Pace per tutto il Caucaso l’Ucraina e il mondo intero (Osservatore Romano 26.10.22)

«Preghiamo in particolare per la pace in Armenia, così come chiediamo la pace per l’Ucraina e per tutto il mondo. Siamo tutti chiamati a rinnovare il nostro impegno quotidiano per essere strumenti di pace». Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, durante la messa celebrata martedì pomeriggio, 25 ottobre, nella basilica papale di Santa Maria Maggiore, in occasione del 30° anniversario dell’istituzione delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Repubblica di Armenia.

Il porporato ha affidato la preghiera per la pace all’intercessione della Regina Pacis, venerata nella basilica liberiana come Salus Populi Romani e ha ricordato che si sta svolgendo in questi giorni un pellegrinaggio nel Caucaso con l’immagine della Madonna di Fátima. Si tratta, ha evidenziato, di un viaggio senza precedenti che sostiene la speranza di favorire venti di pace nella regione. Oltre alla Georgia e all’Armenia, ha spiegato, la statua visiterà anche l’Azerbaigian, percorrendo tutto il Caucaso, facendo sosta nelle parrocchie e nelle comunità cattoliche, con il preciso intento di favorire «la riconciliazione e la pace» nel cuore di queste grandi nazioni.

Le relazioni con gli altri, ha aggiunto il segretario di Stato, anche quelle difficili e dolorose, «devono essere coltivate in modo da favorire la pace e, di conseguenza, il perdono basato sulla sapienza di Dio». Facendo riferimento alle parole di Papa Francesco durante la veglia ecumenica di preghiera per la pace a Yerevan in occasione del viaggio in Armenia nel 2016, il cardinale Parolin ha ricordato la figura di un «grande testimone e costruttore della pace di Cristo», san Gregorio di Narek, proclamato nel 2015 dottore della Chiesa. L’Armenia, con la sua identità, ha detto il cardinale celebrante, «si fonda su una solida base di pietra, sul khatchkar». Questa è una croce di pietra, definita come una vera e propria “icona” della spiritualità armena. San Giovanni Paolo II si riferiva al Paese caucasico come al «popolo della croce», perché è in essa che il popolo si è identificato. Questo grande Paese si «è sempre distinto come la prima nazione ad abbracciare la fede cristiana». Nel corso dei secoli, infatti, la fede «ha sostenuto questo grande popolo, soprattutto nei momenti difficili della sua storia».

Il cardinale Parolin ha ricordato il 30° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Armenia e Santa Sede, assicurando apprezzamento per «le positive relazioni bilaterali», caratterizzate «da cordialità e rispetto», che «trovano la loro eloquente espressione sia nello scambio di visite ad alto livello che in varie altre iniziative». Come aveva già sottolineato in molte occasioni, le «relazioni amichevoli hanno una lunga storia e precedono la loro formalizzazione nel maggio 1992». Il segretario di Stato ha anche ricordato che l’anno scorso è stata inaugurata la nunziatura apostolica a Yerevan, «un segno importante di come la Santa Sede e l’Armenia stiano continuamente sviluppando le loro relazioni in modo amichevole e serio in vari campi». Inoltre, ha fatto notare che un altro aspetto significativo delle relazioni è «legato al dialogo rispettoso tra la Chiesa cattolica e la Chiesa apostolica armena». Questo, ha aggiunto il porporato, è stato un aspetto molto importante degli incontri tra Papa Francesco e Sua Santità Karekin II , Catholicos e Patriarca supremo degli armeni.

Il legame speciale tra la Santa Sede e il popolo armeno è «testimoniato anche dalla Communio ecclesiastica» che il Pontefice ha consegnato a Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, dopo la sua elezione, lo scorso anno, a patriarca di Cilicia degli armeni.

Il cardinale ha concluso invocando sull’Armenia la pace, affinché il Signore per intercessione di san Gregorio di Narek, faccia del Paese «una casa fondata sulla roccia della Sapienza divina».

Alla celebrazione erano presenti, tra gli altri, il patriarca di Cilicia degli armeni, l’arcivescovo Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa apostolica armena presso la Santa Sede, e il ministro degli affari esteri della Repubblica d’Armenia.

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