consentendo a Baku di mantenere il controllo sulle aree conquistate durante la guerra più diverse aree adiacenti, dalle quali l’Armenia ha accettato di ritirarsi.

Il ruolo dell’acqua nella guerra del 2020

Il Nagorno-Karabakh ospita tre affluenti del Basso Kura e cinque affluenti del Basso Aras, che l’Azerbajgian utilizza per irrigare importanti aree agricole al confine con il Nagorno-Karabakh dove non scorrono altri fiumi. In epoca sovietica, su questi fiumi furono costruite varie dighe che rimanevano sotto il controllo armeno dopo l’accordo di cessate il fuoco del 1994. La gestione congiunta dell’acqua è stata limitata a causa delle ricorrenti ostilità tra i due Stati.

L’Osservatorio sui conflitti e l’ambiente (CEOBS) ha documentato le dimensioni ambientali della guerra del 2020, quando entrambe le parti hanno accusato l’altra di aver causato danni ambientali sia in dichiarazioni ufficiali che in campagne di (dis)informazione online. Per quanto riguarda l’acqua, ciò includeva affermazioni sull’interruzione deliberata o sull’inquinamento dei flussi d’acqua.

L’Azerbajgian cita spesso un rapporto del 2016 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE), che ha rilevato che le regioni di frontiera azere sono state deliberatamente private dell’acqua dall’Armenia che controllava le dighe a monte nel Nagorno-Karabakh. Molte delle accuse azere relative all’acqua contro l’Armenia si sono concentrate sulla diga di Sarsang. Situata sul fiume Tartar, che scorre attraverso regioni agricole vulnerabili dal punto di vista climatico in Azerbajgian, la diga di Sarsang rappresenta circa la metà della produzione di energia idroelettrica del Nagorno-Karabakh. Mentre l’Armenia normalmente rilascia l’acqua dal bacino idrico di Sarsang durante l’inverno per generare energia idroelettrica, l’Azerbajgian ne ha bisogno in estate per irrigare i suoi terreni agricoli. Azerbajgian accusato Armenia di quello che chiamavano “ecoterrorismo”, sostenendo che la diga di Sarsang era “la più grande minaccia alla sicurezza ecologica e nazionale regionale”, in quanto poteva violare in qualsiasi momento a causa di un guasto tecnico o di un’azione deliberata.

Gli Armeni, a loro volta, sostengono che prima del 1994 la diga di Sarsang era stata utilizzata dall’Azerbajgian per deviare l’acqua dalla regione del Karabakh verso le zone più basse dell’Azerbajgian. Il Ministero della Difesa armeno ha inoltre accusato l’Azerbajgian di aver preso di mira le infrastrutture idriche durante la guerra, che potrebbe portare a un disastro ambientale.

Condivisione dell’acqua sull’Aras

L’offensiva principale dell’Azerbajgian si è svolta lungo il fiume Aras e aveva lo scopo di dare all’Azerbajgian l’accesso alla città di Shushi e al Corridoio di Lachin, strategicamente importante, in cui si trova l’unica strada che collega l’Armenia e il Nagorno-Karabakh. Ma ha anche portato all’occupazione delle infrastrutture idriche quando l’Azerbajgian ha occupato le dighe di Khudafarin e Qiz Qalasi. Ciò ha consentito la costruzione delle nuove centrali elettriche, insieme all’Iran – su cui l’Azerbajgian e l’Iran si erano già accordati nel 2016. Le dighe hanno dato all’Azerbajgian un certo controllo sul flusso della parte inferiore dell’Aras. Tuttavia, non alleviano le sue preoccupazioni per la scarsità d’acqua.

L’occupazione di Khudafarin e Qiz Qalasi non dà all’Azerbajgian l’accesso a nuove risorse idriche poiché il flusso dell’Aras verso il bacino di Khudafarin dipende dall’afflusso di acqua dalle aree a monte in Turchia, Armenia e Iran. Non esiste un accordo generale sulla gestione dell’acqua sia per il Kura che per l’Aras, e la cooperazione rimane spesso basata su accordi obsoleti dell’era sovietica. Lo stesso Azerbajgian attinge anche l’acqua dal fiume Aras attraverso la diga di Aras, situata al confine tra l’enclave di Nakhchivan dell’Azerbaigian e l’Iran. Le dighe a monte della Turchia determinano ulteriormente il flusso verso Khudafarin e Qiz Qalasi.

