263° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Il cantambanco di Baku condanna alla morte per fame gli Armeni e con il gas azero (russo) paghiamo l’Holodomor 2023 (Korazym 31.08.23)

Helen Dadayan, vittima della disumanità dell’Azerbaigian (Tempi 31.08.23)

Helen Dadayan è morta lo scorso 14 agosto in un tragico incidente sull’autostrada che collega la capitale dell’Armenia, Erevan, a Gyumri. La giovane studentessa universitaria di 21 anni è deceduta nello scontro tra un minibus e un tir insieme ad altre undici persone. Ma alla tragedia della sua perdita, per la famiglia della giovane donna, se ne aggiunge un’altra: l’Azerbaigian impedisce che il suo corpo sia trasferito nella città di Chartar, in Artsakh, dove la ragazza è nata e dove vivono i suoi parenti.

L’Azerbaigian affama gli armeni

Da 263 giorni il regime di Baku ha chiuso l’unica strada che collega i 120 mila armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh all’Armenia e al mondo esterno. Violando il diritto internazionale e calpestando i più elementari diritti umani, dal 15 giugno l’Azerbaigian impedisce anche ai camion della Croce rossa internazionale di attraversare il Corridoio di Lachin, cercando così volutamente di far morire di fame gli armeni e di convincerli ad abbandonare la loro terra.

Secondo testimonianze dirette raccolte dalla Bbc, cibo e medicinali in Artsakh sono sempre più scarsi. Gli armeni si alzano nel cuore della notte e percorrono chilometri a piedi per mettersi in coda davanti ai negozi e comprare il poco pane rimasto, molti «svengono mentre sono in fila». Il trasporto pubblico e privato è fermo, perché manca la benzina, al pari del gas e della corrente elettrica, tagliati da Baku.

Vai al sito

Nagorno Karabakh assediato, peggiora la crisi umanitaria (Lanuovabq 31.08.23)

Dopo nove mesi di blocco sempre più stretto, cosa ne è del Nagorno Karabakh? Le poche notizie che trapelano dal suo interno parlano di una grave crisi umanitaria, morti per fame e aumento degli aborti spontanei. L’assedio azero all’enclave armena cristiana continua.

ESTERI 31_08_2023
Camion armeni bloccati nel corridoio di LachinDopo nove mesi di blocco sempre più stretto, cosa ne è del Nagorno Karabakh? La regione separatista, popolata da armeni cristiani, ma incastonata nel mezzo del territorio dell’Azerbaigian, nazione a maggioranza musulmana (per un riassunto del lungo conflitto vedi qui), non riceve quasi più nulla dall’Armenia. L’unica strada che collega i 120mila armeni del Nagorno alla madrepatria, il “corridoio di Lachin”, è bloccata da dicembre. Da giugno gli azeri hanno ulteriormente stretto il blocco, chiudendo il passaggio a ogni tipo di merce.La situazione umanitaria è grave. Le autorità locali del Nagorno-Karabakh affermano che un decesso su tre è dovuto alla malnutrizione. Il 15 agosto l’Ufficio del difensore dei diritti umani dell’Armenia ha dichiarato che un uomo di circa 40 anni è morto a causa di malnutrizione cronica. L’affermazione non è stata verificata in modo indipendente, ma un ex procuratore della Corte penale internazionale ha affermato in agosto che il blocco del corridoio di Lachin potrebbe equivalere a un “genocidio” della popolazione armena locale. Baku ha respinto l’accusa al mittente.

Le notizie e le foto provenienti dall’interno del territorio ci mostrano scaffali dei negozi di alimentari completamente vuoti. Anche i generi di prima necessità come il pane sono razionati e il carburante è così scarso che l’intero sistema di trasporto pubblico è stato chiuso. Gli aborti spontanei sono triplicati, conseguenza “sia della situazione di stress che della mancanza di una dieta equilibrata”, ha dichiarato ai media locali il primario di una clinica di maternità.

La Bbc, ieri, ha pubblicato una prima inchiesta sul terreno, pur senza poter entrare direttamente nel Nagorno Karabakh. Il corrispondente della Tv di Stato britannica conferma che la strada sia completamente bloccata: c’è una lunga fila di camion, carichi di aiuti umanitari e beni di prima necessità che non possono passare. Il giornalista ha intervistato, fra gli altri un diciottenne (chiamato Hayk per proteggerne l’identità) mentre era in videochiamata con la madre, nel Nagorno. “Non ci sono uova, non c’è zucchero, non ci sono dolci, il pane è razionato, l’altro giorno mi sono alzata alle 4 per fare la fila”, dice la madre, parlando dalla città di Martakert. “Conosco almeno un caso in cui una donna incinta ha perso il bambino perché non c’era benzina per portarla in ospedale”. “La gente rimane in coda per ore per ottenere razioni di cibo minime. La gente sviene nelle code per il pane”, conferma anche la giornalista locale Irina Hayrapetyan.

L’Azerbaigian nega di aver bloccato il Nagorno Karabakh. Alla protesta dell’Armenia e della comunità internazionale, il governo di Baku risponde di essere pronto ad offrire un percorso alternativo per i rifornimenti attraverso la città di Agdam, situata a est della regione e controllata da Baku.

Il governo armeno del Nagorno Karabakh ha respinto l’offerta, affermando che il blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbaigian è una violazione dell’accordo di cessate il fuoco del 2020, negoziato da Mosca, che ha posto la striscia di terra larga 5 chilometri sotto il controllo delle forze di pace russe. “Cosa fareste se un terrorista vi bloccasse l’accesso a una sorgente d’acqua in un deserto, vi torturasse per un po’ e poi vi offrisse la sua urina da bere?”, ha scritto su Twitter, senza usare mezzi termini, Artak Beglaryan, consigliere del ministro di Stato. Un gruppo di civili ha anche eretto un blocco, nella città di Askeran, sulla strada per Agdam. I manifestanti sostengono che l’offerta dell’Azerbaigian sia solo un cavallo di Troia: accettandola, aprirebbero la porta al dominio azero, che li caccerebbe dalle loro case.

Le uniche organizzazioni umanitarie internazionali che hanno accesso al Nagorno-Karabakh sono, attualmente, il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) e l’organizzazione per lo sminamento Halo Trust. Il Cicr dichiarava, già il 25 luglio: “La popolazione civile sta ora affrontando la mancanza di farmaci salvavita e di beni di prima necessità, come prodotti per l’igiene e latte per bambini. Frutta, verdura e pane sono sempre più scarsi e costosi, mentre altri prodotti alimentari come latticini, olio di girasole, cereali, pesce e pollo non sono disponibili”.

Le ambulanze possono passare. Ma non è detto che, chi viene trasportato, arrivi a destinazione. È il caso di Vagif Khachatryan, 68 anni: doveva essere portato a Erevan, per un intervento chirurgico urgente per una patologia cardiaca, ma è stato arrestato nel percorso. “Quando si sono avvicinati al posto di blocco azero – dice alla Bbc la figlia Vera – (i militari azeri, ndr) hanno detto che dovevano prenderlo per 10 minuti per fargli alcune domande. Mio padre è stato portato via con un dipendente della Croce Rossa; pochi minuti dopo il dipendente della Croce Rossa è tornato, ma mio padre è stato portato in un luogo sconosciuto”. L’uomo è accusato di aver commesso crimini durante la prima guerra del Nagorno Karabakh (1988-1994). La figlia nega che il padre sia un criminale, avrebbe semplicemente partecipato al conflitto. Difficilmente avrà diritto a un equo processo. Tre giovani calciatori armeni del Karabakh sono stati arrestati questa settimana allo stesso posto di blocco, con l’accusa di oltraggio alla bandiera azera nel 2021. Ora si teme che qualsiasi maschio di etnia armena possa subire la stessa sorte se tenta di passare il confine.

Questi episodi confermano i peggiori timori degli armeni. Il Nagorno Karabakh viene considerato a tutti gli effetti territorio azero e vi si applicano le leggi di Baku. L’accettazione della sovranità azera sul Nagorno Karabakh, anche da parte del governo armeno (ipotesi ventilata nei mesi scorsi dal premier Pashinyan), cosa comporterebbe? Gli armeni “di montagna” sono convinti che sarebbe la premessa di una pulizia etnica. Rimangono dunque aggrappati all’alternativa impossibile: andarsene o rischiare di morire di fame.

Vai al sito

Convoglio francese bloccato al confine tra Armenia e Nagorno-Karabakh (Avia.pro 31.08.23)

L’attenzione della comunità internazionale è nuovamente attirata dal Nagorno-Karabakh, dove le autorità azerbaigiane non hanno permesso a un convoglio umanitario proveniente dalla Francia di passare attraverso il corridoio Berdzor verso l’Artsakh. Secondo le risorse informative armene, ciò è avvenuto in un contesto di presenza delle forze di pace russe.

“L’Azerbaigian, in presenza delle forze di pace russe, non ha permesso a un convoglio umanitario proveniente dalla Francia di passare verso l’Artsakh attraverso il corridoio Berdzor”, – riferisce il Portale militare armeno.

