Usa: la Camera riconosce il genocidio armeno, ira della Turchia (Cds, Ansa …30.10.19)

Corriere della Sera – Risoluzione approvata alla quasi unanimità con voto bipartisan. La protesta di Ankara: «Atto ad uso interno, privo di qualsiasi base storica e giuridica»

Doppio schiaffo della Camera Usa ad Ankara, a due settimane dalla visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla Casa Bianca: i deputati hanno approvato in modo bipartisan quasi all’unanimità una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e un’altra che chiede al presidente Donald Trump di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai dirigenti di quel Paese per l’offensiva nella Siria settentrionale. Immediata la reazione di Ankara, che «rifiuta» la risoluzione sul genocidio armeno, bollandola come una decisione «ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica». «È un passo politico insignificante – ha detto il capo della diplomazia di Ankara Mevlut Cavusoglu – indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia».

Il voto dei parlamentari Usa

Il ministero degli esteri turco ha condannato fortemente anche la risoluzione sulle sanzioni, sottolineando che la decisione non è consona all’ alleanza Nato tra i due Paesi e all’accordo tra Usa e Ankara sulla tregua in Siria, e ammonendo Washington a prendere misure per evitare passi che danneggino ulteriormente le relazioni bilaterali. La Camera Usa ha riconosciuto formalmente il «genocidio armeno» con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari). Il testo, non vincolante, invita a «commemorare il genocidio armeno» e a «rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione», nonché a educare sulla vicenda. L’approvazione è stata salutata con un lungo applauso in aula.

La ricostruzione storica

Il genocidio armeno è stato riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia. Secondo le stime tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi durante la prima guerra mondiale dalle truppe dell’impero ottomano, all’epoca alleato di Germania e Regno austro-ungarico. Ma Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile e di una carestia che fecero migliaia di morti da entrambe le parti. Nell’aprile 2017, pochi mesi dopo l’insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 2015 «una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo», senza però usare il termine genocidio. Ma bastò a suscitare l’ira della Turchia. Barack Obama, prima di essere eletto nel 2008, si era impegnato ad riconoscere il genocidio armeno ma non lo fece.

La parola al Senato

La risoluzione sulle sanzioni è stata approvata con 403 sì e 11 no. Ora deve pronunciarsi il Senato. Il doppio schiaffo arriva dopo che Trump ha ritirato le truppe Usa dalla Siria abbandonando gli alleati curdi all’ offensiva turca. Incalzato dal Congresso, il tycoon ha imposto alcune sanzioni modeste, revocandole non appena è stata annunciata la tregua. Ma Capitol Hill è ancora irritata, in un raro momento di unità bipartisan sullo sfondo della battaglia per l’impeachment.

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Camera Usa riconosce il genocidio armeno. Ira Turchia (Ansa 30.10.19)

Doppio schiaffo della Camera Usa ad Ankara, a due settimane dalla visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla Casa Bianca: i deputati hanno approvato in modo bipartisan quasi all’unanimità una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e un’altra che chiede al presidente Donald Trump di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai dirigenti di quel Paese per l’offensiva nella Siria settentrionale. Immediata la reazione di Ankara, che “rifiuta” la risoluzione sul genocidio armeno, bollandola come una decisione “ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica”. “E’ un passo politico insignificante – ha detto il capo della diplomazia di Ankara Mevlut Cavusoglu – indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia”. Il ministero degli esteri turco ha condannato fortemente anche la risoluzione sulle sanzioni, sottolineando che la decisione non è consona all’ alleanza Nato tra i due Paesi e all’accordo tra Usa e Ankara sulla tregua in Siria, e ammonendo Washington a prendere misure per evitare passi che danneggino ulteriormente le relazioni bilaterali. La Camera Usa ha riconosciuto formalmente il “genocidio armeno” con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari). Il testo, non vincolante, invita a “commemorare il genocidio armeno” e a “rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione”, nonché a educare sulla vicenda. L’approvazione è stata salutata con un lungo applauso in aula. Il genocidio armeno è stato riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia. Secondo le stime tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi durante la prima guerra mondiale dalle truppe dell’impero ottomano, all’epoca alleato di Germania e Regno austro-ungarico. Ma Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile e di una carestia che fecero migliaia di morti da entrambe le parti.


