Il vice ministro degli Esteri armeno degli Esteri Shavarsh Kocharyan si è augurato che Yerevan non dovrà scegliere tra la Russia e gli Stati Uniti sullo sfondo del crescente confronto tra i due Paesi.
“Il mondo non è mai stato bianco o nero. Ricordo la situazione di grande tensione tra Stati Uniti e Iran, dove si era parlato persino di operazioni militari. Allora non ci eravamo schierati, siamo stati onesti sostenendo normali relazioni tra Stati Uniti ed Iran”, — ha dichiarato il diplomatico oggi, rispondendo alla domanda se l’Armenia si schiererà da una parte nel braccio di ferro tra Russia e Stati Uniti.
Secondo il vice ministro, serve chiaramente determinare gli interessi e farsi guidare da loro. “D’altra parte, naturalmente, occorre rispettare le norme internazionali del gioco”, — ha concluso Kocharian.
In precedenza aveva detto no alla scelta tra Oriente e Occidente il presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Ha osservato in particolare che “se i partner ci porranno la questione Oriente o Occidente, Russia o Unione Europea sarà una posizione non appropriata.”
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-10 14:22:552017-08-12 14:25:23Diplomazia Armenia dice no all'aut aut tra Russia e USA (Sputniknews.com 10.08.17)
Il Consorzio di cooperative sociali Leonardo, aderente a Confcooperative Pordenone, sta sviluppando un progetto per favorire la cooperazione in Armenia nella cittadina di Dilijan, con l’obiettivo di realizzare e commercializzare prodotti artigianali, privilegiando soprattutto l’occupazione femminile. All’interno di questa iniziativa, denominata Armenecoop, ha ricevuto la visita in provincia dei partner armeni che hanno potuto conoscere alcune realtà cooperative territorio.
“Il progetto – ha spiegato il presidente di Confcooperative Pordenone e di Leonardo Luigi Piccoli – nasce dal bisogno di creare occupazione giovanile femminile nella regione di Tavush in Armenia, dove si riscontra un alto tasso di disoccupazione”.
Il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia attraverso la L.R. 19/2000 sulla cooperazione allo sviluppo ha già permesso di avviare un percorso formativo per un gruppo di 20 giovani donne armene rispetto alle tematiche dell’occupazione, imprenditorialità e impresa sociale. Terminata la parte teorica le donne stanno sperimentando la produzione di oggetti tessili e in ceramica in modo da selezionare i prodotti più interessanti per poter avviare la loro impresa sociale.
“I rappresentanti dell’Ong armena Youth Cooperation Centre of Dilijan – ha aggiunto la vicepresidente di Leonardo Paola Marano – nelle loro visite hanno potuto approfondire il tema della cooperazione sociale, della produzione artigianale di manufatti e hanno avuto modo di prendere spunto per ulteriori attività a beneficio della collettività”.
Grazie alla cooperativa sociale Il Piccolo Principe sono stati coinvolti in un laboratorio di ceramica e hanno visto come si realizzano dei prodotti che possono replicare in Armenia. I prodotti sono anche i protagonisti dei video tutorial realizzati dalla cooperativa Nuove Tecniche e diretti a spiegare le modalità utilizzate alle donne armene. Han poi avuto modo di conoscere come è organizzato il sistema del commercio equo-solidale.
Un altro incontro si è svolto presso la cooperativa sociale Karpòs, con una base sociale a maggioranza femminile, dove hanno potuto vedere quanti servizi si possono realizzare a livello sociale e si sono dimostrati particolarmente interessanti alla parte della green economy e della raccolta di indumenti usati. La cooperativa li ha poi invitati a partecipare all’inaugurazione della scuola di italiano per i richiedenti protezione internazionale a Porcia.
Per quanto riguarda la commercializzazione dei prodotti, gli ospiti armeni del Consorzio Leonardo hanno avuto l’occasione di conoscere il nuovo progetto di e-commerce della cooperativa sociale Futura: Geneticamente diverso. Grazie a questo approfondimento sono riusciti a comprendere al meglio le varie modalità di marketing e vendita di prodotti a forte carattere solidale. Dato l’interesse dei partner per le politiche giovanili, sono stati accompagnati anche al Progetto Giovani di Casarsa, dove il referente ha illustrato le attività e iniziative che si svolgono e hanno avuto modo di scambiarsi opinioni e modalità di lavoro.
