Veritice Vienna. Accordo per cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaigian (Euronews e altri 17.05.16)

Il Presidente armeno Serge Sarkissian e l’azero Ilham Aliev si sono incontrati per la prima volta da quando il conflitto si è aggravato in Nagorno-Karabakh.

A Vienna Stati Uniti, Russia, Francia, sotto l’egida dell’Osce, fanno da mediatori per una distensione tra Armenia ed Azerbaigian sul conflitto nel territorio conteso del Caucaso meridionale. Protagonisti della mediazione sono il Segretario di Stato Americano John Kerry, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di Stato francese agli Affari Europei Harlem Désir.

L’incontro ha permesso di evidenziare la comune volontà di stabilire un cessate il fuoco e lanciare un processo di pace. Un prossimo incontro tra le parti è stato fissato per giugno. L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) finanziera un piano di monitoraggio per il rispetto della tregua.

Nel mese di aprile sono stati circa 110 i morti nei nuovi, duri scontri scoppiati in Nagorno-Karabakh, sia civili che militari. Si è trattato dei peggiori scontri dalla sottoscrizione del precedente cessate il fuoco, risalente al 1994 e stipulato dopo una guerra che aveva fatto 30.000 morti e centinaia di migliaia di rifugiati, principalmente in Azerbaigian.

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Armenia e Azerbaijan si impegnano per la pace in Nagorno-Karabakh (Tpi.it 17.05.16)


Karabakh, nuova tregua tra Armenia e Azerbaigian (Askanews.it 17.05.16)

Vienna, 17 mag. (askanews) – I presidente di Armenia e Azerbaigian hanno concordato un nuovo cessate il fuoco nella regione contesa del Nagorno Karabakh e la ripresa del dialogo politico. Il presidente azero Ilham Aliyev e l’omologo armeno Serzh Sarkisian hanno annunciato la tregua in una nota congiunta con i mediatori Usa, russo e francese. Baku ed Erevan hanno concordato anche un sistema di osservatori del cessate il fuoco, sotto l’egida dell’Ocse, e la ripresa dello scambio di dati sulle persone scomparse nel conflitto, vecchio di un quarto di secolo. “Abbiamo ragione di credere che i negoziatori armeni e azeri saranno inclini a cercare un compromesso” ha detto il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, presente all’incontro.


ARMENIA: Il governo di Yerevan riconoscerà il Nagorno-Karabakh? (East Journal 17.05.16)

L’Armenia starebbe seriamente pensando di riconoscere ufficialmente la Repubblica del Nagorno-Karabakh. In seguito alle recenti tensioni che hanno riportato la questione del Karabakh all’attenzione della comunità internazionale, a oltre vent’anni dalla fine della sanguinosa guerra tra armeni e azeri per il controllo della regione, conclusasi con la secessione dell’Artsakh (nome con cui gli armeni riconoscono il Karabakh) dall’Azerbaigian, il governo di Yerevan ha iniziato a valutare il riconoscimento dell’indipendenza della regione, come risposta alle azioni militari di Baku.

La questione del riconoscimento è tornata improvvisamente d’attualità in seguito ai violenti scontri verificatisi nel Nagorno-Karabakh all’inizio di aprile, considerati i più gravi degli ultimi vent’anni, in quanto hanno causato la morte di centinaia di persone e hanno visto l’utilizzo contemporaneo di carri armati, elicotteri, missili e artiglieria pesante. Nonostante non si possa stabilire con certezza quale dei due schieramenti abbia fatto la prima mossa, considerate anche le versioni contrastanti a riguardo, le autorità della Repubblica de facto del Nagorno-Karabakh hanno denunciato un massiccio attacco da parte dell’esercito azero, che avrebbe invaso diversi villaggi armeni situati lungo la linea di confine. Questa breve ma intensa escalation di violenza è stata seguita con grande coinvolgimento in tutta l’Armenia, tanto che parte dell’opinione pubblica si è mossa per convincere il governo di Yerevan a trattare il riconoscimento della regione.