Il convoglio inviato dalla Francia avrebbe dovuto consegnare cibo, forniture mediche e altri beni necessari agli abitanti dell’Artsakh, che soffrono le conseguenze del conflitto militare con l’Azerbaigian. Tuttavia, nonostante gli accordi e la disponibilità di tutti i documenti necessari, le autorità azere hanno bloccato il passaggio del convoglio.

La parte azera non si è ancora espressa su quanto accaduto, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che Francia e Armenia non hanno coordinato il passaggio del convoglio umanitario da Baku, ma solo dall’autoproclamata repubblica.
Подробнее на: https://avia-pro.it/news/na-granice-armenii-i-nagornogo-karabaha-blokirovan-francuzskiy-konvoy

Un cuore commosso cambia la storia (Comunioneelibreazione 30.08.23)

Al Meeting una donna armena scoppia in lacrime di fronte alle immagini di un antico monastero cristiano restaurato dall’Emiro di Sharjah. Il video arriva negli Emirati ed è l’inizio di qualcosa di impensabile
Maria Acqua Simi

Ci sono gesti di una potenza inaudita, che possono cambiare il corso della Storia. Come il pianto sommesso di una donna sconosciuta, un volto in mezzo a tanti nella folla del Meeting di Rimini, seduta ad ascoltare un incontro trascinata da un’amica. Ma andiamo con ordine.

Un anno fa il Meeting di Rimini è stato ospite di una delle più grandi Fiera di libri al mondo, l’International Book Fair di Sharjah, negli Emirati Arabi. Fin qui potrebbe sembrare una nota a margine, un dato di cronaca e nulla più. E invece è stato l’inizio di qualcosa di grande. Se il centro politico degli Emirati è Abu Dhabi e quello economico e commerciale è Dubai, Sharjah rappresenta la capitale culturale di questi sette piccoli ma rilevantissimi regni musulmani. Quando lo scorso anno il presidente del Meeting, Bernhard Scholz, si reca nella città insieme a Wael Farouq e altri amici, nasce un sincero rapporto di stima con Ahmed bin Rakkad Al Ameri, Chairman della Sharjah Book Authority (SBA) e con diversi esponenti di questa imponente realtà culturale. Così, quest’estate, Al Ameri partecipa al Meeting.

Rimane colpito dalle parole del cardinale Zuppi, dalla curiosità dei tanti giovani che si aggirano per i padiglioni (lui, che realizza la fiera più grande al mondo) e pieno di gratitudine, come dirà lui stesso, interviene all’incontro intitolato “L’amicizia fra le culture, culture che curano l’amicizia”. Incalzato da una domanda su come l’International Book Fai si adoperi per il dialogo interculturale, Al Ameri spiega che loro tengono molto a custodire la memoria storica e artistica. L’Emiro di Sharjah, che è uno storico di formazione, si è adoperato per esempio per finanziare la ricostruzione l’antico monastero di Haghartsin, in Armenia, che era parzialmente distrutto. «Per lui quella chiesa era un patrimonio culturale preziosissimo e così si è mosso per restaurarla e per rendere accessibile la strada ormai caduta in rovina», racconta Wael Farouq.

«Nel pubblico, mentre scorrono le immagini del monastero armeno, una signora scoppia a piangere. Viene dall’Armenia, è giunta al Meeting quasi per caso invitata da un’amica. Il monastero che si trova davanti nelle fotografie è “il suo”. Alla fine dell’incontro, ancora in lacrime, si presenta timidamente a ringraziare». Al Ameri rimane colpito dalla commozione della donna, qualcuno le fa un video e quel video arriva all’Emiro di Sharjah, Sultan III bin Muhammad al-Qasimi. «Faccio la lettrice all’università di Yerevan e d’estate accompagno come guida turistica in visita a questo monastero molti gruppi di italiani. A tutti dico chi e perché lo ha restaurato. Vedere oggi al Meeting quelle immagini mi ha commosso e voglio dire personalmente grazie a chi ha permesso tutto questo, a nome del mio popolo». A sua volta, a migliaia di chilometri di distanza, il regnante è così colpito dal pianto di una donna cristiana sconosciuta da discutere subito insieme ai suoi collaboratori la costruzione di nuove chiese a Sharjah.

«Questo emiro è uno storico, un intellettuale che ha pubblicato oltre 50 libri e tra le altre cose ha finanziato il restauro della più antica biblioteca in Italia, a Bologna», spiega Farouq. «È un uomo profondamente innamorato della storia, e quando vede una cosa bella che sta crollando, lui fa di tutto per salvarla. Lo ha fatto nel mondo islamico ma ha cominciato a farlo anche nel mondo occidentale per l’amore della storia e della bellezza, l’ha fatto in Italia, l’ha fatto in Armenia, l’ha fatto in altri Paesi. È un uomo che sa commuoversi e così non è rimasto insensibile al pianto e alla gratitudine sincera di questa donna armena. Quella sera stessa ha detto ai suoi che è intenzionato a lavorare per edificare nuove chiese a Sharjah». Questo è quello che è successo. Un piccolo, autentico, miracolo.

Vai al sito

262° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Lo Stato terrorista dell’Azerbajgian rafforza il suo comportamento osceno e oltraggioso (Korazym 30.08.23)

Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.08.2023 – Vik van Brantegem] – L’account ufficiale di Twitter della Repubblica di Artsakh, gestito dal team di diplomazia digitale del Ministero degli Esteri, posta brevi video di giovani che nel silenzio del #ArtsakhBlockade hanno dovuto affrontare sfide serie. «Amplifichiamo le loro storie, sosteniamo i loro sogni e siamo solidali con loro. #StopArtsakhGenocidio», si legge nel commento al video [QUI] della ragazza nella foto di copertina.

Il Sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, insieme ad altri sindaci e rappresenti di diverse regioni francesi, sono arrivati in Armenia e hanno scortato i 10 camion con carichi umanitari inviati dalla Francia da Yerevan a Kornidzor davanti al posto di blocco illegale dell’Azerbajgian presso il ponte Hakeri all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin). Qui si sono aggiunti ai 21 camion con più di 400 tonnellate di aiuti umanitari dall’Armenia e 2 camion dalla Francia, che sono bloccati lì da più di un mese.

Anne Hidalgo, pubblicando la foto della delegazione francese sulla strada a Kornidzor, ha scritto: «In Armenia, con gli eletti di Parigi e altre comunità. Da nove mesi, 120.000 armeni, tra cui 30.000 bambini, sono isolati, muoiono di fame, privati di tutto nel Nagorno-Karabakh. Di fronte al disastro umanitario, forniamo loro aiuti d’urgenza. Il tempo stringe».

La nuova vignetta di Gündüz Ağayev sugli aiuti umanitari al Nagorno-Karabakh proposti dall’Azerbajgian. «Fate largo! Stanno arrivando gli umanisti!».

Questo va al nocciolo della questione al 100%: bravo. Prima abbiamo visto falsi eco-attivisti azeri, ora finti umanisti-filantropi azeri. Lo stiamo scrivendo da 262 giorni, che la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh è bloccata dall’Azerbajgian dal 12 dicembre 2022 e questo assedio ha causato una crisi umanitaria, con carenza di tutti i prodotti essenziali, iniziando con cibo e medicinali. Stiamo assistendo ad una sceneggiata orwelliana in Artsakh con “aiuti umanitari” di Baku, presentati come «un atto nobile e generoso che mostra compassione e solidarietà per i residenti». Pensano che siamo dei cretini.

«Nessuno meglio del fumettista azero Gunduz Aghayev ha potuto apprezzare l’ipocrisia di Ilham Aliyev, che ha inviato beni umanitari nel Nagorno-Karabakh per salvare gli Armeni. In questa caricatura si può vedere come un convoglio di camion azeri stia entrando a Stepanakert, presumibilmente trasportando carichi umanitari. Tuttavia, i poliziotti azeri armati di manganelli e scudi sono nascosti nel retro dei camion. Nella parte superiore dell’immagine c’è scritto “Fate largo! Stanno arrivando gli umanisti”. Gunduz Aghayev vuol dire che dopo l’ingresso delle merci azere, inizierà la repressione della polizia anche nel Nagorno-Karabakh. Si prende gioco del regime di Aliyev, che opprime gli Azeri, ma finge di avere compassione per gli Armeni. È un peccato che il regime dittatoriale di Aliyev utilizzi poliziotti armati di scudi e manganelli per reprimere gli Azeri. In effetti, il regime di Aliyev ha trattato gli Azeri in modo così crudele che la repressione della polizia ha lasciato una profonda ferita nel cuore del popolo azerbajgiano. Caro Gunduz, gli Armeni non credono alle dolci favole di Aliyev. Stai calmo. E grazie» (Robert Ananyan).

Recidere l’ultimo legame con la Repubblica di Armenia
significherà l’annientamento per gli Armeni
della Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh)

Come abbiamo riferito, il Presidente francese aveva annunciato alla conferenza annuale degli Ambasciatori in Francia che questa settimana avrà colloqui con i leader di Armenia e Azerbajgian. La Francia proporrà un’iniziativa diplomatica internazionale per risolvere la situazione nel Nagorno-Karabakh: «Chiederemo che gli accordi raggiunti attorno al Corridoio umanitario di Lachin siano pienamente rispettati. Inoltre, annunceremo una nuova iniziativa diplomatica internazionale per aumentare la pressione».

