SIENA – 24 marzo 2017 – Armenia fiorisce il canto – Spettacolo Teatrale/Concerto

Loca Armenia Canto

L’ARMENIA FIORISCE IL CANTO

Questa può essere la sintesi di una Recita diretta da Massimo LIPPI, poeta e artista, che più volte ha esteso al teatro e alle azioni simboliche ed espressive la sua attività in molte parti del mondo a favore della Pace fra i popoli e per la bellezza dell’ambiente. Si vuole far memoria, attraverso il nesso delle figure simboliche e delle sequenze evocative, tipiche dell’arte, del Genocidio degli Armeni (1915) che causò un milione e mezzo di morti.

Un popolo straziato da indicibili orrori, che ormai la coscienza mondiale ha acquisito; perciò ora l’arte ne fa testo e  rappresentazione e memoria collettiva. È questa una viva testimonianza che vuol costruire la Pace  tra le famiglie dei popoli e le nuove generazioni.

Si assiste ad un Atto Unico che ripercorre, partendo dalla proposta simbolica di un fiore che sboccia, al crescente dramma di un popolo che vuole aprirsi al canto e alla libertà. Dalla crisalide alla farfalla. Questo fanno rivivere le splendide fanciulle della scuola di Judith BARTLETT- Danza nel mondo – che iniziano la rappresentazione con questo atto di fede nella vita.

La loro presenza in scena è altamente significativa.

Protagonista dell’intera opera è la voce del soprano Agnessa GYURDZHYAN, cantante armena che vive da tempo in Italia. Dotata di una voce di struggente bellezza e ricca di una grande presenza scenica, dà vita e vigore ai canti tradizionali Armeni. La sua commovente interpretazione dei canti sacri e delle antiche leggende e melodie del suo popolo dà vita ad una meravigliosa cultura anche se poco nota nel nostro paese.

Accompagnano al pianoforte, con la loro maestria e sensibilità, Lilit KHACHATRYAN ed Elina YANCHENKO per tutto lo svolgersi dell’Atto Unico in tre quadri. Innervano col suono ed il colore e il dinamismo della musica gran parte dello spettacolo.

Klára MITSOVA, soprano, ormai senese adottiva, amalgama, da vera Maestra, con la sua indiscussa capacità di dar vita all’azione scenica e al bel canto, l’armonioso sviluppo del racconto poetico. La sua azione sorregge le parti drammatiche della distruzione del nido.

Dalla felicità che si sprigiona dalla danza di esordio si passa, con repentina crudezza, ad una tempesta minacciosa, alla morte che irrompe sulla scena con tutta la brutalità che i simboli evocano con plastica evidenza.

Si intesse il soave e malinconico canto dell’Armenia, le fanciulle giocano a palla con il sole, si filano i colori della vita nello splendore del giorno. Eppure qualcosa di terribile spezzerà d’improvviso il filo di quella pacifica e operosa convivenza. Il grido di morte si estende sulla terra dell’Armenia: il terrore e l’angoscia pervadono di infinito dolore l’anima di un popolo intero: IL GRANDE MALE. È un onda buia che ricopre il cielo limpido sopra l’innocenza delle creature in fiore. Questa figura di tenebra e dolore e di terrificante sciagura è affidata alla partecipazione di Agostino LIPPI, che in terra d’Armenia  ha scolpito nella pietra “Il Tavolo della Pace” (2014); intorno al quale staranno insieme le future generazioni. Il quadro finale evoca il nido della vita che è soffocato da un velo di morte. Eppure la Speranza risorge con il canto come un fiore spezzato che risboccia l’Albero della Vita che torna a rifiorire e ad innalzarsi dopo ogni flagello, movendosi a zig-zag verso il cielo.

Questo concetto è rappresentato dalla scultura che Massimo Lippi scolpisce in teatro e che più volte crolla, distrutta ed insidiata dalla morte e altrettante volte riprende vita con umile e inarrestabile Amore per la Giustizia e la Verità. Il sipario si chiude con questo esile monumento alla Pace che ancora tenta il suo volo come la colomba verso il Monte Ararat.

Questo spettacolo è ideato dall’associazione “MUSICAINCANTA” che si è costituita recentemente in Siena, per volontà di alcune musiciste professioniste, che contribuiscono a dare il loro apporto per una cultura vissuta come interazione feconda tra i popoli della terra. Siena è la loro patria d’elezione, il loro amato destino.

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