“Nei prossimi mesi – hanno concluso Piccoli e Marano – proseguiremo i contatti con l’Armenia, anche attraverso una visita a Dilijan, per condividere altre buone pratiche della nostra cooperazione, sempre attenta all’inclusione sociale e allo sviluppo diffuso delle comunità in cui opera”.
Prosegue fino al 30 settembre la prima edizione di Standart, triennale armena d’arte contemporanea curata da Adelina Cüberyan von Fürstenberg. Ieri vi abbiamo raccontato delle due mostre allestite nella capitale Yerevan, oggi invece siamo a Gyumri. Dove batte il cuore pulsante del progetto.
“Se vuoi vedere com’era Yerevan prima dell’intervento dei sovietici, allora devi andare a Gyumri”. Questo ripetono gli armeni quando raccontano del Liberty che connotava l’architettura della capitale. E buona parte del centro cittadino di Gyumri lo conferma.
Ma qui non c’è stato un terremoto devastante nel 1988, dopo quello altrettanto spaventoso del 1923? Quello che vediamo è una ricostruzione posticcia, improntata al “dov’era com’era” di italica memoria? In realtà gli edifici d’inizio Novecento hanno resistito al sisma, mentre a crollare sono stati principalmente quelli costruiti dagli Anni Sessanta, causando la morte di circa un quarto della popolazione di quella che dal 1924 si chiamava Leninakan.
IN VIAGGIO VERSO GYUMRI
Gyumri dista circa 120 chilometri dalla capitale Yerevan ma spesso non sono sufficienti due ore per raggiungerla: lo stato delle strade in Armenia è pressoché disastroso e l’economia del Paese non è certo florida. E tuttavia, un lungo tratto della M1 è punteggiata da alacri lavori per realizzare la seconda carreggiata: chilometri e chilometri di uomini e mezzi. I conti non tornano. La risposta viene dopo aver chiesto lumi a chi in Armenia ci vive, dalla nascita o per lavoro: quella superstrada è finanziata dalla Cina, che la offre a costo zero, e nel secondo tratto – dove ci sarà bisogno di viadotti e gallerie – impiegherà anche manodopera specializzata. A che pro? Certo, da qui passa il gas, quello che scalda l’intera Europa. Ma in realtà la Cina è interessata ad altro: allo spazio, e quindi a ottenere visti, migliaia di visti, per farci vivere una piccolissima fetta dei propri cittadini – numeri esigui per il gigante asiatico, ma enormi per un Paese che ha tre milioni scarsi di abitanti.
L’Armenia cambierà rapidamente ancora una volta, dunque, a causa di una colonizzazione vellutata. Intanto è un Paese in pieno fermento, perennemente sulla soglia, sempre in viaggio. E Gyumri, città che diede i natali a Gurdjeff, non è che la tappa di un viaggio ideale verso il Monte Ararat, verso il Monte Analogo di cui narra René Daumal e che presta il titolo a questa prima edizione di Standart, triennale armena d’arte contemporanea.
Alcune ceramiche delle sorelle Aslamazyan, Gyumri. Photo credits Arpine Haroyan
LE SORELLE GIRAMONDO
Il Monte Analogo è una parabola on the road, una crasi fra Platone e Jules Verne. Si capisce dunque perché la curatrice Adelina Cüberyan von Fürstenberg abbia scelto di allestire una delle mostre in un museo aperto nel 1987 e dedicato a Mariam (1907-2006) ed EranuhiAslamazyan (1910-1988). Non tanto o non solo per la qualità di alcune delle loro opere (certi dipinti, certe ceramiche) quanto per l’incredibile mobilità di questa coppia che, fra gli Anni Trenta e Cinquanta, passò dall’Africa all’India, dalla Cina alle Americhe.
Se al pianterreno del museo sono le sorelle a occupare la scena in solitaria, al piano superiore le loro opere accolgono una serie di video e film che hanno come filo conduttore più o meno esplicito il viaggio – inteso non come raggiungimento della meta ma come ricerca di sé, in pieno stile daumaliano.
