Armenia – Azerbaijan, di crisi in crisi (Osservatorio Balcani & Caucaso 04.06.21)

Non accenna a diminuire la crisi post guerra tra Armenia e Azerbaijan. A preoccupare le frequenti tensioni in luoghi di frontiera, ridisegnata dopo il conflitto. Ancora incerte le sorti dei prigionieri sulle quali è intervenuto recentemente il Parlamento europeo con una sua risoluzione

04/06/2021 –  Marilisa Lorusso

La crisi di Syunik, punta dell’iceberg del potenziale contenzioso fra Armenia e Azerbaijan, è scoppiata il 12 maggio, e da allora rimane irrisolta. In queste settimane la crisi frontaliera si è acutizzata con varie criticità ed episodi violenti anche in altre località. Il 18 maggio il ministero della Difesa armeno ha confermato le voci che stavano circolando sui social network e sui media di scontri a Vardenis  , nella provincia di Gegharkunik dove nei giorni seguenti è stato registrato un incremento di tensione.

I social media sono stati co-attori in questa escalation di tensione: vi sono questioni irrisolte relative alla demarcazione del confine fra i due paesi e alla prossimità degli eserciti che – data l’animosità reciproca – risultano in scontri fra gruppi di soldati che letteralmente si imbattono gli uni negli altri mentre procedono a mettere in sicurezza quelle che ritengono le proprie parti di territorio. Questi episodi circolano immediatamente attraverso i social insieme allo sdegno nelle relative opinioni pubbliche. E questo acuisce il conflitto.

È diventato ad esempio virale il video  dell’allontanamento in malo modo di un soldato armeno da Vardenis, ripreso dai soldati azeri e indicato come allontanamento dalla regione di Kalbajar, una delle regioni della cintura di sicurezza riconquistate nel 2020. Più volte le istituzioni armene hanno invitato ad astenersi da far circolare video e informazioni che possono contribuire a creare tensione e rabbia sociale, se non addirittura procurati allarmi. È un processo che segue tutti i conflitti e che non sta certo risparmiando la società armena che deve fare i conti con una crescente ansia per la situazione alle proprie frontiere.

Il 20 maggio, dopo un paio di giorni, di nuovo a Gegharkunik, uno scontro fra soldati ha causato 11 feriti dalla parte armena e un non precisato numero da quella azera. Il 25 maggio, sempre a Gegharkunik, un soldato armeno ha perso la vita  dopo essere stato raggiunto da uno sparo. La parte azera ha negato la responsabilità  nell’episodio. Ha anzi accusato l’Armenia di stare deliberatamente causando una escalation di tensione lungo i confini per motivi di politica interna, in vista delle prossime elezioni, e di portare avanti ricorrenti provocazioni lungo il confine o nelle aree riconquistate.

Fra le aree interessate da colpi sparati da parte armena ci sarebbe Shusha, che rimane una mela avvelenata nei rapporti fra le parti armena, azera e karabakhi.

I prigionieri

È un quadro che presenta molti elementi critici: ci sono villaggi divisi in due e infrastrutture condivise, prossimità fisica fra eserciti armati in assenza di buffer zone o forze di interposizione, questioni che non hanno ancora una soluzione politica e nemmeno un meccanismo di confronto concordato. Non solo per il Nagorno Karabakh ma anche per quello che sta diventando il nuovo oggetto del contendere, cioè la delimitazione e demarcazione dei confini diretti tra i due paesi. In questo quadro è largamente prevedibile che gli episodi si facciano sempre più ricorrenti e gravi.

Ed infatti il 27 maggio è stata di nuovo una data critica. Sei soldati armeni sono stati fermati e tratti in arresto dall’esercito azero. Di nuovo le loro foto sono state veicolate sui media. Le parti hanno ricostruzioni molto differenti di quello che sarebbe accaduto.

Secondo il ministero delle Difesa dell’Azerbaijan si sarebbe trattato di un gruppo di sabotatori armeni intercettati nella regione di Kalbajar mentre minavano il terreno. Il ministero ha anche reso note le coordinate dell’incidente per dimostrare che si è tenuto in territorio azero.

