Armenia: tomba di amazzone scoperta in antica necropoli (Scienzenotizie 29.11.19)

Una delle mitiche Amazzoni descritte dagli antichi greci sarebbe stata trovata sepolta nel nord dell’Armenia insieme a vasi di ceramica e gioielli risalenti all’VIII-VI secolo a.C. La tomba è stata rinvenuta nel 2017 nella necropoli di Bover I nella provincia armena di Lorri, ma ora l’analisi delle ossa hanno dimostrato come appartenesse a una donna di età compresa tra 20 e 29 anni non appartenente alla nobiltà, come inizialmente si era pensato per la ricchezza dei gioielli, ma una guerriera.

Armenia: tomba di amazzone scoperta in antica necropoli

Durante l’esame delle ossa danneggiate, gli archeologi hanno rilevato, infatti, una punta di freccia di ferro sul ginocchio sinistro che veniva utilizzata per la caccia o il combattimento e, inoltre, i segni di una spada sui fianchi mentre una parte della gamba sinistra è stata tagliata con un’ascia. Secondo gli investigatori si tratta di tracce inequivocabili che dimostrano la natura di combattente della donna. Possenti muscoli caratterizzavano il corpo della donna, soprattutto nel torace e nelle spalle, a causa della costante flessione e del sollevamento dei pesi, come tipicamente accadeva agli arcieri esperti.

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E’ stata scoperta la tomba di una guerriera morta a cause delle ferite riportate in battaglia, nell’odierna Armenia, che risale a più di duemila anni fa.

Non erano solo le donne Vichinghe a combattere ma, a quanto pare, anche quelle dell’antico popolo del regno degli Urarti combattevano al fianco dei loro colleghi maschi. E’ quanto emerge dai resti di una tomba, antica più di duemila anni fa, scavata nel 2017 in una zona facente parte dell’attuale Armenia. Lo scheletro che gli archeologi hanno ritrovato apparteneva ad una donna, una personalità molto importante, probabilmente, vista la quantità degli oggetti rinvenuti di fianco ai suoi resti.

Lo scheletro era posizionato su un fianco e l’asse formato dalla testa e dai piedi indicava il Nord-Ovest. Braccia e gambe erano state bloccate e, su ciò che rimaneva delle ossa, gli scienziati hanno osservato innumerevoli fratture provocate delle armi dei suoi nemici. La ferita più eclatante è forse quella notata sul femore dove, incastrata nell’osso, è emersa la punta di metallo di un freccia. Ma i colpi che le sono stati inferti non finiscono qui. Le ossa pelviche, il femore e la tibia avevano lesioni imputabili probabilmente a colpi di spada o di ascia.

Anche l’ulna presentava fendenti di spada solo che, in questo caso, i traumi erano indiretti, probabilmente, ovvero il risultato dei violenti impatti di un arma contro lo scudo imbracciato dalla donna. I colpi inferti in questo modo erano potenti e l’energia di essi passava dallo scudo all’ulna e all’avambraccio. Non è strano, quindi, pensare, come hanno fatto gli archeologi, che la donna fosse una guerriera di una certa importanza per le genti del suo popolo, anche se di più preciso, per ora, non si sa nulla.

Al momento della morte la donna aveva un’età compresa tra i venti ed i ventinove anni e questa è la seconda sepoltura di una guerriera proveniente dall’Armenia. Quello degli Urarti, dal quale la guerriera proveniva, è stato un Regno in cui le donne partecipavano alla caccia e alla guerra, almeno le donne più influenti e che godevano quindi di una certa libertà, come ci dimostrano le tombe nelle quali queste guerriere sono state rinvenute.