Sul riconoscimento del Genocidio Armeno (Gariwo 17.04.19)

l 10 aprile 2019 la Camera dei deputati ha approvato, con 382 voti a favore e 43 astenuti (nessun voto contrario), la “mozione unitaria che impegna il governo a riconoscere ufficialmente il genocidio e a darne risonanza internazionale”.

Prima di “riconoscere” bisogna “conoscere”. È a partire dalla conoscenza dell’identità di un popolo, del peso che ha avuto nella storia, dei valori di cui è portatore, che è possibile fare proprio l’impegno di combattere il negazionismo, definibile come “tutto ciò che è contro la verità storica”. Nel caso armeno, le basi della storiografia ufficiale negazionista della Repubblica turca furono poste da Mustafa Kemal, detto Atatürk, il padre della patria. Il fondatore della Repubblica turca in un primo tempo aveva condannato l’operato del Partito dei Giovani turchi, definendoli assassini e ladri, ma poi, quando gli ufficiali, i governatori, i militari, i gendarmi e l’intera burocrazia genocidaria sono confluiti nel partito repubblicano da lui organizzato per costruire la Turchia del futuro, cambiò atteggiamento. Quattro dei maggiori carnefici erano divenuti suoi ministri e Mustafa Kemal portò a compimento la pulizia etnica degli armeni su tutto il territorio: dei 3 decreti legge emanati dal precedente governo unionista (riforme, deportazione e confisca dei beni degli armeni), ha mantenuto in vita la legge della confisca dei beni abbandonati. Sui passaporti dei pochi armeni sopravvissuti, poi “espulsi”, era scrittopas possible le retour (non è possibile ritornare).

In un celebre discorso politico del 1927, Mustafa Kemal sottolineava la capacità del Paese di rinascere e di uscire rafforzato dalla guerra avendo saputo resistere agli attacchi di “minoranze immorali”, nello specifico della minoranza armena insediata da tremila anni sul territorio e che veniva così separata ed espulsa dalla storia dell’Impero ottomano. Come potevano i turchi dopo la fine della Prima guerra mondiale disconoscere gli “eroi” che avevano dato vita alla repubblica monoetnica, sterminando gli armeni e appropriandosi di tutti i loro beni? Se ci interroghiamo sulle cause che impedirono agli armeni di ricevere giustizia e di dare sepoltura ai loro morti, può servire operare un confronto con la Germania dopo la Seconda guerra mondiale. L’esercito tedesco fu sciolto, i nazisti messi fuori legge, le nazioni vittoriose ottennero giustizia. Se oggi ci fossero al potere in Germania i nazisti chi potrebbe affermare che c’è stata la Shoah, il genocidio degli ebrei?

Dopo la fine della Prima guerra mondiale, gli occidentali non hanno voluto disarmare l’esercito turco che è diventato la spina dorsale della nazione e in tutta la Turchia sono state innalzate statue ai carnefici, gli “eroi”: continuità, contro discontinuità. Se la Turchia avesse riconosciuto la messa in atto dello sterminio intenzionale e sistematico degli armeni da parte del governo dei Giovani turchi, ovvero il “genocidio”, avrebbe potuto essere tra le nazioni della Comunità Europea. Con quel riconoscimento sarebbe entrata nel novero degli Stati democratici. La cancellazione dalla storia e dalla memoria dei turchi di intere epoche ed eventi dura sino ad oggi. Ma trattandosi del “crimine dei crimini” di cui il popolo armeno è stato vittima agli inizi del Novecento, vale a dire del crimine di “genocidio” – condannato nel 1946 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e definito come “rifiuto al diritto dell’esistenza di un intero gruppo umano che sconvolge la coscienza dell’umanità” -, si ricava facilmente l’entità dell’impegno richiesto a chi voglia oggi intraprendere un cammino che coinvolge il diritto internazionale e la politica nella sua accezione più alta. Fare memoria e condannare il crimine di chi ha legiferato contro i propri cittadini è un messaggio universale, valido per tutta l’umanità, ieri e oggi.

L’approvazione della mozione sul riconoscimento del genocidio armeno votata dalla Camera dei deputati del Parlamento Italiano, è importante poiché apre un’altra “porta” alla possibilità di ripensamento e di presa di coscienza della gente turca o turchizzata. Ed è proprio dalla società civile turca che ci si può aspettare la spinta al cambiamento: far pensare, conoscere, in un futuro “riconoscere”, per prevenire e dare alle nuove generazioni la possibilità di affrontare la Storia in modo aperto e critico, e forse di vedere nuove statue dedicate ai disobbedienti, i Giusti che hanno saputo dire di no.

Vai al sito

La Valle degli Armeni tra storia e fascino (ntacalabria.it 17.04.19)

La denominazione “Valle degli Armeni” comincia ad entrare tra gli itinerari turistici della Calabria Sud–Orientale a partire dal 2014, quando grazie all’intuizione di Carmine Verduci (Presidente della Pro-Loco di Brancaleone) a seguito dell’avvio del progetto di promozione territoriale conosciuto come “Kalabria Experience”, promosse una visita a Bruzzano Vetere (Rocca Armenia); un’ escursione che rimarrà negli annali della storia locale per aver avuto un ampio risalto mediatico, soprattutto per la provenienza di numerosi visitatori da ogni parte della Regione.

VALLE DEGLI ARMENI

La denominazione di  Valle degli Armeni si è coniato sulla base delle conoscenze acquisite dal celebre ormai Prof. Sebastiano Stranges (Ricercatore e Archeologo oggi Socio onorario della Pro-Loco di Brancaleone) che istruisce nel tempo Carmine Verduci; svelandogli numerose ricerche condotte dallo stesso durante anni ed anni di esperienza e ricerca sul territorio. Una definizione che non stenta a prendere presto piede nel linguaggio collettivo e del sistema turistico locale; con eventi e convegni che riprendono spesso questo argomento che ormai identifica questa zona di Calabria fino ad ora sconosciuta. O meglio dire, identificata confusamente con vari e molteplici significati etimologici.