Secondo gli armeni, mappa alla mano, il gruppo di sei sarebbe stato accerchiato in territorio armeno e poi trasportato nell’area riconquistata. Il vice Capo di Stato Maggiore dell’Armenia ha sostenuto che due avamposti azeri si erano insediati uno a 1,5 km e l’altro a 2.5 km in territorio armeno e il gruppo di sei si era incuneato fra i due per evitare che potessero consolidare la nuova linea difensiva. Secondo la stima dello Stato Maggiore  il numero di soldati azeri che attualmente si troverebbero su territorio armeno sarebbe di circa un migliaio.

Quanto avvenuto aggiunge benzina sul fuoco sulla questione della sorte dei prigionieri di guerra. Secondo l’Azerbaijan questo gruppo di sei si unisce ad altri armeni fermati dopo la firma della dichiarazione trilaterale (russa-armena-azera con cui si è negoziato il cessate il fuoco), quindi o terroristi o sabotatori perché la guerra è interrotta. Secondo l’Armenia sono prigionieri di guerra e insieme agli altri devono essere rimpatriati senza precondizioni.

Intervento dell’Europarlamento

Sulla questione dei prigionieri si sono espressi in queste settimane vari attori internazionali. A inizio del mese di maggio un gruppo di europarlamentari ha scritto alle principali istituzioni europee chiedendo di esercitare pressione per il rilascio di 72 prigionieri  fermati dopo la dichiarazione trilaterale, 112 persone di cui non si sa la sorte, e 61 persone che risulterebbero in mano azera, ma di cui l’Azerbaijan nega la presenza sul proprio territorio.

Il 20 maggio l’Europarlamento ha approvato con 607 voti a favore, 27 contrari e 54 astensioni una risoluzione sui prigionieri di guerra  che “chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri armeni, militari e civili, detenuti durante e dopo il conflitto, e che l’Azerbaijan si astenga dal procedere in futuro a detenzioni arbitrarie; esorta le parti ad attuare pienamente la dichiarazione tripartita di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, che prevede uno scambio di prigionieri di guerra, di ostaggi e di altri detenuti, nonché delle spoglie di coloro che sono stati uccisi durante le ostilità”.

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto “Parlamento dei diritti 3”, cofinanziato dall’Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.

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Chiesa degli Armeni, un piano per il rilancio dello storico edificio di via della Madonna (Livornotoday 02.06.21)

All’apparenza quelli depositati all’ingresso di villa Fabbricotti, in prossimità dell’entrata di via Pilo Albertelli, sono ‘solo’ dei pezzi di marmo. Ma in realtà rappresentano dei veri e propri frammenti della storia armena. Parti integranti, fino a qualche decennio fa, dell’edificio che sorge lungo via della Madonna, a due passi dal Comune e a pochi metri dalla Venezia. Proprio quella chiesa degli Armeni sulle cui condizioni, martedì scorso, 1 giugno, si è discusso nell’ambito della seduta della settima commissione consiliare, presieduta dalla consigliera Eleonora Agostinelli. Presenti, per l’occasione, oltre all’assessore alla Cultura, Simone Lenzi, anche Giangiacomo Panessa e Olimpia Vaccari, scrittori, storici e profondi conoscitori delle vicende.

Chiesa degli Armeni, il Comune studia il piano per il rilancio

E un primo passo, proprio per cercare di dare un nuovo slancio culturale all’edificio, valorizzandolo, potrebbe essere proprio quello di cercare di imboccare la strada per riportare quei marmi di villa Fabbricotti all’interno della chiesa di via della Madonna. Con, sullo sfondo, la possibilità di poter strutturare un progetto destinato a far sì che questo patrimonio storico di natura multiculturale non vada disperso e, anzi, possa essere nuovamente stimolato grazie, perché no, alla creazione di una sorta di “laboratorio permanente – come ha detto l’assessore Lenzi – in grado di mettere in relazione i grandi filoni storici di quella che è l’eredità culturale della città”.

