Armenia, il Paese delle pietre urlanti (Giornale dell’Umbria, 06.08.15)

A quattro ore di volo dall’Italia c’è un luogo che ha mantenuto intatta la sua storia e la sua bellezza. Un’oasi posta ai confini fra l’Oriente e l’Occidente

“Armenia, il Paese delle pietre urlanti”, così la definì il poeta russo Osip Mandel’stam. E questa è rimasta l’espressione più bella, che tutta la racchiude, che racconta bene questa terra dove anche le cose hanno un’anima.
Un mondo magico, dove la storia si è come sedimentata nelle sue rughe, dove tutto mantiene un’identità unica, particolare.
Un luogo affascinante, non foss’altro per il fatto di aver difeso nei secoli la propria identità culturale e religiosa.
Tanto che l’Armenia rappresenta ancor oggi l’unico lembo cristiano tra mondi musulmani. E la sua fierezza, il suo orgoglio, sta scritto nella sua architettura, nella sua arte, in quella sua musica in cui due culture s’incontrano e si fondono.
C’è un adagio di queste parti che dice: «Non è facile lasciare l’Armenia, non tornarvi più è ancora più difficile».  (continua a leggere)

 

Azerbaigian: caccia alle streghe a Baku (East Journal, 06.08.15)

Se è vero che il sonno della ragione genera mostri, allora questa torrida estate a Baku si popola degli incubi più terribili. Delazioni, ingiurie, processi al limite del surreale si susseguono giorno dopo giorno nell’indifferenza più totale, e con la complicità di molti. Cadono nel vuoto, uno dopo l’altro, gli appelli delle organizzazioni internazionali e degli attivisti dei diritti umani, destando seri dubbi sull’efficacia di questi mezzi. Fra gli estimatori del regime, invece – che pure non mancano: pecunia non olet –, anche il premier Matteo Renzi, che ebbe a definirlo addirittura “modello di tolleranza” (così riporta la stampa azera) durante l’ultima visita del presidente Aliyev in Italia.    (continua a leggere)

 

Renzi e Aliyev in occasione di un loro recente incontro: una relazione imbarazzante...?

Renzi e Aliyev in occasione di un loro recente incontro: una relazione imbarazzante…?

Genocidio armeno: una mostra al Museo SNP di Banská Bystrica (Buongiornoslovacchia.sk 05.08.15)

È stata inaugurata ieri a Banská Bystrica presso il Museo dell’Insurrezione Nazionale Slovacca (SNP) una mostra sul 100° anniversario del genocidio armeno. La mostra, aperta alla presenza dell’Ambasciatore della Repubblica di Armenia Tigran Seiranian, rimarrà aperta al pubblico fino alla fine di agosto. L’operazione volta alla eliminazione degli armeni dal territorio turco, portata avanti in particolare negli anni 1915-1917, è commemorata dagli armeni come “genocidio” il 24 aprile, e quest’anno ne cade la ricorrenza dei 100 anni.

Il massacro della popolazione armena da parte dei turchi – si parla di oltre un milione e mezzo di persone – è stata riconosciuta come “genocidio” da ventuno stati nel mondo. Gli storici generalmente lo definiscono il primo genocidio del XX° secolo, prima che i nazisti del Terzo Reich progettassero durante la seconda guerra mondiale il più conosciuto genocidio degli ebrei (per i nazisti soluzione finale, Shoa per gli ebrei), insieme a zingari e slavi.

Il museo di Banská Bystrica ha sentito il dovere di informare i cittadini slovacchi dei fatti storici che hanno portato al massacro degli armeni, che anche la Repubblica Slovacca ha riconosciuto ufficialmente come genocidio.

Ancora oggi la Turchia moderna continua a negare a tale evento la definizione di “genocidio”, rifiutando anche una sua aperta analisi sia da parte della storiografia nazionale che della popolazione. Proprio in aprile una dichiarazione di Papa Francesco, che ha citato il termine “genocidio” ha provocato l’ira del presidente turco Erdogan e un serio incidente diplomatico tra i due stati.