L’AREA DELLA VALLE DEGLI ARMENI

Ad oggi sappiamo che questa grande intuizione ha avuto i frutti sperati. Sono stati molti in questi anni ad usare questa definizione, sia per indicare quest’area geografica e sia per identificare un itinerario turistico-culturale che comprende la zona di: BrancaleoneBruzzano ZeffirioStaiti e Ferruzzano Superiore; con i suoi borghi, castelli e grotte ricchi di storia, cultura e gastronomia tipica tra i più singolari e ricercati dell’intero territorio Calabrese.

LE TESTIMONIANZE A BRANCALEONE E STAITI

A Brancaleone troviamo ormai la famosa chiesa-grotta conosciuta come: “Albero della vita” che presenta una caratteristica strutturale di ipogeo circolare con pilastro centrale e graffiti sulla parete orientale che denotano una croce astile e un pavone prostrato verso il sacro simbolo risalente al IX sec. d.C.; oltre a vari toponimi ancora in uso, come Loc. San Gregorio (riferito a San Gregorio l’Armeno).

Staiti, toponimi di luoghi, cognomi e opere Bizantine come l’Abbazia di Santa Maria di Tridetti (Monumento Bizantino dell’ XI sec.). Ma anche vari cognomi e toponimi derivanti dalla lingua armena, come ad esempio loc. San Biagio (una grangia monastica dedicata al Santo di origini e provenienza Armena).

LE TESTIMONIANZE A FERRUZZANO E BRUZZANO ZEFFIRIO

Ferruzzano troviamo i Palmenti rupestri scoperti dal Prof. Orlando Sculli; poi grotte e Santi. Nel territorio di Ferruzzano ad esempio troviamo “S. Maria degli Armeni”, posta a circa 400 mt. di quota – in una zona che sovrasta la valle si presenta come un tempietto di foggia siriaco-armena a forma pagodeggiante; simile ad altri templi che si trovano nella penisola anatolica.

Bruzzano Zeffirio, la “Rocca Armenia” (l’antica Bruzzano), fondata dalle prime popolazioni Armene. Numerose grotte e testimonianze religiose ancora presenti dimostrano che questo sito rupestre ancora oggi conserva tutte le caratteristiche necessarie ad asserire con fermezza le origini Armene di questo luogo. Prova ne sia il toponimo ancora usato per identificare il vecchio paese ed il suo castello costruito ed arroccato proprio sulla rocca (in epoche successive).

MA CHI ERANO GLI ARMENI E DA DOVE VENIVANO?

Secondo quanto rileva il Prof. Sebastiano Stranges oltre ad aver descritto ed illustrato ampiamente le ricerche condotte su questo territorio, gli Armeni arrivarono in Calabria a partire già dal V° sec. dopo Cristo. Furono commercianti, stratioti (soldati o nobili condottieri). Nel IX secolo con l’avanzata araba su Reggio Calabria. All’inizio del 900 Reggio fu conquistata dagli Arabi capeggiati da Abû el’-Abbâs, che massacrarono gli abitanti e uccisero il vescovo.

ARMENI ED EBREI

Nella vallata di Bruzzano si stanziarono gli Armeni ed Ebrei. Dei primi abbiamo le testimonianze nella toponomastica come “Rocca degli Armeni” (a Bruzzano) e nei manufatti religiosi: come le chiese grotte di Brancaleone Vetus. Bruzzano nel 925, fu distrutto dagli arabi, guidati da Abu Ahmad Gafar Ibn Ubayd. Secondo la tradizione orale del territorio, dopo la distruzione di Bruzzano, gli abitanti superstiti si divisero ed alcuni si stanziarono sulla collina dove sorse poi il villaggio di Ferruzzano, altri invece si stanziarono sulla Rocca Armenia.

IL TOPONIMO “ROCCA DELL’ARMENIO” A QUALE INSEDIAMENTO SI RIFERISCE?

Probabilmente a quello distrutto dagli arabi nell’862 quando il Wali di Sicilia, Ab-Allah Ibn Al-Abbas, occupò molte rocche bizantine in Sicilia e scatenò la sua furia guerriera in Calabria, distruggendo Qalat- Al Armanin (la Rocca degli Armeni); secondo quanto riferisce Al-Aktir, e che Michele Amari non sa dove collocare nella sua “Storia dei musulmani di Sicilia”. In seguito la comunità distrutta si ricompose, ma nel 925, come abbiamo accennato venne di nuovo massacrata. Proprio in questo periodo le dinastie berbere degli emiri di Sicilia, per via della scarsità della popolazione in Africa del Nord, andavano alla ricerca di mercenari nelle terre slave dell’Adriatico settentrionale tra gli schiavoni della Croazia o nella Dalmazia. Infatti nel 918 molti mercenari schiavoni al soldo degli arabi, sotto la guida di Masud devastarono Reggio e presero la Rocca di Sant’Agata forse nei pressi di Reggio stessa.

AREA DI ACQUARTIERAMENTO

In quel periodo la vallata di Bruzzano divenne area di acquartieramento delle truppe arabe e una comunità slava di croati, vi si stabilì, come ricorda il toponimo vicino, alla Rocca degli Armeni, “Schiavuni” o “Rocca Schiavuni”. Verso la fine del IX secolo e nel X, con il riaffermarsi della potenza bizantina in Italia, vediamo di nuovo con frequenza, sulla scena della vita politica della Penisola, battaglioni e capi armeni. Già nei primi decenni del IX secolo, si trova in Italia Arsace (Arshak), ambasciatore di Niceforo I alla corte di Carlo Magno il quale arrivò a Venezia per giudicare il doge Obelerio.

SOTTO BASILIO I

Gli armeni combattevano in Italia, ai tempi di Basilio I, sotto il comando di Niceforo Foca il Vecchio, nonno dell’imperatore dallo stesso nome. Anzi, Niceforo il Vecchio impiantò una moltitudine di Armeni in Calabria, forse Pauliciani, come numerosi erano gli Armeni in Italia anche sotto il comando del patrizio Cosma nel 934.
L’antica Bruzzano Zeffirio è sorta con il nome di Bursana che come riferisce l’esperta in lingue antiche Armene Lilit Chilingaryan deriverebbe dalla parola BUR (buyr) in armeno “profumo” SA e NA che sono dei pronomi (questo-quello). Tradotto in lingua armena diventa “un luogo pieno di profumi”.

