Geopolitica di Henrikh Mkhitaryan (rivistaundici.com 10.09.19)

Henrikh Mkhitaryan non è solamente uno dei più importanti colpi in entrata messi a segno dalle squadre italiane nell’ultima sessione di calciomercato: il suo nome, infatti, è comparso più volte nelle notizie per questioni non legate alla sua abilità nel verticalizzare il gioco o per il numero di assist forniti al centravanti di turno, per il suo talento naturale e per la sua storia familiare, Heno (com’è soprannominato in patria) è diventato il simbolo dell’Armenia. E, in queste vesti, ad esempio, non era possibile che andasse a Baku a giocare la finale di Europa League con il suo Arsenal.

Non è calcio, ma geopolitica. Il 30 agosto 1991, sulla travolgente onda dell’incontrollata e precipitosa dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Oblast Autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO) dichiara la sua indipendenza da Mosca. L’NKAO, nel pieno spirito della politica stalinista, dal 1923 era una regione autonoma all’interno della RSS dell’Azerbaigian, pur essendo abitata da una popolazione in gran parte armena. Già prima della dichiarazione d’indipendenza si era scatenata la violenza nella regione, con numerosi episodi di pogrom e pulizia etnica: l’atto formale unilaterale di Stepanakert, capitale dell’oblast, è la scintilla che fa scoppiare una guerra. Il 2 settembre, infatti, la Repubblica dell’Artsakh, o Repubblica del Nagorno Karabakh, proclama la sua secessione da quella che, nel frattempo, è diventato l’Azerbaigian indipendente. Baku invia le proprie milizie nella regione montuosa per riportare sotto il proprio controllo i ribelli, mentre il 23 settembre anche quello che diventerà il terzo attore in campo, l’Armenia, si dichiara indipendente.

Il conflitto armato si scatena tra l’esercito dell’Azerbaigian e quello del Nagorno Karabakh, armato dai fratelli armeni di Yerevan che, nell’indipendenza di Stepanakert, vedono la possibilità di ridare vita alla Grande Armenia, quella che quando alza gli occhi al mattino guarda verso il Monte Ararat come la vetta promessa. II 5 aprile 1994, grazie soprattutto all’italiano Mario Raffaelli, delegato OCSE, vengono firmati gli accordi di Bishkek, con i quali si sancisce il cessate il fuoco nel conflitto: la pace, però, è ancora di là da venire. Armenia e Azerbaigian sono ancora due nazioni in guerra tra loro e, come tali, vivono le loro relazioni diplomatiche. Quando mi trovai a Baku per scrivere un libro sul Qarabag e il conflitto caucasico, chiesi a Gurban Gurbanov, l’allenatore della squadra proveniente dalla città di Agdam – rasa al suolo durante il conflitto –,  della possibilità teorica che Azerbaigian e Armenia si potessero affrontare nella prima edizione della Nations League. La risposta: «Sì, solo in finale potremmo affrontarci. E se succedesse, sarebbe in un campo neutro, senza spettatori. Ma non vorrei mai incontrare il nemico». Una parola che dice tutto del clima che si respira tra i due contendenti. Le violazioni del cessate il fuoco sono all’ordine del giorno da 25 anni, come le vittime lungo la labile linea di confine tra il NK e l’Azerbaigian che vengono usate da ambo le parti per giustificare il mantenimento di uno status quo che, a dispetto delle dichiarazioni, fa comodo a tutti mantenere come tale. Anche alla Russia, che così può continuare a vendere armi a tutte le parti in guerra.

Henrikh Mkhitaryan nasce a Yerevan il 21 gennaio 1989, in quella che all’epoca è la capitale della Repubblica Socialista Sovietica dell’Armenia, ma trascorre l’infanzia in Francia: il padre Hamlet, infatti, gioca come attaccante nel glorioso Ararat e nell’estate dello stesso anno si trasferisce al Valence, nella Ligue 2 francese. Hamlet fa in tempo a disputare due partite con la Nazionale dell’Armenia indipendente, poi lascia il calcio dopo che gli è stato diagnosticato un tumore al cervello: Hamlet, la moglie Marina, la figlia Monika e il piccolo Henrikh tornano quindi a Yerevan, sulla cui Hanrapetutyan Hraparak (piazza della Repubblica) sventola, a differenza di quando hanno lasciato la città sei anni prima) lo Yeřaguyn, il tricolore rosso, blu e oro, vessillo dell’Armenia indipendente. Hamlet muore, dopo tre interventi subiti in un anno, il 2 maggio 1996.

Il giovane Henrikh, cresciuto guardando le videocassette del padre in azione, vuole seguire le sue orme paterne e a 13 anni vola in Brasile, per allenarsi 4 mesi con il São Paulo. Tecnicamente è un predestinato: a 17 anni esordisce nel massimo campionato armeno con il Pyunik, prima di iniziare un giro d’Europa che lo porta in Ucraina, Germania, Inghilterra e, dal 2 settembre scorso, in Italia. Heno, che dall’esperienza in Germania ha il soprannome internazionale di Miki, parla correttamente sette lingue ed è diventato il simbolo del calcio armeno in Europa e nel mondo. Per questo le sue tre visite a Stepanakert hanno assunto un enorme valore politico: durante una di queste, nel dicembre 2011 quando giocava nello Shakhtar Donetsk, ha portato doni ai familiari dei soldati caduti nella guerra contro l’Azerbaigian ed è stato insignito della medaglia “Difensore della patria” e quella ufficiale del Primo ministro della NKR.