L’Azerbajgian ha risposto tramite il Portavoce del Ministero degli Esteri, che ha dichiarato che l’uso da parte del Presidente francese del “linguaggio dell’oppressione” è inaccettabile. «L’uso da parte del Presidente francese del termine “Corridoio umanitario di Lachin” è inaccettabile e costituisce una violazione dell’idea di integrità territoriale dell’Azerbajgian». Tradotto: l’Azerbajgian ritiene lecito condannare alla fame 120.000 persone.

Poi, ieri, Emmanuel Macron ha parlato con Ilham Aliyev. Baku riferisce che il Presidente dell’Azerbajgian ha dichiarato in una telefonata con il Presidente della Francia che dopo l’apertura della strada Aghdam-Stepanakert, potrà essere utilizzata anche la strada Lachin-Stepanakert, a condizione che siano rispettate le norme del regime doganale e di frontiera dell’Azerbajgian. Parigi non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione sulla conversazione telefonica tra Aliyev e Macron. Secondo quanto riferisce Baku, Aliyev si è lamentato con Macron che la parte armena ha rifiutato l’accordo iniziale raggiunto per effettuare il trasporto delle merci attraverso la strada di Aghdam con la mediazione della Croce Rossa. Inoltre, secondo Aliyev, l’Azerbajgian ha invitato i rappresentanti della popolazione armena del Karabakh a Baku o in altre città dell’Azerbajgian per discutere le questioni di reintegrazione, ma gli Armeni hanno rifiutato.

A causa della crescente scarsità di grano, soprattutto a Stepanakert, la produzione di pane continua a diminuire. Da ieri ad ogni famiglia viene venduto una sola pagnotta di pane.

Il processo di distribuzione del pane nei panifici viene supervisionato dai rappresentanti della commissione statale delle entrate, della polizia e dell’ufficio del sindaco di Stepanakert.

Allo stesso tempo, si stanno compiendo sforzi per raccogliere il mais e produrre farina di mais per il pane. Tuttavia, a causa delle piogge in corso, il raccolto di mais è stato ritardato di diversi giorni, come riportato dal Fondo per il sostegno alle aree rurali e all’agricoltura dell’Artsakh.

I media azeri hanno pubblicato la foto dei tre giovani dell’Artsakh rapiti e detenuti in Azerbajgian. «Nelle immagini sono facilmente distinguibili segni visibili di violenza» (Ararat Petrosyan). «Segni visibili di tortura, crimini di guerra di uno stato terrorista!» (Rogério D. Anitablian).

Il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, ieri ha confermato ai cittadini dell’Artsakh riuniti a Stepenakert, che si è discusso delle sue potenziali dimissioni dalla carica di presidente dell’Artsakh.
Il 28 agosto, i cittadini dell’Artsakh si sono riuniti davanti al palazzo dell’Assemblea Nazionale durante una recente sessione di emergenza delle forze politiche dell’Artsakh in attesa delle decisioni prese dal parlamento.
Harutyunyan ha detto che avrebbe voluto dimettersi alcuni giorni prima. Ha dichiarato che nei prossimi giorni ci sarà un altro incontro con un gruppo più ristretto, in cui verrà discussa ulteriormente la decisione sulle sue dimissioni. Harutyunyan ha sottolineato che se si deciderà di dimettersi, si unirà alla Milizia Libera domenica prossima (Fonte agenzia 301).

Le forze di mantenimento della pace russe hanno dichiarato che l’Azerbajgian ha violato il cessate il fuoco nell’area di Shushi lungo la linea di contatto con il Nagorno-Karabakh. Avevano smesso di menzionare la parte violatrice nel novembre 2022, questa è la prima volta viene menzionata da allora.

Gli Armeni dell’Artsakh si oppongono con veemenza agli “aiuti” del governo azero, che insiste su un “Corridoio di Aghdam” (dall’Azerbajgian, concordato con nessuno) in sostituzione del Corridoio di Berdzor (Lachin) che collega l’Artsakh con l’Armenia, bloccato dall’Azerbajgian da quasi 9 mesi, in violazione della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, firmato anche dal Presidente dell’Azerbajgian.

Le autorità dell’Azerbaigian tentano di instaurare un corridoio verso l’Artsakh attraverso Akna (Aghdam) dopo aver chiuso tutti i transiti con l’Armenia lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin). Ieri sera non vi era alcuna indicazione che sia stato consentito agli Azeri il transito a Stepanakert da parte del contingente di mantenimento della pace russo.

La radio pubblica dell’Artsakh ha riferito ieri sera che gli Azeri stavano davanti al posto di blocco delle forze di mantenimento della pace russe, nel tentativo di entrare nell’Artsakh e stavano montando delle tende. Alyosha Gabrielyan in una conversazione con Artsakhpress ha detto: «Al momento siamo a 200-400 metri dagli Azeri. Siamo qui per impedire l’ingresso di carichi “umanitari” nell’Artsakh. Non abbiamo bisogno dell’aiuto che mandano. Che aprono il Corridoio di Lachin», ha detto Gabrielyan.

Un giornalista di Civilnet ha riferito che più di mille cittadini armeni dell’Artsakh hanno bloccato la strada da Akna (Aghdam) ad Askeran per impedire l’ingresso del carico “umanitario” azero e hanno montato delle tende per passare la notte lì. I cittadini dell’Artsakh riuniti provengono da Askeran e dagli insediamenti vicini, nonché da Stepanakert.

Alla Arzumanyan ha detto: «Il nostro obiettivo è impedire che questa farina entri nell’Artsakh. Gli Azeri ci massacrano e poi portano la farina. Non piangerò né riderò. Ci danno il pane per ucciderci più in avanti», ha detto Arzumanyan.

Secondo i media statali dell’Azerbajgian, Jeyhun Mirzoyev, il Segretario Generale della Mezzaluna Rossa a Baku, ha dichiarato che si attende la risposta delle forze di mantenimento della pace russe per «creare le condizioni per la consegna delle merci». Il rappresentante della Società della Mezzaluna Rossa azera ha detto che all’ufficiale delle forze di mantenimento della pace russe sono state fornite informazioni sul loro scopo. Questo a sua volta ha riferito l’accaduto al suo comandante dicendo che non sapevano quando ci sarebbe stata una risposta.

Due camion carichi di 40 tonnellate di farina proveniente da Baku sono arrivati ad Aghdam nel pomeriggio di ieri. Secondo l’agenzia statale azera APA, i rappresentanti della Mezzaluna Rossa azera stanno montando delle tende lungo la strada.

Non c’è da stupirsi perché la Mezzaluna Rossa azera sta svolgendo le commissioni per il regime autocratico dell’Azerbajgian. Il loro Presidente Novruz Aslanov, in carica dal 1999, è il regime. Nel 2005, 2010 e 2015  è stato deputato del Milli Majlis della Repubblica di Azerbajgian.

Il 25 agosto 2023 abbiamo riportato la seguente dichiarazione della Società della Croce Rossa armena: «La violazione da parte della Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian dei principi fondamentali del Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha provocato una risposta da parte della Società della Croce Rossa armena
La Società della Croce Rossa armena afferma che il coinvolgimento dell’organizzazione della Mezzaluna Rossa in questioni politiche, in particolare riguardo alla chiusura del Corridoio di Berdzor (Lachin) e dei percorsi alternativi, contraddice il principio di neutralità del Movimento Internazionale della Croce Rossa. Questo impegno nei processi politici è considerato una violazione significativa e va contro i valori umanitari sostenuti dal Movimento.
Inoltre, la Società della Croce Rossa armena esprime preoccupazione riguardo ai tentativi della Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian di interferire con le operazioni del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Artsakh (Nagorno-Karabakh). Un esempio di tale ingerenza è l’incidente che ha comporta il rapimento di una persona sotto la protezione del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Per quanto riguarda la spedizione umanitaria bloccata vicino al ponte Hakari dal 26 luglio 2023, la Società della Croce Rossa armena suggerisce che la Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian potrebbe utilizzare le sue capacità umanitarie per incoraggiare la riapertura del corridoio, in linea con i principi umanitari.
La Società della Croce Rossa armena esorta tutti i membri del Movimento Internazionale della Croce Rossa, inclusa la Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian, a sostenere i principi del Movimento e a lavorare in modo collaborativo per compiere efficacemente la missione umanitaria.
Con un’eredità lunga 103 anni, la Società della Croce Rossa armena aderisce ai principi fondamentali del Movimento ed è attivamente impegnata nella gestione delle catastrofi, aiutando le popolazioni sfollate, fornendo assistenza medica e sociale, offrendo primo soccorso, favorendo il coinvolgimento dei giovani e promuovendo i valori umanitari.
In definitiva, l’obiettivo della Croce Rossa è alleviare la vulnerabilità mobilitando sforzi filantropici e offrendo aiuti essenziali a coloro che affrontano sfide socio-economiche».