ALCUNI VOCABOLI

Tra le tante curiosità troviamo anche i vocaboli di oggetti come: “TARRU O TARRA” del latte (solo per Casignana). Il tarru è un contenitore. Esiste come soprannome ancora a San Luca, Bruzzano, Africo, un vocabolo che a parere dello stesso S. Stranges suo padre tenne a mente per molti anni disturbando molti studiosi, tra cui il grande G. Rohlfs autore del “Dizionario dialettale della Calabria” ed oggi è stato finalmente svelato grazie al contributo di Lilit Chilingaryan, stiamo parlando del termine “BALANGHOCCU” . La parola deriva da “balaban” (բալաբան) che significa tamburo + ghoghu che può essere la voce del verbo կոխել k (gh)ok (gh)u; “ghoghel” significa “calpestare” e balaco (gh) la U diventa bala (tamburo) co (gh)u (calpestare), ed è riferito ad “una moltitudine di zoccoli in corsa”.

IL VOCABOLO “BAGIANARU” O “BAGIANU”

Oppure il vocabolo “BAGIANARU” o “BAGIANU”, dall’etimo “BAGIANA” che significa “ORO PURO” + ARU=UOMO e BAGIANA (gl) U con in mezzo una R (moscia) pronunciata ancora esattamente a San Luca, che sta per “oro puro-lucente-splendente”. Si definisce ad esempio un uomo bagianaru o una donna bagianara, come eccellenti, brillanti oppure si usa per definire gli animali piu belli, ad esempio: vitello bagianu o capra bagiana.

LA VALLE DEGLI ARMENI: UNA CONCENTRAZIONE DI ANTICHE VESTIGIA

Dunque la valle degli Armeni è una concentrazione di antiche vestigia e toponimi di origine armena che rappresenta il nucleo primordiale di una civiltà perduta. E che ha fortemente caratterizzato la storia di questo territorio dai connotati culturali e geo-morfologici molto simili alle terre d’Armenia, che sarà vista da questi popoli arrivati da tanto lontano come una nuova patria.

Come si svilupperà poi la ricerca dell’identità “del nostro popolo” del nostro tempo, che ancora è fortemente radicato in usi e costumi che richiamano palesemente le antiche culture Armene, lo si saprà tra qualche decennio. Di certo questo itinerario rappresenta un universo da scoprire, conoscere ed ammirare; oltre il quale esistono altre belle realtà che debbono essere valorizzate al meglio, per essere conservate e mai più dimenticate.

Vai al sito

Commemorazione del genocidio armeno a bari (Baritoday 17.04.119)

L’ Associazione Armeni Apulia, comunica ai propri associati e sostenitori che il giorno 24 aprile 2019 alle ore 12,00 presso il Khachkar di Bari, stele armena, posta sul piazzale Cristoforo Colombo (nelle vicinanze dell’autorità portuale) a Bari, si terrà la Commemorazione annuale del Genocidio del Popolo Armeno.
Durante la cerimonia saranno ascoltate alcune testimonianze dei discendenti dei profughi armeni giunti a Bari negli anni Venti, recitate poesie e preghiere

Tutti i partecipanti sono invitati a portare una rosa da deporre ai piedi della stele.“

Potrebbe interessarti: http://www.baritoday.it/eventi/commemorazione-del-genocidio-armeno-a-bari-24-aprile-2019.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/BariToday/211622545530190

Le squadre di sminamento armene hanno bonificato oltre 10.000 km2 di territorio in Siria (lantidiplomatico 16.04.19)

Le squadre di sminamento armene, nel nord della Siria, hanno bonificati più di 10.000 chilometri quadrati di territorio da quando hanno iniziato le loro operazioni all’inizio di quest’anno.
Il portavoce armeno del Centro per la sminamento e l’aiuto umanitario Nazeli Elbakyan ha dichiarato, ieri,  all’ARMENPRESS che stanno mantenendo contatti quotidiani con il comandante del gruppo, Ara Martirosyan.
“Secondo lui, si trovano sia mine anticarro che antiuomo, anche gli IED(ordigni artigianali) non sono pochi. I lavori di bonifica delle mine antiuomo sono eseguiti in conformità con gli standard internazionali”, ha precisato Elbakyan.
L’Armenia non ha solo aiutato a bonificare le mine nel Governatorato di Aleppo, ma i loro medici e gli operatori umanitari hanno fornito molti servizi necessari a migliaia di siriani.

Vai al sito

Armenia: Centemero (Lega) a “Nova”, su genocidio riconosciuta verità storica, tendiamo mano a Turchia laica (Agenzianova 16.04.19)

Roma, 16 apr 17:46 – (Agenzia Nova) – Le celebrazioni per i 104 anni del genocidio armeno, il prossimo 24 aprile, quest’anno hanno un “sapore diverso” dopo il via libera da parte di Montecitorio alla mozione unitaria che riconosce ufficialmente tale genocidio da parte dell’Impero ottomano. Lo ha sottolineato il deputato e tesoriere della Lega, Giulio Centemero, a margine dell’incontro alla Camera per i 104 anni dal genocidio armeno, alla presenza di Victoria Bagdassarian, ambasciatore delle Repubblica di Armenia in Italia. “Finalmente ci siamo tolti un peso dalla coscienza con il riconoscimento di una verità storica. Negata per anni per 30 denari. Non era mai stato fatto, infatti, da parte delle istituzioni italiane. Non solo – ha aggiunto Centemero -, ma abbiamo impegnato il governo a darne risonanza sul piano internazionale”. (segue) (Rin)

Alishan, grande poeta armeno sempre vissuto a San Lazzaro (Ilgazzettino.it 15.04.19)

È tutt’ora considerato il maggior poeta armeno del periodo romantico, eppure in Armenia non trascorse un solo giorno della sua vita. Fu uno storico e un conoscitore profondo della sua patria, per la quale disegnò anche la prima bandiera, senza avervi mai messo piede. Questo perchè, nato a Costantinopoli nel 1820, Ghevont Alishan morì a Venezia 81 anni più tardi dopo aver trascorso la sua intera esistenza sull’isola di San Lazzaro degli Armeni, essendo divenuto monaco della congregazione Mechitarista nel 1838.