Camera Usa riconosce il Genocidio Armeno, risoluzione storica che fa infuriare Erdogan (Il Messaggero)

Città del Vaticano – La decisione era nell’aria da tempo ed è stata accelerata dopo l’attacco della Turchia alla Siria. La Camera americana (a due settimane dalla visita del presidente Erdogan alla Casa Bianca) ha approvato in modo bipartisan – quasi all’unanimità – una storica risoluzione che riconosce per la prima volta il genocidio armeno. In un’altra risoluzione chiede al presidente Donald Trump di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai dirigenti di quel paese per l’offensiva nella Siria settentrionale

Anche l’Italia riconosce il Genocidio Armeno: passa alla Camera la mozione bipartisan, solo FI si astiene

La reazione di Ankara che «rifiuta» la risoluzione sul genocidio armeno e mantiene una posizione totalmente negazionista, non si è fatta attendere. «È un passo politico insignificante – ha detto il capo della diplomazia di Ankara Mevlut Cavusoglu – indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia».

Il ministero degli esteri turco ha condannato fortemente anche la risoluzione sulle sanzioni, sottolineando che la decisione non è consona all’alleanza Nato tra i due paesi e all’accordo tra Usa e Turchia sulla tregua in Siria, e ammonendo Washington a prendere misure per evitare passi che danneggino ulteriormente le relazioni bilaterali.

La Camera americana ha riconosciuto formalmente il «genocidio armeno» con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari). Si tratta di riconoscere i fatti storici che portarono nel 1915 alla eliminazione sistematica, attraverso un piano di sterminio, di 1 milione e mezzo di cristiani armeni dall’allora Impero Ottomano. Una pulizia etnica perseguita attraverso leggi e mediante il dispositivo militare. Il testo, non vincolante, invita a «commemorare il genocidio armeno» e a «rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione», nonché a educare sulla vicenda. L’approvazione è stata salutata con un lungo applauso in aula.

Antisemitismo, il capo dei rabbini europei allarmato per la crescita dell’ultradestra

Il genocidio armeno è stato riconosciuto da una trentina di paesi. Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile e di una carestia che fecero migliaia di morti da entrambe le parti, ma i documenti inoppugnabili conservati in decine di archivi, tra cui quello della Santa Sede, provano esattamente il contrario. Fu un piano di sterminio premeditato.

Regione Lazio approva mozione per riconoscere il genocidio armeno

Nell’aprile 2017, pochi mesi dopo l’insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 1915 «una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo», senza però usare il termine genocidio. Ma bastò a suscitare l’ira della Turchia. Barack Obama, prima di essere eletto nel 2008, si era impegnato a riconoscere il genocidio armeno ma non lo fece per timori di ritorsioni da parte di Erdogan.

Persino Papa Francesco ha dovuto subire una crisi diplomtica con la turchia per aver celebrato una messa funebre a San Pietro tre anni fa, in occasione del centenario del genocidio, durante la quale ha parlato di “genocidio”. Tanto è bastato per ricevere minacce e ritorsioni.

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Usa riconoscono genocidio armeno e approvano sanzioni. Erdogan: “Risoluzione senza valore” (La Repubblica)

WASHINGTON – Doppio schiaffo della Camera Usa ad Ankara, a due settimane dalla visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla Casa Bianca: i deputati hanno approvato in modo bipartisan quasi all’unanimità una risoluzione che riconosce il genocidio armeno da parte dell’impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale e un’altra che chiede al presidente Donald Trump di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai dirigenti di quel Paese per l’offensiva nella Siria settentrionale.

La rabbia di Ankara, convocato ambasciatore

La risoluzione approvata ieri dalla Camera dei Rappresentanti Usa “non ha nessun valore” per la Turchia, ha detto Erdogan. Il leader turco ha ribadito la “condanna” già espressa dal suo ministero degli Esteri, che stamani ha convocato l’ambasciatore americano ad Ankara David Satterfield per protestare. “Nella nostra fede il genocidio è assolutamente vietato. Consideriamo questa accusa come il più grande insulto al nostro popolo”, ha aggiunto Erdogan.

