Le migliaia di note del pianoforte di Sergei Babayan vincono la sfida con il “Rach3” (Varesenoi 30.01.25)

Nel quarto appuntamento della Stagione Musicale Comunale il pianista armeno-americano ha incantato la Basilica dialogando alla perfezione con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Milano magnificamente diretta da Pietro Mianiti

Le migliaia di note del pianoforte di Sergei Babayan vincono la sfida con il "Rach3"

 

 

A corredo di questo articolo non troverete alcuna fotografia dello straordinario pianista che martedì sera ha incantato il pubblico della Basilica nel quarto appuntamento della Stagione Musicale Comunale. Già, perché Sergei Babayan non ama essere ripreso mentre suona, è stato tassativo con gli organizzatori, niente immagini ma “soltanto” le migliaia di note del monumentale Concerto per pianoforte e orchestra n.3 in re minore op.30 di Sergej Rachmaninov, l’incubo di David Helfgott nel film Shine, e tra i vertici assoluti di difficoltà esecutiva.

Il Rach3, come viene familiarmente chiamato, è una sorta di K2 della musica, una montagna da scalare, una sfida che l’uomo compie con sé stesso, e la maestria di Babayan ci ha fatto percorrere una sorta di ascesa verso l’alto, un cammino difficile e aspro, che la musica di Rachmaninov sottolinea passo dopo passo. Il primo movimento narra le difficoltà dell’arrampicata, c’è il vento, ci sono le nuvole, forse una bufera, ma l’uomo ha dentro di sé un motivo popolare che lo lega indissolubilmente alle proprie radici, dandogli la forza di proseguire. Riflette sulla sua vita, nella lunga cadenza del pianoforte, va avanti e arriva alla vetta, quindi, nell’Intermezzo, c’è la gioia e il riposo, il dialogo serrato con la natura e il mistero dell’esistenza, poi si riprende il cammino, la fatica del vivere si fa sentire, ma la vittoria è a portata di mano ed esplode nel finale, in cui Rachmaninov arriva a citare sé stesso, con una cellula tematica del suo secondo concerto per pianoforte e orchestra.

Sergei Babayan, armeno-americano, pianista non divo, eccelso didatta, che nell’aspetto ricorda vagamente un altro gigante della tastiera, Radu Lupu, ha dato una lezione di stile e di tecnica, suscitando indescrivibili colori, scalando la montagna del Rach3 senza ossigeno, quasi con nonchalance e dialogando a perfezione con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Milano, magnificamente diretta, come al solito, da Pietro Mianiti. Babayan, maestro tra gli altri del fenomeno Daniil Trifonov, è un interprete di altissimo livello, capace di accendere emozioni al calor bianco e alternarle ad attimi di meditazione poetica, annullando il tempo e lo spazio.

Inutile dire che Mianiti e i suoi ragazzi, ormai arrivati a un alto grado di maturità, lo hanno assecondato nella scalata verso l’assoluto, dimostrando poi tutto il loro valore in un altro simbolo della lotta contro le avversità del destino, la Sinfonia n. 5 in mi minore di Čajkovskij, composta nel 1888 in soli cinque mesi. Mianiti, cui va il merito di aver plasmato un’orchestra di straordinaria unità, solida e oliata come un perfetto meccanismo, si avvale di strumentisti ventenni di grande valore e sensibilità – il primo corno, di 23 anni, suonava per la prima volta in orchestra e sembrava un veterano – che potranno crescere ancora sotto la sua sapiente guida. E l’amore e la dedizione che il maestro ci mette, è totalmente ricambiata dai ragazzi, che al termine del tormentato cammino dell’uomo espresso da Čajkovskij nello svolgersi della Sinfonia, lo hanno acclamato con gridi e applausi, come si fa con un genitore o con uno zio saggio.

