ROMA – 22 ottobre 2019 – Presentazione libro “Il Solco” di Valerie Manteau

Roma il 22 ottobre alle 19:00,

presso Bazar – Taverna Curdo Meticcia, in via Casilina 607

presentazione libro

Il solco di Valérie Manteau,

romanzo-reportage incentrato sulla figura di Hrant Dink.

 

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Una scrittrice-giornalista francese Valerie Manteu si reca nel 2013 a Istanbul. Inizialmente ci va all’avventura e senza nemmeno conoscere la lingua, spinta dall’amore verso posti nuovi tipico di chi è animato da curiosità e passione. Si tratta però di una città che vacilla tra le rivolte giovanili e i sogni di democrazia. Emblematici i fatti di piazza Taksim e del vicino parco Gezi, il primo teatro di rivolta contro il governo conservatore e accentratore di Recep Tayyp Erdogan e il secondo simbolo delle rivolte represse con la violenza dalle forze dell’ordine.
Tutto cambia in lei quando incontra Sara, una psicologa fresca di laurea in terapia delle sindromi post-traumatiche da stress (i cui sintomi riconosce pure in se stessa avendo lavorato al confine con la Siria, dove gli operatori umanitari venivano costantemente rispediti a casa dopo solo sei mesi) e il fidanzato Ibrahim.

Il resoconto di questa sua esperienza – poi proseguita con il ritorno in Turchia tre anni più tardi sia per questioni sentimentali, che per sfuggire all’aria d’incertezza del Paese natio (la donna è stata collaboratrice del giornale satirico Charlie Hebdo, il cui attentato terroristico è avvenuto a Parigi nel 2015) – lo si può leggere tra le pagine di un libro-reportage dalla copertina semplice, ma significativa per la storia, intitolato “Il solco”, pubblicato per L’Orma editore, nella traduzione di Sabina Terziani. Attraverso di questo testo, premiato da pubblico e critica, viene offerto al lettore lo spunto non solo per comprendere una Turchia lacerata, ma per conoscere Hrant Dink, un giornalista di origine armena assassinato a colpi di pistola il 19 gennaio 2017 davanti alla sede del suo giornale, Agos (Il solco, per l’appunto).
Ucciso da un nazionalista di 17 anni che lo considerava il nemico dei turchi. Ucciso per essersi battuto per i diritti del suo popolo (e in generale di tutte le minoranze), dopo aver denunciato a chiare lettere l’atroce genocidio (1915-1916) ancora adesso sottaciuto. Ma dietro l’omicida minorenne c’è, come ovvio, ben altro: una trama fitta che conduce a poteri forti.

Manteau parla con testimoni, familiari e amici della vittima, frequenta numerose persone, stringe amicizie, in particolare attraverso il collettivo Muz, segue processi nei quali ci sono nella veste di imputati scrittori o giornalisti rei di aver redatto articoli critici nei confronti del governo. Esattamente come capitò al povero Hrant che i tribunali li conobbe piuttosto bene avendo sostenuto diverse volte dei colleghi vittime proprio di quel nazionalismo esasperato, i cui eccessi si fecero ri-sentire nei primi anni Duemila. Un nazionalismo che si concretizza nell’essenza di un numero: 301, riferito all’articolo del codice penale che punisce l’affronto all’identità turca. Per questo reato vennero perseguiti un’autrice e un autore di successo: la prima Elif Safak, per aver usato l’espressione “macellai turchi del 1915” nel suo romanzo “La bastarda di Istanbul”. Il secondo Orhan Pamuk, futuro premio Nobel, che non venne condannato solo grazie alle pressioni internazionali.
Manteau finirà per innamorarsi della Turchia consapevole però che questi avvenimenti minavano e minano la struttura e l’ambiente socio-culturale. Forse il suo è un legame di amore-odio.

Non si esce indenni dalla lettura. Ma è necessario farlo. Particolare inoltre il linguaggio utilizzato: il “presente intimo”, che è valso alla scrittrice il Prix Renaudot 2019. Il giorno della sua morte Hrant Dink scrisse:

Sapete, signori ministri, cosa significa per un uomo essere prigioniero nell’inquietudine di una colomba? Tuttavia so che in questo Paese alle colombe non si fa del male.

Purtroppo non è stato così. Con “Il solco” di Valerie Manteau ci auguriamo che almeno il suo sacrificio non sia stato vano.