Ottantacinquesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian minaccia “passi più duri e più netti”, se l’Artsakh non accetta l’integrazione (Korazym 06.03.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.03.2023 – Vik van Brantegem] – Giorno 85 dell’assedio azero all’Artsakh. Non ci sono cambiamenti nella situazione del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) che collega l’Artsakh all’Armenia, che rimane in vigore, presidiato dalle organizzazioni guidate e coordinate dallo Stato dell’Azerbajgian. È interessante notare che il numero di “eco-attivisti” al posto di blocco triplica, quando l’Azerbajgian paga influencer e giornalisti stranieri per venire a visitare la finta “eco-protesta”.

Il Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Arayik Harutyunyan, ha dichiarato oggi durante la sessione allargata del Consiglio di Sicurezza dell’Artsakh, che l’Azerbajgian ha trasmesso attraverso i suoi canali che «l’Artsakh o accetta la politica di integrazione, o non ci sarà soluzione ai problemi esistenti, al contrario, ci saranno passi più duri e più netti». Gli Azeri ci stanno mostrando come vogliono la pace. Vogliono la pace senza gli Armeni. I crimini di guerra e gli atti di terrorismo, che seguono il cessate il fuoco del 9 novembre 2020, dimostrano che azioni “più duri e più netti” significano per l’Azerbajgian l’uso della forza armata e una nuova escalation. Il mondo non ha il diritto di tacere.

Bollettino informativo quotidiano del Ministero della Difesa della Federazione Russa sulle attività del contingente di mantenimento della pace russo nella zona del conflitto del Nagorno-Karabakh (6 marzo 2023) [QUI]: «Alle ore 10.00 del 5 marzo 2023, nell’area dell’insediamento di Dyukyanlar [si trova 3 km ad ovest del villaggio di Ghaibalishen], i militari delle Forze Armate della Repubblica di Azerbajgian hanno sparato contro un’auto con agenti delle forze dell’ordine del Nagorno-Karabakh. A seguito dello scontro, tre persone sono morte e un dipendente che era a bordo dell’auto è rimasto ferito. Da parte azera le perdite furono: due morti, un ferito. Grazie all’intervento delle forze di mantenimento della pace russe, lo scontro è stato fermato. Su questo fatto, il comando del contingente di mantenimento della pace russo, insieme alle parti azera e armena, sta conducendo un’indagine».

Come abbiamo riferito [QUI], ieri 5 marzo 2023 intorno alle ore 10.00, un comando di sabotaggio delle Forze Armate della Repubblica di Azerbajgian, al fine di destabilizzare la situazione interna della Repubblica di Artsakh, ha teso un’imboscata effettuando un attacco terroristico sul territorio della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh contro un gruppo di agenti del Dipartimento Passaporti e Visti del Ministero degli Interni della Repubblica di Artsakh, mentre con un pulmino di servizio percorrevano una strada in una zona chiamata Khaipalu, ad ovest del villaggio di Ghaibalishen, sulla riva sinistra del fiume Armenavan, non lontano dalla capitale Stepanakert e dalla città di Sushi, occupata dalle forze armate dell’Azerbajgian.

I tre poliziotti dell’Artsakh uccisi ieri nell’attentato terroristico azero sul territorio dell’Artsakh: il Tenente colonnello della polizia Armen Majori Babayan, il Maggiore della polizia Davit Valerii Danielyan e il Tenente della polizia Ararat Telmani Gasparyan.

Utilizzando armi di diverso calibro, il comando di sabotaggio azero ha attaccato il pulmino, uccidendo il Tenente colonnello della polizia Armen Majori Babayan, il Maggiore della polizia Davit Valerii Danielyan e il Tenente della polizia Ararat Telmani Gasparyan, e gravemente ferendo il Tenente della Polizia Davit Hovsepyan. Sul corpo di uno dei poliziotti uccisi sono state trovate più di 20 ferite da arma da fuoco.

Secondo il comunicato dell’Ufficio del Presidente dell’Artsakh, prima di iniziare la seduta odierna della sessione allargata del Consiglio di Sicurezza dell’Artsakh, con la partecipazione dei capi delle forze politiche dell’Assemblea Nazionale e delle amministrazioni regionali, i partecipanti sono rimasti per un minuto in silenzio per onorare la memoria degli agenti di polizia del Ministero degli Interni dell’Artsakh, deceduti a seguito dell’attentato azero di ieri. Poi il Presidente Harutyunyan ha rilasciato una dichiarazione.

Harutyunyan ha detto che i rappresentanti dell’Artsakh hanno incontrato i rappresentanti dell’Azerbajgian il 24 febbraio scorso con la mediazione e alla presenza del comando delle truppe di mantenimento della pace russe di stanza nell’Artsakh per discutere le questioni umanitarie e infrastrutturali della situazione. Poi è stato raggiunto un accordo sul secondo incontro, che si è svolto il 1° marzo, sotto la guida del Segretario del Consiglio di sicurezza Samvel Shahramanyan. Quattro i temi all’ordine del giorno degli incontri: lo sblocco del Corridoio di Lachin, il ripristino della fornitura di elettricità dall’Armenia all’Artsakh, la fornitura ininterrotta di gas naturale e il riutilizzo della miniera di Kashen.