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Luino, la Giorno della Memoria al liceo: «Anche oggi bisogna avere il coraggio di scegliere» (LuinoNotizie 30.01.25)

a cura di Davide Di Giuseppe) In occasione del Giorno della Memoria, gli studenti del Liceo “V. Sereni” di Luino hanno assistito a due conferenze particolarmente significative: nella giornata del 27 gennaio i ragazzi del biennio hanno incontrato Claudia Boldrini, nipote di Karnik Nalbandian, superstite del genocidio armeno; la mattina del 29 gennaio, invece, gli studenti del Triennio hanno ascoltato l’intervento di Rossana Ottolenghi, figlia di Becky Behar Ottolenghi, sopravvissuta alla strage di Meina compiuta dalle SS naziste nel settembre del 1943.

Lunedì Claudia Boldrini ha illustrato sapientemente la questione del genocidio armeno, perpetrato dall’impero turco ottomano prevalentemente tra il 1915 e il 1917. La relatrice ha raccontando la vicenda del bisnonno Karnik che, dopo aver perduto i genitori e i fratelli e aver assistito a molteplici atrocità e nefandezze commesse dai soldati turchi a danno del suo popolo, riuscì a trovare finalmente pace nel piccolo Comune di Brenta in provincia di Varese. Claudia, grazie a una presentazione particolarmente convincente, ha ribadito l’importanza di conoscere e approfondire un fenomeno tanto tragico che ha causato la morte di circa tre milioni di armeni.

Rossana Ottolenghi, psicoterapeuta e ormai da diversi anni divulgatrice delle vicende della sua famiglia, nella mattinata di mercoledì ha narrato la tremenda strage compiuta dai nazisti tra il 22 e il 23 settembre 1943 all’hotel Meina, di proprietà della sua famiglia. A causa del rastrellamento degli ebrei che il 1° battaglione della Panzer-Division Waffen SS stava compiendo nei paesi lungo la sponda piemontese del Lago Maggiore, furono uccise ben 16 persone nella sola località di Meina, tra cui Jean, Robert e Blanchette Fernandez Diaz, poco più che bambini.

Becky Behar, ebrea italiana ma anche di nazionalità turca così come i suoi familiari, si salvò grazie all’intervento del console turco che rivendicò proprio la cittadinanza dei suoi amici. Insieme alla moglie, Aldo Luperini, biologo del CNR, ha approfondito con gli studenti l’aspetto della violenza insita nella natura umana, aprendo il dibattito su questioni attuali quali la guerra in Ucraina e il conflitto ebraico-palestinese.

A conclusione dell’incontro Rossana Ottolenghi ha posto l’attenzione sulla necessità di informarsi e di documentarsi per compiere scelte consapevoli nella realtà complessa che ci circonda, senza abbandonarsi ai pregiudizi e ai luoghi comuni.

Dopo entrambi gli interventi gli studenti hanno rivolto varie domande ai relatori, dimostrando notevole attenzione e interesse.

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Armenia: Consiglio Ue, missione civile Euma prorogata per altri due anni (AgenziaNova 30.01.25)

Il Consiglio europeo ha adottato oggi una decisione che proroga il mandato della missione dell’Unione europea in Armenia (Euma) per altri due anni, sino al 19 febbraio 2027, con una dotazione di bilancio di oltre quarantaquattro milioni di euro per il periodo dal 20 febbraio 2025 al 19 febbraio 2027. Lo si apprende da una nota diramata del Consiglio Ue. La missione Euma “è una componente essenziale degli sforzi dell’Ue per sostenere la pace e la stabilità nella regione con il compito di osservare e riferire sulla situazione in loco, contribuire alla sicurezza umana nelle aree colpite dal conflitto e sostenere la costruzione della fiducia tra Armenia e Azerbaigian, ove possibile”, si legge nella nota. “I compiti della missione rimangono invariati: l’Euma è e rimarrà una missione civile non armata”, viene precisato nella nota.

L’Ue rinnova la missione di osservazione in Armenia (Ansa)

Intervista ad Ivan Scalfarotto sulla mozione per la pace tra Armenia e Azerbaigian (Radio Radicale 29.01.25)

tervista ad Ivan Scalfarotto sulla mozione per la pace tra Armenia e Azerbaigian” realizzata da Sonia Martina con Ivan Scalfarotto (senatore, Italia Viva-Il Centro-Renew Europe).