Mkhitaryan è approdato in Inghilterra, al Manchester United, nel 2016, dopo tre stagioni al Borussia Dortmund: con la maglia dei Red Devils, 63 partite e 13 gol in una stagione e mezza (Richard Heathcote/Getty Images)

Il primo ottobre 2015, le agenzie di tutto il continente battono la notizia che l’armeno Mkhitaryan non prenderà parte alla trasferta di Europa League del Borussia Dortmund a Gabala, in Azerbaigian: la causa è il conflitto in essere nel territorio montuoso del Caucaso. Il Borussia di Tuchel, anche senza il suo fantasista, liquida la pratica con un 3-1, ma è solo la prima volta che Mkhitaryan non metterà piede in territorio nemico, per usare i termini di Gurbanov.

Il 3 ottobre 2018 il trequartista dell’Arsenal salta la trasferta di Champions League contro il Qarabag che si disputa allo Stadio Olimpico di Baku. Pur essendo due nazioni in guerra tra loro, l’Azerbaigian concede visti speciali di entrata per consentire agli atleti armeni di partecipare a competizioni sportive sul suo territorio: emblematica, in questo senso, è stata la prima edizione dei Giochi europei nel 2015 ai quali ha preso parte una delegazione di 25 atleti in rappresentanza dell’Armenia. Ma l’Arsenal non fa nemmeno richiesta del visto: «Non poteva viaggiare fin qui», ha dichiarato Emery per spiegare la decisione. «Qui ci siamo noi, i giocatori con la migliore mentalità, preparazione e possibilità di giocare domani». Tradotto: Mkhitaryan non è nella condizione psicologica per affrontare il nemico, per trovarsi contro 68mila persone pronte a prenderlo come bersaglio per tutti i novanta minuti dell’incontro. L’Arsenal lo ha “salvato”, ha dichiarato Gurbanov, provocatorio, in conferenza stampa.

Passato all’Arsenal nell’ambito dell’operazione-Sánchez, il trequartista armeno disputa 59 partite e realizza 9 gol in un anno e mezzo, prima di unirsi alla Roma (Shaun Botterill/Getty Images)

Il terzo rifiuto, il più pesante, è dello scorso 29 maggio. Baku stavolta è la sede della finale di Europa League e l’Arsenal deve affrontare il Chelsea, in una sfida tutta inglese. L’Arsenal tenta un sottile lavoro diplomatico con la Uefa, al fine di garantire le migliori condizioni di sicurezza possibili per il suo giocatore e, addirittura, alcuni organi di stampa riportano la voce secondo cui i Gunners abbiamo addirittura tentato di far spostare la sede della finale per consentire a Mkhitaryan di partecipare, nelle migliori condizioni psicologiche possibili. Ma il trequartista non va a Baku, nonostante il club abbia ricevuto tutte le rassicurazioni possibili: «Mentre il club riconosce gli sforzi profusi dalla Uefa e dal governo azero in questa materia, rispettiamo la decisione personale di non far viaggiare il giocatore», è il laconico commento del massimo organo calcistico continentale.

La storia di Mkhitaryan dimostra chiaramente come calcio e politica non possano essere separati: sono due entità strettamente legate, talmente interconnesse che in alcune vicende non si riesce nemmeno chiaramente a distinguere dove finisca l’una e inizi l’altra. Come accade da un quarto di secolo lungo la linea che parte dalla catena montuosa di Murovdag a nord, fino a raggiungere Fizouli e, ancora più a sud, il villaggio di Gorazid, dove il confine tra il diritto internazionale, le aspirazioni di autodeterminazione e gli interessi internazionali si confondono fino a rendere quasi impossibile orientarsi.

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Aleksander Čeferin in visita in Armenia (Uefa.com 08.09.19)

l presidente UEFA Aleksander Čeferin ha visitato l’Armenia, dove ha tenuto colloqui con il Primo Ministro del paese, Nikol Pashinyan, e con alti funzionari della Federcalcio armena (FFA).

Aleksander Čeferin e Nikol Pashinyan (foto: ufficio stampa del Governo armeno)

Aleksander Čeferin e Nikol Pashinyan (foto: ufficio stampa del Governo armeno)©FFA

In una riunione alla quale ha partecipato anche il presidente della FFA, Artur Vanetsyan, il signor Pashinyan ha elogiato la UEFA per il suo contributo fondamentale al rafforzamento del calcio in Armenia attraverso i suoi programmi HatTrick e UEFA GROW.

Il programma UEFA HatTrick fornisce assistenza alle sue 55 federazioni associate e, tra le tante cose, nel corso degli anni ha contribuito alla costruzione di un’accademia di calcio e di un centro tecnico per squadre nazionali in Armenia, e ha aiutato a dare slancio allo sviluppo delle infrastrutture regionali di calcio giovanile.