“Durante il secondo incontro, il rappresentante dell’Azerbajgian ha cercato di discutere di argomenti politici usando la parola integrazione, ma il Signor Shahramanyan lo ha impedito, dicendo che se dovessero discutere di questioni politiche, dovrebbe essere il tema del riconoscimento dell’indipendenza dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian. Ha aggiunto che non sono autorizzati a discutere questioni politiche e non si possono discutere tali questioni in questo incontro”, ha detto Harutyunyan.

Dopodiché, ha aggiunto Harutyunyan, la parte azera ha trasmesso attraverso i suoi canali che o si accetta la politica di integrazione, o non ci sarà soluzione ai problemi esistenti, al contrario, ci saranno passi più duri e più netti.

“Non abbiamo accettato, non accettiamo e oggi voglio affermare ancora una volta che non è solo una decisione del Consiglio di Sicurezza, ma la stragrande maggioranza del nostro popolo accetta che non devieremo dal nostro diritto all’indipendenza e all’auto-determinazione. E questo significa che nel prossimo futuro avremo vari sviluppi, situazioni che dovremo affrontare. Scegliamo se continuare la lotta che abbiamo intrapreso, o se ci sono tali stati d’animo nel pubblico che dovremmo accettare la proposta presentata dall’Azerbajgian, allora hanno l’opportunità di parlare nell’ambito dei loro diritti civili e dire che il percorso che abbiamo scelto è sbagliato, provare a plasmare quegli umori e formare un nuovo governo nel Paese. Ma dal momento che abbiamo scelto il percorso della lotta, per favore, prima di tutto rispetto la nostra decisione e non reagiamo a tali fenomeni e non attribuiamo alcuna implicazione politica interna”, ha affermato il Presidente Harutyunyan.

Toccando il tragico caso dell’uccisione degli agenti di polizia del Ministero degli Interni della Repubblica di Artsakh a seguito dell’attentato azero il 5 marzo, il Presidente della Repubblica ha osservato che, purtroppo, tali provocazioni non sono escluse nel prossimo futuro. “Dobbiamo renderci conto del fatto che dobbiamo lottare a lungo e nel quadro di quella lotta ci saranno tali situazioni, e dovremmo prendere misure preventive. Ho discusso i nostri problemi con il Ministro di Stato e oggi informerò il governo della decisione del Consiglio di Sicurezza di sviluppare un programma di sicurezza alimentare e energetica, poiché dobbiamo calcolare tutti gli scenari”, ha affermato Harutyunyan.

“Qualunque cosa facciamo, lo facciamo bene”. Questo è un post pubblicato da Adnan Huseyn, dopo che le Forze Armate azere hanno ucciso i tre poliziotti etnici armeni dell’Artsakh. Come abbiamo segnalato già più volte, Adnan Huseyn ogni giorno pubblica filmati su Twitter in cui ripete che non esiste un #ArtsakhBlockade, invitando le persone a provare di transitare, che in realtà è una trappola/esca per provocare un altro conflitto violento. In questo post si trova la conferma quanto abbiamo affermato soltanto due giorni fa [QUI], quando abbiamo spiegato chi è questo personaggio che trasmette dal Corridoio di Berdzor (Lachin), che non è territorio azero, ma dell’Artsakh, insieme agli altri occupanti illegali, protetti dalla polizia e dalle forze speciali dell’Azerbajgian, che bloccano da 85 giorni l’autostrada Stepanakert-Berdzor (Lachin)-Goris.
Ecco, il nostro “eco-attivista” (ora “eco-avvocato”) del governo dell’Azerbajgian, Adnan Huseyn, lamenta che “l’Armenia viola la dichiarazione tripartita”, chiedendo che si faccia traffico sulla strada che lui stesso blocca. E conferma che l’Azerbajgian ha invaso la zona proibita come lo fa lui stesso sul blocco (secondo la dichiarazione tripartita). A parte di questo, ripete pedissequamente le ridicole falsità del Ministero della Difesa azero, come lo sta facendo ormai da 85 giorni con i suoi video. Ripetiamo: lui è un genio della comunicazione per far capire anche ai bambini quale è lo scopo del #ArtsakhBlockade: la pulizia etnica degli Armeni dall’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Ormai da tempo lui fornisce le prove che tutta la questione non ha niente a che fare con la difesa dell’ambiente (poi nessuno ci crede, neanche lui).
Proviamo insieme a vedere armi e munizioni in questo video.
Anche se l’Artsakh ha tutti i diritti di difendersi contro gli attacchi dell’Arzerbajgian.
Insomma, questo post è fantastico. Si sta superando. È un video che nessuno sa quando e dove è stato girato. In qualche modo, lui, il finto “eco-attivista”, ha accesso ad esso e con un retroscena di contrabbandieri di armi. Questo, mentre i terroristi azeri hanno ucciso tre poliziotti dell’Artsakh a sangue freddo, lamentandosi che l’esercito di difesa dell’Artsakh ha ucciso due di loro. Il suo lavoro diventa più sporco con ogni giorno che passa.