L’intervista è stata registrata mercoledì 29 gennaio 2025 alle 14:00.

Nel corso dell’intervista sono stati discussi i seguenti temi: Armenia, Azerbaigian, Camera, Caucaso, Est, Esteri, Mozioni, Nagorno Karabak, Pace, Parlamento, Senato.

La registrazione audio ha una durata di 7 minuti.

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Mal di gola, il miracolo di un santo e un frate goloso: ecco com’è nata la tradizione del panettone di San Biagio (Il Giorno 29.01.25)

L’attesa è quasi terminata. Il 3 febbraio è dietro l’angolo, e la mattina di lunedì si potrà finalmente gustare quel pezzetto di panettone gelosamente messo da parte dal pranzo di Natale. Raffermo, asciugato e reso friabile quasi quanto una brioche, il panettone – attenzione! Dev’essere stato benedetto da un sacerdote: da questa regola non si transige – si trasformerà in una prodigiosa medicina in grado di guarire mal di gola, laringiti e nasi chiusi. E mentre lo gusteremo, ripeteremo a voce alta, o anche solo col pensiero, rigorosamente in dialetto milanese, la frase “San Bias el benediss la gola e el nas”Gola, naso, bocca e dintorni saranno ancora più protetti dai malanni se il giorno prima, il 2 febbraio giorno della Candelora, ci si sarà fatti benedire con delle candele benedette.

 

Un martire guaritore

Leggenda, devozione popolare e anche un pizzico di superstizione, che non guasta mai, sono gli ingredienti del culto ancora molto radicato a Milano e in Lombardia del “panettone di San Biagio”. Tutto ha però inizio a migliaia di chilometri di distanza dalla Lombardia, col protagonista principale di questa bella storia che è il santo e martire armeno Biagio di Sebaste. Vissuto nel III secolo e morto il 3 febbraio del 316 per mano dei Romani, davanti ai quali si rifiutò di abiurare il Cristianesimo. Un santo, certo, ma anche un medico e un guaritore quando era in vita. Le scritture non mentono: “Nel tempo della persecuzione di Licinio, imperatore perfido, san Biagio fuggì, ed abitò nel monte Ardeni o Argias; e quando vi abitava il santo, tutte le bestie dei boschi venivano a lui ed erano mansuete con lui, egli le accarezzava; egli era di professione medico, ma con l’aiuto del Signore sanava tutte le infermità e degli uomini e delle bestie ma non con medicine, ma con il nome di Cristo. E se qualcuno inghiottiva un osso, o una spina, e questa si metteva di traverso nella gola di lui, il santo con la preghiera l’estraeva, e sin da adesso ciò opera; se qalcuno inghiottiva un osso, o spina, col solo ricordare il nome di San Biagio subito guariva dal dolore…”

 

Il panettone di San Biagio ha virtù curative

Il panettone di San Biagio ha virtù curative

 

Prodigi 

E sembra proprio che la parte del corpo in cui i prodigi di San Biagio si manifestano con maggiore forza sono quelli della gola e della laringe. Lo scoprirà, benedicendolo, una donna che si rivolge a lui mentre il futuro martire, catturato in una grotta dove si è rifugiato, viene portato a Sebaste: la donna lo supplica di salvare il suo bambino che rischia di morire per una lisca che gli si è conficcata in gola; San Biagio non si fa pregare due volte ed ecco che quella lisca scompare all’istante. Il piccolo è salvo.

San Biagio è anche una specie di Sant’Antonio anzitempo. Ama gli animali, ricambiato. Nell’abbazia di Sant’Antonio di Ranverso, nel Torinese, gli è stata dedicata una cappella dove, in un affresco tardo gotico di Giacomo Jaquerio, è raffigurato indenne tra gli animali feroci. A Siena un altro affresco lo rappresenta mentre, ancora nella grotta, viene amorevolmente nutrito dagli uccelli. E infatti, in un altro miracolo a lui attribuito, una donna disperata perché un lupo gli aveva preso il maiale, unico bene in suo possesso, è rassicurata da Biagio in persona che presto riavrà la sua bestia. E così è: il lupo si presenta al santo e mansueto gli restituisce il maiale.