Dopo l’accordo sul nucleare, l’Iran torna protagonista nel Caucaso meridionale (Ispionline.it 05.08.15)

Parlando di Caucaso meridionale, si tende spesso a leggere le problematiche legate a questo contesto geopolitico da una lente russa, europea o statunitense. Molte sono le ragioni di questa scelta: pur nella diversità delle prospettive, Armenia, Azerbaigian e Georgia hanno mantenuto in seguito alla dissoluzione dell’URSS un rapporto privilegiato con Mosca; un legame che – nel caso della prima – si è visto ulteriormente rafforzato dalla recente adesione all’Unione Economica Eurasiatica voluta da Putin. All’Europa e agli Stati Uniti li legano, invece, un’importante serie di rapporti politici e commerciali, nonché interessi rilevanti nel settore energetico. Eppure, non meno importante – anche se spesso trascurata – è la prospettiva mediorientale sulla regione, come si evince dall’impatto della crisi siriana sui tre paesi. O ancora, dalle relazioni con un vicino importante, l’Iran, che dopo l’accordo di Vienna del 14 luglio si candida a giocare un ruolo da protagonista nel Caucaso meridionale.

Una preminenza che negli ultimi anni è stata ostacolata dall’isolamento diplomatico di Teheran, ma anche e soprattutto dalle sanzioni internazionali imposte alla Repubblica islamica, che hanno reso più difficili gli scambi commerciali con i paesi in questione, limitandone il naturale sviluppo. Ora, pur nella gradualità della timeline prevista dall’intesa con i paesi del 5+1, molti di questi impedimenti verranno a cadere, e si può ragionevolmente pensare che – nel medio e nel lungo termine – si recuperi fra l’Iran e il Caucaso meridionale quella consuetudine che aveva contraddistinto larga parte della loro storia millenaria. Continua

La Russia abbatte il golpe furtivo degli USA (www.informarexresistere.fr 03.08.15)

di Tony Cartalucci –
Sono tempi duri per l’industria della “rivoluzione colorata” degli USA. Perfezionato in Europa orientale dopo la caduta dell’Unione Sovietica e affinato durante la cosiddetta “primavera araba”, il processo di sovversione di un Paese per rovesciarne il governo con la copertura di proteste di massa inscenate sembra essere finalmente alla fine. Ecco perché negli Stati Uniti non è più possibile nascondere il fatto che dietro a tali proteste, che spesso anche nascondono il ruolo di elementi armati infiltrati segretamente, si dia l’ultima spinta ai governi presi di mira. La nazioni hanno imparato ad identificare, denunciare ed opporsi a tale tattica, e come con Adolf Hitler e la tattica del regime nazista della Blitzkrieg, una volta individuate le contromisure appropriate, l’efficacia dell’assalto travolgente, militare o politico, viene neutralizzata. Ciò s’è recentemente visto in Armenia durante le cosiddette proteste “Erevan Elettrica”. Erevan è la capitale dell’Armenia ed “elettrica” è in riferimento alla presunta motivazione dei manifestanti, l’aumento dei prezzi della luce. Le “rivoluzioni colorate” sono sempre iniziate con una motivazione apparentemente legittima, che rapidamente diventava politica scartando molte richieste legittime, le precedenti richieste pratiche, per concentrarsi quasi esclusivamente sul “cambio di regime”. Gli agitatori armeni che guidano Erevan “elettrica” neanche se ne rendono conto, usando la maggior parte del loro slancio iniziale nel tentativo di convincere il mondo che non sono un’altra sommossa appoggiata dagli USA.
Il colpo di Stato furtivo
Nikol Pashinjan e il suo partito “Contratto civico” sono nettamente appoggiati dagli USA. Così molti trovato sospetto che ne sia la voce prominente, insistendo sul fatto che il movimento “Erevan elettrica” non sia politico e appoggiato dagli USA. Verelq, sito armeno che inspiegabilmente si collega al sito armeno di Radio Free Europe/Radio Libertydel dipartimento di Stato, avrebbe indicato nell’articolo, “Nikol Pashinyan: le proteste a Erevan sono di natura esclusivamente sociale” che: “Anche se si guardano ai processi con il microscopio, è possibile visualizzare componenti politiche e politici, nazionali e stranieri, nelle dimostrazioni. La gente non vuole che cresca il prezzo della luce Continua

Gli yazidi in Armenia (Osservatorio Balcani & Caucaso 03.08.15)

Esattamente un anno fa l’Isis sferrò un’offensiva cruenta contro l’area di Sinjar in Iraq.

Centinaia di yazidi furono massacrati e migliaia fuggirono sulle montagne a nord della città e poi verso la Turchia e la Siria.

Alcune famiglie di Yazidi sono state accolte recentemente anche a Yerevan, in Armenia. Il 31 luglio nella centrale piazza della Repubblica è stata organizzata una mostra sulla condizione di questa popolazione e una raccolta di fondi per le famiglie di profughi.