Così è per … Uma história que eu nunca esqueci… (2013/2015) di Rosana Palazyan, racconto in forma di ricamo dell’esodo che la nonna dell’artista fu costretta a compiere, da Konya alla Grecia e poi fino a Rio de Janeiro. La morte come trapasso è raccontata in chiave surreale da Murali Nair in The Crossing (2008), mentre il passaggio dall’infanzia all’età adulta e poi ai propri figli è incarnata in La Mangue (2008) di Idrissa Ouedraogo. E ancora, il virulento avvicendarsi delle emozioni si affianca a una forsennata esplorazione della città in The Accordion (2010) di Jafar Panahi, mentre Jia Zhang-Ke racconta di come il turismo possa (debba?) essere frustrato in quanto negazione di ogni autenticità del viaggio (Black Breakfast, 2008).
Un tempo si chiamava Alexandropol, la seconda città dell’Armenia. Prima di essere Gyumri, poi Leninakan e poi di nuovo Gyumri. Qui, dal 1998 al 2012, si è tenuta una biennale prodotta dal Center for Contemporary Art. Ora Standart colma un vuoto, che ben si percepisce dalla vivacità della vita culturale di questo piccolo centro vicino al confine turco.
Il cuore della neonata triennale è allestito al Sergey Markurov Museum, aperto nel 1984. Qui espone il gruppo di artisti – affiatato come ormai di raro è dato vedere – che hanno trovato il loro epicentro a Villa Kars, luogo magico voluto da un italiano, giunto a Gyumri in qualità di medico dopo il terremoto del 1988 e qui rimasto. In aprile si sono radunati la prima volta, insieme alla curatrice, per una settimana di discussioni intorno al Monte Analogo. Poi il ritorno in estate, ognuno secondo i propri tempi e le proprie modalità, ma con un palpabile spirito di gruppo. “Non è una mostra impiantata, non è una mostra OGM”, sottolinea Adelina von Fürstenberg. Questa condivisione d’intenti si palesa nei temi che percorrono le opere, fatta salva l’autonomia espressiva di ognuno degli artisti. Tre sono le direttrici più evidenti, che si incrociano con naturalezza: la scrittura, la mappa, il viaggio.
La scrittura connota le opere di Giuseppe Caccavale, che si concentra sul Viaggio in Armenia di Ossip Mandel’stam, ne ricopia i versi – sui muri, in libri d’artista –, se ne appropria per poi restituirli liturgicamente alla natura, alla natura dei luoghi stessi cantati dal poeta. Maria Tsagkari prende spunto da un racconto di Novalis, anch’esso incompiuto come quello di Daumal, che narra della ricerca di un piccolo fiore blu; quegli stessi – su quali basi negarlo – che ora costellano il soffitto a cassettoni della veranda del museo. Mikayel Ohanjanyan si ispira invece all’epopea di Pokr Mher: blocchi di basalto sono tagliati, incisi a mano con un messaggio scritto su di essi, riassemblati e tenuti stretti da cavi d’acciaio. Anche qui, la scrittura è tensione, comunicazione resa incerta e assimilata dopo lunghi sforzi. Diventa scrittura nel senso proprio del termine quando è fatta propria al punto da essere quasi un’invenzione individuale, come d’altronde è l’alfabeto armeno, creato nel 405 dal monaco Mesrop Maštoç.
Al confine tra scrittura e viaggio sono i lavori di Ayreen Anastas & Rene Gabri. Uno storyboard fitto di appunti fa da pendant a un video che racconta una deriva iniziata da un villaggio vicino a Yeghegnadzor e proseguita per piccoli e piccolissimi centri armeni. Una vera e propria ascesa l’hanno invece compiuta Marta Dell’Angelo e Gohar Martirosyan, salendo su una delle cime dell’Aragats (montagna maestosa, costretta a fungere da surrogato dell’Ararat) sulle orme di un antico rito, il monosandalismo: il video Tararà racconta questa sublim-azione di coppia, con piedi nudi che affondano nella neve e si feriscono sulle rocce, con una leggerezza però che sa di danza. La medesima danza che è necessaria per attraversare il collage praticabile che Dell’Angelo firma in una sala del museo, mentre torna a collaborare con un artista armeno (Aleksey Manukyan) nella performance One whistle 100 Dram, vendita di fischietti ricavati da ghiande (tradizione nostrana) o semi di albicocche (tradizione armena): perché, parafrasando Guénon, gli epifenomeni cambiano, la sostanza resta.