Il suo lavoro di ricerca e scrittura di diverse opere sulla geografia, la storia, la religione antica e il cristianesimo dell’Armenia contribuì in maniera determinante alla rinascita culturale del suo paese, in osservanza coi dettami del padre fondatore dell’ordine, Mechitar, che riteneva indispensabile recuperare profondamente ogni possibile conoscenza di riscoperta delle radici, attorno al senso di appartenenza del suo popolo.

Poeta e teologo, letterato e poligrafo, Alishan è probabilmente l’esponente più noto della congregazione mechitarista nei suoi tre secoli di storia: insegnò a lungo nei collegi veneziani della congregazione e diresse per un biennio (tra il 1859 e il 1861) quello di Parigi. Tra le opere di carattere storico, archeologico e geografico per le quali è conosciuto si distingue la cospicua “Sisouan, ou l’Arméno-Cilicie”, del 1885.

Grazie ai suoi studi conosceva con una tale precisione ogni palmo delle terre dell’Anatolia (soprattutto quelle armene storiche e la Cilicia) che su tale sapere circola un aneddoto del secolo scorso: si era sul finire dell’Ottocento, e padre Alishan era oggetto di una grande venerazione; John Ruskin, l’inglese celebre autore de “Le pietre di Venezia” che l’aveva frequentato per molti anni, spiegò di averlo sempre considerato “una specie di santo”.

Ebbene, in quei giorni arrivò in visita un giovanotto dal Caucaso e secondo l’abitudine si prostrò a terra per baciargli i piedi, tanto era il rispetto che ne avevano i suoi contemporanei mentre ancora viveva! Alishan lo sollevò, e quando ne capì la provenienza, gli disse: “Dalle vostre parti, lungo il fiume Orotan, deve esserci un ponte romano. Puoi dirmi in che stato si trova?”. Il giovane rispose: “Padre, io conosco come la mia mano le nostre terre, ma – che Dio mi sia testimone – non c’è nessun ponte romano da quelle parti”. “No – disse Alishan – deve esserci! Tu ancora non conosci bene la tua terra. Quando tornerai, vai a verificare: vedrai che c’è. Appena lo troverai, mi farai sapere”. Il giovane tornò, prese un bel numero di compagni coraggiosi e si inoltrò nella stretta valle che porta verso le sorgenti del fiume. Alla fine, dopo un lungo andare, perso tra i cespugli apparve il ponte romano. Questo raccontava quel giovane, ormai divenuto anziano, negli anni Sessanta del Novecento a un padre mechitarista che era in visita nella Repubblica Armena, facente allora parte dell’Unione Sovietica.

Una fama di studioso che gli meritò anche diversi riconoscimenti: insignito della Legione d’Onore dall’Accademia di Francia nel 1866, Ghevont Alishan fu anche membro onorario della Società italiana di Studi Asiatici, delle Società Archeologiche di Mosca e San Pietroburgo, dell’Accademia di Venezia. Nel suo percorso di sostenitore della rinascita culturale armena si dedicò anche alla poesia, divenendo il massimo esponente del romanticismo: “Vergini degli Armeni, nuovo giglio / vedete nel campo di Sciavarscian. / Splendida immagine di vergini, / degli Armeni ghirlande di gloria”, recita un brevissimo brano di uno dei suoi componimenti.

Nel 1885 creò la prima bandiera dell’Armenia moderna: un tricolore orizzontale rosso, verde e bianco (oggi è rosso, blu e arancione, dopo la separazione dell’Armenia dall’Unione Sovietica avvenuta nel 1991). Qualche anno più tardi Alishan creò una seconda bandiera, rossa verde e blu a bande verticali (immaginando i colori che Noè dovette vedere una volta uscito dall’Arca, sul monte Ararat), che è conosciuta come lo stendardo della Diaspora armena. A San Lazzaro degli Armeni i padri Mechitaristi conservano ancora la sua stanza con tutti i libri, i cimeli e i gli oggetti personali.

Vai al sito

Meteore rossoverdi – Hovhannisyan, dall’Armenia e ritorno (calciofere.it 15.04.19)

Parte oggi un nuovo spazio della memoria, dedicato a quei giocatori passati fugacemente alla Ternana. Chi sono, cosa hanno fatto e che ne è stato di loro dopo Terni. Tocca al centrocampista caucasico

Inauguriamo oggi uno spazio dedicato alle ‘Meteore’ rossoverdi, ovvero quei giocatori passati così rapidamente dalla Ternana che quasi non ce se ne ricorda l’esistenza. Schizzi di calcio in rossoverde, cancellati dal tempo e dagli eventi, ma che ogni tanto riaffiorano in superficie. Primo ospite di questo spazio Ara Hovhannisyan.

L’ITALIA. Classe 1986, resciuto nel Banants Erevan, uno dei maggiori club armeni, in Italia, Hovhannisyan ci arriva tramite un procuratore di Todi, che lo piazza prima alle giovanili del Livorno e poi, dopo qualche mese trascorso in una realtà dilettantistica umbra, alla Ternana. In rossoverde, l’allora diciannovenne centrocampista, gioca la stagione 2006-07: la Ternana è in serie C1. Hovhanesyan non ha vita facile, in una squadra impelagata nelle secche della zona playout. Nè Maurizio Raggi, nè Massimo D’Urso, che siedono inizialmente sulla panchina rossoverde, gli danno spazio.

ROSSOVERDE Passano le giornate ed il suo turno non arriva mai. Deve attendere la penultima giornata, nello scontro diretto contro il Martina di Fabio Brini, giocato in terra pugliese: Hovhannisyan viene mandato in campo da Raimondo Marino, nel frattempo salito al timone rossoverde al 42′ del secondo tempo, rimpiazzando Domenico Ciarcià. Resterà la sua unica presenza a Terni.

