Armenia, Georgia e Moldavia (Italia Oggi 14.11.23)

Armenia, Georgia e Moldavia proseguono l’avvicinamento alle istituzioni euro-atlantiche, dimostrando la volontà di adottare i valori dell’Occidente democratico. Erevan ha manifestato delusione per l’assenza di sostegno da parte di Mosca in occasione delle tensioni (scoppiate nel terzo conflitto del Nagorno Karabakh) con l’Azerbaigian. Il mancato supporto del Cremlino, derivante dal ridimensionamento dell’influenza russa nella regione del Caucaso, rappresenta l’ultimo tassello del percorso di distanziamento in atto tra istituzioni russe ed armene.

Democrazia fragile, l’Armenia è in un limbo diplomatico, sospesa tra l’influenza russa e la possibilità di avvicinarsi alle istituzioni euro-atlantiche, eventualità ambita quanto temuta a causa della possibilità di subire ripercussioni da parte di Mosca. Tuttavia, Washington ha manifestato la volontà di accogliere l’Armenia nel fronte occidentale al fine di limitare l’espansionismo russo nel Caucaso. La Georgia ha espresso l’intenzione di entrare in Ue e Nato da decenni, subendo la rappresaglia russa culminata con l’invasione militare del 2008 e l’occupazione tutt’ora in corso dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, due regioni del paese. Inoltre, il Cremlino finanzia partiti ed attua azioni di guerra ibrida che minano le istituzioni di Tbilisi.

Tuttavia, le eroiche proteste popolari dei mesi scorsi hanno evidenziato la volontà inamovibile dei georgiani di diventare membri dell’Unione Europea e dell’alleanza atlantica. Pur con colpevole ritardo, in Occidente sembra compreso il peso della battaglia della Georgia, a cui dovrebbe essere concesso lo status di «paese candidato ad entrare nell’Ue» ed a cui, nel recente vertice Nato di Vilnius, è stata garantita l’entrata nell’alleanza in un lasso di tempo ragionevole.

La Moldavia, piccolo paese confinante con la Romania, è un ulteriore stato europeo ad aver chiesto l’ingresso nella Nato e nell’Ue. Al suo interno è presente la striscia di terra della Transnistria, occupata illegalmente dalla Russia, in cui sono presenti migliaia di soldati di Mosca. Una minaccia esistenziale per Chisinau, considerando che il suo esercito ne conti appena 5mila e che nel paese siano presenti delle forze politiche al soldo del Cremlino (come il partito Sor, recentemente dichiarato anticostituzionale), intente a favorire l’avvento di un colpo di stato.

La presidente del paese, Maia Sandu, ha annunciato che la Moldavia difenderà la propria sovranità ed in occasione di un incontro con il presidente americano Joe Biden, tenutosi durante la sua visita in Polonia nel febbraio 2023, ha ricevuto garanzia dell’impegno Usa in favore dell’avvicinamento della Moldavia alle istituzioni euro-atlantiche. Pertanto, appare fondamentale elogiare la lungimiranza di questi paesi, pronti a compiere sacrifici per ottenere un futuro all’insegna dei nostri diritti.

Con la visita dell’allora premier britannico Boris Johnson nei paesi si attuò un protocollo con cui Londra ne avrebbe garantito la difesa in caso di attacco russo, fino all’entrata effettiva nella Nato. Il lasso di tempo che intercorre tra l’approvazione della domanda di adesione all’alleanza e la votazione positiva in tutti i parlamenti dei paesi membri rappresenta la finestra di maggiore rischio per la sicurezza, in cui il Cremlino potrebbe scegliere di compiere gesti eclatanti. Pertanto, un accordo di mutuo soccorso sul modello Uk-Finlandia-Svezia, firmato da alcuni paesi Nato con Armenia, Georgia e Moldavia alimenterebbe la tutela della sicurezza degli stati dalla minaccia russa fino al momento dell’entrata nelle istituzioni euro-atlantiche.

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