Il frate affamato

Dall’Armenia alla Lombardia. Se lo sarebbe mai immaginato il martire nato e venuto a mancare nell’Anatolia centrale che un giorno, a Milano e in Lombardia, sarebbe diventato il protagonista di un culto ancora oggi amato e seguito? Probabilmente lo avrebbe predetto. Tutto merito di una donna che, appena prima di Natale, si reca da un certo frate Desiderio per fare benedire il panettone che lei aveva preparato per la sua famiglia. Il frate, molto occupato, risponde alla donna di lasciargli il dolce per qualche giorno, per poi passare a ritirarlo: si occuperà di benedirlo non appena troverà un secondo di tempo.

Passato Natale, Desiderio rivede il panettone nella canonica: si era dimenticato di benedirlo. Essendo ormai secco, il frate pensa che anche la donna se ne sarà dimenticata e quindi se lo mangia nei giorni successivi, per non rischiare di doverlo buttare. Pezzo dopo pezzo, il panettone sparisce nello stomaco del frate ghiottone. Il 3 febbraio, la donna però si ripresenta per avere indietro il suo panettone benedetto. Frate Desiderio, in canonica, scopre con sua grande sorpresa che la carta usata per coprire il dolce è di nuovo gonfia, piena di un panettone grosso il doppio di quello che gli era stato lasciato. È il miracolo di San Biagio.

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Wikiradio. Le voci della storia Influencer: Raphael Lemkin (Radio Rai 3 29.01.25)

Raphael Lemkin, il giurista polacco che nel suo libro Axis Rule per la prima volta propone l’utilizzo della parola genocidio, raccontato da Gabriele Nissim. Repertori: estratto di una intervista a Lemkin trasmessa dalla CBS all’interno di un servizio dedicato alla nascita del termine “genocidio”; Hitler accolto dalle popolazioni (Archivio Luce, 14/12/1938); estratto del video realizzato per le Nazioni Unite su come il genocidio sia diventato parte della legge internazionale. Gabriele Nissim, giornalista e storico, si è sempre occupato della politica dell’Europa Orientale. Ha realizzato numerosi documentari per le reti televisive di Canale 5 e della Svizzera Italiana, sui problemi del post-comunismo e sulla condizione ebraica nell’Est. Tra le pubblicazioni, nel 1995 per Mondadori ha pubblicato “Ebrei invisibili” e nel 2022 per Rizzoli “Auschwitz non finisce mai”. È presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti che ricerca in tutto il mondo i Giusti di tutti i genocidi.

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Pellegrinaggio in Armenia – Alle origini del Cristianesimo (Diocesi di Verona 28.01.25)

Dal 17 al 24 maggio il Servizio Pellegrinaggi della diocesi di Verona organizza una proposta in Armenia accompagnata da don Francesco Grazian, parroco di San Martino Buon Albergo: un pellegrinaggio in cui visitare le numerose chiese e monasteri e poter entrare più a fondo del contesto e della fede ortodossa armena.

L’Armenia è un paese antichissimo, che conserva il fascino di un cristianesimo antico e ricco di spiritualità e tradizioni. La predicazione del Vangelo è giunta attraverso gli apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo. È stato il primo paese ad abbracciare il cristianesimo come religione di stato.
Sono centinaia i monasteri che scandiscono il suo paesaggio manifestando lo splendore della fede e della devozione. La storia più recente di questa terra, che ha subito il genocidio tra il 1915 e il 1917, che costò la vita a un milione e mezzo di cristiani armeni, ci connette con la santità del martirio. È una terra dai volti accoglienti e aperti all’ospitalità, da cui si torna culturalmente, spiritualmente ed umanamente arricchiti.

Facendo base a Yerevan l’itinerario prevede ogni giorno escursioni in pullman alla visita della regione, accompagnati da una guida locale parlante inglese.

