Ambasciatore Minasyan: Papa troverà un’Armenia che guarda al futuro (Radio Vaticana 29.05.16)

Il Programma armeno della Radio Vaticana compie questa domenica 50 anni. Il 29 maggio 1966 veniva, infatti, messa in onda la prima trasmissione in lingua armena, grazie al cardinale Krikor Bedros XV Agagianian. In questi anni la redazione ha raggiunto gli armeni di tutto il mondo portando la parola del Vangelo e del Papa anche laddove era vietata, come nei Paesi comunisti. Oggi si sta preparando all’ormai imminente viaggio di Papa Francesco in Armenia che si svolgerà dal 24 al 26 giugno. Sulle attese di questa visita, il responsabile del Programma, Robert Attarian, ha intervistato l’ambasciatore armeno presso la Santa Sede, Mikayel Minasyan:

R. – Non solo l’Armenia, ma gli armeni, ovunque si trovino, provano una profonda gioia per la tanto attesa visita del Santo Padre, che si compirà alla fine di giugno. Il Papa viene accogliendo gli inviti dei Patriarchi armeni e del presidente della Repubblica e, quindi, dell’intero popolo armeno, che non vede l’ora di poter mostrare a Papa Francesco la più profonda stima e riconoscenza per la vicinanza che ha sempre dimostrato di avere per il nostro popolo, ancora dai tempi in cui era arcivescovo di Buenos Aires. I rapporti tra le nostre realtà non hanno probabilmente precedenti e da come si sta delineando il programma di questa visita, ogni momento della sua permanenza nel nostro Paese ne sarà la testimonianza. A partire dal fatto che soggiornerà, come fece Giovanni Paolo II, presso il Palazzo Patriarcale, insieme al fratello, il Katholikos di tutti gli armeni. Questo fatto non si è tutt’oggi registrato per nessun’altra Chiesa non cattolica: che ospitasse il Papa nella residenza del Patriarca.

D. – Quale Armenia troverà il Papa?

R. – Oggi l’Armenia è una giovane e dinamica Repubblica che compie 25 anni di indipendenza dall’Unione Sovietica. Giovane come Stato, ma con una lunga storia che l’Armenia affronta con serenità e sulla quale costruisce la propria forza identitaria, così necessaria nel mondo globalizzato di oggi. Il Papa troverà un’Armenia che guarda al futuro, un’Armenia che cerca di superare la difficile eredità di un’economia pianificata e scommette sulla tecnologia, puntando sull’educazione. Un’Armenia che, in virtù del dolore subito nel passato, vuole e si impegna per avere un mondo di pace, soprattutto nella nostra regione.

D. – Qual è la situazione geopolitica oggi nella regione?

R. – La mia ultima frase si riferiva esattamente alla situazione nella regione in cui viviamo. Ciò che fino a non molti anni fa sarebbe considerato il peggior incubo, oggi purtroppo è diventata una realtà. L’Armenia fa fronte a tutta una serie di disastri umanitari che colpiscono la regione del Medio Oriente e del Caucaso. La Repubblica del Nagorno Karabakh, che per anni ha vissuto il dramma delle violazioni del cessate-il-fuoco stabilito dal 1994, è stata attaccata sotto il sostanziale silenzio della comunità internazionale. Episodi come quelli che abbiamo visto non possono purtroppo non ricordare alla nostra popolazione di quanto accaduto in Anatolia 100 anni fa – mi riferisco al genocidio armeno – o di quanto accade ancora oggi alle comunità cristiane del Medio Oriente sull’orlo dell’estinzione. L’Armenia, negli ultimi anni, è terra di accoglienza anche dei cristiani siriani, nel limite delle nostre possibilità. La solidarietà con il mondo cristiano e la pace nelle nostre terre sono i temi che saranno affrontati insieme al Pontefice durante la sua visita in Armenia e si pregherà insieme per un concreto impegno per un mondo migliore.

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