L’Armenia esulta

Il premier Nikol Pashinyan ha parlato su Twitter di “voto storico” e “passo importante verso verità e giustizia storica”. “Questa risoluzione ha profondo significato perché commemora il genocidio armeno attraverso il riconoscimento e il ricordo internazionale”, ha aggiunto il ministero degli Esteri armeno, ringraziando i deputati statunitensi per “il loro incredibile impegno per verità, giustizia, umanità, solidarietà e per i valori universali dei diritti umani”. Sono stimati tra 500 mila e un milione e mezzo gli americani di origine armena.

Genocidio armeno riconosciuto a maggioranza schiacciante

La Camera Usa ha riconosciuto formalmente il “genocidio armeno” con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari). Il testo, non vincolante, invita a “commemorare il genocidio armeno” e a “rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione”, nonché a educare sulla vicenda. L’approvazione è stata salutata con un lungo applauso in aula. Il genocidio armeno è stato riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia. Secondo le stime tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi durante la prima guerra mondiale dalle truppe dell’impero ottomano, all’epoca alleato di Germania e Regno austro-ungarico. Ma Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile e di una carestia che fecero migliaia di morti da entrambe le parti.

Nell’aprile 2017, pochi mesi dopo l’insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 2015 “una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo”, senza però usare il termine genocidio. Ma bastò a suscitare l’ira della Turchia. Barack Obama, prima di essere eletto nel 2008, si era impegnato ad riconoscere il genocidio armeno ma non lo fece. La risoluzione sulle sanzioni è stata approvata con 403 sì e 11 no. Ora deve pronunciarsi il Senato.


Usa, la Camera riconosce il genocidio armeno e chiede sanzioni contro Ankara per la Siria (Quotidiano.net)

Washington, 30 ottobre 2019  – La Camera Usa non fa sconti al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, e a soli due settimane dalla sua visita alla Casa Bianca ha approvato in modo bipartisan quasi all’unanimità una risoluzione che riconosce il genocidio armeno, e un’altra che chiede al presidente Donald Trump di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai dirigenti di quel Paese per l’offensiva nella Siria settentrionale.

La reazione di Ankara, che non riconosce la risoluzione sul genocidio armeno, non si è fatta attendere bollando la decisione “ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica”.

Il capo della diplomazia di Ankara Mevlut Cavusoglu ha detto: “È un passo politico insignificante indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia”. Il ministero degli esteri turco ha condannato fortemente anche la risoluzione sulle sanzioni, sottolineando che la decisione non è consona all’alleanza Nato tra i due Paesi e all’accordo tra Usa e Ankara sulla tregua in Siria.

Poi Ankara ha ammito Washington a prendere misure per evitare passi che danneggino ulteriormente le relazioni bilaterali. Ma la Camera Usa ha riconosciuto formalmente il “genocidio armeno” con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari).


Usa, Camera vota risoluzione che riconosce genocidio armeno (Rainews.it)

La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha votato, a grande maggioranza, una risoluzione che riconosce il “genocidio armeno”. Il voto, senza precedenti, è stato accolto dai vivi applausi dell’emiciclo. Si tratta della prima volta che una tale risoluzione viene sottoposta a votazione negli Stati Uniti. Il testo che invita “commemorare il genocidio armeno” e intende “respingere i tentativi di associare il governo degli Stati Uniti alla negazione del genocidio armeno” è stato adottato con 405 voti su complessivi 435, mettendo a segno una rara convergenza tra democratici e repubblicani. Immediata la condanna del governo turco, secondo il quale la presa di posizione americana “non ha alcun fondamento storico”. Il genocidio armento è riconosciuto da una trentina di Paesi e da gran parte della comunità degli storici. Secondo le stime, tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni furono uccisi durante la Prima guerra mondiale dalle truppe dell’Impero ottomano. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Usa-Camera-vota-risoluzione-che-riconosce-genocidio-armeno-921631ad-ed4e-463d-bd99-6197e842d4f1.html


Anche gli Usa riconoscono il genocidio armeno. Ankara convoca l’ambasciatore (Huffington post)

L’ambasciatore Usa ad Ankara, David Satterfield, è stato convocato al ministero degli Esteri turco a seguito della risoluzione approvata ieri dalla Camera dei Rappresentanti americana che riconosce il “genocidio armeno”. Lo riferiscono fonti diplomatiche di Ankara.

