Olanda. Per evitare il rimpatrio di una famiglia armena la messa va avanti da due mesi (La Stampa 26.12.18)

Agenpress. Va avanti da due mesi esatti, dal 26 ottobre scorso, la funzione religiosa nella chiesa protestante di Bethel, all’Aja, per evitare il rimpatrio di una famiglia armena che si è vista rifiutare la richiesta di asilo, nonostante viva in Olanda da nove anni.

Per legge in Olanda la polizia non può interrompere una funzione religiosa così pastori e fedeli, provenienti da tutto il Paese, si danno il cambio per non dare la possibilità alle autorità di avvicinarsi.

E’ scattato un vero e proprio pellegrinaggio che coinvolge anche persone di altri Paesi che si sono mobilitate per la famiglia Tamrazyan, una coppia cristiana con tre figli di 15, 19 e 21 anni che vive nel Paese dal 2010 e che ora si è trasferita nella chiesa.


Una messa no-stop di due mesi per salvare una famiglia dal rimpatrio (La Stampa 26.12.18)

na celebrazione no-stop, 24 ore al giorno, che va avanti ormai da giorni. L’obiettivo non è entrare a far parte dei Guinness dei primati ma impedire il rimpatrio di una famiglia armena (i Tamrazyan) che, dopo aver vissuto in Olanda per 9 anni, si è vista respingere l’asilo politico. La legge del Paese impedisce ai poliziotti di entrare in chiesa durante un rito religioso. E così centinaia di pastori e volontari hanno deciso di trasformare la cappella di Bethel a L’Aia in una sorta di rifugio. Dal 26 ottobre va in scena una lunghissima preghiera di protezione (oltre 1400 ore). Nel corso dei giorni l’evento è diventato molto popolare (ne hanno parlato tra gli altri il New York Times la Cnn), costringendo gli organizzatori a emettere dei biglietti per controllare l’affluso di chi voleva partecipare.

Il pastore Axel Wicke ha detto che il servizio nato per proteggere la famiglia armena è finito col diventare un “pellegrinaggio” che ha coinvolto migliaia di persone da tutti i Paesi Bassi e non solo. «Abbiamo dovuto fare i conti con tantissime persone che vogliono visitare la chiesa durante il periodo natalizio» racconta spiegando che alcuni dei servizi sono stati trasmessi anche in streaming la vigilia e il giorno di Natale.

Finora il ministro olandese per le migrazioni, Mark Harbers, ha rifiutato di intervenire personalmente per risolvere la situazione e consentire loro di restare nel Paese. I rappresentanti religiosi si sono detti delusi dal ministro e hanno promesso di continuare con il servizio. «Quando celebriamo Dio ci sentiamo rafforzati, non possiamo abbandonare la nostra responsabilità nei confronti della famiglia Tamrazyan» ha spiegato in una nota il reverendo Theo Hettema, presidente della Chiesa protestante dell’Aia.

La ventunenne Hayarpi – la figlia maggiore della famiglia di cinque persone – ha dichiarato su Twitter che la partecipazione della Chiesa ha incoraggiato lei e i suoi famigliari ad andare avanti: «Non so davvero quale sarà il risultato, ma speriamo di poter rimanere qui (in Olanda), perché questa è la nostra casa, questo è il posto a cui apparteniamo. Mio fratello, mia sorella e io siamo cresciuti nei Paesi Bassi». Ora sperano in un miracolo natalizio.