Piccola storia della diaspora armena (Alfabeta2.it 15.10.15)

Ex tabacchificio riqualificato nel 2009 dai proprietari per accogliere nei suoi ampi spazi (si tratta di un antico edificio industriale di quattro piani utilizzato, appunto, fino al 1950 come Tünün Deposu) progetti d’arte contemporanea sempre più aperti al dialogo e alla polifonia culturale, il DEPO Cultural Centre di Istanbul – considerato dal milieu artistico un importante luogo istituzionale alternativo della Turchia – ospita, fino al prossimo novembre, un nuovo racconto che, in linea con la sua vocazione primaria, muove dalla collaborazione tra il territorio turco e i diversi paesi del Medio Oriente, del Caucaso del Sud, dei Balcani e dell’Europa per modellare la storia umana, intellettuale e sociale del popolo armeno.

Al centro del nuovo percorso espositivo disegnato, progettato e coordinato da Silvina Der-Meguerditchian (artista con sede a Berlino, anche se figlia di immigrati armeni in Argentina), c’è infatti non solo il desiderio di esaminare i vari volti del multiculturalismo, ma anche l’esigenza di riscattare, mediante una manovra estetica, una comunità randagia che, sin dal 1375 (anno in cui termina la sovranità armena in Cililia), e in maniera più cruda nel 1915 (anno del genocidio e della diaspora), è stata costretta a sgretolarsi, a vivere e a rifugiarsi, in diversi paesi d’Europa, nei Balcani, in Medio Oriente, in Russia, in Crimea, in Georgia, in Siria, nel Libano, e tra le tante altre destinazioni o mete, a Cipro e Gerusalemme. Continua