Per rispondere all’aggressione azera, all’inizio di maggio due parlamentari dell’opposizione, Zaruhi Postanjyan (Patrimonio) e Hrant Bagratyan (Movimento Nazionale Pan-Armeno), hanno deciso di presentare al governo una proposta di legge riguardante proprio il riconoscimento del Nagorno-Karabakh. Lo scorso 5 maggio la proposta di legge è stata presentata al Consiglio dei ministri, che l’ha approvata senza obiezioni, passando così la palla al parlamento, al quale spetta l’ultima parola. Secondo quanto previsto dalla legislazione armena, infatti, ogni proposta di legge deve venire approvata dal governo prima di essere portata in parlamento per la decisiva votazione.

Se la proposta di legge venisse approvata anche dal parlamento, l’Armenia diventerebbe il primo paese delle Nazioni Unite a riconoscere ufficialmente la Repubblica del Nagorno-Karabakh. Attualmente infatti, il governo di Stepanakert è riconosciuto solamente da tre altre repubbliche dallo status a loro volta discusso come Abkhazia, Ossezia del Sud e Transnistria. Negli ultimi 25 anni l’Armenia ha sempre sostenuto sia economicamente che militarmente il Nagorno-Karabakh, chiedendo a più riprese anche alla comunità internazionale di sostenerne la causa. Nel corso di questi anni diversi parlamentari armeni hanno inoltre provato più volte a chiedere al proprio governo di riconoscere l’indipendenza del Karabakh, anche se fino a questo momento Yerevan si è sempre dovuta trattenere dal riconoscere ufficialmente Stepanakert a causa delle imposizioni dettate dal Gruppo di Minsk, struttura presieduta da Russia, Francia e Stati Uniti incaricata di trovare una soluzione pacifica al conflitto.

L’ipotesi di un riconoscimento armeno del Karabakh ha fatto infuriare le autorità azere, che da anni denunciano l’occupazione di questa regione da parte proprio dell’esercito di Yerevan. Il  Ministero degli Esteri dell’Azerbaigian, attraverso il proprio portavoce Khikmet Gadzhiyev, ha affermato che riconoscendo l’indipendenza del Nagorno-Karabakh l’Armenia verrebbe meno alle promesse fatte al Gruppo di Minsk, mettendo così fine ai colloqui di pace, in quanto lo stesso Gruppo di Minsk dovrebbe rinunciare al suo mandato. Per Gadzhiyev questa decisione avrebbe pesanti ripercussioni, e la responsabilità ricadrebbe sull’Armenia e sul proprio governo. Secondo Arye Gut, politologo israeliano vicino alle posizioni di Baku, la recente minaccia di riconoscere il Karabakh non è altro che l’ennesima provocazione messa in atto dall’Armenia, che però è sia geopoliticamente che economicamente dipendente dal Cremlino, senza l’approvazione del quale Yerevan non può essere libera di prendere questo tipo di decisioni.

Da parte armena, a cercare di chiarire la situazione ci ha pensato Shavarsh Kocharyan, vice ministro degli Esteri di Yerevan, il quale ha dichiarato che il governo ha approvato la discussa proposta di legge in seguito ad una serie di colloqui tra i rappresentanti dell’Armenia e del Karabakh, aggiungendo però che il riconoscimento del Karabakh è subordinato all’evolversi della situazione nella regione. Se l’Azerbaigian lancerà una nuova offensiva militare la questione del riconoscimento del Nagorno-Karabakh entrerà all’ordine del giorno nell’agenda del parlamento armeno. Dello stesso parere è sembrato essere Davit Babayan, collaboratore di Bako Sahakyan, presidente de facto del Nagorno-Karabakh, il quale ha affermato che il riconoscimento avverrà solo nel caso in cui l’Azerbaigian dovesse scatenare una nuova guerra. Inoltre, nonostante il governo de facto di Stepanakert faccia il possibile per promuovere la propria causa, per una serie di ragioni politiche esso ritiene che l’Armenia non dovrebbe essere la prima nazione a riconoscerne l’indipendenza.