Antonia Arslan: “Ma Erdogan persiste in un negazionismo feroce” (Famigliacristiana 30.10.19)

Gli Stati Uniti riconoscono finalmente il genocidio armeno. A due settimane dalla visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla Casa Bianca, i deputati americani hanno votato quasi all’unanimità la risoluzione che riconosce il genocidio degli armeni da parte dell’Impero ottomano fra il 1915 e il 1917. Una mossa politica, per punire l’intervento militare turco nel Nord della Siria. Erdogan, ovviamente, ha alzato la voce, il Governo di Ankara ha definito la risoluzione come una mossa “ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica”. Ma la decisione statunitense segna una svolta epocale e un traguardo importantissimo, atteso da tanto tempo, per la comunità armena e non solo, come commenta Antonia Arslan, 81 anni, famosa scrittrice, traduttrice e docente padovana di origini armene, autrice di numerosi romanzi, a partire dal bestseller La masseria delle allodole, pubblicato nel 2004, portato sul grande schermo tre anni dopo dai fratelli Taviani.

Antonia Arslan, cosa rappresenta per gli armeni la risoluzione americana?

«Il riconoscimento del genocidio armeno avrebbe dovuto avvenire già tanti anni fa. Eppure persiste una tradizione di ignoranza e di grande negliglenza in relazione a questo tema che ha fatto sì che solo negli ultimi anni sia stato attuato il riconoscimento da parte di numerosi Paesi, con formule diverse di nazione in nazione, che con molta semplicità affermano che il primo sterminio di un popolo nel Novecento è realmente avvenuto. Eppure, purtroppo, il negazionismo stolto, feroce del Governo turco continua a rifiutare l’evidenza. A breve arriva in Italia il libro di un grande storico turco, Taner Akçam, fra i primi accademici nel suo Paese a parlare apertamente di genocidio degli armeni, e per questo incarcerato, poi costretto a fuggire dal suo Paese. Oggi vive e insegna negli Stati Uniti. Akçam ha analizzato i famosi telegrammi dell’allora ministro degli Interni turco Talaat Pasha in cui veniva ordinato chiaramente lo sterminio degli armeni e ha dimostrato, con un lavoro di analisi enorme e minuzioso, che quei documenti erano assolutamente veri, prove non confutabili del genocidio. Il libro si intitola Killing orders, ordini di sterminio, e uscirà in Italia per Guerini editore».

Pensa che oggi in Italia la conoscenza e la consapevolezza sul tema del genocidio armeno siano abbastanza diffuse, in particolare fra le nuove generazioni?

«Proprio su questo tema l’Italia rappresenta un caso oggetto di studio. Nel nostro Paese vive una minoranza esigua di armeni – solo poche migliaia di persone –  e non particolarmente famosa o influente. Eppure gli italiani, negli ultimi vent’anni, hanno ampliato la loro conoscenza dell’Armenia e degli armeni in modo straordinario. In parte questo fenomeno è dovuto – e lo ammetto con orgoglio e con gioia – al successo del mio romanzo La masseria delle allodole, che è arrivato alla trentanovesima edizione ed è stato adottato come lettura in tante scuole. E’ passata anche l’idea del confronto tra il primo e il secondo genocidio del Novecento – quello degli armeni e quello degli ebrei – fra i quali sono emersi tanti collegamenti. Gli italiani oggi viaggiano tantissimo in Armenia: l’Italia rappresenta il terzo Paese per numero di turisti. L’Armenia è diventata una meta molto affascinante, per chi visita i monasteri, per chi va alla scoperta della natura o a fare trekking sulle montagne. Io ci torno un paio di volte all’anno».

La Chiesa cattolica è sempre stata molto sensibile al tema dello sterminio del popolo armeno. Papa Francesco nel 2016 durante la sua visita in Armenia ha parlato di genocidio.

«Facendo una veloce carrellata storica, è importante ricordare che il Vaticano si è comportato molto bene nei confronti del popolo armeno con diversi Papi. Nel 1915 Benedetto XV scrisse una lettera al sultano ottomano nella quale si legge la frase: “quel miserabile popolo armeno che viene condotto quasi all’estinzione”, definendo così la volontà di sterminio da parte dei turchi.  Il primo a parlare esplicitamente di genocidio è stato Giovanni Paolo II nel 2001, in occasione della ricorrenza dei 1700 anni dalla conversione degli armeni al cristianesimo.  Benedetto XVI, pur non parlando di genocidio, ha compiuto un atto molto importante: ha aperto gli archivi segreti vaticani, dai quali è venuto fuori di tutto sullo sterminio, facendo infuriare la Turchia».

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