“Un gioiello in un punto strategico”

A dare il ‘la’ al dibattito è stata l’interpellanza presentata sul tema da parte dei consiglieri del Partito Democratico. “A Livorno – ha detto lo scrittore e storico Panessa – è stato saccheggiato il patrimonio delle comunità straniere. Anche per questo il poter fare della chiesa degli Armeni un punto di riferimento vorrebbe dire rappresentare la rinascita di una visione interculturale. È un gioiello – ha sottolineato – incastonato in mezzo ad altri molto preziosi e posizionato in un punto strategico, e per cercare di valorizzarlo potrebbero essere coinvolti anche i giovani e le scuole”. “Questa città – ha quindi evidenziato l’assessore Lenzi durante la discussione – ha una storia unica che si incarna in vari monumenti, tutti testimonianza di una pluralità di anime, di un patrimonio sul quale si deve far forza”.

Un piano, quello per riportare in auge la chiesa degli Armeni, che potrebbe trarre esempio da quello messo a punto per la chiesa degli Olandesi. La struttura di via della Madonna, infatti, avrebbe necessità di una verifica dello stato della facciata, del portone d’ingresso e delle condizioni in cui versa l’interno dell’edificio. “Ogni progetto che possa coinvolgere la chiesa degli Armeni, destinato al reperimento delle risorse, troverà certamente in me un alleato sicuro” ha detto Lenzi, sottolineando però un aspetto evidentemente non secondario, ovvero il fatto che l’edificio di via della Madonna non sia di proprietà del Comune. Il sasso, però, è lanciato, e presto potrebbe prendere il via un percorso destinato proprio ad accendere i riflettori su questo gioiello della nostra città.

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Appello di Macron per preservare i santuari cristiani e musulmani nel Nagorno-Karabakh (Sputniknews 01.06.21)

Il presidente francese Emmanuel Macron ha invocato la tutela dell’eredità cristiana e musulmana nel Nagorno-Karabakh.

“Sebbene il cessate il fuoco tiene generalmente nel Nagorno-Karabakh, molto resta da fare. E la Francia è pronta a continuare il suo sostegno alla popolazione. Sto parlando della necessità di liberare tutti i prigionieri… della revoca delle restrizioni sull’accesso delle organizzazioni umanitarie internazionali e sui gravi problemi nelle aree minate”, ha detto ai giornalisti Macron prima di incontrare il premier armeno Nikol Pashinyan, arrivato a Parigi in visita ufficiale.

Il capo di Stato francese ha inoltre sottolineato la necessità di tutelare il patrimonio storico-culturale del Nagorno-Karabakh.
“Sia che si parli di un’eredità cristiana o musulmana, essa deve essere preservata”, ha detto. “E la Francia, in qualità di copresidente del gruppo di Minsk, insieme a Stati Uniti e Russia, deve compiere ogni sforzo per ottenere la riduzione dell’escalation e il ripristino del dialogo, in particolare diretto, tra le parti”, ha sottolineato l’inquilino dell’Eliseo.
“Paradiso perduto” del Nagorno-Karabakh

Escalation e tregua nel Nagorno-Karabakh

Alla fine del settembre 2020 nel Nagorno-Karabakh sono ripresi gli scontri di un conflitto di lungo termine, provocando vittime tra la popolazione civile. Le parti hanno fatto diversi tentativi per concludere una tregua, ma l’accordo trilaterale raggiunto la notte del 10 novembre si è rivelato risolutivo.
Con la mediazione di Mosca, l’Azerbaigian e l’Armenia hanno deciso di cessare completamente il fuoco e procedere allo scambio dei prigionieri e dei caduti. Yerevan ha inoltre consegnato a Baku i distretti di Kelbajar, Lachin e Aghdam. In base agli accordi nella regione contesa sono state schierate forze di pace russe per assicurare il monitoraggio della tregua