Secondo le informazioni fornite dai manifestanti dell’Artsakh, il capo del governo locale di Askeran, Amleto Apresyan, ha incontrato un rappresentante delle truppe di mantenimento della pace russe che si trovano con gli Azeri, che gli ha assicurato che in nessun caso permetteranno agli Azeri di avanzare nel Nagorno-Karabakh.

L’Azerbajgian aveva precedentemente affermato di essere disposto ad inviare rifornimenti attraverso la strada di Akna (Aghdam). L’Artsakh ha visto questo correttamente come un tentativo di sottomissione da parte di Baku e ha rifiutato la falsa offerta filantropica di ricevere aiuti azeri attraverso la strada Akna (Aghdam)-Stepanakert nonostante la crisi umanitaria, causata dal blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin).

Inquadrare e presentare al mondo la situazione in Artsakh come una crisi strettamente umanitaria (che non è solo questo, ma va molto di più in fondo) consente all’Azerbajgian di portare avanti la sua narrazione sull’apertura della strada di Akna (Aghdam) con lo scopo di oscurare totalmente la questione al centro del blocco: la politica di pulizia etnica e il genocidio armeno che l’Azerbajgian sta attuando in Artsakh, con il cibo come arma.

Innanzitutto, l’Azerbajgian chiude il Corridoio di Berdzor (Lachin). Poi crea un disastro umanitario, usando il cibo come arma contro il popolo dell’Artsakh. E alla fine indossa l’abito “umanitario” sopra gli uniformi militare, fingendosi filantropici che inviano “aiuti umanitari”. Chi ci crede? Vogliono cacciare il Comitato Internazionale della Croce Rossa e mantenere il corridoio tra Artsakh e Armenia chiuso per sempre

I media statali azeri, che hanno negato sempre, fino a rendersi ridicoli, l’esistenza del blocco dell’Artsakh da quasi nove mesi e la crisi umanitaria che il regime autocratico di Alliyev ha creata e rafforzata quotidianamente, ora riferiscono che lo stesso Azerbajgian ha inviato farina attraverso la strada di Akna (Aghdam).

Domanda semplice: ma perché sarebbe necessario la farina da Baku se non ci fosse il blocco? Questo è semplicemente l’Azerbajgian che rinnega sfrontatamente la propria firma sotto l’Accordo trilateriale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, che sfida apertamente l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e gli appelli della comunità internazionale.

Allo stesso tempo, l’Azerbajgian sta bloccando più di 30 camion con degli aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia, che da più di un mese sostano a Kornidzor in Armenia davanti al posto di blocco illegale dell’Azerbajgian presso il ponte Hakari all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin).

La strategia del soffocamento volta a provocare lo sfollamento di massa degli Armeni dall’Artsakh/Nagorno-Karabakh è illegale, come già stabilito dalla Corte Internazionale di Giustizia. Questa politica dell’Azerbajgian è anche immorale, ha dichiarato il Ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna.

Da parte sua, pure il Partito Comunista francese chiede alla Francia di riconoscere ufficialmente l’indipendenza della Repubblica di Artsakh: «Il riconoscimento dell’Artsakh da parte della Francia è una condizione per proteggere gli Armeni di questa regione e un prerequisito per risolvere il conflitto», hanno osservato i rappresentanti del partito.

«Su iniziativa del regime Azerbajgiano, la Società della Mezzaluna Rossa azera ha riferito in mattinata il loro piano di inviare “40 tonnellate di aiuti umanitari agli Armeni residenti nel Nagorno-Karabakh”. Al blocco dell’Artsakh hanno preso parte anche individui legati alla Società della Mezzaluna Rossa azera (come dipendenti e volontari), che si erano travestiti da “eco-attivisti” iniziando il blocco dell’Artsakh il 12 dicembre 2022. Uno di questi è raffigurato nella fotografia» (Agenzia 301).

Il 29 agosto 2023 i media azeri hanno riferito che la Società della Mezzaluna Rossa azera stava inviando 40 tonnellate di farina attraverso la strada Akna (Aghdam)-Stepanakert in quello che l’Azerbajgian ha ipocritamente descritto come un “gesto umanitario”.

Nel tentativo evidente di insabbiare la sua lunga storia di violazioni dei diritti umani e di disprezzo per il diritto internazionale, le autorità azere, che hanno causato il disastro umanitario nell’Artsakh, hanno ora deciso unilateralmente di inviare “aiuti umanitari” alle vittime del loro stesso blocco, mentre i troll azeri scrivono post su Twitter del tipo: «Qual è il problema con il Corridoio di Aghdam?» Il problema è che esiste solo nella testa di Aliyev come idea unilaterale dell’Azerbajgian, mentre tiene chiuso il Corridoio di Berdzor (Lachin), che invece fa parte dell’Accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, firmato anche dal Presidente dell’Azerbajgian e riconosciuto internazionalmente.

Parlando con Artsakhpress della notizia che il 29 agosto 2023 i media statali azeri hanno riferito che la Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian invierà 40 tonnellate di farina da Baku a Stepanakert, Lusine Avanesyan, Portavoce del Presidente della Repubblica di Artsakh, ha dichiarato che su questo tema non è stato raggiunto alcun accordo con l’Artsakh, aggiungendo che questo passo mira ad approfondire i problemi esistenti, non a risolverli.

Nelle condizioni attuali, «la questione della riapertura del Corridoio di Kashatagh (Lachin) sotto il regime stabilito era e rimane la priorità, e qualsiasi dialogo con la parte azera deve svolgersi innanzitutto su questo tema. Il corridoio deve funzionare liberamente e ininterrottamente per il traffico bidirezionale di persone, merci e veicoli», ha sottolineato Avanesyan.

Se le autorità azere mirassero davvero ad eliminare la difficile situazione umanitaria affrontata dalla popolazione dell’Artsakh e a porre fine al genocidio in corso, dovrebbero astenersi da ingannevoli manifestazioni di filantropia. Dovrebbero invece consentire la ripresa dei rifornimenti all’Artsakh attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin), come delineato nella Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e in conformità con l’ordine della Corte Internazionale di Giustizia, ha concluso Lusine Avanesyan.

«La Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian ha inviato un carico umanitario per i residenti Armeni di Khankendi. L’aiuto consiste in 40 tonnellate di prodotti farinacei che verranno trasportati lungo la strada Aghdam-Khankendi. È un atto nobile e generoso che mostra compassione e solidarietà per i residenti» (Tural Ganjali, Membro del Parlamento della Repubblica di Azerbajgian, “in rappresentanza della città di Khankendi).
«La prossima azione umanitaria dell’#Azerbajgian a favore degli Armeni residenti nel Karabakh. Gli aiuti umanitari della Società della Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian si spostano oggi verso la strada Aghdam-Khankendi. Prova evidente che nessuna strada è bloccata e non c’è alcun blocco di Khankendi» (Ali Alizada, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran).
«La Mezzaluna Rossa dell’Azerbajgian ha inviato aiuti umanitari da Baku per soddisfare i bisogni degli armeni che vivono in Karabakh. Il convoglio di aiuti umanitari dispone di 40 tonnellate di prodotti farinacei per la fase iniziale. Il convoglio umanitario si dirigerà verso la strada Aghdam-Khankandi» (Naghi Ahmadov, Research Fellow presso il Centro per l’analisi delle relazioni internazionali con sede a Baku-Centro AIR; Dottorando-Università di Shandong, Cina).

Esilarante.

Mentre affermano che non esiste un #ArtsakhBlockade e che gli Armeni dell’Artsakh sono tutti grassi, fanno feste con banchetti sontuosi e i bambini mangiano biscotti, le autorità di Baku inviano aiuti umanitari alle persone a cui secondo loro narrazione non bloccano l’accesso del cibo da quasi 9 mesi.

Ricordiamo che il rappresentante dell’Azerbajgian alla sessione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha cercato di convincere il mondo con delle foto che gli Armeni dell’Artsakh non hanno bisogno di aiuti umanitari. Ora il suo padrone sta inviando 2 camion con 10 tonnellate di “farina umanitaria” agli Armeni che tiene sotto assedio da quasi 9 mesi e continua ad impedire l’ingresso in Artsakh di più di 30 camion con aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia.

C’è qualche motivo per cui ai giornalisti stranieri non è permesso recarsi nell’Artsakh per riferire su cosa sta succedendo? Menzogne e propaganda azera in corso.

L’invio della “farina umanitaria” uno stratagemma cinico inteso a deviare l’attenzione del mondo civili dai crimini di Stato dell’Azerbajgian e dalla crisi umanitaria che ha causata con la chiusura illegale del Corridoio di Berdzor (Lachin). Oh, vedete come sono buoni gli Azeri, così nobili e generosi, pieni di compassione e solidarietà per gli Armeni che questi cattivi Azeri stanno facendo morire di fama. Kafka e Orsell sono invidiosi. Ma smettete di mentire, smettete di provare a distruggere il popolo dell’Artsakh, smettete di provare a porre fine alla loro legittima indipendenza.