La convocazione, precisano le fonti, è stata decisa per denunciare la “risoluzione priva di qualsiasi base storica o legale” sul “genocidio armeno” e un’altra proposta di legge che chiede al presidente Donald Trump di sanzionare la Turchia a seguito della sua offensiva militare in Siria.

Il testo approvato dalla Camera Usa, che non è vincolante, era già stato duramente condannato stanotte anche in una nota ufficiale del ministero degli Esteri. Ankara nega che i massacri di centinaia di migliaia di armeni compiuti durante la Prima Guerra Mondiale dall’impero Ottomano siano stati frutto di un “genocidio” pianificato, sostenendo che sono avvenuti sullo sfondo di una guerra civile, e ne contesta anche le cifre.

Le nuove tensioni tra Ankara e Washington giungono a due settimane dalla visita del presidente Recep Tayyip Erdogan alla Casa Bianca. Una visita che adesso il presidente turco mette in dubbio, dicendosi “ancora indeciso” su se andare o meno a Washington il prossimo 13 novembre.

Con la risoluzione approvata ieri la Camera Usa ha riconosciuto formalmente il “genocidio armeno” con una maggioranza schiacciante (405 sì su 435 voti, di cui 11 contrari). Il testo, non vincolante, invita a “commemorare il genocidio armeno” e a “rifiutare i tentativi di associare il governo americano alla sua negazione”, nonché a educare sulla vicenda. L’approvazione è stata salutata con un lungo applauso in aula.

Il premier armeno Nikol Pashinyan ha definito “storico” il riconoscimento formale da parte della Camera Usa del genocidio armeno. “Accolgo positivamente lo storico voto del Congresso Usa sul riconoscimento del genocidio armeno”, compiuto dall’Impero Ottomano durante la prima guerra mondiale, ha detto Pashinyan, che ha definito l’approvazione del documento “un chiaro passo verso il ristabilimento della giustizia storica che conforterà milioni di discendenti dei sopravvissuti al genocidio”.

Il genocidio armeno è stato riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l’Italia. Secondo le stime tra 1,2 e 1,5 milioni di armeni sono stati uccisi durante la prima guerra mondiale dalle truppe dell’impero ottomano, all’epoca alleato di Germania e Regno austro-ungarico. Ma Ankara rifiuta il termine genocidio sostenendo che vi furono massacri reciproci sullo sfondo di una guerra civile e di una carestia che fecero migliaia di morti da entrambe le parti.

Nell’aprile 2017, pochi mesi dopo l’insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 2015 “una delle peggiori atrocità di massa del XX secolo”, senza però usare il termine genocidio. Ma bastò a suscitare l’ira della Turchia. Barack Obama, prima di essere eletto nel 2008, si era impegnato ad riconoscere il genocidio armeno ma non lo fece.
La risoluzione sulle sanzioni è stata approvata con 403 sì e 11 no. Ora deve pronunciarsi il Senato.

Il doppio schiaffo arriva dopo che Trump ha ritirato le truppe Usa dalla Siria abbandonando gli alleati curdi all’offensiva turca. Incalzato dal Congresso, il tycoon ha imposto alcune sanzioni modeste, revocandole non appena è stata annunciata la tregua. Ma Capitol Hill è ancora irritata, in un raro momento di unità bipartisan sullo sfondo della battaglia per l’impeachment.


GLI STATI UNITI RICONOSCONO IL GENOCIDIO ARMENO (Gariwo)

Per la prima volta la più grande potenza al mondo, gli Stati Uniti, a oltre un secolo da quegli eventi, rompe il silenzio sul genocidio armeno. Lo fa con una risoluzione, approvata ieri a larghissima maggioranza dalla Camera (405 voti favorevoli e 11 contrari) che pone fine a una danza macabra protrattasi fin troppo a lungo: un solo presidente fino ad oggi, Ronald Reagan, ha avuto infatti il coraggio di usare la parola “genocidio” nei confronti del Metz Yeghern – il Grande Male, come lo chiamano gli armeni –, mentre per il Congresso si tratta, in assoluto, di un riconoscimento senza precedenti per questa tragedia costata la vita, durante il primo conflitto mondiale, a un milione e mezzo di persone.