Al crocevia fra le tre tematiche stanno i lavori presentati da Benji Boyadgian: l’artista israeliano è stato, insieme a Riccardo Arena, il più tenace nello scoprire il territorio armeno, concentrandosi non tanto sui magnifici monasteri quanto sulle rovine più antiche, preistoriche. Da qui è nata una serie di disegni che “mescola differenti eredità archeologiche”, ci ha raccontato Boyadgian, “per mostrare la futilità di ogni epoca”. Allo stesso modo, le due sculture, con specchi, lenti e ossidiana, conducono su false piste interpretative: il fine è, in piena coerenza con il fine di Daumal, riconoscere se stessi.
Quanto alle mappature, anche in questo caso il medesimo approccio ha condotto ad esiti assai differenti l’uno dall’altro: Aleksey Manukyan ha lavorato con la tecnica del frottage, trasformando ampie porzioni di decorazioni murali in teorici francobolli, macro-micro-cartografie urbane; Thibault De Gialluly ha invece reso irriconoscibile la propria mappatura, intersecando fino all’inintelligibilità i layer di cui è costituita. Ma la ricchezza maggiore di dettagli è fornita da Riccardo Arena, che dispiega in tre dimensioni la topografia mistica del Monte Analogo e ne ricava una sequenza di disegni e fotografie, sculture e rocce, mappe astronomiche e tori minoici: lui pure ha viaggiato a lungo in Armenia e ha colto nel profondo il messaggio interrotto lasciato da René Daumal – l’interminabilità della ricerca della vetta.
L’attuale situazione geopolitica del Caucaso presenta diverse analogie storiche con quella del Medio Oriente, con tre protagonisti in comune: Russia, Turchia e Iran. CARL LARKY
Il 30 luglio è iniziata in Georgia una esercitazione Nato con la partecipazione di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Slovenia e Turchia, membri dell’Alleanza, e Georgia, Ucraina e Armenia. Questi ultimi tre Stati hanno relazioni bilaterali con la Nato e fanno parte del PfP, Partnership for Peace, alla quale ha partecipato anche la Russia fino alla crisi ucraina del 2014. L’invito alle esercitazioni era stato esteso all’Azerbaigian, che tuttavia non ha partecipato.
L’attuale situazione politica del Caucaso è conseguente alla caduta dell’Impero zarista e alla successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica e presenta analogie con quella del Medio Oriente. Qui la situazione statuale è conseguenza della frantumazione dell’Impero ottomano. Nelle due regioni gli Stati divenuti indipendenti sono stati definiti in base agli interessi delle potenze vincitrici e alle necessità di uno Stato fortemente accentratore come quello sovietico. Sono state quindi ignorate in larga parte le differenze storiche, etniche e religiose che contraddistinguono entrambe le regioni, con le pesanti conseguenze ora sotto i nostri occhi.
Georgia, Armenia e Azerbaigian hanno alle loro spalle due disastrose guerre: quella dell’inizio degli anni 90 tra Armenia e Azerbaigian e quella del 2008 tra Georgia e Russia, continuazione di una precedente degli anni 90. Nell’agosto del 2008, l’esercito georgiano entrò nell’Ossezia del Sud dove, come nell’altra provincia dell’Abcasia, vi era un forte movimento indipendentista. La Russia intervenne a sua volta e nel giro di una settimana l’esercito georgiano fu costretto alla ritirata e le due province dichiararono l’indipendenza, riconosciuta però solo dalla Russia.
La Georgia ha avviato le procedure per entrare nella Nato, ma con una certa prudenza, date le tensioni tuttora esistenti con Mosca, ovviamente molto sensibile verso quello che considera un accerchiamento da parte della Nato. Più caute le posizioni di Azerbaigian e Armenia, che si limitano per il momento alla partecipazione al PfP e al North Atlantic Cooperation Council, costituito nel 1991 come foro di dialogo e cooperazione tra i membri della Nato e quelli del dissolto Patto di Varsavia.
La partecipazione dell’Armenia è probabilmente la causa dell’assenza dell’Azerbaigian alle esercitazioni Nato. La guerra per il Nagorno Karabakh è terminata nel 1994 con un semplice cessate il fuoco, violato più volte in tutti questi anni. Elevato è stato anche il numero di vittime civili, le ultime in un bombardamento armeno sul territorio azero all’inizio di questo luglio. Improbabile, quindi, che due Stati ancora formalmente in guerra potessero partecipare congiuntamente a esercitazioni militari.