Questo in riposta al finto “eco-Sherlock Holmes” di cui sopra: «Abbiamo ricevuto numerosi messaggi privati che chiedevano informazioni sulla possibilità di trasferimenti di armi dall’Armenia al Nagorno-Karabakh dopo l’agguato di ieri. In risposta, questi brevi osservazioni.
Nessuna informazione open source o non open source verificabile in modo indipendente in cui ci siamo imbattuti dalla conclusione della guerra del 2020 suggerisce che siano in corso trasferimenti di armamenti dall’attuale governo in Armenia alle autorità de facto di Nagorno-Karabakh.
Inoltre, dal 2018, e definitivamente dalla guerra del 2020, le autorità di Yerevan hanno preso sempre più le distanze dal Nagorno-Karabakh e dai 120.000 Armeni rimasti lì, nonostante questi ultimi possedessero la cittadinanza armena.
L’Armenia ha ritirato il suo personale militare rimanente dal Nagorno-Karabakh dopo la guerra del 2020, in pratica modificando la sua dottrina di difesa decennale di essere il principale garante per gli Armeni etnici in Nagorno-Karabakh, non prima di un grande rimescolamento politico e politiche di tipo epurazione verso precedenti funzionari militari di alto rango o politici a favore del mantenimento di una dottrina di difesa orientata al Nagorno-Karabakh.
Quello che abbiamo ora nel Nagorno-Karabakh è simile alla situazione del 1988: una popolazione locale a maggioranza etnico-armena con pochissimi mezzi di difesa, isolata e bloccata.
La differenza questa volta è un Azerbajgian politicamente e militarmente organizzato, tecnologicamente superiore negli armamenti, pur lungo dall’essere un Paese democratico, gioca un ruolo significativo nella sicurezza energetica di numerosi Paesi, quindi forti interessi diplomatici ed economici.
Sebbene le autorità di difesa azere abbiano riferito in numerose occasioni di trasferimenti di armi dall’attuale governo armeno a Nagorno-Karabakh, questi rapporti non sono stati verificati in modo indipendente. Oltre a quest’ultimo, l’orientamento politico che regna a Yerevan va contro il sostegno alla causa del Nagorno-Karabakh.
Al di là delle dichiarazioni periodiche che affermano la necessità di difendere i diritti umani e le garanzie di sicurezza per le persone nel Nagorno-Karabakh, nessuno sforzo diplomatico, politico, economico o militare tangibile da parte di Yerevan dal 2018 si è materializzato in modo positivo a favore della causa del Nagorno-Karabakh.
Inoltre, Yerevan ha cercato di “lanciare” la questione del Nagorno-Karabakh alla Russia dal 2020, lasciando a quest’ultima l’incarico di mantenere una fragile pace che coinvolge 120.000 dei suoi stessi cittadini, mentre cerca legami diplomatici più stretti con la Turchia, uno dei principali partecipanti alla guerra del 2020.
Per riassumere: l’attuale leadership dell’Armenia non ha una posizione pro-Nagorno-Karabakh, né vi è alcuna indicazione che sia a favore della difesa militarmente dei suoi parenti etnici nel territorio tanto quanto Baku lo è per rafforzare la sua presa su ciò che resta dell’enclave» (Nagorno Karabakh Observer – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Le autorità giudiziarie della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno annunciato oggi, che stanno trattando l’imboscata del 5 marzo da parte delle forze azere come “terrorismo internazionale”. In una dichiarazione, la Procura generale dell’Artsakh ha dichiarato di aver avviato un procedimento penale ai sensi dell’articolo 415 del codice penale, che riguarda i casi di terrorismo internazionale. Secondo i pubblici ministeri dell’Artsakh, l’imboscata azera in cui tre agenti di polizia dell’Artsakh sono morti e uno è rimasto ferito mentre erano in servizio nella loro auto della polizia, ha cercato di “destabilizzare la situazione interna” nell’Artsakh uccidendo o ferendo persone e distruggendo o danneggiando infrastrutture e altri beni.

Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian afferma che gli Armeni hanno cercato di utilizzare una strada alternativa al Corridoio di Lachin nel tentativo di contrabbandare materiale militare dall’Armenia al Karabakh, e che di conseguenza c’è stata una sparatoria e perdite di vite da entrambi i lati.

I video dell’attacco al veicolo della polizia in Artsakh da parte di un comando terroristico dell’Azerbajgian, diffuse dal Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh, con una descrizione degli episodi dell’attacco azero, dimostrano innanzitutto che si tratta da un agguato organizzato, non una semplice violazione del cessate il fuoco:

  • Video 1 QUI
  • Video 2 QUI
  • Filmato del pulmino diffuso sui social media QUI

L’ex Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh, Artak Beglaryan, ha rilasciato una dichiarazione sulla disinformazione azera in merito all’imboscata mortale del 5 marzo da parte delle forze azere contro gli agenti di polizia dell’Artsakh. Beglaryan ha affermato che la disinformazione azera è “semplice e irragionevole” a tal punto che persino un bambino può identificare le bugie. Di seguito riportiamo la dichiarazione completa rilasciata da Beglaryan:

