LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE NON ABBONDONI GLI ARMENI DELL’ARTSAKH

Comunicato stampa

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE NON ABBONDONI GLI ARMENI DELL’ARTSAKH

Ancora una volta l’Azerbaigian è ricorso alla violenza delle armi e a nulla sono valsi gli appelli internazionali rivolti al dittatore Aliyev.

Come armeni della diaspora non possiamo che essere terribilmente addolorati per la sorte dei nostri fratelli in Artsakh vittime ancora una volta della feroce campagna militare dell’Azerbaigian e già provati da mesi di malnutrizione a causa del criminale blocco del corridoio di Lachin imposto dal regime azero.

Stanti le ultime notizie che parlano di una resa pressoché incondizionata delle autorità di Stepanakert di fronte alle perdurante minaccia delle bombe azere, e di una possibile pulizia etnica, siamo molto preoccupati per la sorte dei 120.000 armeni della regione costretti a lasciare patria, case, lavoro per fuggire altrove oppure destinati a vivere come sudditi odiati nella dittatura di Aliyev che (report 2023 di “Freedom house”) è fra le peggiori al mondo per rispetto dei diritti civili e politici.

Anche il destino del patrimonio culturale e religioso armeno (già vandalizzato o distrutto nei territori conquistati dagli azeri durante la guerra) è fortemente a rischio.

Al riguardo, siamo addolorati che il monastero di Amaras dove nel 406 il monaco Mashtots coniò l’alfabeto armeno sia ora occupato dai soldati dell’Azerbaigian che avranno probabilmente già provveduto a danneggiarlo.

Chiediamo alla comunità internazionale e ai media di non abbandonare al loro destino gli armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e di vigilare perché i loro diritti siano sempre tutelati, agendo con gli opportuni strumenti coercitivi, giuridici e politici.

Non possiamo dimenticare che l’inerzia e/o la complicità di vari attori internazionali sta portando la popolazione di un Paese libero a vivere in una delle peggiori dittature al mondo.

Se, come sembra, ci si avvierà verso una obbligata integrazione dentro lo Stato azero non è difficile immaginare come la vita degli armeni sarà segnata da sempre maggiori restrizioni e progressivamente lingua, cultura e storia saranno bandite.

In questi tragici momenti non possiamo che rimarcare la penosa figura del ministro degli Esteri italiano, Tajani, che a New York twitta con il collega azero definendo “partner importante” proprio mentre i soldati di Aliyev stavano bombardando città e villaggi dell’Artsakh, provocando decine di vittime, bambini compresi.  

Ci lascia stupefatti anche il silenzio assordante del governo italiano, che non ha speso nemmeno una parola durante i nove mesi di blocco della regione con la popolazione ridotta alla fame.

Certi atteggiamenti politici, privi di dignità politica, portati avanti da lobby di affari ben individuate, non possono che rappresentare una complicità con i crimini di guerra di Aliyev.

Il nostro ultimo pensiero va a coloro che hanno perso la vita, ai feriti, ai rifugiati e a tutti coloro che aspirano a vivere in libertà.

NON ABBANDONATE GLI ARMENI DELL’ARTSAKH

Consiglio per la comunità armena di Roma