«Bisogna salvare i 120.000 armeni dell’Artsakh!». Petizione dalla Francia (Il Timone 27.12.22)

«Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’impegno della comunità internazionale e dei Paesi coinvolti a proseguire il cessate-il-fuoco nel Nagorno-Karabakh, come pure nelle regioni orientali dell’Ucraina, e a favorire il dialogo quale unica via che conduce alla pace e alla riconciliazione». Lo ha ricordato papa Francesco nella Benedizione natalizia urbi et orbi. Alla sua voce si aggiunge quella di circa 200, fra artisti, giornalisti ed intellettuali francesi, in una petizione pubblicata su Le Figaro il 23 dicembre. Hanno firmato, fra gli altri, Sylvain Tesson, Carole Bouquet, Philippe Katerine, Michel Onfray e Alexandre Del Valle, ricordando appunto la grave situazione umanitaria nella Repubblica dell’Artsakh, dove, dal 12 dicembre scorso, gli azeri per presunte “ragioni ambientali” hanno bloccato la porzione di terra di circa nove chilometri di larghezza che rappresenta l’unico collegamento tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh. Pubblichiamo di seguito una nostra traduzione di lavoro della petizione promossa dagli intellettuali francesi. Perché non si dimentichi nessuna guerra. (L.B.)

«In questo periodo natalizio in cui ci uniremo ai nostri cari, in cui gioiremo nel celebrare la famiglia oltre ogni confine religioso, in cui molti di noi avranno forse un pensiero per chi è solo o soffre, ricordiamoci come gli Armeni del Nagorno-Karabakh, sono stati tagliati fuori dal resto del mondo da quasi due settimane dall’Azerbaigian.

In un momento in cui i nostri figli scopriranno i loro doni, i genitori dei 30.000 bambini del Nagorno-Karabakh aspireranno a una sola cosa: preservare la loro vita, il loro futuro in queste alte montagne dove sono nati i loro antenati più di duemila anni fa, e salvarli dalla lenta asfissia.

Dopo la guerra, dopo le bombe al fosforo, le torture, che hanno frantumato tante vite nel 2020, questa è proprio l’ultima perversione concepita dalla dittatura azera: bloccare il corridoio di Lachin, unica via di accesso per gli armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh verso l’esterno. Conseguenza: famiglie separate, carenze che peggiorano di giorno in giorno, assenza di assistenza medica che è già costata una vita e minaccia diversi pazienti in terapia intensiva, compresi i bambini.

I nostri desideri che gli abomini del XX secolo non si ripetessero mai più nel nostro non erano altro che desideri pii e irenici.

Mirabile il coraggio di queste persone piene di dignità che non si lasciano prendere dal panico e si organizzano, perché resistono e resisteranno fino alla fine. Ma contano su di noi e non possiamo sfuggire alla loro chiamata. Strano Natale 2022. Celebriamo la nascita nella paglia di un re della povertà che è venuto a portare agli uomini il calore della sua luce. È questa data che è stata scelta da un dittatore del petrolio che per qualche punto di crescita di produzione sceglie deliberatamente di far precipitare una popolazione nella notte e nel freddo.

Quale futuro offriremo ai nostri figli, se diamo ragione alla dittatura, alla barbarie, contro una delle nostre civiltà più antiche, contro un popolo fraterno, legato a noi da secoli, contro un popolo ponte che ha sempre contribuito al dialogo tra le culture?

Cosa penseranno i nostri figli, su quali valori sapranno costruirsi, se lasciamo che accada di nuovo l’impensabile? Sì, ripeterà. L’indifferenza, le proteste platoniche, autorizzano gli aggressori di oggi a dichiararsi spudoratamente i carnefici del 1915, loro sinistra eredità, a usare gli stessi metodi per porre fine a coloro che detestano, perché si assomigliano.

Così i nostri auspici che mai gli abomini del XX secolo si ripetano nel nostro erano solo auspici pii e irenici . Quindi in questo mondo i malvagi trionfano sempre finché hanno cose da vendere e fornire ai loro vicini.

L’anima degli armeni abita infatti i nostri capolavori dell’arte romanica, l’influenza della nostra cultura fino ai confini dell’Oriente, il pensiero dei nostri filosofi dell’Illuminismo, la poesia romantica, le nostre lotte per la giustizia, le nostre melodie di fisarmonica, il mazzo di tulipani che potresti offrire sabato sera.

Ricordiamoci infine che se sappiamo del Natale, gli armeni c’entrano senza dubbio, loro che dal V secolo ci mandarono i loro pellegrini, loro che ci regalarono il pan di zenzero che guarnirà le nostre tavole e il nome del Magi.

Ricordiamoci e, soprattutto, mobilitiamoci. Dalle nostre coscienze unite, dalle nostre voci unite, da tutti i modi in cui ciascuno di noi si opporrà al dramma che si sta svolgendo, potremo preservare la vita dei 120.000 armeni del Nagorno-Karabakh».

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