«La disinformazione da parte delle autorità azere è così semplice e irragionevole nella sua logica che persino un bambino può identificare le loro bugie sull’imboscata che le loro forze armate hanno condotto oggi ai poliziotti dell’Artsakh.
1. Il veicolo della polizia dell’Artsakh stava viaggiando da Stepanakert al posto di blocco di servizio nella regione di Shushi, mentre la parte azera afferma che stava viaggiando dall’Armenia a Stepanakert. La direzione di marcia dell’auto è pienamente visibile nel video pubblicato dalla polizia dell’Artsakh.
2. Con il veicolo della polizia in viaggio da Stepanakert, è chiaramente impossibile che stessero trasferendo armi, o qualsiasi altra cosa, dall’Armenia ad Artsakh perché stavano viaggiando nella direzione opposta.
3. Il video mostra anche il momento in cui i militari azeri hanno teso un’imboscata al veicolo della polizia, sparando poi avvicinandosi e aprendo la porta poi lanciando documenti, affermando di controllare la presenza di armi che non hanno trovato.
4. Una foto pubblicata dalla polizia mostra anche che il veicolo preso di mira, nel luogo, dopo l’attacco, era vuoto, il che significa che non c’era carico all’interno.
5. Oltre al fatto che gli ufficiali viaggiavano da Stepanakert, viaggiavano anche su un piccolo veicolo appena sufficiente per i passeggeri, come potevano essere trasportate armi in un veicolo così piccolo?
6. Il video mostra anche come i militari azeri sparassero al veicolo da lontano e poi si avvicinassero e sparassero di nuovo contro l’auto. Le prove video rendono evidente che solo dopo aver lasciato il luogo dell’attacco, le postazioni militari dell’Artsakh hanno sparato in difesa. Confuta le false affermazioni azere secondo cui la squadra dell’Artsakh ha sparato per prima.
7. Se l’Artsakh è stato il prima aggressore secondo l’Azerbajgian, allora che dire delle prove video e del perché il veicolo preso di mira e le perdite di entrambe le parti erano sulla strada sotto il nostro controllo a più di 1 chilometro dalla linea di contatto?
8. Le autorità azere hanno pianificato questo attacco, supponendo erroneamente che la loro imboscata e l’uccisione della nostra gente non avrebbero ricevuto una risposta adeguata e difensiva dalla posizione militare dell’Artsakh vicino al luogo dell’incidente. Abbiamo pieni diritti per proteggere il nostro popolo dai crimini azeri e dalle azioni di genocidio.
Questa non è altro che una continuazione della politica di pulizia etnica del regime di Aliyev contro il popolo dell’Artsakh in linea con i loro 84 giorni di blocco.
L’Azerbajgian non solo non ha fatto nulla per attuare l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, pubblicato il 22 febbraio, per aprire il Corridoio di Lachin al movimento senza ostacoli di persone, auto e merci, ma continua a peggiorare ulteriormente la crisi umanitaria con questo tipo di aggressioni.
A proposito, la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha respinto la richiesta dell’Azerbajgian sulle munizioni armene affermando che non ci sono prove sufficienti per tali affermazioni.
Il regime dittatoriale di Aliyev dell’Azerbajgian deve essere punito dalla comunità internazionale per questo e precedenti crimini, incluso il blocco, altrimenti continueranno a intensificare le loro aggressioni e commetteranno nuovi e più brutali crimini contro l’umanità e il popolo dell’Artsakh».

Il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, ha ricevuto il co-Presidente francese del Gruppo di Minsk dell’OSCE, Brice Roquefeuil. Pashinyan ha richiamato l’attenzione di Roquefeuil sul fatto dell’attacco di sabotaggio compiuto dalle forze armate azere nell’Artsakh il 5 marzo, a seguito del quale tre agenti del Dipartimento passaporti e visti della polizia del Ministero degli Interni dell’Artsakh sono stati uccisi e uno è rimasto ferito. Pashinyan ha sottolineato che le azioni del gruppo di sabotaggio azero non possono essere descritte come nient’altro che terrorismo e ha aggiunto che parallelamente al blocco del Corridoio di Lachin e alle azioni volte a provocare un disastro umanitario in Nagorno-Karabakh per quasi tre mesi, l’Azerbajgian continua le azioni per terrorizzare la popolazione armena dell’Artsakh con l’obiettivo finale di realizzare la pulizia etnica. Entrambe le parti hanno sottolineato la necessità per l’Azerbajgian di attuare immediatamente la decisione della Corte Internazionale di Giustizia sullo sblocco del Corridoio di Lachin. Allo stesso tempo, il Primo Ministro armeno ha sottolineato che, nelle condizioni esistenti, l’invio di una squadra internazionale di accertamento dei fatti nel Corridoio di Lachin e nel Nagorno-Karabakh diventa una necessità vitale.
Sono state inoltre discusse le questioni relative al processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian e la questione del Nagorno-Karabakh. Allo stesso tempo, è stata sottolineata l’importanza dell’attività della missione civile dell’Unione Europea in Armenia, che contribuirà alla stabilità regionale e alla pace.