Fontana (Lega): “Piazza Colombo avrà una targa per ricordare il genocidio armeno” (video) (Lavocedigenova.it 01.06.21)

Fontana (Lega): “Piazza Colombo avrà una targa per ricordare il genocidio armeno” (video)

Un ricordo al milione e mezzo di armeni che dal 1915 al 1916 sono stati barbaramente uccisi in Anatolia

Lorella Fontana (Lega)

Lorella Fontana (Lega)

Parte dalla capogruppo della LegaLorella Fontana, l’idea di istituire una targa in ricordo del genocidio armeno avvenuto ad inizio secolo in Anatolia.

Ho depositato una mozione in consiglio comunale volta a riconoscere il valore triste del genocidio armeno“, afferma la capogruppo.

La loro colpa fu quella di professare la fede cristiana“, continua Fontana che sostiene si tratti di un problema anche attuale.

Molti cristiani nel mondo stanno sacrificando le loro vite per mano soprattutto dell’Islam a causa della propria professione religiosa“, continua Lorella Fontana.

Su questo punto c’è ancora troppo silenzio; il genocidio armeno potrebbe essere un modo per ricordare tutte le vittime cristiane che ancora oggi perdono la vita per professare la loro fede.

La targa dovrebbe essere collocata in piazza Colombo, dove la parrocchia effettua ogni martedì un momento di preghiera per la pace; “Credo che una targa in ricordo di questo primo genocidio del ventesimo secolo, sia oggetto di raccoglimento in preghiera perchè la pace non sia più un’utopia” conclude la capogruppo.

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Mkhitaryan dice sì al rinnovo: il futuro dell’armeno è a Roma (Pagineromaniste 01.06.21)

Il futuro di Mkhitaryan è nella Roma. L’armeno ha fatto attendere Trigoria per il si al rinnovo che però alla fine è arrivato: pronto un contratto pluriennale per lui. Decisiva l’offerta di Tiago Pinto come riporta con un tweet Jacopo Aliprandi. E’ stata una serata concitata e la possibilità che il rinnovo andasse in porto sembrava a un certo punto naufragata, e invece le cose, alla fine, sono andate per il verso giusto. Un primo grande acquisto per la Roma di Mourinho. Mancano ancora le firme, ma la situazione sembra orientata al verso giusto.

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Roma, Mkhitaryan rinnova: un altro anno in giallorosso. E Mourinho chiama Donnarumma

La Roma di José Mourinho prende forma. Il primo colpo è una conferma: Henrikh Mkhitaryan ha deciso di restare in giallorosso e ha rinnovato il contratto per un altro anno ancora. L’attaccante armeno è arrivato in Italia nell’estate del 2019 e ha collezionato complessivamente 73 presenze e 23 gol: “In questi due anni la Roma mi ha conquistato, come squadra e come città, grazie all’incredibile passione dei tifosi. L’ambizione della società è molto alta e sono davvero orgoglioso di poter dare il mio contributo per affrontare le sfide che ci aspettano nella prossima stagione. Daje Roma!

Nel 2020-21 Mkhitaryan ha realizzato 14 reti e ha fornito 13 assist. “Siamo felici che abbia deciso di proseguire la sua esperienza alla Roma”, ha dichiarato Tiago Pinto, General Manager dell’area sportiva. “Come ha già dimostrato in campo, le sue qualità saranno molto importanti per aiutare la squadra a raggiungere i suoi obiettivi nella prossima stagione”.

A tessere la trattativa per l’attaccante armeno è stato il suo procuratore, Mino Raiola, che negli ultimi giorni ha così avuto modo di colloquiare anche con Mourinho. Da qui nasce la pazza idea Donnarumma e ad alimentarla è proprio il tecnico portoghese, che come riporta La Gazzetta dello Sport avrebbe chiamato l’ormai ex portiere del Milan: “Vuoi venire con me?”.

