Papa Francesco, “le Chiese ortodosse orientali hanno sigillato nel sangue la fede” (Acistampa 21.02.20)

Le Chiese ortodosse orientali “hanno sigillato nel sangue la fede in Cristo e che continuano a essere semi di fede e di speranza anche in regioni spesso segnate, purtroppo, dalla violenza e dalla guerra”. Lo sottolinea Papa Francesco, incontrando una delegazione di Chiese ortodosse orientali in viaggio studio a Roma.

È la prima volta che una delegazione di giovani sacerdoti e monaci proveniente dalle Chiese Ortodosse Orientali è invitata ad una visita di studio per approfondire la conoscenza della Chiesa cattolica. Iniziative del genere sono già state fatte con gli scambi di studenti tra Chiesa Cattolica e Patriarcato di Mosca.

La delegazione, che ha cominciato la visita il 15 febbraio, è composta da diciotto partecipanti, tre membri di ogni Chiesa ortodossa orientale: Chiesa ortodossa copta, Chiesa apostolica armena – sede di Etchmiadzin e sede di Cilicia -, Chiesa siro-ortodossa di Antiochia, Chiesa ortodossa etiopica e Chiesa ortodossa sira malankarese.

Incontrandoli, Papa Francesco sottolinea che “una visita è sempre uno scambio di doni”, e che le Chiese “portano in sé vari doni dello Spirito, da condividere per la gioia e il bene reciproci. Così, quando noi cristiani di diverse Chiese ci facciamo visita, incontrandoci nell’amore del Signore, abbiamo la grazia di scambiarci questi doni”.

Papa Francesco afferma che “possiamo accogliere quello che lo Spirito ha seminato nell’altro come un dono per noi”, e per questo la loro visita “non è solo un’occasione per approfondire la conoscenza della Chiesa cattolica, ma è anche per noi cattolici un’opportunità per accogliere il dono dello Spirito che è in voi”.

Papa Francesco è grato perché in questo incontro si riconosce “l’opera gratuita di Dio, dal credere che lui è il protagonista del bene che c’è in voi”, ed è questa “la bellezza dello sguardo cristiano sulla vita” ed è anche “la prospettiva dell’accogliere il fratello”.

Una gratitudine che il Papa estende alla testimonianza “data dalle vostre Chiese ortodosse orientali, Chiese che hanno sigillato nel sangue la fede in Cristo e che continuano a essere semi di fede e di speranza anche in regioni spesso segnate, purtroppo, dalla violenza e dalla guerra”.

Papa Francesco auspica infine “che la vostra presenza diventi un piccolo seme fecondo per far germogliare la comunione visibile tra di noi, quell’unità piena che Gesù ardentemente desidera”.

l tema dei sacramenti è centrale per un dialogo cattolico – ortodosso che è tra i dialoghi ecumenici più promettenti. Lo scisma con le Chiese ortodosse orientali aveva infatti avuto luogo per un problema di terminologia: al Concilio di Calcedonia, nel V secolo, si era arrivati a stabilire che Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, era una persona in due nature, “senza confusione, senza cambiamento, senza divisione e senza separazione”.

Ma le Chiese ortodosse orientali, da allora dette pre-calcedoniche, non avevano compreso che la formula “due nature” parlava di due soggetti di Cristo e aveva pensato fosse presentata una dottrina che identificava due figli, e per questo sono rimaste distaccate dalla Chiesa cattolica.

Il dialogo comunque è ripreso con successo, anche grazie a Paolo VI che promosse una serie di incontri con i patriarchi ortodossi orientali.

L’ultimo tavolo congiunto di dialogo tra Chiesa Cattolica e Chiese ortodosse orientali si è tenuto a inizio febbraio, sul tema della teologia sacramentale.

Molto forte, in particolare, il dialogo sviluppato con la Chiesa Apostolica Armena: il catholicos Karekin II è stato più volte in visita in Vaticanomentre Papa Francesco è stato in viaggio in Armenia nel 2016.