“HatTrick non riguarda una competizione o i paesi più grandi ma è un programma che ha come obiettivo la crescita del calcio in tutte le nostre 55 federazioni affiliate”, ha spiegato Čeferin.

L’FFA sta attuando un progetto nazionale per migliorare le infrastrutture calcistiche della nazione. Sono stati costruiti dieci campi da calcio in erba sintetica in zone diverse dell’Armenia, col sintetico che offre maggiori possibilità ai giovani calciatori di allenarsi durante tutto l’anno.

Un evento sul calcio di base organizzato dalla Federcalcio armena (FFA)

Un evento sul calcio di base organizzato dalla Federcalcio armena (FFA)©FFA

Dal punto di vista del calcio di base, la federazione si sta impegnando per aumentarne la partecipazione. L’obiettivo della federazione è di coinvolgere 80.000 bambini e adulti nel calcio di base e amatoriale. La UEFA inoltre assisterà l’Armenia nella sua spinta allo sviluppo del calcio femminile e del futsal.

Nell’ambito del suo progetto UEFA GROW, finalizzato ad aiutare la crescita delle federazioni nazionali europee e a massimizzarne il loro potenziale, la UEFA ha lavorato a stretto contatto con l’FFA per l’elaborazione di un piano strategico generale e di una nuova strategia di comunicazione.

“Il Primo Ministro ha sottolineato la stretta e produttiva cooperazione tra UEFA e Federcalcio dell’Armenia a beneficio dello sviluppo del calcio in Armenia”, ha affermato una nota.

Aleksander Čeferin ha consegnato a Nikol Pashinyan un gagliardetto UEFA (foto: ufficio stampa del Governo armeno)

Aleksander Čeferin ha consegnato a Nikol Pashinyan un gagliardetto UEFA (foto: ufficio stampa del Governo armeno)©FFA

“Nikol Pashinyan ha apprezzato il sostegno della UEFA per lo sviluppo delle infrastrutture calcistiche in Armenia, rilevando che col sostegno dell’Organo di Governo europeo sono stati intrapresi tutta una serie di progetti che hanno come obiettivo la crescita di popolarità del calcio nella nazione.

“Il Premier ha inoltre espresso soddisfazione per la visita del presidente UEFA poiché il suo arrivo nella nazione avrebbe contribuito a rinsaldare ulteriormente il legame tra la UEFA e la Federcalcio armena. Nella sua visita si è anche parlato della possibilità di realizzare un nuovo stadio nazionale nella nazione”, ha spiegato la nota ufficiale.

Aleksander Čeferin ha elogiato il lavoro della FFA nella crescita del calcio armeno a tutti i livelli. “La federazione sta facendo un grande lavoro. Abbiamo rapporti amichevoli e sono certo che il calcio in Armenia continuerà a crescere”.

La delegazione UEFA ha visitato un'azienda di vino e brandy a Yerevan

La delegazione UEFA ha visitato un’azienda di vino e brandy a Yerevan©FFA

“La collaborazione tra Federcalcio armena e UEFA è di alto livello”, ha detto Artur Vanetsyan. “Stiamo realizzando diversi progetti insieme, e ci auguriamo che nei prossimi anni questa collaborazione diventerà ancora più stretta”.

“Abbiamo discusso di temi importanti durante la visita del presidente UEFA – ha raccontato il Segretario Generale FFA, Armen Melikbekyan -, come la crescita del calcio nelle regioni dell’Armenia, la necessità di uno stadio nazionale più grande e si è anche parlato delle prospettive di sviluppo del calcio di base e giovanile”.

La federazione armena si è inoltre rivelata un’eccellente organizzatrice di una fase finale UEFA ospitando a luglio l’ultimo Campionato Europeo UEFA Under 19 nella capitale Yerevan.

Aleksander Čeferin ha detto che sperava che l’evento Under 19 avrebbe lasciato un’eredità in Armenia. “È necessario ospitare competizioni come questa per promuovere il calcio”, ha spiegato.

Aleksander Čeferin è stato ospite d'onore dell'azienda di vino e brandy

Aleksander Čeferin è stato ospite d’onore dell’azienda di vino e brandy©FFA

Durante il suo viaggio il presidente UEFA ha assistito giovedì alla partita delle qualificazioni europee tra Armenia e Italia a Yerevan, e ha visitato un’azienda di vino e brandy nella capitale.

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Armenia-Italia, le formazioni: ecco i 3 più pericolosi avversari degli azzurri (Cds 04.09.19)

Henrikh Mkhitaryan stavolta può dire di avere dei compagni che lo seguono nel folle sogno di qualificarsi a Euro 2020. Il neo romanista è di gran lunga il miglior giocatore della storia dell’Armenia, avversaria dell’Italia giovedì a Erevan (ore 18 italiane), ma la novità è che in Nazionale ha trovato dei soci, se non alla sua altezza, almeno vogliosi di collaborare. Perché l’Armenia, terza nel girone guidato dagli azzurri davanti alla Finlandia ha giocato due partite contro Grecia e Liechtenstein, ha segnato in entrambe tre gol e in tutti e due i casi ha mandato a segno il tridente d’attacco al completo, con Mkhitaryan trequartista a ispirare il gioco offensivo. Assieme.