Come noto Raiola cerca per Gigio un contratto da top player, almeno 10 milioni a stagione, ma come riporta la Rosea quello dell’ingaggio sembra essere il problema più aggirabile per la Roma, perché il classe 1999 diventerebbe certamente una ricca plusvalenza che il club potrebbe incassare in qualsiasi momento. Nonostante il fascino di Mourinho, però, al momento il portiere ha altre idee, sogna un top club (Juve? Barcellona?) e vuole giocare la Champions League, senza contare che lo stesso Raiola sarebbe pronto a fornire alla Roma un altro suo assistito, Areola, che è di proprietà del Psg ma nell’ultima stagione ha giocato in prestito al Fulham.

Donnarumma probabilmente resterà solo un sogno, ma Granit Xhaka è un obiettivo concreto e ha anche commentato apertamente l’interesse della Roma dicendosi molto lusingato e volenteroso di giocare con Josè Mourinho. Come riportato dal Corriere dello Sport, per il centrocampo i giallorossi guardano anche all’uruguagio Nandez del Cagliari, che sembra molto apprezzato dallo Special One, mentre per la difesa l’obiettivo numero uno è Jerome Boateng, che da poco ha salutato il Bayern Monaco dopo dieci stagioni. Lo stipendio del centrale classe 1988 (6 milioni a stagione) non sarebbe un problema per via del Decreto Crescita, ma su di lui c’è anche il Monaco.

Detto degli obiettivi in entrata, vanno poi risolte le situazioni legate a Dzeko e Florenzi e per questo in settimana sarebbe in programma un incontro tra Tiago Pinto e Alessandro Lucci, procuratore di entrambi. L’attaccante bosniaco potrebbe lasciare Trigoria ma solo per un’offerta che faccia felici entrambe le parti, mentre per il numero 24 la cessione definitiva dopo la stagione in prestito al Psg sembra la strada principale. L’Inter ci pensa in caso di (probabile) cessione di Hakimi.

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Micki extratime. Il Romanista: “L’armeno ha detto sì, il rinnovo è vicino” (Tuttomercatoweb 01.06.21)


Caparros (ct Armenia): “Nessuno mi dice chi convocare. Mkhitaryan giocatore fenomenale, spero ci aiuti nelle qualificazioni di settembre” (Laroma24.it) 

Caparros: “È un giocatore fenomenale, ci aiuterà a settembre” (Forza Roma)


UFFICIALE: Mkhitaryan resta alla Roma. L’armeno: “Conquistato dai giallorossi”, Pinto: “Felici che abbia deciso di restare” (Giallorossi.net)

Dante sa parlare anche in armeno (Sole24ore 31.05.21)

Dante è sempre stato nel respiro sotterraneo del Ravenna Festival. Quest’anno, con la ricorrenza dei settecento anni dalla morte, letteralmente vi trabocca: Dedicato a Dante si intitola il cartellone e scorrendo i fitti appuntamenti, lo ritroviamo in un continuo affiorare. Declinato nella musica, nel teatro, nella danza. Motore di linguaggi contemporanei oppure riesumato nelle pagine di autori del passato. Dante presente, inevitabile, aleggiante, al pari di quell’edicola bianca, a cupoletta. La sua tomba.

Impossibile non incrociarne lo sguardo, passando dagli uffici del Festival. Loro a destra, lei giusto in fondo, nella medesima via. In comune un tratto: la porta sempre aperta, tutto il giorno. Per accogliere i rispettivi ospiti, certo. Ma forse anche per dialogare, nei segreti silenzi di certe ore assolate.

Dopo l’apertura con Teodora di Montalbetti, il Festival prosegue parlando di Dante, con il musicologo Piero Mioli, nel Chiostro della Biblioteca Classense, che rilegge la Commedia come un gigantesco poema sinfonico.

E nel segno di Dante trova coronamento, con il concerto straordinario diretto da Riccardo Muti, con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, replicato nelle tre città del poeta: a Ravenna il 12 settembre, a Firenze il 13 (data della morte) e a Verona il 15.