«L’esercito azerbajgiano ha impedito il tentativo di trasferimento illegale dall’Armenia alla regione di Karabakh nell’Azerbaijgian [tradotto: la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh] attraverso la strada Khankendi-Khalfali-Turshsu [tradotto: la strada Stepanakert-Ghaybalishen-Lisagor] di munizioni, attrezzature, forniture e personale militare in grave violazione della dichiarazione trilaterale. L’Armenia non vuole la pace» (Rahman Mustafayev, Ambasciatore dell’Azerbajgian nei Paesi Bassi, ripetendo la disinformazione del Ministero della Difesa azero). Quando il bue da del cornuto all’asino. A parte delle sue farneticazioni, ciò che Mustafayef omette di dire, è che tre poliziotti etnici Armeni nati in Artsakh (quindi, secondo lui cittadini dell’Azerbajgian) sono stati uccisi in un agguato da militari azerbajgiani in completa violazione dell’accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, tenendo il resto della popolazione Artsakh sotto assedio da 85 giorni. Poi, tutto quello che elenca in un minibus! Peccato per il diplomatico bugiardo di Aliyev, non solo il pulmino veniva da Stepanakert e non dall’Armenia, e che le forze di mantenimento della pace russe, arrivate subito sul luogo dell’attentato, non hanno trovato niente di tutto ciò che lui repete dalla narrazione di Baku.

L’Ambasciatore azero in Germania è un manipolatore di odio. Si dimentica di indicare sulla piantina che gli agenti di polizia dell’Artsakh assassinati da soldati azerbajgiani non erano in Azerbajgian, ma in Artsakh, ad 1 km di distanza dalla linea di contatto, fissata nell’accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, che è stata attraversata dal comando terroristico azero per l’imboscata. I poliziotti dell’Artsakh andavano con loro pulmino da Stepanakert ad un loro posto di servizio per il cambio di turno, quindi non venivano dall’Armenia e non trasportavano materiale militare.

Qui si vede esattamente dove è avvenuto l’imboscata del comando di sabotaggio delle Forze Armate dell’Azerbajgian in territorio della Repubblica di Artsakh.

Da notare soprattutto che l’attentato è avvenuto dopo gli incontri di questi giorni, di trattative per sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin). L’Azerbajgian sta testando ulteriormente fino a che punto possono spingere i loro limiti prima di ricevere qualsiasi tipo di pressione o azione dalla comunità internazionale? Sembra che questo sia ciò che l’Azerbajgian sta cercando di fare perché è diventato chiaro negli ultimi giorni con le loro palese violazioni del cessate il fuoco, quali sono le loro vere intenzioni. È chiaro che alla comunità internazionale non importa niente di Artsakh e Armenia, il che potrebbe costituire un precedente molto pericoloso in questa regione se questi tipi di azioni possono persistere.

La logica azera: 1. Non c’è blocco. 2. Se provate a usare una strada alternativa, vi uccidiamo.

La logica azera: 1. Noi ci armiamo e ci prepariamo alla prossima guerra. 2. Se provata ad armarvi per difendervi, vi uccidiamo.

Un IL-76 azero Silkway, sopra Israele. Approda spesso all’Ovda Crediti (Foto di Yarden Antebi).

92 voli dalla base israeliana rivelano esportazioni di armi in Azerbajgian
L’indagine di Haaretz rivela dozzine di voli cargo da Baku alla pista di atterraggio israeliana utilizzati per l’esportazione di esplosivi
Israele vende armi per miliardi all’Azerbajgian e, secondo le fonti, riceve petrolio e accesso all’Iran
Le tensioni tra l’Azerbajgian e l’Iran e l’Armenia sono recentemente aumentate
di Avi Scharf e Oded Yaron
Haaretz, 5 marzo 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Un aereo cargo azero è atterrato giovedì scorso alla base aerea israeliana di Ovda a nord di Eilat. Dopo due ore a terra, come al solito, il vecchio aereo da trasporto Ilyushin-76 è decollato, ha sorvolato il centro di Israele, ha proseguito verso nord sopra la Turchia e poi verso est, tornando al suo campo base a Baku, la capitale dell’Azerbajgian.

Un’indagine di Haaretz, basata su dati aeronautici disponibili al pubblico, rivela che negli ultimi sette anni, 92 voli cargo operati dalle Silk Way Airlines dell’Azerbajgian sono atterrati alla base aerea di Ovda, l’unico aeroporto in Israele attraverso il quale possono essere fatti entrare e uscire esplosivi.

Israele ha stretto un’alleanza strategica con l’Azerbajgian negli ultimi due decenni, e Israele vende armi al grande Paese a maggioranza sciita per un valore di miliardi di dollari – e in cambio, l’Azerbajgian, secondo le fonti, fornisce a Israele petrolio e accesso all’Iran.

Secondo i resoconti dei media stranieri, l’Azerbajgian ha permesso al Mossad di istituire un ramo avanzato per monitorare ciò che sta accadendo in Iran, vicino a sud dell’Azerbajgian, e ha persino preparato un aeroporto destinato ad aiutare Israele nel caso decidesse di attaccare i siti nucleari iraniani. Rapporti di due anni fa affermavano che gli agenti del Mossad che avevano rubato l’archivio nucleare iraniano lo avevano contrabbandato in Israele attraverso l’Azerbajgian. Secondo i rapporti ufficiali dall’Azerbajgian, negli anni Israele gli ha venduto i sistemi d’arma più avanzati, tra cui missili balistici, sistemi di difesa aerea e di guerra elettronica, droni kamikaze e altro ancora.