Lascia un po’ sorpresi, peraltro, la partecipazione dell’Armenia, finora considerata alla stregua di un protettorato russo. Una recente dichiarazione ufficiale della Nato auspicava sempre più strette collaborazioni con l’Armenia, precisando che non costituiva ostacolo la sua partecipazione al Collective Security Treaty Organization e alla Eurasian Economic Union. La prima è un’alleanza difensiva, guidata dalla Russia, tra diversi Stati già membri dell’Urss, di cui facevano parte fino al 1999 anche Georgia e Azerbaigian. La seconda è una specie di Ue< guidata dalla Russia e, oltre all’Armenia, comprende Bielorussia, Kazakistan e Kirghizistan. Questa cautela della Nato pare condivisa da Mosca, che non ha finora preso ostentate posizioni contrarie alla decisione armena, forse perché la Russia rifornisce di armi anche l’Azerbaigian.
Questo complesso intreccio di rapporti e contrasti ci riporta all’altrettanto complessa situazione in Medio Oriente e ai suoi intricati versanti politici, etnici e religiosi. Gli armeni, indoeuropei e cristiani, sono appoggiati dai russi, gli azeri, di etnia turcica e musulmani, sono sostenuti dalla Turchia. La maggioranza degli azeri è però sciita e in questo momento la tensione tra sciiti e sunniti è particolarmente alta. I rapporti tra Azerbaigian e Iran, entrambi a maggioranza sciita, sono ufficialmente improntati a un reciproco e “fraterno” rispetto, ma rimangono di fatto piuttosto tiepidi. Baku teme l’invadenza della teocrazia iraniana; da parte sua, Teheran teme possibili minacce secessioniste della forte minoranza azera, secondo alcune stime superiore alla stessa popolazione dell’Azerbaigian.
Riappaiono così alcuni importanti protagonisti della vicenda mediorientale: Russia, Iran e Turchia, i primi due alleati, la terza a rischio di isolamento. Tutti e tre si trovano a contrastare, pur a diversi livelli, le politiche di Arabia Saudita e Stati Uniti nella regione. Ciò potrebbe portare a una non belligeranza tra la Turchia sunnita e l’Iran sciita, in vista di una divisione delle sfere di influenza in Siria e Iraq adeguata ai rispettivi interessi. Più complicati i rapporti tra Ankara e Mosca, a partire dall’annessione della Crimea fortemente contrastata dalla Turchia. Tuttavia, sono molto forti i comuni interessi economici e quelli in campo energetico, che difficilmente possono essere lasciati da parte
La soluzione pacifica dei conflitti che affliggono le due regioni rimane purtroppo ancora lontana. Ciò che emerge chiaramente è che gli Stati Uniti non si possono più considerare gli unici protagonisti del futuro assetto del mondo.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-06 14:31:392017-08-10 14:34:11La "partita doppia" di Russia, Iran e Turchia in Caucaso e in Medio oriente (Ilsussidiario.net 06.08.17)
L’insolito concerto della cantante armena e del chitarrista ferrarese in corso Giovecca
Una insolita formazione, il Duo Gemme, composto dalla cantante armena Mayya Somogoyan e dal chitarrista ferrarese Gianluca Nannetti proporrà un viaggio “Dagli Appennini alla Senna, sognando il Don” nel concerto di questa sera, domenica 6 agosto alle 21.15, a Musica a Marfisa d’Este in corso Giovecca 170. Saranno proposte musiche e canzoni del repertorio popolare italiano, francese e armeno. L’ingresso al concerto è a offerta libera.
Mayya Sogomonyan è nata nella ex Unione Sovietica, a Maykop, città oggi della Federazione Russa. La sua famiglia originaria è di profughi armeni fuggiti dall’eccidio pepetrato dai turchi durante la Grande Guerra. All’età di sette anni si è trasferita con la famiglia nella città natale del padre e dei nonni, Akhalkalaki, che all’epoca si situava nella Repubblica Sovietica della Georgia (originalmente Akhalkalaki era una fortezza Armena). Dal 2008 vive stabilmente in Italia, a Ferrara, dove ha intrapreso lo studio del canto con ottimi esiti.