La punta centrale

Ovviamente non è un caso che l’intero terzetto giochi all’estero, anche se gli armeni che militano in patria sono 13 su 25. Alexander Karapetian gioca a Sochi, nella serie A russa, è una punta centrale di 31 anni e il sito specializzato transfermarkt.it gli attribuisce un valore di mercato di 175mila euro. Fin troppi se si considera che in campionato in 7 partite ha giocato poco e ha segnato appena un gol. Per lui comunque c’è un passato nelle serie minori tedesche e in Lussemburgo, anche col Dudelange avversario di Europa League del Mian lo scorso anno. Tigran Barseghyan gioca nel Kaisar, squadra del Kazakistan, è un’ala destra di 25 anni e ha un valore nettamente più alto, attorno al milione di euro. In campionato segna con regolarità, 11 gol in 24 partite. In Macedonia al Vardar Skopje aveva segnaato 22 gol in 68 partite con 11 assist. In Nazionale invece i gol sono 4 in 22 presenze. Non molti, ma va tenuto d’occhio.

L’ala sinistra

L’ala sinistra che completa il tridente è Gevorg Ghazaryan, che gioca a Cipro con l’Ael Limassol. Esperto come Karapetian (31 anni), ha giocato in Ucraina, in Grecia e in Portogallo prima dell’esperienza a Cipro. In Nazionale è un veterano con 70 partite e 13 reti. Non è detto che invece contro l’Italia possa giocare Sargis Adamyan, che a 26 anni ha la grande occasione in Bundesliga con l’Hoffenheim: ala sinistra (vale 3 milioni) con 20 gol segnati nella B tedesca (e 17 assist) è in ritardo per un problema al polpaccio. Se non gioca, è un problema in meno per Mancini.

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Mkhitaryan e gli obiettivi della Roma: “Coppa Italia, Champions e finale di Europa League” (Corrieredellosport 04.09.19)

ROMA – Due giorni a Roma, giusto il tempo di sostenere le visite mediche e firmare il contratto, poi di corsa in Armenia per preparasi con i compagni di nazionale. Henrikh Mkhitaryan dal ritiro ha anche parlato del suo trasferimento alla Roma, e degli obiettivi che il club ha fissato per la stagione: “Sono molto felice del mio passaggio alla Roma. Il club mi ha spiegato gli obiettivi della stagione: riportare la squadra in Champions, raggiungere la finale di Europa League e vincere la Coppa Italia. Con Fonseca faremo bene”.

Tutti pazzi per Mkhitaryan. La comunità armena di Roma: “Entusiasti ed orgogliosi”

Roma, tifosi in festa: Mkhitaryan è sbarcato a Fiumicino

Il centrocampista giallorosso, capitano dell’Armenia, è pronto ad affrontare i suoi nuovi compagni di squadra impegnati con l’Italia. Domani Florenzi, Mancini e Pellegrini allo Vazgen Sargsyan Republican Stadium di Erevan sfideranno l’ex Arsenal, arrivato in giallorosso con il prestito secco per tre milioni di euro. 

Mkhitaryam lunedì scorso è sbarcato in Italia per la seconda volta nell’arco di tre mesi. A inizio giugno infatti era convolato a nozze nell’isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia dove sorge il monastero dei monaci armeni mechitaristi (da Mkhitar, il fondatore dell’ordine). Tappa quasi obbligata visto che il suo cognome con il suffisso armeno -ian – vuol dire “Di Mkhitar”. Poi grande ricevimento di nozze a Venezia con esibizione musicale di Al Bano. Mai avrebbe pensato in quell’occasione che tre mesi dopo avrebbe indossato la maglia di una squadra italiana.

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Specialisti armeni tengono corsi di primo soccorso in Siria (Assadakah 04.09.19)

Gli specialisti armeni hanno tenuto corsi di addestramento di primo soccorso per i civili di Aleppo nell’ambito della missione umanitaria armena in Siria.

I partecipanti sono stati formati per fornire assistenza medica in caso di emergenza, informa il Centro armeno di sminamento e perizia umanitaria. I tirocinanti saranno in grado di fornire assistenza alle persone con fratture, ustioni, emorragie, elettrolocuzione, insufficienza cardiaca e altre lesioni gravi.

Castel dell’Ovo, l’Armenia incontra il Mondo (Ilgazzettinovesuviano 04.09.19)

La Fondazione “The Armenian Fine Arts Foundation”, con la collaborazione dell’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e di altre associazioni culturali e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dell’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia e dalla Regione Campania ha messo in campo, nelle sale espositive di Castel dell’Ovo,

la Mostra internazionale d’arte contemporanea “Emozioni in mostra – l’Armenia incontra il Mondo”.

La Mostra Internazionale, a cura di Giacomo Carlo Tropeano e Alba Lidia Tropeano, è partita lo scorso 28 agosto e sarà aperta al pubblico fino al prossimo 9 settembre.