L’anno dopo approda al Gubbio in C2, seguendo Marino, che però dopo tre giornate viene esonerato e sostituito da Marco Alessandrini: coi Lupi Hovhanessyan gioca in tutto 7 spezzoni fino a gennaio 2008, quando passa all’Andria Bat, dove con altre 3 presenze chiude l’esperienza italiana. Ad oggi è il solo calciatore armeno ad aver giocato nei nostri campionati professionistici.

TERNANA MEMAS. Hovhannisyan è stato suo malgrado protagonista fra  l’anno scorso e quest’anno di due contest umoristici – ma non troppo – creati dalla pagina Ternana Memas: la Bidone Cup e la Chi l’ha visto Cup, dedicata quest’ultima proprio ai giocatori che a Terni hanno avuto fugaci e trasparenti apparizioni. Per lui, dopo aver vinto controGabriel Enzo Ferrari,  sconfitta a suon di like contro il giovane Monteleone.  Nella prima invece, dopo aver vinto il ‘girone’ con Fasciocco, Cento e Imburgia, uscì nel turno ad eliminazione diretta, battuto da Pierluigi Borghetti.

DOPO L’ITALIA. Finita l’esperienza nel nostro Paese e trasformatosi – già ai tempi del Gubbio – in difensore,  Hovhannisyan  tornerà in patria, dove giocherà prima con l’Ulisses di Erevan, poi con l’Ararat Erevan, per un breve passaggio al King Deluxe di Abovyan (club che non riuscì nemmeno a concludere la stagione, stroncato dai debiti dopo appena 10 giornate),  ed infine con l’Alashkert, club del quale diverrà capitano e col quale chiuderà la carriera nel 2014 dopo aver vinto anche tre scudetti. Nel 2013, fra l’altro, accoglierà all’Alashkert un ex compagno delle giovanili del Livorno, Alessandro Marchetti.

PS: Se googlate, digitando ‘Ara Hovhannisyan’ vi esce fuori un cantante armeno. No, non è lui che ha cambiato mestiere ed effettuato un trapianto di capelli. E’ solo un omonimo

Vai al sito

 

La Camera ha approvato la mozione per il riconoscimento del genocidio armeno (Rassegna stampa Bis 10, 11 e 12 .04.19)

L’Italia riconosce il genocidio armeno (Aleteia 12.04.19)

L’altro ieri a Montecitorio è stata votata la mozione che impegna il governo a riconoscere il genocidio armeno (1915): nessun gruppo parlamentare e nessun deputato ha votato contro, malgrado le note pressioni di Ankara perché la mozione non passasse. È risultata dunque vistosa, in tal senso, l’astensione dei 43 parlamentari forzisti presenti.

Abbiamo chiesto un commento alla collega Franca Giansoldati, vaticanista de Il Messaggero che quattro anni fa dedicò una monografia a “la marcia senza ritorno“ degli armeni deportati cento anni prima.

L’altro ieri eri alla Camera al momento del voto sulla mozione di riconoscimento del genocidio armeno. Che momento è stato?

È stato importante vedere che in parlamento su un voto del genere non ci sia stato nemmeno un voto contrario. L’Italia si impegnerà da ora in poi a difendere in sedi internazionali la verità storica su quel pezzo di storia che appare forse lontana, visto che riguarda fatti avvenuti 104 anni fa, ma che è invece ancora terribilmente vicina a noi. Si tratta del primo genocidio della storia del XX secolo dal quale si capiscono i meccanismi che hanno portato alla eliminazione della minoranza cristiana nel silenzio delle potenze… da allora in poi il medio oriente si è svuotato di cristiani, e ancora oggi accade, in una sostanziale indifferenza. Non accadono mai a caso le cose e nella storia tendono a ripetersi se non ci sono dei passaggi di comprensione, delle denunce, delle riparazioni. Cosa che ancora non c’è per il genocidio degli Armeni. L’Italia ha tracciato una linea.

Ci spieghi che senso ha, per un governo di un Paese che nel XXI secolo ha tanti enormi problemi, “riconoscere” un genocidio commesso nel secolo precedente da un altro governo di un altro Paese?

Ci sono due ragioni. La prima ha a che fare con la giustizia internazionale, Il rendere giustizia alla memoria di un popolo che finora non ha avuto alcun tipo di risarcimento, ne morale ne economico. La seconda ha a che vedere con un aspetto umano e riguarda la chiusura di un lutto ancora aperto per gli armeni. Un lutto ancora non riconosciuto per un milione e mezzo di morti.

Larghissima la maggioranza che ha fatto passare la mozione, ma colpiscono anche le 43 astensioni di Forza Italia. Come te le spieghi?

La spiegazione è sempre la stessa: il negazionismo turco e i ricatti della turchia nei confronti di tutti i governi che sono pronti a riconoscere il genocidio… Nonostante siano fatti storici attribuibili al governo dell impero ottomano e non alla turchia moderna! Ma Ankara considera uno sgarbo il riconoscimento del genocidio. Per la turchia è un fatto che va a incidere sulla sua identità. C’è ancora un articolo del codice penale, il 301, parlare di genocidio implica il carcere. Di conseguenza la turchia ricatta, fa pressing, minaccia ritorsioni di tipo economico per evitare il riconoscimento.

Qualche anno fa hai scritto un libro sul genocidio degli armeni: come mai ti sei appassionata a un tema così poco usuale? E cosa ti ha dato (in termini di esperienza, contatti umani, ricchezza culturale ecc…) questo libro?

Seguo questo tema dal 1996 da quando fu introdotto per la prima volta in parlamento questo argomento. Ho seguito tutti i viaggi dei Papi e i ricatti che ciclicamente la turchia imponeva al Vaticano perché evitasse ogni volta di pronunciare la parola genocidio. In tanti anni ho raccolto una mole di informazioni, articoli, testimonianze, interviste, documenti che poi sono stati alla base del mio libro.