Immaginate che qualcuno blocchi la vostra casa, soffochi la vostra famiglia, rapisca i vostri figli, uccida vostro marito e vostro figlio maggiorenne, affama la vostra moglie che deve partorire e poi getti un sacchetto di farina (avvelenata?) davanti alla vostra porta. Questo è ciò che l’Azerbajgian sta cercando di fare adesso attraverso la strada di Akna (Aghdam). Non chiamatelo “aiuto umanitario”, ma per quella che è; farina usata come arma.

Provate a capire cosa non funziona nella testa di gente che scrivono post di cui abbiamo riportato tre esempi, che trovano niente di strano nell’inviare 40 tonnellate di farina in una regione che il loro stesso governo e i media statale negano che sia sotto un blocco e dove le persone abbiano libertà di movimento e abbondanza di cibo.

Le affermazioni che abbiamo letto prima sono manifestamente falsi, propaganda, menzogne. L’“offerta” della strada di Akna (Aghdam) è uno stratagemma cinico da parte dello Stato terrorista genocida dell’Azerbajgian, impegnato nella pulizia etnica, per abusare/intrappolare ulteriormente il popolo della Repubblica di Artsakh. Aprite il Corridoio di Lachin, come concordato e come ordinato dalla suprema corta di giustizia delle Nazioni Unite.

Questo è nient’altro che una nuova assurdità dal vaso di Pandora azera, che nega il #ArtsakhBlockade e annuncia che l’Azerbajgian sta inviando aiuti umanitari, dopo aver creato una crisi umanitaria. Qui non siamo alla presenza di filantropia ma di un chiaro caso di criminalità e terrorismo accompagnato da cinica impunità.

Quindi l’Azerbajgian ammetto che c’è un blocco e che la gente muore di fame. Questi non sanno nemmeno mentire coerentemente e pensano che siamo tutti dei cretini che ci cascano. Quale sarebbe il motivo per cui gli Armeni dell’Artsakh hanno bisogno di farina se non esiste il #ArtsakhBlockade, mentre i camion con il cibo stanno bloccati in Armenia. Qualcosa non va in questi idioti. E qualcosa no funziona nella loro propaganda, a giudicare della disperazione di questo troll azero in un post su Twitter, che scrive piangendo, in un “mondo al contrario”: «Continuiamo a combattere il terrorismo armeno. Anche se disponiamo di prove, le campagne diffamatorie contro il nostro Paese da parte dell’Unione Europea, dell’America e della Francia continuano e noi stessi combattiamo solo contro questo terrorismo. Non c’è nessuno che veda cosa sta succedendo nella regione».

Segnaliamo

– Nagorno-Karabakh: “People are fainting queuing up for bread” di Rayhan Demytrie – BBC, 30 agosto 2023 [QUI]: «L’ex Relatore speciale delle Nazioni Unite, Gulnara Shahinian, avverte che la rottura dell’ultimo legame con la Repubblica di Armenia significherà l’annientamento per gli Armeni del Karabakh. “Sapete quale livello di violazioni dei diritti umani si verifica in Azerbajgian. Con tutta la loro politica di odio, come potete aspettarvi che ci sia un buon atteggiamento nei confronti degli Armeni in Karabakh?”».

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

La scarpa più antica del mondo è stata trovata in una grotta armena (Scienze e notizie 30.08.23)

Gli archeologi ritengono di aver ritrovato la scarpa in pelle più antica del mondo: ha 5.500 anni.

L’antica scarpa , scoperta nel 2008 in una grotta dell’Armenia, era imbottita d’erba, anche se gli archeologi non possono dire se l’erba fosse intesa come isolante o se aiutasse a mantenere la forma della scarpa. “All’inizio pensavamo che potesse essere uno scarto, ma allo stesso tempo è molto strano, perché abbiamo solo una scarpa ed è in ottime condizioni“, spiegò il team di archeologia. “Sembra che sia stato più che probabile posizionato deliberatamente in questo modo.” La scarpa del piede destro, che somiglia un po’ a una patata al forno, ha alcune caratteristiche che potrebbero attirare anche gli acquirenti moderni: per esempio, il suo produttore l’ha modellata da un unico pezzo di pelle di mucca (come un costoso paio di scarpe intere di oggi). calzature tagliate”) e ha lacci in pelle. È una taglia da donna ma gli esperti dicono che anche un uomo con i piedi minuti avrebbe potuto usarla. La scarpa è stata scoperta dalla dottoranda armena, Diana Zardaryan, dell’Istituto di Archeologia, Armenia, in una fossa che conteneva anche un vaso rotto e corna di pecora. “Sono rimasta stupita nello scoprire che anche i lacci delle scarpe erano conservati“, ha ricordato.

Gli scienziati hanno determinato l’età della scarpa tagliando due piccoli campioni di pelle e inviandoli ai centri di datazione radioattiva dell’Oxford Radiocarbon Accelerator Unit dell’Università di Oxford e dell’Università della California-Irvine Accelerator Mass Spectrometry Facility. Altri hanno scoperto sandali più antichi: i più antichi risalgono a circa 7.000-7.500 anni fa e sono stati trovati nella Arnold Research Cave nel Missouri, ma questa è la scarpa intera più antica mai scoperta. Lo stilista di scarpe di moda Manolo Blahnik è rimasto colpito da quanto la scarpa assomigliasse ai modelli di oggi. Sospetta che anche 5.500 anni fa chi lo indossava volesse apparire chic: “La funzione della scarpa era ovviamente quella di proteggere il piede, ma non ho dubbi che un certo aspetto di una scarpa significasse l’appartenenza ad una particolare tribù”, ha detto Blahnik. “Sono sicuro che facesse parte dell’abito che una specifica tribù indossava per distinguere la propria identità da un’altra.” La conservazione è andata ben oltre la moderna scatola da scarpe. La stessa grotta calcarea aveva temperature relativamente stabili e poca umidità, e la scarpa era ricoperta da strati di sterco di pecora. “Inizialmente pensavamo che la scarpa e gli altri oggetti avessero circa 600-700 anni perché erano in ottime condizioni”, ha detto Pinhasi. “Solo quando il materiale è stato datato ci siamo resi conto che la scarpa era più vecchia di qualche centinaio di anni rispetto a quelle indossate da Oetzi, l’uomo venuto dal ghiaccio”.

Vai al sito

Nagorno-Karabakh: «Genocidio» per fame (Il Manifesto 30.08.23)

«La fame è l’arma invisibile del genocidio. Senza un immediato cambiamento drastico, questo gruppo di armeni sarà distrutto in poche settimane» ha scritto l’ex procuratore capo della Corte penale internazionale, Luis Moreno Ocampo, a proposito della situazione umanitaria in Nagorno-Karabakh. In un rapporto di 28 pagine presentato all’Onu il 7 agosto scorso, Ocampo ha accusato chiaramente il governo dell’Azerbaigian di aver messo a rischio 120 mila persone di etnia armena nel territorio separatista del Nagorno-Karabakh a causa della chiusura del «corridoio di Lachin»: una striscia di terra di 5 chilometri che prende il nome della città di confine da cui partiva l’unica strada rimasta agli armeni in Artsakh.

LA CRISI ha origini lontane ma è riesplosa tra il 27 settembre e il 9 novembre del 2020, quando in quest’aerea si è combattuta una guerra sanguinosa che è costata la vita a più di 7mila soldati, oltre a creare quasi 50mila nuovi profughi. L’Azerbaigian, spalleggiato a livello operativo e strategico dalla Turchia di Erdogan, ha attaccato senza preavviso la Repubblica dell’Artsakh, ovvero la parte di Nagorno-Karabakh controllata dagli armeni dal 1994 ma mai riconosciuta ufficialmente da nessun Paese, nemmeno da Erevan. Dopo la fine della «guerra dei 44 giorni», gli accordi di pace stabilivano che il Corridoio di Lachin rimanesse aperto e fosse presidiato da un contingente di pace russo. Mosca, infatti, è legata all’Armenia dal «Trattato di amicizia cooperazione e mutua assistenza tra Armenia e Russia» che prevede, tra le altre cose, il soccorso militare in caso di minaccia armata a uno dei due stati. Ma nel 2020 il teatro degli scontri era l’Artsakh, tecnicamente in territorio azero anche se amministrato de facto dai filo-armeni. Ora la Russia è impegnata nel conflitto in Ucraina e da mesi il contingente di pace in Artsakh è ridotto a meno di un battaglione e non assolve al suo compito, lasciando ai soldati e a pseudo-attivisti azeri la possibilità di bloccare la strada, di installare check-point non concordati e di perpetrare diversi tipi di abusi. Lunedì, ad esempio, di 170 civili scortati dal contingente di pace russo dal Nagorno-Karabakh all’Armenia, 3 studenti sono stati fermati a un posto di blocco azero e non hanno mai passato la frontiera. Si tratta di Alen Nelsonovich Sargsyan, Vahe Hovsepyan e Levon Grigoryan e ad oggi di loro non si hanno notizie. Il 14 agosto è stato anche confermato il primo morto per fame, mentre la scorsa settimana gli azeri hanno reciso il cavo di fibra ottica che permetteva la connessione alle linee di telecomunicazione per gli armeni dell’Artsakh. Ora il territorio è completamente isolato.