Tale evento nasce come forma di dialogo tra artisti di diversa nazionalità in un confronto sul tema delle “emozioni” e si propone, soprattutto, di lasciare ai fruitori la libertà di sperimentare, insieme agli artisti, il potere narrativo e descrittivo di un’esperienza creativa.

L’idea è quella di coinvolgere i visitatori permettendo loro di riflettere sull’energia sprigionata da ciascuna emozione in funzione della sua rappresentazione.

Oltre agli artisti Armeni, vi hanno preso parte esponenti di altre 30 nazioni quali: Siria, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Lettonia, Russia, Portogallo, Pakistan, Grecia, Polonia, Ucraina, Cile, Mauritius, Usa, Nigeria, Nicaragua, Argentina, Brasile, Israele, Serbia, Cuba, Emirati Arabi Uniti, Bulgaria, Moldavia, Canada, Cina, Rep. Domenicana, Algeria e Venezuela.

 

Più specificamente, l’evento presenta l’esposizione di opere pittoriche, sculture, proiezioni multimediali ed installazioni sensoriali.

“Essendoci appassionati alla storia del popolo armeno, ed al loro genocidio, e dopo aver organizzato altre mostre in tutta Italia, abbiamo deciso di buttarci in una nuova avventura. In un momento storico come questo dove il razzismo dilaga, la nostra idea era quella di aprire le porte a Castel dell’Ovo ad artisti di tutto il mondo per un “dialogo emozionale”.

Essendo Napoli città portuale, non potevamo scegliere un posto migliore. Quindi ci siamo domandati come potevamo utilizzare un tema comune per creare un evento d’arte internazionale e la risposta ci è risultata semplice: le emozioni. Abbiamo diviso le stanze in 11 emozioni: lo Stupore, la Malinconia, la Passione, l’Empatia, la Tenerezza, la Follia, il Dolore, l’Amore, il Terrore, l’Empatia e l’Armonia credendo fosse l’unico modo per poter lasciare agli artisti la possibilità di esprimersi in modo universale, con una mostra di arte contemporanea che offre al fruitore immagini pittoriche, scultoree, fotografiche, istallazioni musicali, video art e stampe digitali”, hanno dichiarato in una nota i curatori della mostra Giacomo Carlo ed Alba Lidia Tropeano.

L’evento auspica di costituirsi, in futuro, come rassegna itinerante, da organizzarsi nei diversi paesi di provenienza degli artisti partecipanti.

L’ingresso alla manifestazione è libero.

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Armenia e violenza domestica: “Se ti picchia, ti ama” (Osservatorio Balcani E Caucaso 03.09.19)

La violenza domestica in Armenia è purtroppo ancora socialmente accettata. Ma per fortuna, anche le istituzioni, stanno iniziando ad affrontare il problema. La storia di Gayane

03/09/2019 –  Armine Avetysian

La felicità familiare di Gayane, venticinquenne di Yerevan, è durata poco, non più di un mese. Poi sono seguite giornate piene di pestaggi e umiliazioni.

“Avevo solo 22 anni quando ha proposto di sposarmi. Siamo stati fidanzati per due anni ed eravamo molto innamorati. Ero convinta avremmo avuto una bella famiglia dato che anche la madre del mio fidanzato aveva ben accolto la nostra relazione e ci sosteneva in ogni cosa”, racconta Gayane, aggiungendo che non ha aspettato molto a rispondere alla domanda di matrimonio ed ha subito detto sì: si sono sposati e sono andati in luna di miele.

“Siamo rientrati a casa due settimane dopo ed ho iniziato a non riconoscere più mio marito. È cambiato immediatamente. Mi ha vietato di incontrare i miei amici, di far visita alla mia famiglia. Prima non lo aveva mai fatto. Pensavo fosse geloso, all’inizio era una sensazione anche piacevole, ma in pochi giorni mi sono resa conto che di fatto ero segregata in casa. Ho chiesto di parlarne. Non ho detto nemmeno una parola che mi ha colpita duramente con uno schiaffo”.

Gayane aggiunge che quello schiaffo, comparato con tutte le altre forme di violenza subite poi dal marito, lo avrebbe ricordato in seguito come una carezza.

“Non potevo dire la mia su niente. Qualunque cosa dicesse dovevo obbedirgli. Se dicevo qualcosa che lo infastidiva, iniziava immediatamente a picchiarmi. Violenze sempre più crudeli. Una volta mi ha picchiata con una sedia così forte che una delle sue gambe si è rotta. Un’altra volta mi ha gettato addosso un tavolo e ci è stato sopra in piedi, un’altra ancora mi ha colpita con un ferro da stiro… potrebbe sembrare che io stia raccontando un episodio di un film dell’orrore, ma purtroppo è la mia vita”, afferma la donna.

A Gayane era vietato raccontare ai propri genitori cosa stesse accadendo: quando questi le facevano visita doveva avere vestiti che coprivano i lividi, sorridere e non parlare della loro vita famigliare, altrimenti lui minacciava di ucciderla.