ARMENIA: GARIGLIO, RICONOSCIUTA VERITÀ STORICA  (AGV 10.04.19)

Oggi, a oltre 100 anni dai fatti del 1915 che produssero lo sterminio di oltre 1,5 milioni di armeni, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza una mozione che impegna il Governo a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno”. Lo dichiara Davide Gariglio, deputato del Partito democratico, a proposito delle mozione sul genocidio armeno approvata dalla Camera.
“Ho ancora negli occhi – continua – le immagini del genocidio che ho avuto modo di vedere solo pochi giorni fa all’interno del Tsitsernakaberd, il memoriale eretto a Erevan. Nei giorni passati in Armenia ho compreso quanto è importante, per quella piccola nazione, che il mondo tutto riconosca le immani sofferenze patite nell’ultimo secolo. Oggi, finalmente il Parlamento italiano ha riconosciuto questa verità storica, nonostante le mille pressioni giunte fino all’ultimo affinché questo non avvenisse”.
“Oggi sono orgoglioso di essere membro di questo Parlamento. Come ci ha insegnato Aldo Moro ‘Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante’”, conclude.


ARMENIA: ZANNI (LEGA), TURCHIA RICONOSCA GENOCIDIO (AGV 10.04.19)

“Riconoscere errori del passato è segno di maturità per un Paese. Nazioni importanti come l’Italia e la Germania lo hanno fatto dopo gli orrori commessi durante la Seconda Guerra Mondiale. Se vuole continuare ad essere un partner dell’Ue, è ora che la Turchia faccia lo stesso sull’Armenia”. Così l’eurodeputato Marco Zanni, responsabile Esteri della Lega.


Armenia: Lega, riconoscimento genocidio è giornata storica per nostro paese
Roma, 11 apr 13:22 – (Agenzia Nova) – I deputati della Lega, Riccardo Molinari, Paolo Formentini e Giulio Centemero, in una nota congiunta commentano: “Ieri è stata una giornata storica per la nostra democrazia. Il nostro Parlamento ha infatti votato a favore del riconoscimento del genocidio degli armeni. Si tratta – spiegano – di un passo fondamentale che dimostra come questo governo porti avanti le idee e i valori. Sono infatti i valori a tener unito un paese che crede nei diritti umani e nella vita. Un giorno importante anche per la Lega – puntualizzano – che per tanti anni si è impegnata a far riconoscere il genocidio del popolo armeno che ha subito un martirio impressionante e per tutto il popolo italiano, da sempre vicino al popolo armeno”.

Nervi tesi sull’asseo Roma-Ankara. Nelle scorse ore la Camera ha approvato una mozione unitaria che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. Nessun voto contrario, 382 favorevoli, 43 astenuti (tutto il gruppo di Forza Italia). L’approvazione ha provocato le proteste turche, che già due giorni prima del voto aveva convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara: ora giunge la forte critica del partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan e le accuse al vicepremier Matteo Salvini in una nota del Ministero degli Esteri turco.

Le reazioni dei deputati

Per Andrea Delmastro (Fdi) il voto della Camera è “una vittoria di un Parlamento che ha resistito alle pressioni turche che ha convocato il nostro ambasciatore ad Ankara e ha inviato l’ambasciatore turco in Parlamento per condizionare il voto”. Dal canto suo Enrico Carelli (M5s), ci tiene a sottolineare che la posizione espressa da Montecitorio “non mette in discussione l’amicizia, i buoni rapporti con uno Stato amico, ben diverso dall’Impero Ottomano”. E sempre riferendosi ad Ankara ne ha evidenziato il “ruolo strategico di porta tra Oriente e Occidente”.

L’attacco turco a Salvini

Ma in Turchia non bastano le rassicurazioni a rendere più sereno il clima. Il partito di Erdogan “condanna fermamente la mozione proposta nel Parlamento italiano sugli avvenimenti del 1915”, ha detto il portavoce Omer Celik. In questo contesto va registrato l’impegno di Salvini, manifestato lunedì scorso, contro l’ingresso della Turchia in Europa. Proprio il ministro dell’Interno italiano è ora l’obiettivo di un comunicato del Ministero degli Esteri turco che lo accusa di essere “da sempre impegnato nel sabotare i rapporti tra la Turchia e l’Italia”, come riferisce AgenziaNova. Secondo la Turchia, la mozione rappresenta “un nuovo esempio dell’uso delle rivendicazioni armene come strumento di interesse politico interno” e “non sorprende che sia stata preparata dal partito della Lega, il cui leader Matteo Salvini si è sempre impegnato nel sabotare i rapporti tra la Turchia e l’Italia”. “Ciò che sorprende e rattrista – incalza il comunicato – è che la suddetta Camera sia diventata una pedina della Lega all’interno del piano organizzato per rafforzare la sua posizione alle elezioni per il Parlamento Europeo. In realtà, portare all’ordine del giorno le già note rivendicazioni armene in ogni circostanza, o prima delle elezioni o nel quadro dell’opposizione alla Turchia, rivela chiaramente che queste rivendicazioni sono di natura politica e non si attengono ai fatti storici. Questi sforzi non solo non giovano a nessuna delle parti ma bloccano anche ogni eventuale futura iniziativa intrapresa in buona fede”. Per Ankara è ora “inevitabile” che la mozione “si rifletterà in vari modi sulle relazioni con l’Italia”, definito “partner strategico con cui abbiamo legami storici ed una cooperazione commerciale molto intensa”. La Turchia non ha mai riconosciuto i massacri del 1915 contro gli armeni un genocidio, considerandoli avvenuti all’interno di un conflitto e non su base etnica o religiosa.