NEL SUO TESTO, Ocampo sostiene che vi siano «basi ragionevoli» per considerare le intenzioni del presidente azero, Ilham Aliyev, come «genocide», accusandolo di aver bloccato la consegna di beni essenziali al Nagorno-Karabakh e di aver disobbedito agli ordini della Corte internazionale di giustizia che lo obbligavano a garantire la libera circolazione di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin. Aliyev, inoltre, ignora gli appelli riguardanti il «rischio reale e imminente» creato dal blocco per la popolazione armena della regione.
Ancora Ocampo definisce «pretestuose» le dichiarazioni pubbliche del presidente Aliyev, secondo cui il blocco sarebbe necessario per interrompere il contrabbando di minerali preziosi e iPhone attraverso il Corridoio di Lachin. «Le attività di contrabbando dovrebbero essere adeguatamente indagate» scrive il giudice, «ma non sono una scusa per disobbedire a un ordine vincolante della Corte internazionale di giustizia o una giustificazione per commettere un genocidio».

IL GOVERNO AZERO, da parte sua, parla di «campagna politica diffamatoria» e nega il blocco. Il Ministero degli Esteri di Baku ha inoltre sottolineato che «l’uso di espressioni come ‘Nagorno-Karabakh’ in chiara mancanza di rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Azerbaigian, l’interferenza negli affari interni dell’Azerbaigian, così come i due pesi e le due misure nei suoi confronti, sono inaccettabili».
Intanto, le autorità armene dell’Artsakh pubblicano rapporti che descrivono un peggioramento esponenziale della situazione umanitaria e indicano tassi di mortalità molto più alti della media degli anni passati, in particolare per i casi di infarto.

Ocampo conclude sostenendo la fattibilità di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite che preveda la giurisdizione della Cpinella zona. «In base alla Convenzione sul genocidio gli stati membri hanno l’obbligo di prevenire e punire ogni genocidio e 14 degli attuali 15 membri del Cds dell’Onu sono anche parte di tale Convenzione, il che rappresenta una maggioranza schiacciante», conclude, auspicando anche la cooperazione con la Russia.

Vai al sito

Armenia-Azerbaijan, il blocco di Lachin allontana la pace (thewatcherpost.it 29.08.23)

La disputa territoriale tra Armenia e Azerbaijan non accenna a risolversi e nell’ultimo periodo è divenuta più critica, a causa del blocco, tramite checkpoint da parte di Baku, del corridoio di Lachin, una striscia di terra che unisce le due nazioni e da cui passa la gran parte delle merci e dei prodotti di prima necessità. La zona che ne sta soffrendo è ovviamente il Nagorno-Karabakh, regione autonoma internazionalmente riconosciuta di competenza dell’Azerbaijan, ma a maggioranza armena. Le autorità azere hanno fatto sapere di essere disposte a riaprire il canale ma a patto che l’integrità territoriale di Baku venga ristabilita. Gli organismi internazionali temono lo scoppio di una crisi umanitaria, molti degli abitanti armeni della regione stanno infatti lasciando le loro case. Il premier dell’Armenia Nikol Pashinyan ha avuto oggi un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui ha parlato dell’attuale situazione nella regione. L’Eliseo ha comunicato di essere disposto a tutti gli sforzi necessari per ristabilire la pace.

Secondo precedenti accordi siglati nel 2020, nell’ambito dell’ultimo cessate il fuoco prima del riaccendersi delle tensioni, il corridoio di Lachin doveva passare al controllo dell’Azerbaijan nell’agosto scorso. La diplomazia ha fatto fatica ad espletarsi ma al di là di ciò adesso si reputa prioritario favorire serenità e ottenere la de-escalation. Entro il prossimo dicembre dovrebbe essere progettato un piano per la costruzione di una nuova rotta che collegherà il Nagorno-Karabakh e l’Armenia evitando il distretto di Lachin.

L’Italia attenta

Il deputato di FdI Giangiacomo Calovini, membro della delegazione parlamentare italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato – il quale di professione si occupa di geopolitica – interpellato da Formiche.net ha detto: «L’Italia sta osservando con attenzione gli sviluppi in Nagorno Karabakh. Il rischio di un allargamento della crisi umanitaria a causa dell’insicurezza alimentare è concreto ed il governo sono certo si adopererà perché ciò non avvenga. Ciò detto ritengo che in alcun modo l’incombente crisi alimentare deve rallentare gli sforzi diplomatici che si stanno svolgendo in sede Ue. Il dialogo brussellese deve rimanere il principale strumento di risoluzione delle controversie tra Armenia e Azerbaijan. Come Italia confidiamo nel trilaterale Aliyev-Michel-Pashinyan che riteniamo il formato migliore di mediazione ma chiamiamo Bruxelles al maggiore impegno possibile per una soluzione che garantisca pace certamente ma anche sicurezza in senso lato, anche alimentare».

Gli antefatti

Ricordiamo che i principali scontri armati per il Nagorno-Karabakh iniziano nel 1992, dopo la dissoluzione dell’Urss che aprì la questione su chi avesse diritto al territorio. Originariamente assegnato da Stalin a Baku, questo gode però adesso della vicinanza di Putin a Yerevan, che in realtà lamenta una certa disattenzione da parte di Mosca (per ragioni molto intuibili). Pochi giorni prima del crollo dell’Urss, il 10 dicembre 1991, ci fu un referendum in cui gli armeni del Nagorno si dichiararono una Repubblica indipendente (e alleata dell’Armenia). Il voto non è formalmente riconosciuto, in primis gli azeri lo ritengono illegale. La regione è strategica per gli oleodotti e i gasdotti di cui beneficia anche l’Italia. La situazione si era calmata con la mediazione del Cremlino tre anni fa, consentendo comunque agli azeri di recuperare parte dei possedimenti.

Video in evidenza

La politica estera di Giorgia Meloni

La politica estera di Giorgia Meloni

mercoledì 2 Agosto 2023

Il punto sull’energia in Italia con Gaetano Annunziata

Il punto sull’energia in Italia con Gaetano Annunziata

mercoledì 2 Agosto 2023

Periscopio – Intervista a Clelia Patella, raccontare l’arte nell’era dei new media

Periscopio – Intervista a Clelia Patella, raccontare l’arte nell’era dei new media

lunedì 31 Luglio 2023

261° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Azerbajgian è uno Stato terrorista: continua a rapire civili dell’Artsakh (Korazym 29.08.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.08.2023 – Vik van Brantegem] – La ragazza nella foto di copertina ha resistito durante i quasi 9 mesi del blocco illegale, disumane e atroce imposto dall’Azerbajgian al popolo armeno dell’Artsakh e ha ancora la forza e la determinazione per difendere la libertà e la giustizia per il suo popolo e il suo Paese nel video postato sull’account ufficiale di Twitter della Repubblica di Artsakh, gestito dal team Diplomazia Digitale del Ministero degli Esteri dell’Artsakh [QUI]. La risposta di un troll azero è convincente, per coloro che credono ancora che il popolo dell’Artsakh potrebbe avere un futuro “integrato” in Azerbajgian: «Fartsakh is dead!!!» [Il Fartsakh (sic!) è morto, con tre punti esclamativi].

La situazione umanitaria in Artsakh peggiora ogni giorno. Come puoi aiutare? Esercitare pressioni, parlare apertamente e sostenere l’imposizione di sanzioni contro Aliyev e i suoi familiari. Centoventimila persone non possono rimanere ostaggi del regime autocratico dell’Azerbajgian. Ogni voce ha il potere di innescare il cambiamento. Non rimaniamo in silenzio noi.

Dissociare la perdita del potere politico dalla violenza politica è una conquista della civiltà. È una delle cose che distingue un regime illuminato da uno barbaro. Azerbajgian è uno Stato terrorista

«3 Armeni che hanno insultato la bandiera azera sono stati arrestati al posto di frontiera “Lachin” – Asif Mehman – 3 Armeni che hanno insultato la bandiera azera sono stati arrestati al posto di frontiera di Lachin. Secondo le informazioni ottenute da Trend dalla fonte, tre persone sono state arrestate tra coloro che hanno insultato la bandiera dell’Azerbajgian nel 2021. Da segnalare che nel 2021 alcuni mass media e varie pagine social hanno pubblicato video in cui si vedevano calciatori armeni compiere azioni ingiuriose nei confronti della bandiera dello Stato di Azerbajgian».

I media statali Azeri – tra cui Trend – hanno riferito che 3 Armeni [tre cittadini dell’Artsakh: Alen Sargsyan, Vahe Hovsepyan e Levon Grigoryan] sono stati “arrestati” [cioè rapiti] al posto di blocco di blocco illegale dell’Azerbajgian al confine nel Corridoio di Berdzor (Lachin) presso il ponte Hakari, «per aver insultato la bandiera dell’Azerbajgian nel 2021».