Intenzionalmente tripartito, vede le paradisiache Laudi alla Vergine Maria di Giuseppe Verdi, il Purgatori di Tigran Mansurian, commissione di Ravenna Festival al principale compositore armeno dei nostri giorni, 82 anni, per approdare infine alla monumentale Dante-Symphonie di Franz Liszt.

Un minuscolo contrassegno, fatto del noto profilo del poeta e colorato di rosso, verde e bianco, ci orienta nel Dante dedicato. Qui la scelta si fa difficile, perché se di primo acchito verrebbe da consigliare l’ascolto dei brani contemporanei, freschi di penna, con le tre Cantiche trasformate in partitura, sull’altro fronte il gruppo degli antichi si presenta talmente raro e sfaccettato nelle proposte da stuzzicare alla pari curiosità e interesse. Dante oggi si rispecchia in tre significative e originali commissioni a altrettanti compositori, di radici e scuole diversissime.

A Giovanni Sollima, cavaliere sul violoncello, capace di sfide su temi scottanti di attualità, partendo dalla sua Palermo, spetta la prima tappa: Sei studi sull’Inferno di Dante sono pannelli anticati (anche secondo la tecnica del contrafactum) su brevi estratti dal Terzo Quinto Venticinquesimo Canto, con Raffaele Pe controtenore, coro e orchestra. Alla sperimentale, ma insieme evocativa, scrittura di Tigran Mansurian va il Purgatorio: debutto a Erevan, nella nuova tappa delle “Vie dell’amicizia”, e lusso della concertazione privilegiata di Muti. Infine a Valentin Silvestrov, pianista e compositore ucraino (anche lui decano, 83 anni, anche lui scoperta dell’etichetta ECM) viene riservata la luminosità ineffabile del Paradiso, negli ori della Basilica di Sant’Apollinare in Classe.

Coerenti gli autori, pertinenti i luoghi e gli esecutori. Ma a questa inedita Commedia in suoni, encomiabile progetto, cifra distintiva senza precedenti e di notevole impegno per il Ravenna Festival, si affiancano le riscoperte nella letteratura del passato. Si parte da Dante e i trovatori, con Enea Sorini voce, salterio e percussioni, e Peppe Frana oud e guinterna, e un drappello di poeti-compositori capeggiati da Arnaut Daniel, quello che Dante incoronò “miglior fabbro del parlar materno” (Purgatorio, XXVI). Gli stessi ripresi poi in organico allargato, con arpa, buccina, cialamella e cornamusa, dallo storico Ensemble Micrologus.

Sempre nella Basilica di San Francesco, che ospitò i funerali danteschi, si eseguono mottetti sacri del Seicento, con cornetto, organo e soprano di “Seicento stravagante”. Vielle, organo portativo e ciotole, percussioni storiche e voce recitante di “Ensemble Palamento” cercano Dante in musiche del Trecento, sulle tracce di Boccaccio. Mentre Odhecaton, col suo direttore Paolo Da Col, conosciuti come raffinati archeologi musicali (e infatti per la liturgia nelle Basiliche offrono il capolavoro della Missa Hercules dux Ferrariae di Desprez) affrontano la novità di Mirco De Stefani, sul Canto XXXIII del Paradiso, in un viaggio dantesco, dalle parole ai suoni.

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Da Beethoven all’Armenia, su YouTube la musica da camera del Puccini di Gallarate (Malpenza24 30.05.21)

GALLARATE – La rassegna “Virtuose e virtuosi in virtuale”, a cura del conservatorio “G. Puccini” di Gallarate, si arricchisce di un nuovo concerto che nel programma spazierà da Beethoven a Brahms, passando per i paesaggi dell’Armenia evocati da Arutunian e Babadjanian: a eseguire i brani che andranno in onda domani, lunedì 31 maggio, alle 20.30 sul canale YouTube dell’Istituto, saranno gli allievi della classe di musica da camera della professoressa Cristiana Nicolini.

