Artsakh – L’Armenia chiede monitoraggio internazionale (Assadakah 21.07.20)

Enzo Parziale – L’Armenia chiede la creazione di un sistema di monitoraggio internazionale per mantenere il cessate il fuoco con l’Azerbaigian, secondo la dichiarazione del primo ministro Nikol Pashinyan durante un incontro con i vertici del ministero della Difesa a Yerevan.

“E’ assolutamente necessario uscire dalla spirale di dichiarazioni senza significato sulle violazioni del cessate il fuoco e relative reazioni; dobbiamo creare un sistema internazionale di monitoraggio che garantisca affidabilità nell’osservanza delle condizioni di tregua. Il processo di negoziazione all’interno del Gruppo Minsk-OSCE deve continuare e l’Azerbaigian deve assumere una posizione che porti a soluzioni costruttive” – ha dichiarato Pashinyan, aggiungendo che l’Azerbaigian rappresenta una minaccia non solo per l’Armenia, ma anche per la sicurezza internazionale.

“In questi giorni, appare evidente che l’Azerbaigian sia una minaccia non solo per l’Armenia, ma anche per la sicurezza mondiale. Un rappresentante ufficiale dell’Azerbaigian ha annunciato che il loro Paese potrebbe lanciare un attacco missilistico contro la centrale nucleare di Metsamor. Questa affermazione dovrebbe essere considerata un crimine contro l’umanità, un atto terroristico, che deve essere adeguatamente valutato e investigato dalle autorità internazionali”.

Allo stesso tempo, il premier armeno ha dichiarato che, comunque, che le forze armate di Yerevan sono in grado di garantire la sicurezza dell’intero Paese e della stessa centrale nucleare.

In precedenza, il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa armeno, Artsrun Hovhannisyan. ha osservato che gli attacchi a obiettivi civili in Armenia durante il periodo di escalation, iniziato il 12 luglio, dovrebbero essere valutati come crimini di guerra. A sua volta, il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa azero, Vagif Dargahli, ha dichiarato che le forze armate armene nascondono intenzionalmente i loro punti di fuoco vicino o dietro oggetti civili. Allo stesso tempo, Dargahli ha sottolineato che “l’esercito azero ha colpito solo obiettivi militari”, e che “i punti di fuoco delle forze armate dell’Armenia, che hanno deliberatamente attaccato i villaggi azeri, i civili e le infrastrutture civili, sono stati repressi da reazioni adeguate, mirate e chirurgiche”.

Gli scontri al confine tra i due Paesi sono iniziati il 12 luglio scorso nella regione di Tavush, nel nord delle due repubbliche. L’Azerbaigian ha denunciato un tentativo da parte delle forze armate armene di attaccare le posizioni dell’esercito della repubblica usando l’artiglieria, mentre a Erevan hanno attribuito l’escalation a un tentativo di sfondamento da parte dell’Azerbaigian nella postazione di confine di Avnakh. Baku riporta la morte di 12 soldati dell’esercito azero. Yerevan ha annunciato la morte di quattro militari e il ferimento di altri dieci. Da sabato mattina, situazione al confine è relativamente calma, sebbene l’Armenia abbia denunciato spari con lanciagranate di tipo AGS-17 nella notte tra il 19 e il 20 luglio.

Il conflitto tra l’Azerbaigian e l’Armenia per il Nagorno-Karabakh risale al febbraio 1988, quando la Regione autonoma del Nagorno-Karabakh, a maggioranza armena, annunciò la sua secessione dalla Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaigian. Nel corso del conflitto armato del 1992-1994, l’Azerbaigian ha perso il controllo del Nagorno-Karabakh e di sette dipartimenti adiacenti. Dal 1992 sono in corso negoziati per una soluzione pacifica del conflitto nell’ambito del gruppo OSCE di Minsk, presieduto da Russia, Stati Uniti e Francia. La regione di Tavush dove si sono svolti gli scontri nell’ultima settimana si trova a circa 160 Km a nord della regione contesa.

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