Armenia-Azerbaigian, Lavrov: Dichiarazioni Turchia su Nagorno-Karabakh non aiutano pace (Il Velino 22.04.16)
Le dichiarazioni da parte della Turchia sulla crisi nel Nagorno-Karabakh non stanno aiutando la situazione e suonano come una chiamata alla guerra. È quanto ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. “Credo che le dichiarazioni che sono state espresse dalle bocche della leadership turca siano assolutamente inaccettabili per una semplice ragione: sono chiamate non per la pace, ma per la guerra. Si tratta di dichiarazioni per risolvere il conflitto usando la forza militare. Questo contraddice le posizioni dei co-presidenti del gruppo di Minsk dell’Osce e le radici della comunità globale”, ha detto Lavrov.
Statements by Turkey on the crisis in Nagorno-Karabakh are not helping the situation and sound like calls to war, Russian Foreign Minister Sergei Lavrov said Friday. “I believe that the statements that were voiced from the mouths of the Turkish leadership are absolutely unacceptable for one simple reason: these were calls not for peace, but for war. These were calls to solving the conflict using military force. This contradicts the positions of the co-chairs of the OSCE Minsk group’s position at the roots and at the roots of the global community,” Lavrov said in the Armenian capital.
Russia, Lavrov accusa Ankara di pressioni per soluzione di forza nel Nagorno-Karabakh (Sputniknews.com 22.04.16)
Le dichiarazioni della Turchia a sostegno dell’Azerbaigian sulla questione del Nagorno-Karabakh sono totalmente inaccettabili e sono di fatto un appello alla guerra, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.
“Credo che le dichiarazioni fatte pervenire della leadership turca siano assolutamente inaccettabili per una semplice ragione: non erano un appello per la pace, ma per la guerra. Spingono per una risoluzione del conflitto con l’uso della forza”, — ha affermato in una conferenza stampa dopo l’incontro con il capo della diplomazia armena Eduard Nalbandian.
“Fondamentalmente contraddice la posizione del gruppo di Minsk dell’OSCE e la posizione della comunità internazionale. Ma purtroppo siamo abituati a questi funambolismi dell’attuale leadership turca,” — Lavrov ha aggiunto.
La situazione nella regione caucasica del Nagorno-Karabakh è bruscamente peggiorata nella notte del 2 aprile. Ci sono stati degli scontri con l’uso di aviazione e artiglieria. Le parti in conflitto si sono accusate a vicenda di aver violato l’armistizio del 1994. Il 5 aprile è stato annunciato che l’Armenia e l’Azerbaigian hanno concordato un cessate il fuoco.
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Sono previsti per oggi una serie di colloqui del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov con il presidente armeno Serzh Sargsyan e il ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian. Il tema principale dei colloqui sarà il conflitto nel Nagorno-Karabakh. Secondo il ministero degli Esteri russo, Lavrov porterà nuove proposte su cui lavorare a Yerevan per porre fine al conflitto cominciato con le violenze nella regione separatista dell’Azerbaigian intensificatesi all’inizio di questo mese. Hikmet Hajiyev, portavoce del ministero degli Esteri dell’Azerbaigian, ha detto ieri che una soluzione politica al conflitto del Nagorno-Karabakh è possibile con l’attuazione delle quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1993 sul ritiro delle truppe armene dalle zone contese. L’Armenia ha sostenuto che la dichiarazione dell’Azerbaigian tentano di gettare la colpa sull’escalation di violenza su Yerevan che ha minacciato di destabilizzare ulteriormente la situazione nella regione. Il ministero degli Esteri russo ha detto in una dichiarazione ieri che due accordi di cessate il fuoco firmati tra Azerbaigian e Armenia nel 1995 e 1996 costituiscono il fondamento della cessazione delle ostilità nella regione autoproclamata del Nagorno-Karabakh.