Gli yazidi sono una minoranza di lingua curda. La loro religione pre-islamica combina elementi dell’Islam sufi e sciita con tradizioni precedenti, in particolare lo zoroastrismo e antichi culti mesopotamici.

In Armenia vive una comunità di circa 50mila Yazidi che costituiscono la minoranza religiosa più  grande del paese. Continua

LA GUERRA CONFUSA DELLA TURCHIA (raccolta 02.08.15)

L'ambiguità turca rappresentata in una vignetta da Global Research

L’ambiguità turca rappresentata in una vignetta da Global Research

Contro l’Isis, ma pure contro i curdi che combattono i tagliagole con la bandiera nera. La Turchia, forte del suo peso geostrategico, continua a perseverare nella sua politica: niente nemici interni, niente nemici esterni. Aiuta l’Isis e poi finge di combatterlo. Il giochino non è passato inosservato…  Qualche articolo di commento sulle ultime vicende mediorientali.

 

Armenia, dall’Onu 119 mln di dollari entro il 2020 per lo sviluppo (Il Velino, 01.08.15)

Le Nazioni Unite garantiranno 119 milioni di dollari circa all’Armenia tra il 2016 e il 2020 per sostenere lo sviluppo del Paese. Lo ha riferito il governo armeno. L’annuncio è stato dato dopo la firma dell’accordo tra il primo ministro armeno Hovik Abrahimyan e il coordinatore delle Nazioni Unite e Rappresentante dell’Undp per l’Armenia Bradley Busetto. Abrahimyan ha ringraziato l’Onu per l’aiuto che viene dato al paese nel raggiungere gli obiettivi prefissati, tra cui combattere l’Aids, migliorare l’istruzione primaria, e ridurre i tassi di mortalità infantile.

Armenia: la vendita di Vorotan coprirà gli aumenti (Agccomunication 01.08.15)

ARMENIA – Yerevan 01/08/2015. L’aumento delle tariffe dell’energia elettrica in Armenia sarà sovvenzionato dai ricavi della vendita alla holding statunitense Contour Global Energy dell’impianto idroelettrico sul fiume Vorotan ha detto il premier Hovik Abrahamian ripreso da Lenta.ru.
Il 1 agosto è entrata in vigore la decisione della Commissione sulla regolamentazione dei servizi pubblici in Armenia che aumenta la tariffa dell’elettricità del 16,7 per cento. A metà giugno, il governo armeno aveva già alzato i tassi, scatenando proteste di massa a Yerevan e in altre grandi città, conta conseguenza che il presidente del paese, Serzh Sargsyan aveva annunciato l’annullamento della decisione sull’aumento delle tariffe. Il nuovo proprietario degli impianti idroelettrici situati sul fiume Vorotan, che attraversa il territorio di Armenia e Nagorno Karabakh, è la Contour Global Energy; l’accordo per la vendita è stata finalizzato l’8 giugno; il governo ha incassato 180 milioni di dollari. La Contour si è impegnata per i prossimi 6 anni ad investire nella modernizzazione dell’impianto altri 70 milioni di dollari. La centrale idroelettrica Vorotan è stata costruita tra il 1970 e il 1989; è composta da tre impianti idroelettrici: Spandaryan, Shambskuyu e Tatev, e quattro serbatoi idrici. La capacità totale di 404,2 megawatt; scopo principale è coprire il picco di potenza dell’Armenia, quando flussi dall’Iran non ce la fanno.

Armenia, dall’Onu 119 mln di dollari entro il 2020 per lo sviluppo (sputniknews.com 01.08.15)

Firmato dell’accordo tra il primo ministro armeno Hovik Abrahimyan e il Rappresentante dell’Undp Bradley Busetto.
Le Nazioni Unite garantiranno 119 milioni di dollari circa all’Armenia tra il 2016 e il 2020 per sostenere lo sviluppo del Paese. Lo ha riferito il governo armeno. L’annuncio è stato dato dopo la firma dell’accordo tra il primo ministro armeno Hovik Abrahimyan e il coordinatore delle Nazioni Unite e Rappresentante dell’Undp per l’Armenia Bradley Busetto. Abrahimyan ha ringraziato l’Onu per l’aiuto che viene dato al paese nel raggiungere gli obiettivi prefissati, tra cui combattere l’Aids, migliorare l’istruzione primaria, e ridurre i tassi di mortalità infantile.