Silk Way è una delle più grandi compagnie aeree cargo in Asia e, secondo i documenti ufficiali, funge da subappaltatore per vari ministeri della difesa in tutto il mondo. La compagnia opera tre voli settimanali tra Baku e l’aeroporto internazionale Ben-Gurion con Boeing 747 cargo, e l’anno scorso è stata la terza più grande compagnia aerea cargo straniera in termini di volume a Ben-Gurion.

Ma i dati rivelati qui per la prima volta mostrano che dal 2016 gli aerei IL-76 della compagnia sono atterrati almeno 92 volte all’aeroporto di Ovda, destinazione insolita per gli aerei cargo civili. Silk Way è una delle pochissime compagnie aeree che atterra a Ovda; nel corso degli anni solo una manciata di compagnie aeree dell’Europa orientale che hanno trasportato esplosivi sono atterrate e decollate da lì. Silk Way è stata persino al centro di un rapporto investigativo sui media cechi nel 2018, in cui si affermava che le armi vietate per la vendita in Azerbajgian erano state trasportate lì nonostante l’embargo sulle armi – in un accordo circolare attraverso Israele.

La legge israeliana sull’aviazione vieta il trasporto di routine di esplosivi dall’aeroporto Ben-Gurion, perché si trova nel cuore di un’area densamente popolata, hanno affermato fonti dell’industria aeronautica. L’unico aeroporto da cui è consentito importare ed esportare esplosivi è la base dell’aeronautica israeliana di Ovda, hanno detto le fonti. Nell’ottobre 2013, il capo dell’Autorità per l’aviazione civile israeliana, Giora Romm, ha firmato un’esenzione che consente agli aerei Silk Way di trasportare carichi di esplosivi – “classificati come materiali pericolosi vietati al volo” – da Ovda a un aeroporto militare alla periferia di Baku. Questa esenzione, pubblicata all’epoca sul sito web dell’Autorità per l’aviazione civile, richiede rigide condizioni di sicurezza e include un elenco degli aerei azeri autorizzati a trasportare esplosivi da Ovda all’Azerbajgian.

Questi velivoli Silk Way (e altri) sono atterrati a Ovda quasi 100 volte da quando è stato rilasciato il permesso. I dati espongono un ritmo crescente dei voli per Baku soprattutto a metà del 2016, alla fine del 2020 e alla fine del 2021, che coincidono con i periodi di combattimenti nel Nagorno-Karabakh. L’Azerbajgian e l’Armenia hanno combattuto tra loro molte volte questa regione contesa dall’inizio del XX secolo, tanto più da quando entrambi i Paesi hanno ottenuto l’indipendenza dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Alcuni di questi voli sono atterrati a Ovda con il segnale di chiamata ufficiale del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian. Nel 2016, a Silk Way è stata concessa un’altra esenzione e gli è stato permesso di continuare ad atterrare qui, anche se i suoi aerei non soddisfacevano gli standard sul rumore dell’aviazione israeliana, solo per poter continuare a volare verso Ovda.

Un nemico condiviso, un’alleanza strategica

Il Nagorno-Karabakh è la più famosa di una serie di enclavi che hanno portato alle relazioni travagliate tra l’Azerbajgian e l’Armenia nel corso della loro storia. Il regime sovietico ebbe un discreto successo nel ridurre le tensioni tra la popolazione armena cristiana e gli azeri sciiti, ma nel 1988 il parlamento della regione del Nagorno-Karabakh indisse un referendum sull’uscita dall’Azerbajgian e sull’unione con l’Armenia. Questo passo ha portato alla violenza e a quelli che sono diventati, in pratica, massacri di Armeni a Baku e in altre città dell’Azerbajgian – e atti simili contro la popolazione azera.

Quando l’Unione Sovietica crollò, il conflitto si trasformò in una guerra aperta e sanguinosa, che si concluse nel 1994 con una netta vittoria dell’Armenia, che prese il controllo di vaste aree circostanti l’enclave. Centinaia di migliaia di rifugiati di entrambe le parti sono stati espulsi o costretti a fuggire per salvarsi la vita.

Il duro conflitto ha lasciato entrambe le parti sotto sanzioni e severe restrizioni all’esportazione in Europa e negli Stati Uniti. Il Presidente Ilham Aliyev, dopo aver ereditato la carica da suo padre Heydar Aliyev, ha governato l’Azerbajgian con mano ferma e il suo regime ha una lunga storia di repressione dei diritti civili e arresti di attivisti dell’opposizione. Nel 2017, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto in cui condanna lo stato della comunità LGBT nel Paese, che soffre di persecuzioni, discriminazioni, sparizioni e arresti, torture e omicidi.

Le sanzioni hanno fornito un’opportunità commerciale e strategica per un partner inaspettato: Israele. Il fatto che entrambi i Paesi vedano l’Iran come una minaccia diretta non ha fatto altro che rafforzare i legami. L’Azerbajgian ha dichiarato la sua indipendenza nell’ottobre 1991 e Israele, che è stato uno dei primi paesi a riconoscere la nuova nazione, ha aperto un’ambasciata a Baku nel 1993.