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Nuovi equilibri tra violoncello e basso

Si parte con la seconda delle due Sonate op. 5, composta da Ludwig van Beethoven nel 1796 a seguito dell’incontro con il violoncellista Jean-Pierre Duport e dedicata a Federico Guglielmo II di Prussia, anch’egli violoncellista dilettante, già dedicatario di Quartetti di Mozart e Boccherini. Della composizione, con cui Beethoven si staccava definitivamente dal modello della sonata per violoncello e basso continuo in favore di nuovi equilibri tra i due strumenti e di innovazioni formali, saranno eseguiti i primi due movimenti: Adagio sostenuto ed espressivo, Allegro molto più tosto presto. Al pianoforte Beatrice Distefano e al violoncello Elena Carla Porta.

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L’incontro di Brahms con Mühlfeld

Dal primo Beethoven all’ultimo Brahms: il concerto prosegue con Filippo Cortellari al clarinetto e Luca Barberis al pianoforte, che interpretano la Sonata op. 120 n. 2 per clarinetto (o viola) e pianoforte, scritta nel 1894 dal compositore amburghese. Entrambe le Sonate dell’op. 120 furono inizialmente concepite non per viola, ma per clarinetto, e anch’esse (insieme al Trio op. 114 e al Quintetto op. 115) devono la loro origine all’incontro con un altro celebre strumentista, Richard von Mühlfeld (“Fräulein Klarinette”, come lo aveva soprannominato Brahms, ammirato dalla sua maestria).

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Paesaggi e sonorità dell’Armenia

Seguirà un excursus nel repertorio armeno con i due pianoforti di Aurora Avveduto e Cristina Coppola, che rievocheranno sonorità e paesaggi di questa terra con la Rapsodia armena per due pianoforti, composta “a quattro mani” da Alexander Arutunian e Arno Babadjanian nel 1950. Sarà poi la volta del trio composto da Matilde Lualdi (violino), Daniele Curioni (violoncello) e Fabio De Bortoli (pianoforte), impegnati nel Trio Elegiaco in sol minore n. 1 di Sergej Rachmaninov, composto a Mosca nel 1892 e pubblicato solo dopo la scomparsa del compositore.

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La Sonata di “Mel”, compagna di studi di Debussy

Marat Acquavita (flauto) e Samuele Ghiraldini (pianoforte) propongono invece la Sonata di Mélanie Hélène Bonis. Compositrice francese tardo-romantica, allieva di César Franck e compagna di studi di Claude Debussy al Conservatorio di Parigi, la Bonis dovette fronteggiare le numerose difficoltà per le donne che si affacciavano al mondo della composizione, che la spinsero tra l’altro ad adottare il soprannome di “Mel”. Dopo il fallimento del matrimonio che le era stato imposto dalla famiglia, poté dedicarsi appieno alla composizione, entrando nella Société des compositeurs de musique e venendo pubblicata dal celebre editore Leduc. In chiusura, si torna a Brahms con il Trio op. 114 interpretato da Riccardo Lentini (clarinetto), Elena Carla Porta (violoncello) e Alessandro Danieli (pianoforte).

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Armenia: Pashinyan accusa Azerbaigian di provocare tensioni per influenzare elezioni parlamentari (Agenzianova 30.05.21)

Erevan, 30 mag 18:51 – (Agenzia Nova) – L’Azerbaigian sta cercando di provocare tensioni al confine nel tentativo di influenzare l’esito delle elezioni parlamentari anticipate in Armenia. Lo ha dichiarato oggi il primo ministro armeno ad interim, Nikol Pashinyan. “Le ultime provocazioni dell’Azerbaigian al confine hanno ovviamente lo scopo di influenzare i processi elettorali in Armenia”, ha affermato, ripreso dai media locali. “Prendendo questi passi provocatori, l’Azerbaigian vuole vedere un certo risultato elettorale”, ha detto, aggiungendo che Baku non vuole che il suo partito vinca le elezioni parlamentari. Le elezioni anticipate in Armenia sono previste per domenica 20 giugno. (segue) (Rum)

