Recensione: 5 Dreamers and a Horse (Cineuropa.org 21.04.22)

Il film del duo di registi armeni Aren Malakyan e Vahagn Khachatryan ci conduce per mano nell’intimità di personaggi a fior di pelle che lottano per esistere, ognuno a modo suo

Presentato in prima mondiale a Visions du Réel 2022 nella Competizione Internazionale lungometraggi, 5 Dreamers and a Horse di Aren Malakyan e Vahagn Khachatryan ci confronta con una galleria di personaggi che cercano di imporre la loro identità al di fuori di una soffocante “normalità”. Grazie allo sguardo empatico ed esteticamente poetico dei due registi, 5 Dreamers and a Horse mette in scena tre facce dell’Armenia: quella incarnata dalla responsabile di un ascensore in un ospedale cittadino che sogna di diventare astronauta, portavoce di un sovietismo urbano dai toni esaltati, una seconda capitanata da un contadino alla ricerca della moglie perfetta confrontato con un problema di sterilità, esempio tristemente perfetto di una società rurale dominata dal patriarcato e una terza impersonata da due personaggi queer che militano per la libertà di essere semplicemente quello che sono, simbolo di un’apertura verso un occidente sognato ed idealizzato.

Con 5 Dreamers and a Horse, Aren Malakyan e Vahagn Khachatryan firmano un film sui sogni, sul desiderio di vivere un futuro ideale nel quale trasformarsi in eroi.ne.x. Attraverso la messa in scena al contempo decisa e rispettosa dei suoi personaggi, i due registi armeni ci permettono di osservare la loro nazione senza i filtri imposti da un governo che vorrebbe controllare tutto e tutti. Il loro film dipinge una nazione multisfaccettata nella quale la tradizione si scontra con l’apertura mentale di giovani che ne decostruiscono le limitazioni.

La comunità queer messa in scena nel film, i concerti clandestini e le discussioni apparentemente banali fatte sul tetto di un palazzo, luogo metaforico dal quale osservare con fierezza la città di Yerevan, incarna la nuova generazione armena pronta a lottare per un futuro nel quale esistere malgrado un patriarcato soffocante che si crede immutabile. Quello che vogliono è vivere liberi.e.x, senza frontiere (reali o immaginarie), ridefinendo un mondo dal quale sono esclusi.e.x, un mondo che si aggrappa con tutte le forze a granitiche tradizioni basate sul dominio dell’uomo egemonico. Emblematica in questo senso la ricerca affannosa della sposa ideale da parte di uno dei protagonisti, una donna disposta ad accettare il ruolo subordinato che vuole che interpreti. Pronto a tutto pur di conformarsi con una società patriarcale che lo vuole dominante e virile (nel senso tradizionale del termine), il futuro marito deve confrontarsi con le difficoltà di una ricerca che si rivela molto più difficile del previsto, vittima suo malgrado di una carenza di pretendenti e da un’infertilità vissuta come un fallimento. Cosa gli resta oltre la facciata, quando la maschera grottesca cede finalmente il posto alla realtà? Come farà ad accettare il suo nuovo ruolo: quello dell’uomo “ammaccato”, sterile e quindi inutile? Il suo sogno conformista sembra svanire a causa di uno scherzo del destino, proprio quando il traguardo sembrava ormai raggiunto. Uno scherzo del destino che lo spinge, nel bene o nel male, a confrontarsi con un’ “anomalia” che, a differenza della comunità queer, vive come un’ingombrante tara.

Aren Malakyan e Vahagn Khachatryan firmano un primo lungometraggio elegante e misterioso su di un paese complesso e contraddittorio dove le tradizioni arcaiche convivono con una generazione di giovani adulti che sognano la rivoluzione. Trasformare i sogni in realtà, ecco cosa i due registi sembrano augurare ai loro protagonisti. Un augurio che condividiamo anche noi.

5 Dreamers and a Horse è prodotto dalla tedesca Color of May e dall’armena OOlik Production.

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