Gianluca Nannetti ha iniziato all’età di otto anni lo studio della chitarra classica con il maestro Giorgio Balboni. Dal 1976 ha iniziato ad esibirsi in pubblico come solista. Nel 1980 ha conseguito la Maturità Artistica presso l’Istituto d’Arte Dosso Dossi di Ferrara e nel 1987 il Diploma di laurea in Discipline Musicali presso il Dams di Bologna. Nel 2000 inizia la presentazione in concerto del suo vasto repertorio di chansons francesi (Brassens, Trenet, Brel e altri) che esegue sia in lingua originale che in proprie versioni italiane. È attivo anche come autore e interpete del genere “teatro canzone”.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-06 14:22:462017-08-10 14:29:54Un viaggio “dagli Appennini alla Senna” alla Marfisa (Estense.com 06.08.17)
Teheran, 03 ago 08:32 – (Agenzia Nova) – Il parlamento iraniano ha ratificato l’accordo sulla cooperazione transfrontaliera tra l’Iran e l’Armenia, una misura finalizzata a rafforzare il transito delle merci attraverso i due paesi. Secondo quanto affermato dal parlamentare iraniano, Zahra Saei, all’agenzia di stampa iraniana “Mehr”, l’accordo riguarda il checkpoint di frontiera di Norduz e fa parte del piano per la gestione comune delle frontiere con i vicini destinati a mantenere positiva la bilancia commerciale dell’Iran nel periodo post sanzioni internazionali. Il parlamentare spiega che il piano mira principalmente a facilitare e velocizzare le formalità doganali. “Il valico di frontiera di Norduz è l’unico punto di transito al confine con l’Armenia”, ha sottolineato il deputato iraniano che ha infine citato alcune statistiche ufficiali sul valore delle esportazioni non petrolifere nell’ultimo anno civile iraniano (che si è concluso il 20 marzo, in base al calendario persiano), attestatesi a 107,35 milioni di dollari, mentre l’import è stato pari a 443,512 milioni di dollari. (Res)
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-03 14:36:022017-08-10 14:40:27Iran-Armenia: parlamento di Teheran ratifica accordo di cooperazione transfrontaliera (Agenzianova 03.08.17)
Provenendo dall’Europa occidentale sbarchi a Yerevan quasi sempre nel cuore della notte. I 28 gradi delle 4 del mattino preannunciano i 40 che ti accompagneranno per tutto il giorno fino a sera, quando una gradevole brezza rinfrescherà la canicola bollente con cui sarai costretto a convivere fino ad allora. Con il suo tipico clima continentale, l’Armenia sconta sul suo territorio la presenza massiccia delle montagne del Caucaso, confine naturale tra l’Europa e l’Asia, rilievi che divide con Georgia, Azerbaidjan, parte della Turchia e di alcune Repubbliche più o meno autonome della Russia, quali la Cecenia.
Il sistema montuoso impedisce d’estate che le correnti del nord rinfreschino il suo clima torrido, d’inverno che l’aria calda del sud la riscaldi. Il risultato è una escursione termica tra le stagioni di 60 gradi come in nessun’altra parte del mondo. La città, pur ordinata e pulita, non ha il fascino della vicina Tblisi con cui è molto ben collegata. Tuttavia alcuni scorci ricordano che questa città ha vissuto tante epoche, dal dominio ottomano sino a quello sovietico, ed ognuna ha lasciato una testimonianza assolutamente evidente.
Centro culturale di primaria importanza, Yerevan si distingue per i tanti teatri, molti dei quali in periferia e per il primato che ha sempre vantato in campo musicale, un ambito in cui si distinguono grandi eccellenze in una regione che peraltro non scarseggia affatto di talenti. Sicura e cordiale Yerevan accoglie i visitatori in una atmosfera gentile e rilassante che fa dimenticare la frenesia che sempre più invade la nostra vita occidentalmente “evoluta”.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-02 14:57:272017-08-10 15:00:12Yerevan: il segreto della lunga vita custodito in Armenia (Blitzquotidiano.it 02.08.17)
ROMA – Tra il 24 ed il 25 Aprile del 1915, nel cuore della notte, a Costantinopoli, la polizia bussa alla porta di centinaia di intellettuali, scrittori, giornalisti, avvocati e pure di qualche delegato al parlamento di origine armena. Gli sbirri turchi li invitano immediatamente a lasciare il Paese attraverso i deserti dell’Anatolia.