Tante le ragioni di questo ostinato negazionismo, cui la risoluzione di ieri pone un seppur tardivo rimedio: dalla Guerra Fredda, che aveva visto su fronti contrapposti la piccola Repubblica sovietica armena e la Turchia, fedele alleata nella NATO; fino all’ostinazione con cui Ankara ha perseguito per decenni una politica di pressioni e minacce nei confronti di chiunque, poco importa se Stato o personalità pubblica, provasse a farsi promotore di questa verità storica.

Grande commozione da parte della nutrita comunità armena americana, ma anche dai discendenti del genocidio, sparsi in tutto il mondo dopo la catastrofe del 1915. Una risoluzione che si apre con una apprezzabile menzione dell’ambasciatore americano Henry Morgenthau, un Giusto che si oppose con grande coraggio al Metz Yeghern, e che ricorda – cosa spesso poco nota – come il genocidio abbia travolto anche altre minoranze cristiane dell’Impero Ottomano, dagli assiri ai greci. Importante anche il riconoscimento tributato alla figura di Raphael Lemkin, l’inventore della parola e del concetto di genocidio. Per quanto spesso lo si ignori (o si finga di farlo), l’idea stessa di genocidio è contenuta fin dal principio nella definizione e nella storia di questo termine. Lemkin, infatti, coniò il neologismo proprio in base alle similitudini da lui riscontrate fra la Shoah e il Metz Yeghern.

Ma non solo del passato si è discusso ieri nel dibattito alla Camera. Come spesso avvenuto nel caso del genocidio armeno, il riconoscimento è arrivato in un momento storico ben specifico, in cui Washington, dopo aver offerto a Erdogan su un piatto d’argento il Kurdistan siriano, vuole esercitare pressioni su Ankara, dando al contempo un segnale, sia all’interno che all’esterno, di non sudditanza nei confronti dell’autocrate turco.

Non a caso Nancy Pelosi, durante il dibattito alla Camera, ha ribadito come “i recenti attacchi dei militari turchi contro il popolo curdo sono un forte monito riguardo al pericolo per il nostro tempo”. E non serve alcuna malizia per ricordare come sia più semplice mettere nero su bianco una risoluzione su una tragedia del secolo scorso, peraltro non vincolante per la Turchia, rispetto al porre freno alla macchina della morte messa in moto da Erdogan che, proprio in questi giorni, compie massacri di curdi, armeni, assiri e yazidi in quegli stessi territori che, al tempo del genocidio, furono teatro di pagine terribili.

Un’affinità che dev’essere assai ben chiara anche alla mente di Erdogan, che solo pochi giorni fa vantava, con esplicita menzione a quanti si opponevano alla sua invasione del Kurdistan, come la Turchia nella sua storia non abbia mai compiuto massacri di civili; altri i crimini da ricordare, secondo il presidente turco: da Srebrenica alla persecuzione dei Rohingya, dalla Palestina fino agli uiguri e all’Afghanistan.

È giusto dunque gioire ed essere grati agli Stati Uniti per questo importante riconoscimento storico, che mette in difficoltà tanto i negazionisti, vecchi e nuovi, che quella retorica vittimistica di cui il presidente turco è solo un triste e tardo epigono. Ma questa risoluzione non deve servire solo a rimarginare vecchie ferite, per quanto profonde. Il Medio Oriente di oggi sta conoscendo, con una ferocia e una rapidità non inferiori a quelle dimostrate dai Giovani Turchi un secolo fa, una crisi che vede sull’orlo dell’estinzione le diverse minoranze etniche e religiose di sono composte quelle terre.

Il più grande omaggio che possiamo fare alle vittime del passato, alle loro memorie di sangue, è batterci affinché non si ripetano e si ripresentino. Di lacrime tardive è pieno il mondo; e il pericolo è che, a volte, a nulla servano. Ripartiamo da questo giusto riconoscimento del passato che ci arriva da Washington per guardare, con occhi nuovi, al nostro presente e al prossimo futuro. Per riprendere coraggio.

Che la giustizia di ieri sia anche quella di oggi e di domani.