Armenia: Calderoli, ‘dopo Olocausto pagina più orrenda Ventesimo secolo’ (Adnkronos 11.04.19)

Roma, 11 apr. (AdnKronos) – “Il genocidio armeno perpetrato dal 1915 dall’Impero Ottomano ha causato circa 1,5 milioni di morti e rappresenta, dopo l’Olocausto, la pagina più ripugnante e orrendo della storia del ventesimo secolo. Quasi tutti gli Stati occidentali, a cominciare dagli Stati […]

Roma, 11 apr. (AdnKronos) – “Il genocidio armeno perpetrato dal 1915 dall’Impero Ottomano ha causato circa 1,5 milioni di morti e rappresenta, dopo l’Olocausto, la pagina più ripugnante e orrendo della storia del ventesimo secolo. Quasi tutti gli Stati occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti all’epoca del presidente Obama, fino alla Francia e alla stessa Santa Sede, lo hanno riconosciuto ufficialmente. Eppure il sultanato islamico della Turchia anche oggi insulta e offende l’Italia per via della risoluzione sul genocidio armeno approvata dal nostro Parlamento. Tanto che il ministro degli Esteri, Cavasoglu, il fedelissimo braccio destro del dittatore Erdogan, arriva a minacciare una rottura dei rapporti con diplomatici tra Ankara e Roma”. Lo afferma il senatore della Lega Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato.
“Facciano pure, se credono e non sono troppo distratti dal chiedere l’annullamento del voto a Istanbul dove la coalizione di Erdogan è stata democraticamente sconfitta dal voto dei cittadini. Mi domando -prosegue l’esponente del Carroccio- perché l’Italia debba avere rapporti diplomatici con un regime che non rispetta i diritti umani, le minoranze, le opposizioni interne, e nega uno dei più grandi orrori della storia moderna”.


ARMENIA: ANTONIA ARSLAN, ‘ROMPERE IL SILENZIO? E’ POSSIBILE SOLO DAL BASSO’ = l’autrice de ‘La masseria delle allodole’, ‘fondamentale  ricordare, dichiarazioni passano ma convinzioni restano’ Roma, 12 apr. (AdnKronos/Aki) (di Alessia Virdis) – Antonia Arslan con la sua epocale ‘La masseria delle allodole’ è stata citata in aula nel giorno dell’approvazione alla Camera della mozione bipartisan che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno”.

Aki – AdnKronos International l’ha raggiunta telefonicamente a New York. Come si fa a rompere il silenzio? “Dal basso, persona dopo persona, discorso dopo discorso”, risponde con la stessa forza e necessità di testimonianza che si trovano nei suoi lavori. “Le dichiarazioni passano la convinzione resta”, dice.

La ricetta per contrastare “ricostruzioni storiche fasulle” e “altre favole” sta nel “ricordare continuamente”, sottolinea la Arslan, parlando di quel genocidio che “il 98% degli storici riconoscono come avvenuto e precedente la Shoah ebraica”.


11/04/2019 11:34:00 – ARMENIA: CONSIGLIO COMUNITA’ ROMA, ‘SU GENOCIDIO ITALIA HA SCELTO VERITA” =

Attarian, ‘contenti per voto trasversale’

Roma, 11 apr. (AdnKronos/Aki) – “Siamo felici del fatto che finalmenteil Parlamento italiano abbia scelto la strada della verità e della giustizia. Siamo contenti per questo voto trasversale”. Robert Attarian, responsabile dei rapporti istituzionali del Consiglio per lacomunità armena di Roma, commenta così con Aki – AdnKronos International l’approvazione alla Camera della mozione bipartisan che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno”. “E’ stato un lavoro collettivo di tutte le comunità armene. Non è stato il lavoro di un giorno”, afferma Attarian, sottolineando come inItalia siano “136 i Comuni che hanno riconosciuto il genocidio armeno”. Ultima in ordine di tempo, la mozione sul riconoscimento del genocidio armeno approvata il mese scorso dal Consiglio della Regione Lazio.”Abbiamo sempre intrattenuto rapporti con tutte le forze politiche perché crediamo che la questione del genocidio armeno appartenga a tutti, all’intera umanità”, prosegue Attarian, che ricorda la risoluzione del novembre del 2000 con cui la Camera dei Deputati già riconosceva il genocidio degli armeni. “Il pronunciamento di ieri ha più forza perché – evidenzia – impegna il governo a riconoscere il genocidio armeno”. Il Consiglio per la comunità armena di Roma è nato nel 1999 con l’obiettivo dichiarato di “mantenere, diffondere e rafforzare lo spirito e l’identità armena”.(Rak/AdnKronos)ISSN 2465 – 1222


Genocidio degli Armeni, ora la Turchia minaccia l’Italia: “Ci saranno conseguenze per voi” (secoloditalia 12.04.19)

La Turchia è sempre più arrabbiata con il parlamento italiano, reo di aver votato una mozione che riconosce il genocidio degli Armeni. La Camera dei deputati italiana ha “strumentalizzato” la storia ed il diritto definendo un “genocidio” l’uccisione degli armeni nel 1915. Lo ha affermato il presidente del parlamento turco, Mustafa Sentop, commentando l’approvazione alla Camera della mozione bipartisan che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno”. “La Camera italiana ha soppiantato i tribunali internazionali e ha cercato di giudicare su un crimine specifico chiaramente definito nel diritto internazionale come il genocidio, strumentalizzando la storia ed il diritto”, ha dichiarato Sentop, citato dall’agenzia di stampa Anadolu, nel corso di una riunione della Nato ad Antalya. “È inevitabile che questa mozione si rifletterà in vari modi sulle relazioni con l’Italia, nostro partner strategico con cui abbiamo legami storici ed una cooperazione commerciale molto intensa. Come tutte le iniziative che politicizzano la storia, anche questa mozione non ha alcuna validità per la Turchia”. Così il ministero degli Esteri turco in una nota diffusa dall’ambasciata di Ankara a Roma. Ankara ce ne ha anche per la Francia: la Francia è l’ultimo Paese che può “dare lezioni” alla Turchia sul genocidio. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, commentando la decisione del governo francese di celebrare il 24 aprile la giornata per la commemorazione del genocidio armeno. “La Francia dovrebbe pensare alla pagina nera della sua storia in Ruanda ed Algeria”, ha affermato Cavusoglu. Secondo il ministro degli Esteri turco, non è compito dei politici “giudicare gli eventi storici”. E pensare che la sinistra caldeggiava l’ingresso della Turchia nella Ue…