Tra le mete di visita:  Echmiadzin, cuore religioso della nazione e centro spirituale della Chiesa Armena; sede del Katolicos, la più alta autorità religiosa del paese; il monastero di Khor Virap, situato in una valle a sud della città, alle cui spalle si erge, maestoso, il monte Ararat; il bellissimo monastero di Noravank e al sito archeologico di Areni nella regione Vayots Dzor; Gyumri, città con la più alta densità cattolica dell’Armenia; il monastero di Haghpat; il lago Sevan, uno dei più grandi in Eurasia, sito a 1900 metri sul livello del mare e visita ai monasteri di St. Karapet e St. Arakelots.

Per informazioni ed iscrizioni (entro il 28 febbraio 2025):
mail: pellegrinaggi@diocesivr.it – tel. 045 8083746

Scarica QUI la locandina.

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Armenia: l’Ambasciatore Ferranti presenta le Lettere Credenziali al Presidente Khachaturyan (Aise 28.01.25)

JEREVAN\ aise\ – Nuovo Ambasciatore a Jerevan, Alessandro Ferranti la scorsa settimana ha presentato le Lettere Credenziali al Presidente della Repubblica di Armenia, Vahagn Khachaturyan.
Ne dà notizia l’Ambasciata riportando che, nel trasmettere al Presidente Khachaturyan i sentimenti di sincera amicizia del Presidente Sergio Mattarella, Ferranti ha affermato di assumere il proprio mandato con grande entusiasmo e responsabilità. Il diplomatico ha quindi ringraziato il Presidente armeno per la calorosa accoglienza e assicurato di essere pronto a compiere ogni sforzo per rafforzare ed espandere ulteriormente le già eccellenti relazioni tra Italia e Armenia.
Porgendo le proprie congratulazioni e gli auguri di successo al nuovo Ambasciatore, il Presidente Khachaturyan ha, da parte sua, sottolineato i sistemi di valori comuni che hanno contribuito alla formazione e allo sviluppo dei legami tra i due Popoli.
Khachaturyan ha infine sottolineato che l’Armenia attribuisce grande importanza all’approfondimento della cooperazione reciprocamente vantaggiosa con l’Italia, sia a livello bilaterale che nella più ampia cornice europea, assicurando che le Autorità armene sono disponibili a sostenere l’Ambasciatore in ogni iniziativa volta all’ulteriore sviluppo delle relazioni tra i due Paesi, con particolare riguardo al settore economico e al settore culturale. (aise) 

Bari, la comunità armena dona il sangue (Avis 28.01.25)

Una giornata all’insegna della solidarietà e dell’inclusione. Protagoniste trenta persone della comunità armena di Bari che, nei giorni scorsi, hanno donato il sangue all’ospedale “Di Venere”.

L’evento rientra nell’iniziativa “Uniti dalla gratitudine: un abbraccio lungo un secolo”, organizzata e promossa dal Consolato Onorario della Repubblica d’Armenia del capoluogo pugliese, in collaborazione con la ASL locale. Un gesto che ha ribadito ancora una volta la sensibilità e la disponibilità di chi decide di fare qualcosa di concreto per il prossimo e per la collettività di cui si è parte. Come ha dichiarato in una nota ufficiale il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, «il nostro sistema sanitario garantisce assistenza a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza distinzioni. Una piccola comunità ha compiuto un grande gesto con cui esprime la propria gratitudine per le cure ricevute dalle donne e dagli uomini che ogni giorno nei nostri ospedali lottano contro la sofferenza e sostengono i più fragili e bisognosi, spesso migranti ed extracomunitari. Questo tema è attualissimo, come lo era quando gli armeni arrivarono in Puglia all’inizio del secolo scorso. Sono felice e ringrazio l’Ambasciata Armena che ha sostenuto con forza l’iniziativa proposta dal Consolato Armeno in Puglia, dimostrando grande impegno con la presenza di ben cinque esponenti qui a Bari».

Foto di gruppo dopo la donazione della comunità armena a Bari

I donatori, tra cui alcuni funzionari dell’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia e lo stesso Console Onorario di Bari, Dario Rupen Timurian, sono stati accolti dal direttore generale facente funzioni della ASLLuigi Fruscio: «È la prima volta che la nostra ASL riceve una così importante donazione di sangue da parte di una stessa comunità. Un gesto essenziale in un momento storico in cui c’è sempre più richiesta di emocomponenti da parte degli operatori impegnati quotidianamente nelle attività ospedaliere».