Gli ambientalisti azeri hanno già sottolineato i rischi che la costruzione della diga turca di Beşikkaya sul Kura comporta per il flusso d’acqua verso la Georgia e l’Azerbajgian. La diga turca di Soylemez minaccia allo stesso modo il flusso dell’Aras, secondo il Ministro degli Esteri iraniano. La Turchia sostiene di avere il diritto di utilizzare i fiumi transfrontalieri che scorrono attraverso il suo territorio, se ciò non causa danni significativi e l’acqua è ripartita equamente.

Infrastrutture idriche occupate nel Nagorno-Karabakh

Sebbene l’Azerbajgian abbia occupato 30 dighe su 36 nel Nagorno-Karabakh durante la guerra, ciò ha contribuito minimamente ad alleviare i suoi problemi idrici. L’Azerbajgian non ha occupato la diga di Sarsang, lasciando l’Armenia in gran parte sotto il controllo della fonte d’acqua più significativa della regione. Il Centro di Informazione del’Artsakh ha riferito che i funzionari del Nagorno-Karabakh sono in contatto con le autorità azere in merito alla gestione della diga di Sarsang dal 2021. Ma l’Azerbajgian e le autorità de facto del Nagorno-Karabakh hanno raggiunto solo un accordo informale nel giugno 2022, in cui 18.000 metri cubi di acqua saranno rilasciati in Azerbaigian al giorno durante l’estate, consentendo all’Azerbajgian di utilizzare l’acqua per l’irrigazione.

Inoltre, l’acqua dai bacini idrici del Nagorno-Karabakh alle fattorie dell’Azerbajgian scorre attraverso canali di terra, facendo penetrare l’acqua nel terreno prima di raggiungere la sua destinazione. Il problema è esacerbato da un aumento della coltivazione del cotone ad alta intensità idrica, che diminuisce la quantità di acqua disponibile per la produzione alimentare e potabile. Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha riconosciuto pubblicamente i problemi con la perdita d’acqua e si è impegnato a investire nelle loro infrastrutture idriche.

L’Azerbajgian sta intraprendendo un programma di modernizzazione su larga scala dei suoi territori appena riconquistati. Compagnie turche e israeliane si sono aggiudicate contratti per modernizzare le infrastrutture idriche nella regione. L’Azerbajgian ha inoltre firmato un contratto con la compagnia idrica nazionale israeliana Mekorot nell’aprile 2022, che includeva la progettazione di un cosiddetto “piano generale” per il settore idrico azero. Le opere idrauliche statali turche Devlet Su İşleri (DSI), l’agenzia statale turca responsabile della gestione dell’acqua, è attivamente coinvolta nella costruzione di nuove infrastrutture idriche nelle aree conquistate del Nagorno-Karabakh e in altre aree dell’Azerbajgian.

Il cambiamento climatico e la via da seguire

Il cambiamento climatico aggrava i problemi idrici in tutti i distretti del Kura e dell’Aras. La regione ha dovuto affrontare un calo delle precipitazioni e negli ultimi anni i livelli dell’acqua sia del Kura che dell’Aras sono diminuiti. Ciò rende ancora più importante la gestione condivisa dei due fiumi. L’Azerbajgian potrebbe occupare più infrastrutture idriche a seguito della recente escalation del conflitto, ma è improbabile che ciò lo aiuti a risolvere i suoi problemi idrici in modo strutturale.

Il DSI della Turchia aiuta l’Azerbajgian ad affrontare i suoi problemi di gestione idrica interna, ma la politica idrica della Turchia sul Kura e sull’Aras riduce le portate di entrambi i fiumi. Mentre era politicamente conveniente per la leadership dell’Azerbajgian incolpare in una certa misura l’Armenia per i suoi problemi idrici, la politica idrica della Turchia finora non ha portato a tensioni tra l’Azerbajgian e il suo principale alleato. Per il futuro, l’Azerbajgian dovrà in qualche modo cooperare con la Turchia sul Kura e sull’Aras per aumentare strutturalmente i suoi rifornimenti idrici.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]