Russian Foreign Minister Sergei Lavrov will hold talks with Armenian President Serzh Sargsyan and Armenian Foreign Minister Eduard Nalbandyan on Friday. The main topic of the talks will be the Nagorno-Karabakh conflict. According to the Russian Foreign Ministry, Lavrov is bringing new worked-out proposals on the issue to Yerevan. The Nagorno-Karabakh conflict began in 1988, when the autonomous region with a predominantly Armenian population sought to secede from the Azerbaijan Soviet Socialist Republic. The region proclaimed independence when the Soviet Union collapsed in 1991, triggering a war that lasted until a Russia-brokered ceasefire in 1994. Violence in Azerbaijan’s breakaway region escalated early this month. Baku and Yerevan have accused each other of provoking hostilities. A ceasefire was achieved on April 5, following days of clashes that led to numerous casualties on both sides. Hikmet Hajiyev, spokesman for Azerbaijan’s Ministry of Foreign Affairs, said on Thursday that a political settlement of the Nagorno-Karabakh conflict is possible with the implementation of four 1993 UN Security Council resolutions calling for the withdrawal of Armenian troops from disputed areas. Armenia argued that Azerbaijan’s statement attempts to lay blame for the April 2 escalation of violence on Yerevan, and that it threatened to further destabilize the situation in the region. The Russian Foreign Ministry said in a Thursday statement that two ceasefire agreements signed between Azerbaijan and Armenia in 1995 and 1996 form the foundation of cessation of hostilities in the self-proclaimed Nagorno-Karabakh region.

Pietro Kuciukian (che alla cerimonia era accompagnato dalla moglie Anna Maria Samuelli), è medico chirurgo ed è nato ad Arco il 18 gennaio del 1940; oggi vive e lavora a Milano. Il padre venne in Italia da Istanbul nel 1915, durante il genocidio degli Armeni perpetrato dal governo dei Giovani Turchi. Come il padre prima di lui, ha studiato al collegio dei Mechitaristi di Venezia dove ha appreso la lingua armena. Dopo il terremoto in Armenia del 1988, si è recato nelle zone sinistrate ad aiutare i connazionali. Ha lavorato all’installazione di un ambulatorio medico a Spitak e di due scuole a Stepanavan (città della quale ha ricevuto la cittadinanza onoraria).
Ha pubblicato a Venezia nel 1991 i volumi “Terre dimenticate” e “Nel paese delle pietre urlanti”. Ha curato il volume di Raffaele Gianighian, un sopravvissuto al genocidio del 1915, “Khodorciur” (Venezia, 1992). Ha pubblicato nel 1994 “Le terre di Nairì. Viaggi in Armenia”, nel 1996 “Viaggio fra i cristiani d’oriente. Comunità armene in Siria e in Iran”, nel 1996 il catalogo bilingue “Armin T.Wegner e gli Armeni in Anatolia, 1915″. Ha tradotto in italiano gli scritti del Khatolicos armeno Karekin I “Identità della Chiesa armena”, edito a Bologna nel 1998. Il suo volume “Dispersi. Viaggio fra le comunità armene nel mondo” (Guerini, 1998) analizza nell’ultimo capitolo la problematica della memoria e dell’oblio anche in rapporto al genocidio ebraico (la seconda edizione è del 1999). Nel novembre del 2000 ha pubblicato il libro “Voci nel deserto. Giusti e testimoni per gli Armeni”, che raccoglie una serie di profili di giusti, la cui opera fu essenzialmente di testimonianza e di denuncia, tanto più importante se si pensa che fino ad oggi sul genocidio degli armeni continua a gravare il silenzio della Turchia. Con questo libro l’autore ha vinto il Premio S. Vidal a Venezia per il dialogo fra i popoli e le religioni.
Nel gennaio del 2003 gli è stato conferito dal Comune di Milano l’Ambrogino d’oro per l’attività nella ricerca dei “Giusti per gli Armeni”. Gli è stata dedicata una targa, e un albero è stato piantato nel viale dei Giusti sul monte Stella di Milano.
Ha curato l’edizione italiana del volume “La tragedia di Sumgait, 1988.Un pogrom di Armeni nell’Unione Sovietica” di Samuel Shahmuradian, pubblicato nel 2012 dall’editore Guerini. Nel 2013 è stato tradotto in armeno da Lilit Melikian e Gaghik Baghdassarian il volume di Kuciukian “Dispersi” , pubblicato a Yerevan con il titolo “Sprvazner”.
«La città di Arco – ha proseguito il sindaco – intende esprimere gratitudine per l’affetto che Pietro Kuciukian ha sempre dimostrato per la sua terra natale, ma soprattutto intende lodare il suo operato instancabile per aver proposto, sia con la creazione di Gariwo, il Giardino dei Giusti, sia con i suoi scritti e le sue conferenze, una lettura della storia che rende merito alle persone che hanno agito secondo giustizia ed equità anche nei momenti più bui del passato, ed in particolare per l’opera di informazione relativa alla vicenda del genocidio degli Armeni del 1915, vissuto direttamente dalla sua famiglia. Particolarmente encomiabile, fra le numerose iniziative e attività svolte, quanto fatto a favore delle giovani generazioni e nelle scuole per insegnare che c’è sempre la possibilità di far valere la giustizia e la solidarietà umana».