«In un contesto di accoglienza e integrazione, è fondamentale – ha commentato Timurian – che oltre ai diritti si coltivi un forte senso di dovere morale verso la terra che ci ospita. Questo evento nasce proprio da un sentimento di riconoscenza e dalla volontà di contribuire al bene del popolo pugliese. Con una semplice, ma fondamentale azione, vogliamo dimostrare che, per quanto piccolo possa sembrare il nostro contributo, esso può fare la differenza».

Gli armeni giunsero a Bari nel 1919, in fuga dall’impero ottomano dove tra il 1915 e il 1916 ci furono deportazioni e massacri. Vennero ospitati nel lanificio dell’ingegner Lorenzo Valerio dove, fin dal 1927, produssero tappeti orientali venduti anche a ministri, vertici militari, intellettuali come Croce e Pirandello, Papa Pio XI e la Casa Reale. Ancora oggi la comunità armena di Bari rappresenta una delle più importanti d’Italia per attaccamento alle tradizioni e capacità di resilienza, fatto riconosciuto nel 2024 con l’istituzione di un Consolato Onorario. Durante il secondo Novecento la comunità si è andata trasformando: molti hanno lasciato la città per ragioni di lavoro, ricongiungendosi a parenti che erano riusciti a mettersi in salvo, trasferendosi negli Stati Uniti, in Francia, in Inghilterra o nel nord Italia. Attualmente la comunità armena di Bari è ben integrata: ai discendenti degli armeni, provenienti dal Genocidio, se ne sono aggiunti altri giunti dal resto del mondo.

Quello della donazione da parte degli stranieri è un tema su cui AVIS è particolarmente attenta. Proprio per approfondire l’approccio delle varie comunità, infatti, la nostra associazione ha promosso la prima ricerca a livello nazionale chiamata “Il dono che include”. Si tratta di un progetto nato in collaborazione con un’equipe di ricerca dell’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali), la Scuola IMT Alti Studi Lucca, il CIDCI (il Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale) e il CoNNGI (Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane). Attraverso un questionario online anonimo, disponibile in italiano, inglese e francese, l’indagine punta a conoscere la predisposizione e le abitudini verso comportamenti altruistici, gesti di solidarietà e azioni di cittadinanza attiva come il dono del sangue e degli emocomponenti.

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Genocidi. La Turchia Blocca il Ricoscimento di Quello Armeno da parte dell’Australia. Timore degli Islamici. (Stilum Curiae 27.01.25)

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, su segnalazione di un collega e amico greco, V.M. offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da European Conservative. Chi fosse interessato all’argomento può trovare materiale interessante a questi collegamenti:

‘A wound that can’t heal’: Church calls for recognition of genocide
Community Leaders Across Australia Support Motion to Recognise Genocides of Christians in the Ottoman Empire
Hope for justice: Armenian, Greek, and Assyrian Genocides – a chance for historic recognition in Victoria
Of related interest:
The Turkish genocidal mentality is still alive and threatening!
Erdoğan’s Expansive Rhetoric Reignites “Greater Turkey” Debate
How Turkey’s founding ideology shaped its oppression of Kurds and minorities – opinion

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Oggi, i cristiani della Turchia (greci, armeni e assiri) rappresentano solo circa lo 0,1% della popolazione, nonostante siano popolazioni indigene del territorio. Una ragione significativa di questo crollo demografico è il genocidio cristiano commesso dal governo ottomano e dal movimento nazionalista turco dal 1913 al 1923.

Oltre cento anni dopo, i funzionari del governo turco non solo negano con aggressività questo genocidio e minacciano di perseguire penalmente i cittadini turchi che ne parlano pubblicamente, ma cercano anche di impedire ad altri governi di riconoscerlo ufficialmente.