Soddisfazione degli Armeni in Italia

Soddisfazione invece degli Armeni in Italia: “È un primo passo, ma siamo a 104 anni dagli eventi. Quanto ancora dobbiamo aspettare? Nel frattempo con l’omertà e il silenzio, soprattutto in Turchia i vari governi hanno continuato a commettere ingiustizie contro le minoranze”. È il commento personale di Lourian Minas, presidente dell’Unione Armeni d’Italia, all’indomani dell’approvazione alla Camera della mozione bipartisan che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno”. In una dichiarazione ad Aki – Adnkronos International Lourian dice di volere piuttosto “una legge” perché “allora sì che un atto politico del genere potrebbe porre la Turchia nella condizione di dover rivedere le sue posizioni negazioniste”. Lourian ci tiene a sottolineare di “essere favorevole al dialogo con i turchi”. Come altri esponenti e rappresentanti della comunità armena, ricorda la risoluzione del novembre del 2000 con cui la Camera dei deputati già riconosceva il genocidio degli armeni. “Dal 2000 ad oggi non abbiamo visto alcun cambiamento”, osserva, chiarendo che l’Unione Armeni d’Italia “non è stata interpellata” durante il lavoro per mettere a punto la mozione. Lourian, nipote di un sopravvissuto, afferma di “apprezzare l’impegno di molti parlamentari che hanno voluto proporre questa nuova mozione”, pur dicendosi “perplesso” per la scelta di Forza Italia di non sottoscriverla e “ferito per il fatto che durante la votazione della mozione gli scranni del governo fossero vuoti”. “Ringraziamo coloro che hanno portato avanti questo piccolo passo all’interno del Parlamento però – conclude – non mi aspetto più nulla di concreto”.


Una serata dedicata ad Aznavour in occasione della giornata della memoria armena (Torinooggi 12.04.19)

L’associazione AS.SO. ha organizzato per il 17 aprile alle 20,30 una serata dedicata a Charles Aznavour e all’Armenia, in occasione della giornata della memoria armena del 24 aprile, ovvero il cosiddetto “Metz Yeghern” – il “Grande Male” -, per ricordare la ricorrenza dei tragici fatti del genocidio e l’impegno che l’artista rivolse al popolo di cui era originario, a pochi mesi dalla sua scomparsa. Appuntamento al teatro Educatorio della Provvidenza  (corso Trento 13 a Torino).

Aznavour non fu soltanto cantante e artista, ma dal 1995 fu anche Ambasciatore itinerante dell’Armenia presso l’Unesco e proclamato nel 2004 eroe nazionale e Ambasciatore ONU. Quando nel 1991 ci fu lo scontro con il neonato Azerbaijan, Aznavour pagò centinaia di aerei per portare i suoi fratelli armeni in salvo.

All’evento parteciperanno l’autrice Silvye Mutafian, che narrerà episodi della vita di Aznavour, il tenore Giovanni Bresciano e il pianista Andrea Musso. Voce recitante e presentatrice della serata sarà Beatrice Bonino. Saranno eseguite musiche di Aznavour, proiettati filmati e recitati i testi di alcune delle sue canzoni più celebri.

Iniziative per la commemorazione del 104esimo anniversario del Genocidio Armeno a Padova dal 12 aprile al 7 giugno 2019 (Padova oggi 11.04.19)

Iniziative per la commemorazione del 104esimo anniversario del Genocidio Armeno a Padova dal 12 aprile al 7 giugno 2019

Nel quadro storico del primo conflitto mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex Impero Ottomano in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915-1923), il primo del XX secolo. Con esso il governo dei Giovani Turchi, che ha preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena presente nell’area anatolica fin dal VII secolo a.C.
Gli storici stimano che persero la vita circa i 2/3 degli armeni dell’Impero Ottomano, quindi circa un milione cinquecentomila persone.

Scarica il programma completo con tutte le iniziative

Medz Yegern – il Grande Male – è l’espressione con la quale gli Armeni nel mondo designano il massacro subito in Anatolia dal loro popolo, tra il 1915 e il 1916.

In occasione del 104° anniversario del genocidio, l’associazione Italiarmenia e il Comune di Padova organizzano alcune iniziative e una cerimonia commemorativa.

Cerimonia commemorativa

Mercoledì 24 aprile, ore 11
Cortile di Palazzo Moroni, via VIII febbraio

Deposizione di una corona di alloro, presso il bassorilievo in bronzo, a ricordo dei martiri del genocidio armeno.
Interventi di:

  • Sergio Giordani, sindaco di Padova;
  • Vahé Agop Moumdjian, rappresentante della comunità Armena e dell’associazione Italiarmenia;
  • padre Hamazasp Kechichian, Congregazione Mechitarista di San Lazzaro degli Armeni di Venezia.

Iniziative collegate

  • Venerdì 12 aprile, ore 18 – Ballatoi al primo piano del Centro Culturale Altinate/San Gaetano, via Altinate, 71
    Inaugurazione della mostra “Oltre la passione di un popolo. Percorsi nella Memoria del Genocidio armeno”, ideata da padre Vahan Ohanian
  • Mercoledì 24 aprile
    ore 9.30 – Chiesa di San Gaetano, via Altinate, 73
    Liturgia in rito armeno in memoria dei martiri del Genocidio degli Armeni, officiata dai Padri della Congregazione Mechitarista di San Lazzaro degli Armeni di Venezia

    ore 12.45 – via E. Forcellini, 24
    Visita al Giardino dei Giusti del Mondo per ricordare, in particolare, i Giusti per gli Armeni

  • Venerdì 24 maggio, ore 17.15 – Sala Carmeli, via G. Galilei, 36
    “Progetto Memoria”, testimonianze, storie di resilienza e integrazione di Armeni in Italia dopo il Genocidio; a cura dell’associazione Italiarmenia
    Partecipa Sonia Shaghoyan e Vartan Gianighia
  • Venerdì 7 giugno, ore 20.45 – Auditorium del Centro Culturale Altinate/San Gaetano, via Altinate, 71
    “Sognando l’Armenia”, musiche e danze armene
    Partecipano: Sona Hakobyan – canto, flauto bloul, danza armena; Giuseppe Dal Bianco – duduk armeno, flauti etnici, Giuseppe Laudanna – tastiera, percussioni

Per informazioni

 

Potrebbe interessarti: https://www.padovaoggi.it/eventi/cultura/anniversario-genocidio-armeno-padova-aprile-giugno-2019.html
Seguici su Facebook: https://www.facebook.com/pages/PadovaOggi/199447200092925