Ciò accadrà sempre di più. L’Azerbajgian considererà un “criminale” qualsiasi Armeno che abbia espresso un’opinione sull’Azerbajgian non gradita all’autocrate Ilham Aliyev.

I tre ragazzi rapiti sono giocatori di calcio del Martuni Avo ricercati degli  azeri dal 2021 per aver “disonorato la bandiera azera”. Ecco, l’integrazione secondo Aliyev all’opera.

Poi, non ci vuole tutta questa immaginazione per capire cosa succederà, una volta “gli Armeni della regione economica di Garabagh di Azerbajgian” saranno “integrato” nello Stato di Azerbajgian e avranno “gli stessi diritti degli Azeri secondo la Costituzione dell’Azerbajgian”. Inoltre, aiuta a far comprendere a coloro che fini ad oggi “ignorano” ancora, perché i rappresentanti eletti della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh rifiutano di andare in Azerbajgian per i colloqui Stepanakert-Baku.

Ma a parte della minaccia di essere arrestati, nei locali pubblici o per strada, qualunque Azero tratterebbe un Armeno come un essere umano, quando si è insegnato a generazioni di bambini a odiarli e “cacciarli come cani”?

L’Azerbajgian prosegue con il rapimento di civili dell’Artsakh
Comunicazione del Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh

Il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha comunicato che ieri, 28 agosto 2023, è stato effettuato un altro trasferimento di 170 civili dall’Artsakh all’Armenia, accompagnati dal contingente di mantenimento della pace russo in Artsakh.
Intorno alle ore 13.00 le persone dirette in Armenia hanno raggiunto il posto di blocco illegale azero situato vicino al ponte Hakari nel Corridoio di Berdzor (Lachin). Secondo le informazioni ricevute dall’Ufficio del Difensore dei Diritti Umani, Alen Nelsonovich Sargsyan, nato nel 2001, è stato rapito con la forza e la coercizione e portato via in una direzione sconosciuta da rappresentanti della guardia di frontiera azera e da altri servizi.
Inoltre, altri 5 cittadini dell’Artsakh sono state portate in una stanza speciale vicino al posto di blocco illegale per essere interrogate da rappresentanti della guardia di frontiera e da altri servizi dell’Azerbajgian. Durante l’interrogatorio sono state poste varie domande: attività sportive, scopo del viaggio in Armenia, situazione economica in Armenia e Artsakh, ecc.
Secondo le informazioni ricevute, altre due persone della lista concordata – Vahe Hovsepyan e Levon Grigoryan – non hanno attraversato il posto di blocco illegale. Tuttavia, non è possibile stabilire una connessione con loro.
Tutti e tre i cittadini sono studenti delle istituzioni educative della Repubblica di Armenia.
L’Ufficio del Difensore dei Diritti umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha più volte osservato che il posto di blocco illegale azero situato presso il ponte Hakari rappresenta una minaccia diretta e inconfutabile all’esistenza fisica e alla protezione dei diritti fondamentali della popolazione civile dell’Artsakh. Il rapimento di Vagif Khachatryan e Alen Sargsyan dimostra inconfutabilmente che il cosiddetto checkpoint si è trasformato in uno strumento al servizio dell’arbitrarietà criminale azera, attraverso il quale gli Azeri rapiscono e privano arbitrariamente i civili dell’Artsakh della loro libertà. 120.000 cittadini dell’Artsakh sono tenuti sotto blocco, private dell’accesso umanitario e della possibilità di tutela dei loro diritti umani fondamentali.
Le garanzie giuridiche e politiche internazionali sia del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e delle forze di mantenimento della pace russe sono praticamente insufficienti a proteggere i diritti della popolazione dell’Artsakh, compreso il diritto alla circolazione libera e sicura.
Tenendo conto degli impegni assunti da questi due attori, il Difensore dei Diritti Umani dell’Artsakh chiede che adottino tutte le misure possibili per garantire la sicurezza del movimento umanitario della popolazione dell’Artsakh e l’immediato ritorno delle persone rapite. Altrimenti, senza tali garanzie, il trasporto di civili dovrebbe essere interrotto.
Lo Staff del Difensore dei Diritti Umani continua a raccogliere fatti in relazione all’incidente, sui quali si farà un’ulteriore dichiarazione. I fatti raccolti saranno riassunti e presentati alle organizzazioni internazionali e agli attori internazionali con il mandato di proteggere i diritti umani.

Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh in merito al rapimento di persone trasferite dall’Artsakh all’Armenia

«Il 28 agosto, i residenti del Nagorno-Karabakh, Alen Sargsyan, Vahe Hovsepyan e Levon Grigoryan, sono stati rapiti dalle forze dell’ordine azere al checkpoint illegale situato nel Corridoio di Lachin. Il trasferimento era stato concordato in anticipo ed è stato effettuato con l’accompagnamento delle forze di mantenimento della pace russe, che secondo il punto 6 della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, devono controllare il collegamento ininterrotto tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh attraverso il Corridoio di Lachin. Le persone menzionate si stavano trasferendo nella Repubblica di Armenia per continuare i loro studi.
Questo passo dell’Azerbajgian, preceduto il 29 luglio dal rapimento del 68enne Vagif Khachatryan, che era stato trasferito nella Repubblica di Armenia per ricevere assistenza medica urgente da parte del Comitato internazionale della Croce Rossa. Si tratta di una grave violazione della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, delle decisioni giuridicamente vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e di un aperto disprezzo per gli appelli inequivocabili e diretti della comunità internazionale, compresi i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Questi incidenti, avvenuti con vari falsi pretesti, fanno temere che l’Azerbajgian stia apertamente pianificando di sottoporre l’intero popolo del Nagorno-Karabakh a punizioni collettive, come negli anni ’90 del secolo precedente e nel 2020 ha dovuto affrontare l’aggressione su larga scala scatenata dall’Azerbajgian e difendere il suo diritto a una vita pacifica nella sua patria.
Indipendentemente dall’età, dal sesso o dallo stato di salute, l’intera popolazione del Nagorno-Karabakh è privata di tutti i diritti fondamentali, sottoposta alla fame, bloccando la fornitura di medicinali, beni essenziali, gas ed elettricità, prendendo di mira i civili dai cecchini e terrorizzando l’intera popolazione, rapendo la popolazione e bloccando il Corridoio Lachin, dimostra le reali aspirazioni della leadership dell’Azerbajgian di evitare il dialogo con il Nagorno-Karabakh e di continuare invece la sua politica di pulizia etnica. Invece di sostenere i passi volti a stabilire la pace e la stabilità nella regione, la parte azera ha ovviamente investito tutti i suoi sforzi per sconfiggerli.
La prevenzione della criminalità di massa in atto, utilizzando tutti gli strumenti possibili, è responsabilità diretta di tutti gli attori che incidono sulla situazione e, in generale, del mondo civile».

Il Consiglio Spirituale Supremo della Chiesa Apostolica Armena discute della situazione nell’Artsakh

Il 28 agosto 2023 è iniziata nella Santa Sede di Etchmiadzin la riunione del Consiglio Spirituale Supremo della Chiesa Apostolica Armena in formato ampliata, sotto la presidenza di Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni.
«Il Consiglio Spirituale Supremo, avendo appreso del rapimento di giovani Armeni nel Corridoio di Berdzor, condanna fermamente la nuova violenza e azione provocatoria organizzata dalle autorità azere, che è una continua manifestazione ostile della politica anti-armena dell’Azerbajgian», si legge nel comunicato.

Il 28 agosto il Presidente della Repubblica dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza. Il Presidente ha informato i partecipanti sui passi intrapresi per conoscere la sorte dei cittadini dell’Artsakh rapiti ieri dall’Azerbajgian e per restituirli alla loro patria. Inoltre, si è discusso della situazione creatasi nell’Artsakh, i possibili sviluppi e cosa dovrebbero fare le autorità per far fronte al crescente disastro umanitario e per risolvere i problemi di sicurezza.

Il 28 agosto sono scoppiate proteste davanti alla Presidenza di Artsakh a Stepanakert. La gente chiede risposte al rapimento dei tre membri della squadra di calcio locale da parte dell’Azerbajgian mentre attraversavano il confine dell’Armenia con un gruppo di studenti dell’Artsakh accompagnati dalle forze di mantenimento della pace russe per proseguire gli studi a Yerevan.

Mentre la sessione di emergenza dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh è andata avanti per ore, le persone si sono radunate nella piazza del Rinascimento di Stepanakert chiedendo risposte.

La situazione è restata tesa tutta la notte e i manifestanti si sono avvicinati alle porte del palazzo dell’Assemblea nazionale. I manifestanti chiedono alla Russia di rispettare gli accordi volti a garantire la sicurezza nel Corridoio di Lachin dall’aggressione dell’Azerbajgian.

Mentre nell’Artsakh era in corso la sessione parlamentare di emergenza. a Yerevan le forze di sicurezza hanno bloccato gli ingressi all’ambasciata russa per fermare i manifestanti tra cui figurano cittadini dell’Artsakh sfollati. I rinforzi hanno formato tre file e erano previsti ulteriori misure di sicurezza.