Allora ha cercato aiuto dalla suocera, per ricevere protezione dalla violenza. La risposta ricevuta è stata shoccante. “Le ho detto che mi avrebbe uccisa, di aiutarmi, che non avevo più forza e lei mi ha risposto che la violenza era un segno d’amore e che si doveva essere solo felici del fatto che il proprio marito ti picchiasse. ‘Se ti picchia significa che ti ama molto. È perché è geloso, è nervoso perché sei molto bella. E quando smetterà di picchiarti ricordati che significa che non ti ama più’, diceva”.

Dopo queste parole Gayane si è resa conto che se avesse continuato a vivere in quella casa ne sarebbe uscita solo da morta. Ha deciso allora di scappare. Ha preso le poche cose necessarie, le ha messe in uno zaino e di notte, mentre sentiva che suo marito e la suocera dormivano profondamente ha indossato una giacca sopra al pigiama, ha aperto con cautela la porta ed è fuggita.

“Vivevamo al terzo piano. Ho corso in punta di piedi, per non fare alcun rumore, e poi sono fuggita in strada. Ho trovato a fatica un taxi che mi ha portata a casa di un’amica”.

A Gayane non piace parlare della vita che è seguita. Dice solo che ha fatto richiesta di sostegno psicologico, ha divorziato dal marito e che ora prova a rimettere assieme i cocci.

Si viene uccise in casa

Il numero di violenze domestiche in Armenia sta aumentando, e questo dato potrebbe essere legato ad una loro maggiore emersione. Resta il fatto che più del 15% degli omicidi avviene all’interno delle mura domestiche. “È una questione da non sottovalutare”, afferma Zaruhi Hovhannisyan, attivista della “Coalizione per fermare la violenza contro le donne”.

Hovhannisyan racconta che la linea d’emergenza telefonica istituita dalla sua organizzazione riceve più di 5000 chiamate ogni anno e, verificando varie fonti, sarebbero state 50 negli ultimi anni le donne vittime di femminicidio: uccise dai loro partner, mariti od ex mariti.

La risposta delle istituzioni

L’esistenza del problema è riconosciuta anche a livello istituzionale. Nel settembre 2017 il ministero della Giustizia dell’Armenia ha presentato una proposta di legge sulla “Prevenzione della violenza domestica e la protezione delle vittime di violenza domestica”. Quest’ultima per garantire una base legale alla prevenzione della violenza domestica, per assicurare protezione e sicurezza per le vittime di violenza domestica e accesso alla giustizia: tutte materie non regolate nella legislazione allora vigente.

Dopo una serie di discussioni ed emendamenti la legge è stata approvata nel dicembre 2017 con il titolo “Prevenzione della violenza domestica, protezione delle vittime di violenza domestica e recupero della solidarietà in seno alla famiglia”.

Nelly Duryan, a capo del dipartimento della polizia armena che si occupa di violenza domestica, sottolinea che la polizia ha registrato più di 1500 casi di violenza domestica dopo l’entrata in vigore della nuova legge. Casi registrati in particolare a Yerevan, la capitale, seguita poi dalle regioni di Ararat e Armavir. Il numero inferiore di casi è stato registrato nella regione di Vayots Dzor.

Il governo ha manifestato l’intenzione di non fermarsi alla nuova legge ma di mettere in cantiere anche altre riforme su questo tema. “Il ministero del Lavoro e degli Affari sociali dell’Armenia è molto motivato soprattutto nel campo della protezione delle donne dalla violenza domestica e nella prevenzione di quest’ultima”, ha dichiarato Zaruhi Batoyan, ministra del Lavoro e degli Affari sociali nell’incontrare una delegazione guidata da Rachel Denber, vice-direttrice della sezione dell’Asia centrale dell’organizzazione Human Rights Watch. La ministra ha inoltre sottolineato l’importanza della collaborazione con le istituzioni internazionali che si sono affermate in questo campo dato che il loro contributo è ritenuto fondamentale per affrontare questa questione così complessa .

Batoyan ha aggiunto che recentemente il governo ha approvato una proposta di legge formulata dal suo ministero che dovrebbe dare avvio all’istituzione di case protette per persone soggette a violenza domestica e a sostegno economico a favore di chi è vittima di violenza domestica.

Dal febbraio di quest’anno sono attivi in Armenia sei centri di crisi dedicati a questa tematica che hanno dato sostegno sinora a più di 180 casi. I dati segnalano come nella maggior parte di questi si sia trattato di casi di violenza fisica.

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Tutti pazzi per Mkhitaryan. La comunità armena di Roma: “Entusiasti ed orgogliosi” (Corrieredellospost.it 02.09.19)

ROMA – Tutti pazzi per Henrikh Mkhitaryan. Il fantasista è sbarcato questa mattina a Roma con un volo proveniente da Londra dove ha lasciato l’Arsenal per un anno. Arriva nella Capitale con la formula del prestito secco per tre milioni di euro, l’ultimo acquisto di Petrachi in questa finestra di mercato estiva. A Villa Stuart, dove ha sostenuto le visite mediche di idoneità sportiva, Mkhitaryan è stato accolto dall’entusiasmo dei tifosi che lo hanno aspettato per oltre quattro ore per scattare i primi selfie e farsi autografare le maglie della Roma.