La Città metropolitana di Reggio Calabria riconosce la Repubblica dell’Artsakh e il genocidio del popolo armeno (Il Reggino 30.05.21)

Il Consiglio della Città metropolitana ha approvato all’unanimità due importanti mozioni in solidarietà e sostegno del popolo armeno: nella prima è stato riconosciuto il “Genocidio del popolo armeno”, avvenuto nel 1915 a opera dell’Impero Ottomano; nella seconda è stata formalmente riconosciuta la Repubblica armena dell’Artsakh, ultimamente vittima di un’aggressione armata da parte dell’Azerbaigian. «Il rapporto fra la provincia di Reggio e l’Armenia – ha affermato la presidente Tehmine Arshakyan – benché ancora poco conosciuto, in realtà è secolare e negli ultimi anni sta ritrovando vivacità.

Come “Comunità Armenia-Calabria” vogliamo ringraziare tutto il Consiglio metropolitano per la sensibilità dimostrata e in particolare vogliamo ringraziare il consigliere Rudi Lizzi che ha conosciuto la nostra realtà e ha voluto fare propria la causa armena attraverso la presentazione di queste due mozioni. Vogliamo esprimere la nostra gratitudine anche ai consiglieri Antonio Minicuci, Armando Neri, Carmelo Versace, Giuseppe Ranuccio, Domenico Mantegna, Antonio Zimbalatti, Filippo Quartuccio e Domenico Marino, che in maniera trasversale hanno sottoscritto le due mozioni presentate dal consigliere Lizzi. Il rapporto fra il popolo armeno e il territorio reggino nasce intorno al decimo secolo dopo Cristo, un legame testimoniato dai numerosi siti archeologici presenti in particolare nella provincia jonica, nonché nel culto di alcuni santi e in toponimi e idiomi che utilizziamo nella nostra quotidianità anche senza rendercene conto.

Riscoprire questo rapporto significa rinsaldare le proprie radici culturali oltre che ravvivare un’amicizia con una terra lontana geograficamente ma vicina per storia e cultura. Già da qualche anno questa relazione aveva ripreso vita alimentando un flusso di ricercatori accademici e di visitatori armeni, in particolare a Brancaleone e nei comuni limitrofi che attraversano quella che ormai viene definita la “Valle degli Armeni”. Siamo certi che queste due mozioni risulteranno da stimolo per incentivare le relazioni fra Reggio e l’Armenia, ma anche per far crescere l’interesse culturale verso il nostro territorio tanto da divenire possibile volano di un auspicato sviluppo turistico con positive ricadute sul territorio».

Soddisfatto anche il consigliere di Fratelli d’Italia Rudi Lizzi, che ha presentato le due mozioni. «Le due mozioni discusse – ha dichiarato Lizzi – hanno rappresentato un’importante contributo a favore del rispetto dei diritti umani, per la promozione della pace fra i popoli, per il sostegno al dialogo fra culture, che ha aggiunto – principi sanciti dalla nostra Costituzione e valori fondanti l’Unione Europea ma che, purtroppo, in varie parti del mondo ancora rappresentano una conquista da raggiungere.

La comunità Armena-Calabria da diverso tempo – ha continuato il consigliere metropolitano – ha posto alla mia attenzione le tensioni che purtroppo animano l’area caucasica recentemente scossa da un conflitto armato fra la Repubblica di Armenia e l’Azerbaijan per l’integrità e l’indipendenza della regione del Nagorno-Karabakh, chiamata anche “Repubblica dell’Artsakh. Con queste due mozioni anche la Città metropolitana di Reggio Calabria – ha concluso Lizzi – si inserisce in un percorso concreto di solidarietà e di difesa dei diritti umani, del dialogo e della pace che si può costruire solo attraverso atti che, sicuramente possono avere un valore simbolico, ma che hanno anche un loro concreto peso mediatico e nel contesto delle relazioni internazionali. E noi reggini, intimamente legati all’Armenia, non possiamo restare indifferenti».

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