Dietro di loro, un altro 1.800.000 di armeni sono costretti dalla mattina alla sera a lasciare la Turchia a piedi o al più con mezzi di fortuna assolutamente inidonei alla traversata. La decisione di allontanarli dal Paese fu presa da un gruppo politico chiamato i “giovani turchi”, un movimento nazionalista che con un colpo di Stato si impadronì del potere spodestando il sultano Hamid.
Il loro proposito era di modernizzare il regno ottomano rendendolo più aperto all’Occidente. Di quel gruppo faceva parte anche Kamel Ataturk, futuro padre della Patria. L’ideologia panturchista, imponeva la pulizia etnica. Con diversi metodi e con la scusa di salvarli dagli eventi bellici in corso contro le armate russe, gli armeni vennero deportati e massacrati.
Il lavoro sporco fu fatto da un tedesco, Friederich Bronsart von Shellendorf, generale dell’impero ottomano, nell’ottica delle relazioni che storicamente legavano i turchi ai prussiani. Ai curdi, conniventi con gli ottomani, andarono in premio i beni espropriati agli armeni. Di quel milione e ottocentomila armeni, ne sopravvissero meno di trecentomila.
Il massacro fu scientificamente programmato. Furono uccisi prima gli intellettuali poi gli uomini ed infine gli anziani, le donne e i bambini. Restano tracce dei documenti segreti con cui venne ordinato il genocidio. Codici criptati oggi comservati al Memorial Armenian Genocide di Yerevan.
Alcuni militari subordinati non li avevano distrutti per poter dimostrare in futuro di avere solo eseguito ordini. Al processo che si tenne a Malta contro i militari responsabili turchi, intentato dagli inglesi, in effetti non si riuscì a dimostrare la volontà di sterminio da parte dell’esercito turco e tutti e 144 imputati vennero rilasciati.
Consumato alla vigilia della grande guerra, il genocidio armeno è definito la prova generale dell’Olocausto. Una ferita mai più rimarginata nel popolo armeno ed in quello ancora più numeroso della diaspora di questa gente sfortunata e meravigliosa.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-02 14:40:512017-08-10 14:43:26Genocidio degli armeni, la prova generale dell’Olocausto (Blitzquotidiano 02.08.17)
Il Sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi, ha ricevuto Victoria Bagdassarian, ambasciatore dell’Armenia presso la Repubblica Italiana. Il diplomatico, in Versilia nell’ambito di una missione organizzata da Andrea Giannotti, direttore dell’Istituto di Studi Eurasiatici è stata ricevuta dal primo cittadino per valutare una futura cooperazione tra il Comune e l’antico paese caucasico. Il Sindaco Murzi ha illustrato la realtà fortemarmina, evidenziando non solo la tradizione turistica ormai secolare, ma anche le ulteriori potenzialità date dalla posizione privilegiata della cittadina che abbraccia tutta la Toscana centro-settentrionale e parte della Liguria.
L’ambasciatore, al termine dell’incontro, ha espresso il desiderio di farsi promotrice della bellezza di Forte dei Marmi in Armenia, organizzando quanto prima un servizio televisivo. Victoria Bagdassarian ha inoltre dichiarato l’intenzione di avviare progetti di collaborazione e studio con la nostra cittadina, per lo sviluppo di alcune località turistiche armene.
L’Armenia è oggi un paese con un’economia dinamica e in costante crescita, membro dell’Unione Eurasiatica e partner dell’Unione Europea. Per l’Italia rappresenta un interlocutore importante e l’inizio dei rapporti di interscambio e relazioni con Forte dei Marmi potrà contribuire al consolidamento. Con tale auspicio il sindaco Murzi e l’ambasciatore Bagdassarian si sono salutati, con l’impegno di porre in essere quanto prima iniziative concrete.
Il sindaco di Forte dei Marmi, Bruno Murzi, ha ricevuto Victoria Bagdassarian, ambasciatore dell’Armenia in Italia. Il diplomatico, in Versilia nell’ambito di una missione organizzata da Andrea Giannotti, direttore dell’Istituto di studi eurasiatici è stata ricevuta dal primo cittadino per valutare una futura cooperazione tra il Comune e l’antico paese caucasico.