Roma, Mkhitaryan ha terminato le visite. Ora la firma, poi l’Armenia

Roma, tifosi in festa: Mkhitaryan è sbarcato a Fiumicino

Un entusiasmo manifestato anche dal Consiglio per la comunità armena di Romaper il primo giocatore armeno a vestire la maglia giallorossa. “La comunità armena di Roma – le parole di Nevart Cricorian, presidente del Consiglio, al corrieredellosport.it – non può che essere felice ed entusiasta dell’arrivo nella capitale del forte centrocampista armeno. Il Consiglio per la comunità armena di Roma accoglie con entusiasmo la notizia dell’arrivo del connazionale.  Gli dà il benvenuto e si augura che possa dare il suo importante contributo così come ha brillantemente fatto in tutte le squadre nelle quali ha militato. Henrikh Mkhitarian è un orgoglio per la nazione armena non solo come giocatore e sportivo ma anche come uomo, come testimoniano le sue numerose opere di beneficienza in patria”

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Parla sette lingue, canta Al Bano e ha un record di 32 assist: ecco Mkhitaryan, la sorpresa di Petrachi (Forza Roma .it 02.09.19)

“Quando sei triste, non puoi essere fortunato. È qualcosa che ho imparato dalla cultura brasiliana. Quando sei felice, sul campo succedono cose belle”. Forse è tutta qui la scelta di Henrikh Mkhitaryan. L’atmosfera di Londra e i pochi minuti all’Arsenal hanno fatto il resto: Petrachi ha condotto in gran segreto la trattativa e ora l’armeno sarà il vero rinforzo della Roma per la trequarti. I tifosi fanno ancora fatica a crederci, convinti però che possa essere l’acquisto in grado di permettere il salto di qualità a Fonseca.

MILLE CULTURE – Dal Brasile ha portato via la voglia di divertirsi in campo. Quando era piccolo dall’Armenia è partito con altri giovani calciatori per un camp col San Paolo di quattro mesi: li ha trascorsi in camera con l’ex Lazio e Juve Hernanes e chissà che non lo abbia sentito prima di dare l’ok al trasferimento. La passione per il calcio è tutta frutto del papà-idolo Hamlet, uno dei più grandi attaccanti dello scorso secolo. A 33 anni muore per un tumore al cervello e quello stesso giorno un piccolissimo Henrikh decide che avrebbe fatto il calciatore e avrebbe reso orgoglioso il papàE come far felice un attaccante se non facendo più assist possibili? Quello sarebbe diventato l’obiettivo di una carriera intera.
L’infanzia in Francia, l’Armenia, il Brasile, ma non solo: quando si trasferisce a Donetsk impara anche l’ucraino e un po’ di russo, che aggiunge al personalissimo bagaglio di lingue. Lo raccontano come uno che ama stare lontano dai riflettori (di Ibrahimovic ai tempi dello United disse: “Gli piace ritenersi il Dio dell’Old Trafford, ma non lo è”) e dall’idolo Kakà ha preso anche la riservatezza oltre che, stavolta in campo, alla capacità di far sembrare facile ciò che non lo è.

RECORD – A Donetsk esplode e nel 2013 allo Shakhtar segna 25 gol ai quali aggiunge nove assist: il Borussia Dortmund lo nota e lo porta in Germania, dove entra in contatto con un’altra realtà e… impara un’altra lingua. Con Klopp per due anni le cose vanno a corrente alternata (benino il primo anno, malissimo il secondo in cui rischiano la retrocessione) ma è con Tuchelche rinasce e stabilisce un record: nel 2015-2016 segna sì 23 gol, ma soprattutto offre trentadue assist. Un’enormità. Ma anche un segnale di quanto sia un giocatore perfetto in un contesto che funziona, non un leader in grado di prendere in mano la squadra nei momenti di difficoltà, come successo anche allo United soprattutto nel primo anno di Mourinho. All’Arsenal non è andata molto meglio (e quest’anno ha fatto notizia la sua assenza in finale di Europa League per contenziosi politici tra Armenia e Azerbaijan) e la scelta di Roma va letta proprio in questo senso: è un giocatore umorale che ha bisogno di sentirsi protagonista per rendere al meglio.

AL BANO – Dalla mamma ha ereditato la resilienza“Ma mi danno i calci in campo”, le raccontava quando da ragazzo iniziava ad avere qualcosa in più degli altri. “No, devi essere sempre educato” era la risposta, come ha raccontato in una bellissima lettera su “The Players’ Tribune”. Sui social è arrivato molto in ritardo: il primo post su Instagram è datato luglio 2016. Un po’ in controtendenza rispetto ai calciatori dei nostri anni. È ambasciatore dell’Unicef e in estate si è sposato a Venezia con la compagna Betty (figlia dell’uomo d’affari Mikayel Vardanyan) nell’incantevole cornice di San Lazzaro degli Armeni. Non una scelta casuale, visto che si tratta della casa madre dell’ordine dei Mekhitaristi e uno dei primi centri al mondo di cultura armena. Alla cerimonia c’era un’ospite d’onore, Al Bano: insieme hanno cantato “Volare” di Domenico Modugno. Volare, che ora a Roma per Mkhitaryan è diventato un augurio.