“Le relazioni dell’Azerbajgian con Israele sono discrete ma strette”, ha scritto Rob Garverick, Capo del dipartimento politico ed economico dell’ambasciata americana a Baku, in un telegramma del 2009 che è stato pubblicato come parte dei documenti di Wikileaks. “Ogni Paese trova facile identificarsi con le difficoltà geopolitiche dell’altro ed entrambi considerano l’Iran una minaccia alla sicurezza esistenziale. L’industria della difesa di livello mondiale di Israele con il suo atteggiamento rilassato nei confronti della sua base di clienti è una corrispondenza perfetta per le sostanziali esigenze di difesa dell’Azerbajgian che sono in gran parte lasciate insoddisfatte da Stati Uniti, Europa e Russia per vari motivi legati all’Armenia e al Nagorno-Karabakh. Opportunamente descritto dal Presidente dell’Azerbajgian Aliyev come un iceberg, nove decimi sotto la superficie, questo rapporto è anche contrassegnato da un riconoscimento pragmatico da parte di Israele della necessità politica dell’Azerbaigian di aderire pubblicamente e nei forum internazionali all’Organizzazione dei non alleati.

L’economia dell’Azerbajgian si basa principalmente su petrolio e gas e, come parte della sua alleanza strategica, è diventato il più grande fornitore di petrolio di Israele. Secondo le stime, circa la metà del petrolio importato da Israele proviene dall’Azerbajgian.

Durante i loro primi anni di indipendenza, sia l’Armenia che l’Azerbajgian facevano affidamento sull’arsenale di armi sovietico, ma secondo lo Stockholm International Peace Institute, dal 2016 la situazione è cambiata e Israele è ora responsabile di quasi il 70% delle armi dell’Azerbajgian.

Numerosi rapporti ufficiali, dichiarazioni e video dall’Azerbajgian mostrano che Israele ha esportato una gamma molto ampia di armi nel Paese, a partire dai fucili d’assalto Tavor fino ai sistemi più sofisticati come radar, difesa aerea, missili anticarro, missili balistici, navi e una vasta gamma di droni, sia per scopi di intelligence che di attacco. Le aziende israeliane hanno anche fornito tecnologia di spionaggio avanzata, come i sistemi di monitoraggio delle comunicazioni di Verint e lo spyware Pegasus del gruppo NSO, strumenti che sono stati utilizzati anche contro i giornalisti, la comunità LGBT e gli attivisti per i diritti umani in Azerbajgian.

Le armi israeliane hanno svolto un ruolo importante quando i combattimenti contro l’Armenia sono ripresi nella Guerra dei Quattro Giorni tra i due paesi nell’aprile 2016, e in particolare durante la Seconda Guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020, così come nelle battaglie nel 2022. “L’uso da parte delle forze armate dell’Azerbajgian di armi ad alta tecnologia e ad alta precisione, comprese quelle prodotte in Israele, in particolare i droni, ha svolto un ruolo importante nel raggiungimento della vittoria militare. Sono fiducioso che i nostri legami bilaterali saranno ulteriormente rafforzati e approfonditi in vari campi dopo la guerra patriottica”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov, al quotidiano Israel Hayom in un’intervista nell’aprile 2021.

Lo Stockholm International Peace Institute afferma che le esportazioni di difesa di Israele in Azerbajgian sono iniziate nel 2005 con la vendita dei sistemi di razzi a lancio multiplo Lynx da parte di Israel Military Industries (IMI Systems), che ha una portata di 150 chilometri. IMI, acquisita da Elbit Systems nel 2018, ha fornito anche razzi di artiglieria leggera LAR-160 con una portata di 45 chilometri, che, secondo un rapporto di Human Rights Watch, sono stati utilizzati dall’Azerbajgian per sparare munizioni a grappolo vietate nelle aree residenziali in Nagorno-Karabakh.

L’Armenia ha anche sparato munizioni a grappolo prodotte dalla Russia e una grande quantità di ordigni inesplosi è rimasta nelle aree civili. Israele, Stati Uniti, Russia e Cina sono tra gli oppositori della Convenzione internazionale del 2008 sulle munizioni a grappolo che vieta lo sviluppo e l’uso di munizioni a grappolo, firmata da 123 Paesi.

Nel 2007, l’Azerbajgian ha firmato un contratto per l’acquisto di quattro droni per la raccolta di informazioni da Aeronautics Defense Systems. È stato il primo affare di molti. Nel 2008 ha acquistato 10 droni Hermes 450 da Elbit Systems e 100 missili anticarro Spike prodotti da Rafael Advanced Defense Systems e nel 2010 ha acquistato altri 10 droni per la raccolta di informazioni.

Soltam Systems, di proprietà di Elbit, gli ha venduto pistole ATMOS e mortai Cardom da 120 millimetri, e nel 2017 l’arsenale dell’Azerbajgian è stato integrato con i più avanzati mortai Hanit. Secondo il telegramma trapelato da Wikileaks, nel 2008 è stata firmata anche una vendita di apparecchiature di comunicazione avanzate da Tadiran.

Israele e Azerbajgian hanno portato la loro relazione a un livello superiore nel 2011 con un enorme affare da 1,6 miliardi di dollari che includeva una batteria di missili Barak per l’intercettazione di aerei e missili, oltre a droni Searcher e Heron di Israel Aerospace Industries (IAI). È stato riferito che verso la fine della seconda guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020, una batteria Barak ha abbattuto un missile balistico Iskander lanciato dall’Armenia.