«Gli Armeni del Karabakh non si sono ancora integrati, ma stanno già rendendo i nostri standard giudiziari più liberali. 3 giovani Armeni che hanno commesso un reato secondo la nostra legge, passeranno solo 10 giorni in carcere perché si sono pentiti. I nostri prigionieri politici ora sono pieni di speranza» (Ilgar Mammadov, Presidente Fondatore del partito Respublikaçı Alternativ-REAL [Ideologia: Nazionalliberalismo, Secolarismo, Repubblicanesimo, Democrazia liberale, Europeismo. Posizione politica: da centro a centrodestra]).

La parte divertente di questo post su Twitter è che Ilgar Mammadov non sta nemmeno scherzando. A prima vista, ogni suo tweet sembra satira da un profilo fake, ma poi ti rendi conto che non lo è.

I propagandisti azerbajgiani per la guerra genocida della loro dittatura contro gli Armeni hanno subito un tale lavaggio del cervello da parte del loro regime orwelliano che non vedono nemmeno quanto sia autocompiacimento vantarsi di come trattano bene i “nostri prigionieri politici”.

«Rimango seriamente preoccupata per la situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh e ribadisco il mio appello a ripristinare la libera circolazione lungo il Corridoio di Lachin e a garantire la consegna rapida e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria nel Nagorno-Karabakh» (Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja_Mijatovic [Istituzione indipendente e non giudiziaria che promuove i diritti umani in Europa]).

Da “preoccupata” a “molto preoccupata” ad ora “seriamente preoccupata”. Ma non abbastanza preoccupato per FARE qualcosa. Quando tutta questa preoccupazione dal 2021 porterà all’unica cosa che funziona nel 2023: delle AZIONI, iniziando con le SANZIONI (c’è soltanto una lettera di differenza)?
Poi, continuare con la narrazione di “ambedue i lati”, mettendo l’Azerbajgian e l’Armenia (l’aggressore e l’aggredito), sullo stesso piano, stimola soltanto l’aggressore a continuare con le sue azioni.
Infine, stiamo aspettando con trepidazione che il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa (con elmetto e giubbotto anti-proiettili) arrivi a Stepanakert per comunicare al Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh che è “seriamente preoccupata”. Possiamo anche anticipare la risposta: “Davvero?”.
Se invece portasse con sé i (fra poco più di 30) camion con gli aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia bloccati da più di un mese a Kornidzor, verrebbe pure ringraziata. Meglio ancora se portasse con sé altri 30 camion da parte del Consiglio d’Europa. In questo caso in Artsakh farebbero segno di iniziare a credere che fu “preoccupata” fino a “seriamente preoccupata”.
Senno, grazie lo stesso, buona sera e a rivederci.

Consiglio d’Europa
Commissario per i Diritti Umani
Dichiarazione
Ripristinare la libera circolazione lungo il corridoio Lachin e garantire la consegna rapida e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria nel Nagorno-Karabakh
Strasburgo, 28 agosto 2023

“Rimango seriamente preoccupato per la situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh e per i diritti umani della sua popolazione a seguito del blocco della strada che attraversa il Corridoio di Lachin dal dicembre 2022. Ribadisco l’appello che avevo lanciato allora a ripristinare la libera circolazione lungo quella strada”, ha affermato oggi il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović.
“Nonostante i miei appelli e quelli di numerosi altri attori internazionali, secondo quanto riferito, la situazione umanitaria e dei diritti umani nell’area si è ulteriormente deteriorata, colpendo in particolare i più vulnerabili, a causa della prolungata interruzione della circolazione delle persone e dell’accesso alle forniture alimentari e alle cure mediche urgenti. cura. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), che per il momento è l’unica organizzazione umanitaria internazionale che opera lungo il Corridoio di Lachin, ha segnalato che la popolazione si trova ad affrontare la mancanza di medicinali e di beni di prima necessità salvavita.
Le parti interessate dovrebbero trovare immediatamente una soluzione per evitare qualsiasi ulteriore deterioramento della situazione molto pericolosa che la popolazione locale sta affrontando e garantire un passaggio sicuro e libero a coloro che forniscono assistenza umanitaria e a coloro che garantiscono la protezione dei diritti umani. Come indicato nel mio Memorandum del 2021, Armenia e Azerbaigian dovrebbero compiere sforzi per avanzare sulla via della riconciliazione e garantire una pace duratura per tutte le persone.
Confermo il mio impegno e la mia disponibilità a dialogare con tutti gli interlocutori rilevanti e a recarmi nel Nagorno-Karabakh per contribuire a superare le sfide esistenti in materia di diritti umani”.

Il Presidente francese Emmanuel Macron alla Conferenza degli Ambasciatori: «Noi richiediamo il pieno rispetto del Corridoio umanitario di Lachin e ci impegniamo a intraprendere una nuova iniziativa diplomatica in questo senso sul piano internazionale per accrescere la pressione».
Encomiabile, però sarebbe ora che iniziasse a capire che tutti questi impegni per quasi 9 mesi non hanno riscontrato nessun risultato. Aliyev l’ha detto in chiare lettere che ascolta “educatamente” e cestina. E l’ha pure dimostrato, facendo “accrescere la pressione” sull’Artsakh.

«Se i bambini sono felici, il mondo è felice. Lachin è stato testimone della felicità più innocente del mondo in questi giorni. I bambini tornarono nelle terre dei loro antenati. Non hanno visto Lachin se non nella fantasia portata dai ricordi delle loro famiglie. Oggi sono qui e rimarranno qui per sempre. Il futuro di Zangezur Orientale e Garabagh, compreso Lachin, è nelle loro mani. La felicità di oggi è foriera di bellissimi giorni a venire in Azerbaigian».

Aliyev ha messo in scena uno spudorato video di propaganda con un bambino a Berdzor (Lachin), città che è nelle mani delle forze armate dell’Azerbajgian, mentre il mondo lo condanna per aver negato cibo, assistenza medica, riscaldamento, elettricità e istruzione a 30.000 bambini Armeni nell’Artsakh.

Nel maggio 1992, nel corso della guerra del Nagorno-Karabakh, l’Esercito di difesa del Nagorno-Karabakh, dopo aver liberato Shushi nel corso della battaglia dell’8 maggio, liberò Berdzor (Lachın) e l’omonimo corridoio.
Berdzor (Lachin) faceva parte della provincia di Kashatagh dell’Artsakh. Era passato sotto il controllo delle forze di mantenimento della pace russe in seguito all’accordo di cessate il fuoco trilaterale del 9 novembre 2023 che ha posto fine alla guerra dei 44 giorni di fine 2020. Berdzor (Lachin) e i villaggi di Sus e Aghavno (Zabukh) sono stati trasferiti sotto il controllo dell’Azerbajgian il 26 agosto 2022.

Foto di Liana Margaryan, giornalista freelance di Artsakh.
Foto di Liana Margaryan, giornalista freelance di Artsakh.

«Testimonianza della disumanità. L’ONU è stato testimone inconcepibile della disumanità dell’Azerbajgian, della meccanica immorale della schiavitù, della fame degli Armeni, dei 260 giorni del #ArtsakhBlockade, dell’esercizio del controllo di tipo proprietario-di-schiavi su 120.000 persone. La fame è la compagna dei bambini armeni. VERGOGNA sull’ONU» (Garo Ghazarian).

Dopo quasi 9 mesi di #ArtsakhBlockade, la BBC ha aggiornato la sua pagina “Profilo del Nagorno-Karabakh” per aggiungere informazioni (annacquate… “Armenia sostiene” e “Baku insiste”) sul blocco, sposando nel contempo la proposta genocida azera della “strada di Aghdam”, respinta pure dall’Unione Europea come alternativa all’aperture senza ostacoli per persone, veicoli e merci. La BBC, confondendo l’aggressore con l’aggredito, è complice nel genocidio armeno 2023: «2022-23 – L’Armenia sostiene che il blocco azero sul Corridoio di Lachin ha portato a una crisi umanitaria all’interno del territorio. Baku insiste che la strada Lachin dovrebbe essere aperta ai civili, mentre le consegne di merci dovrebbero passare attraverso la strada Agdam-Xankandi/Stephanakert».

«QUESTA è la nuova eredità di Imagine Dragons e Dan Reynolds che nascondano i crimini contro l’umanità dell’Azerbajgian e facilitano il genocidio armeno 2023» (Vic Gerami, giornalista, presentatore di “The Blunt Post con Vic @KPFK 90.7 FM e regista/scrittore/produttore del documentario lungometraggio “Motherland” (Madre Patria).

#ArtsakhBlockade. Gli “Imagine Dragons” a Baku. La petizione per chiedergli di cancellare il concerto – 14 agosto 2023

L’Azerbajgian riceve la delegazione militare guidata dal Capo di stato generale maggiore della Turchia per discutere dei legami bilaterali. Il Ministro della Difesa azero ha parlato del successo nell’adattare il modello militare azero a quello della sua controparte turca.

Non dimentichiamo che la Turchia è un membro della NATO e che anche la NATO e l’Italia hanno accordi di cooperazione e formazione militare con l’Azerbajgian.

NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]