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Henrikh Mkhitaryan è il regalo della Roma a mister Fonseca.  Il 30enne esterno offensivo armeno arriva in prestito con diritto di riscatto dall’Arsenal. E’ sbarcato all’aeroporto di Fiumicino accompagnato dalla moglie (che aveva sposato a giugno nell’isola di San Lazzaro degli Armeni a Venezia) a poche ore dalla chiusura del calciomercato.

Il giocatore armeno, accolto dallo staff giallorosso, ha posato per le prime foto con la sciarpa della Roma al collo. Per Mkhitaryan visite a Villa Stuart e firma del contratto con il club giallorosso. ”Sono felice di essere qui”, le prime parole rilasciate una volta atterrato a Fiumicino. La prima sfida italiana di Mkhitaryan però non sarà in serie A (possibile debutto in Roma-Sassuolo che si giocherà nel weekend del 15 settembre), ma contro la nazionale azzurra. Infatti il 5 settembre sfiderà l’Italia di Mancini e dei suoi nuovi compagni di squadra Florenzi e Pellegrini nelle qualificazioni di Euro 2020.

La Roma oltre a Mkhitaryan ha definito la cessione di Patrick Schick al Lipsia (prestito oneroso con diritto di riscatto a 28 milioni): il suo sostituto è l’ex milanista Nikola Kalinic che arriva (prestito oneroso a 2,5 milioni e riscato a 9) dall’Atletico Madrid.

Armenia: a Erevan Italia in campo con calcio, cultura e arte (Agenzia nova 02.09.19)

Roma, 02 set 11:41 – (Agenzia Nova) – Arte, musica, enogastronomia, senza trascurare il calcio. Questi gli appuntamenti proposti a Erevan dall’ambasciata d’Italia il cui clou sarà il 5 settembre l’attesissimo match Armenia-Italia. Lo riferisce la Farnesina tramite il proprio sito istituzionale. Due mostre d’arte contemporanea, invece, vogliono farsi ponte interculturale tra i due paesi. Entrambe curate da Isabella Indolfi le iniziative, ‘Ogni dove’ di Bianco-Valente e ‘Lighting flowers/ Remix Portrait’ di Franz Cerami, si prefiggono di esplorare la città di Jerevan, facendo leva su storie individuali. A partire dal 4 settembre, la scritta ‘Ogni dove’ in lettere armene apparirà a Jerevan attraverso un’importante installazione sulla facciata dell’Ambasciata d’Italia, stendardi sugli edifici delle istituzioni che hanno aderito, teli scritti a mano dai cittadini e appesi ai balconi. Si tratta dunque di un’opera collettiva e diffusa, che coinvolge la popolazione residente e gli armeni della diaspora. Piccole e semplici azioni, come scrivere la parola sul palmo della propria mano e condividerne la foto sui social consentiranno la partecipazione più larga. “Lighting Flowers e Remix Portraits” vuole invece illuminare le notti armene. Una serie di incursioni di video-mapping partendo da luoghi periferici di Jerevan illumineranno la splendida cornice del Teatro dell’Opera e l’Ambasciata d’Italia. La performance partita da Napoli, ha toccato Roma e entro la fine del 2019 sarà a San Pietroburgo, Madrid e Berlino. Come fiori luminosi e resilienti, si accenderanno le periferie, i luoghi abbandonati, le zone di passaggio. La pittura digitale di Franz Cerami si espanderà in maniera virale sulle superfici della città e il 7 settembre accompagnerà il concerto della National Chamber Orchestra of Armenia. (Res)

Armenia: una Silicon Valley nel Caucaso (Rainews 30.08.19)

L’Armenia, un piccolo paese del Caucaso incuneato tra Europa ed Asia, sta assistendo da alcuni anni ad un vero e proprio boom nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni Tweet 30 AGOSTO 2019 Pur confinando con Turchia e Azerbaijan, l’Armenia non ha rapporti diplomatici e commerciali con i due vicini e l’enclave armeno del Nagorno Karabak mantiene un fragile cessate il fuoco con l’Azerbaijan. Forse anche per questo motivo il recente sviluppo tecnologico di questa nazione, che ai tempi dell’Unione Sovietica produceva quasi il 20% degli armamenti prodotti nell’Unione, si è spostato sul web e il ciberspazio, che consentono di raggiungere con prodotti software e servizi immateriali una clientela globale. Nella capitale Yerevan fioriscono oggi numerose startup e società che operano sul web, alcune delle quali sono tra i leader globali del loro settore. Anche per questo motivo proprio a Yerevan tra il 6 e il 9 ottobre si terrà il WCIT 2019, il congresso mondiale sulle tecnologie informatiche, uno dei principali momenti di incontro per gli esperti e gli operatori del settore. Intelligenza artificiale, internet delle cose, commercio elettronico, educazione a distanza, cybersecurity, smart cities, startup and incubators sono alcuni dei temi che compongono l’agenda del meeting. In questo reportage Martino Seniga inizia un viaggio in Armenia per raccontare un Paese poco conosciuto e le sfide tecnologiche ed educative con cui si sta confrontando.

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