I sistemi di difesa aeronautica hanno anche iniziato a cooperare con l’industria locale degli armamenti in Azerbajgian, dove sono stati prodotti alcuni dei 100 droni kamikaze Orbiter, droni che il Ministro della Difesa dell’Azerbajgian ha definito “un incubo per l’esercito armeno”. Nel 2021 è stato presentato un atto d’accusa contro Aeronautics Defence Systems per aver violato la legge che regola le esportazioni della difesa nei suoi rapporti con uno dei suoi clienti più importanti. Un ordine di non divulgazione imposto dal tribunale impedisce la pubblicazione di ulteriori dettagli.

All’inizio degli anni 2010 è iniziato un progetto per modernizzare i carri armati dell’esercito azero. Elbit Systems ha aggiornato ed equipaggiato i vecchi modelli T-72 sovietici con nuovi dispositivi di protezione per migliorare la sopravvivenza dei carri armati e dei loro equipaggi, oltre a sistemi di acquisizione del bersaglio e controllo del fuoco rapidi e precisi. I carri armati aggiornati, noti come Aslan (Lion), hanno recitato nella parata militare del 2013.

La marina dell’Azerbajgian è stata rinforzata nel 2013 con sei navi pattuglia basate sulle navi missilistiche di classe Sa’ar 4.5 della Marina israeliana, prodotte dai cantieri navali israeliani e che trasportano la versione navale dei missili Spike, insieme a sei motovedette Shaldag MK V con il canone Typhoon di Rafael supporti e sistemi missilistici Spike. La marina dell’Azerbajgian ha anche acquistato 100 missili guidati anticarro Lahat.

Nel 2014, l’Azerbajgian ha ordinato i primi 100 droni kamikaze Harop da IAI, che sono stati uno strumento fondamentale nei successivi turni di combattimento. Nello stesso anno l’Azerbajgian acquistò anche due sistemi radar avanzati per l’allarme aereo e la difesa dalla controllata IAI Elta.

“Abbiamo acquistato le più moderne installazioni di difesa aerea. Il nostro esercito ha l’artiglieria più potente… Le armi e le munizioni che abbiamo acquisito negli ultimi anni suggeriscono che possiamo portare a termine qualsiasi compito… Proprio come abbiamo sconfitto gli Armeni sul fronte politico ed economico, siamo in grado di sconfiggerli sul campo di battaglia”, ha dichiarato Aliyev durante una visita e anche sul suo account Twitter.

Due anni dopo, l’Azerbajgian ha acquistato altri 250 droni kamikaze SkyStriker da Elbit Systems. Molti video dalle aree di combattimento hanno mostrato droni israeliani che attaccano le forze armene.

Nel 2016, durante la visita del primo ministro Benjamin Netanyahu a Baku, Aliyev ha rivelato che i contratti erano già stati firmati tra i due Paesi per l’acquisto di circa 5 miliardi di dollari in “attrezzature difensive”.

Nel 2017, l’Azerbajgian ha acquistato droni avanzati Hermes 900 da Elbit Systems e missili balistici LORA da IAI, con una portata di 430 chilometri. Nel 2018 Aliyev ha inaugurato la base dove sono schierati i missili LORA, a una distanza di circa 430 chilometri da Yerevan, capitale dell’Armenia. Durante la guerra del 2020, almeno un missile LORA è stato lanciato e, secondo quanto riferito, ha colpito un ponte che l’Armenia utilizzava per fornire armi ed equipaggiamenti alle sue forze nel Nagorno-Karabakh.

Missili Spike più avanzati sono stati inviati nel 2019 e nel 2020. Insieme ai sistemi d’arma israeliani, la Turchia, alleata dell’Azerbajgian e nemica dell’Armenia, ha fornito i suoi droni Bayraktar TB2, che hanno svolto un ruolo importante nella distruzione degli obiettivi armeni.

Una visita ufficiale e un’ambasciata

Nell’ottobre 2022, il Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha visitato l’Azerbajgian e ha incontrato Aliyev. In una dichiarazione ufficiale, Gantz ha affermato che la sua visita riguardava questioni politiche e di sicurezza e l’approfondimento della cooperazione tra i due Paesi. Ciò che non fu reso pubblico all’epoca fu che un mese prima della visita di Gantz, Yair Kulas, il capo della direzione israeliana per le esportazioni della difesa (SIBAT), fece la sua visita in Azerbajgian e incontrò il Ministro responsabile delle industrie della difesa dell’Azerbajgian.

Il ministero azero ha affermato che i due hanno discusso dell’espansione degli affari con le industrie della difesa israeliane. Poco tempo dopo l’Azerbajgian ha annunciato ufficialmente che presto avrebbe aperto per la prima volta un’ambasciata in Israele, definendolo un “passo storico” e aggiungendo che “il cielo è il limite per le relazioni tra i due Paesi e i due popoli”.

Dopo la visita, le tensioni sono divampate tra l’Azerbajgian e il suo vicino Iran. E sulla base della situazione del Nagorno-Karabakh, le relazioni dell’Azerbajgian con l’Armenia hanno raggiunto di nuovo il punto di ebollizione e potrebbe essere incombente un altro violento conflitto.

Nel frattempo altri sette voli azeri sono atterrati alla base aerea di Ovda. Dopo due ore a terra, con il carico sono partiti per tornare a Baku.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]