Il sindaco Murzi ha illustrato la realtà fortemarmina, evidenziando non solo la tradizione turistica ormai secolare, ma anche le ulteriori potenzialità date dalla posizione privilegiata della cittadina che abbraccia tutta la Toscana centro-settentrionale e parte della Liguria. L’ambasciatore, al termine dell’incontro, ha espresso il desiderio di farsi promotrice della bellezza di Forte dei Marmi in Armenia, organizzando quanto prima un servizio televisivo. Victoria Bagdassarian ha inoltre dichiarato l’intenzione di avviare progetti di collaborazione e studio con la nostra cittadina, per lo sviluppo di alcune località turistiche armene.
L’Armenia è oggi un paese con un’economia dinamica e in costante crescita, membro dell’Unione Eurasiatica e partner dell’Unione Europea. Per l’Italia rappresenta un interlocutore importante e l’inizio dei rapporti di interscambio e relazioni con Forte dei Marmi potrà contribuire al consolidamento. Con tale auspicio il sindaco Murzi e l’ambasciatore Bagdassarian si sono salutati, con l’impegno di porre in essere quanto prima iniziative concrete.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-08-01 14:44:282017-08-10 14:47:20Il sindaco Bruno Murzi incontra l’ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia (Versiliatoday 01.08.17)
LUGNANO IN TEVERINA- Riscoprire le proprie radici, la propria storia e nello stesso tempo andare alla scoperta delle culture e delle musiche di popoli lontani solo in apparenza, solo per le distanze chilometriche. La Settimana della Cultura di Lugnano in Teverina ha mostrato che tutto questo è possibile.
Sabato pomeriggio, davanti alla chiesa Collegiata, si è esibita Sona Hakobyan, pianista e flautista armena da sempre impegnata nella diffusione della cultura e della storia del suo paese attraverso la musica. La Hakobyan sta facendo il giro dei Borghi dell’associazione Borghi più Belli ed a Lugnano ha proposto ‘Armenia nel medioevo’, una serie di musiche e canti tradizionali del paese caucasico, accompagnandosi oltrechè alle tastiere, al flauto armeno, realizzato in albicocco. Lo stesso strumento a fiato racconta la storia dell’Armenia, il cui simbolo nazionale è proprio l’albicocca e proprio attorno al frutto, al suo nocciolo c’è tutta una simbologia storica.
Dall’Armenia a Cerveteri. Domenica invece, Lugnano è andato alla riscoperta delle proprie radici e della propria gente. La giornata è stata infatti dedicata a Raniero Mengarelli, archeologo lugnanese nato nel 1863. Una iniziativa organizzata dal Comune per far conoscere alla cittadinanza la figura di questo illustre concittadino a cui si deve una grande attività di scavi archeologici nell’Italia centrale tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 tra cui tutta l’area etrusca della Banditaccia di Cerveteri e la riorganizzazione e del Museo di Villa Giulia a Roma.
A Palazzo Pennone, sede del comune, sono intervenuti il presidente della Provincia Giampiero Lattanzi, Rita Cosentino e Maurizio Pellegrini della Soprintendenza ai beni culturali del Lazio, Giovanni Altamore e Francesco Giordano di quella umbra, Sergio Rinaldi Tufi dell’Università di Urbino e il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci con l’assessore Lorenzo Croci.
Da questa conferenza sono nate le basi per realizzare un gemellaggio archeologico tra Lugnano e Cerveteri grazie alla presenza di due realtà importanti come l’area etrusca della Banditaccia a Cerveteri e il sito di Poggio Gramignano. Durante la conferenza l’archeologo David Pickel dell’università di Standford, nel suo ultimo giorno di permanenza a Lugnano, ha illustrato i risultati della campagna scavi 2017 appena conclusasi.
Dopo la conferenza a Palazzo Pennone è stata intitolata una piazza adiacente al Comune a Raniero Mengarelli con una cerimonia ufficiale alla quale hanno partecipato tutti i relatori invitati e tutte le autorità civili e religiose del paese. Ora il Comune di Lugnano parteciperà a breve ad una iniziativa culturale nel Comune di Cerveteri per l’inizio di una collaborazione ad ampio raggio dalla quale potrebbero nascere spunti di sviluppi importanti nel ricordo di Raniero Mengarelli come volano di promozione delle due realtà archeologiche.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2017-07-31 14:48:552017-08-10 14:50:12Lugnano in Teverina, filo rosso culturale con Cerveteri e l’Armenia (Lanotiziaquotidiana 31.07.17)
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