  

  

L’esempio più recente di tale ostruzione si è verificato nello Stato australiano di Victoria. Una mozione per riconoscere il genocidio di greci, armeni e assiri avrebbe dovuto essere presentata al Parlamento vittoriano il 29 ottobre dal leader dei Verdi Samantha Ratnam, ma è stata abbandonata.

Il sito web di notizie Neos Kosmos ha riferito che il governo vittoriano ha respinto la mozione sul genocidio, citando la divisione sociale nel mezzo del “conflitto in Medio Oriente” [vale a dire, la guerra tra Israele e Hamas/Hezbollah], temendo la reazione delle comunità musulmane.

Il 24 ottobre, l’ufficio del primo ministro del Victoria, gestito dal Partito Laburista del Victoria, ha confermato in una dichiarazione ai media che non avrebbe sostenuto la mozione quando fosse stata presentata.

L’autore ha appreso da contatti a Victoria che i diplomatici turchi presso l’ambasciata turca a Canberra, i suoi associati Grey Wolf a Melbourne e altri lobbisti turchi stanno impedendo congiuntamente al governo del Victoria di riconoscere il genocidio.

I Lupi Grigi è il nome informale di un movimento nazionalista turco chiamato Idealist Hearths. Il principale ideologo del movimento era Nihal Atsız (1905–1975), un simpatizzante nazista. Il gruppo funge da ala militante del Nationalist Movement Party (MHP), un attuale alleato del partito turco al governo Justice and Development Party (AKP). I Lupi Grigi hanno una lunga storia di terrorismo che risale agli anni ’70. Sono stati accusati di attentati dinamitardi a Parigi e Bangkok e sono responsabili dell’attentato alla vita di Papa Giovanni Paolo II del 1981. I membri dell’organizzazione hanno ucciso molti cittadini delle minoranze turche, come aleviti e curdi.

Nel novembre 2020, il ministro degli Interni francese Gerard Darmanin ha annunciato la messa al bando del gruppo. L’annuncio è arrivato dopo che un memoriale del genocidio armeno del 1915 fuori dalla città di Lione è stato deturpato con graffiti gialli e slogan filo-turchi.

Peter Stefanidis, presidente del Consiglio ellenico australiano, ha dichiarato europeanconservative.com :

La mozione ritirata all’ultimo minuto a seguito delle pressioni del Primo Ministro del Victoria era un’iniziativa su cui lavoravamo da anni.

La lobby turca qui a Victoria ha confuso il riconoscimento del Genocidio con un attacco a tutti i musulmani e questo ha fatto sì che alcuni politici lo facessero. Ma la nostra iniziativa ha generato slancio per la causa e siamo incoraggiati dalle più ampie comunità armene, assire e greche a continuare la lotta per la giustizia.

Michael Kolokossian, direttore esecutivo del Comitato nazionale armeno d’Australia (ANCA), ha dichiarato a questa pubblicazione:

Natalie Suleyman, parlamentare di etnia turca, funge da portavoce dell’ambasciata turca e delle sue politiche negazioniste. Insieme, i loro sforzi hanno impedito che la proposta di mozione sul genocidio armeno, assiro e greco venisse presentata quest’anno.

Tuttavia, la maggioranza dei parlamentari vittoriani ha segnalato la propria volontà di sostenere tale mozione. L’ambasciata turca esaurirà le tattiche per impedire che questa mozione venga sostenuta. Non è una questione di questo, è una questione di quando, e i massimi organi di affari pubblici delle comunità armena, assira e greca non interromperanno la loro difesa finché Victoria non si unirà ad altri stati in Australia nel riconoscere formalmente i genocidi armeni, assiri e greci.

Il riconoscimento è importante per dare una conclusione alle migliaia di discendenti dei sopravvissuti al genocidio in Victoria, che sono stati costretti a tacere e a non poter parlare in modo veritiero della loro storia e del dolore della loro famiglia.

Il genocidio iniziò nella regione della Tracia orientale della Turchia prendendo di mira greci e armeni. Poi continuò in Anatolia, negli altopiani armeni, a Ponto, a Urmia e nel Caucaso meridionale, tra le altre regioni della Turchia ottomana. Circa 3 milioni di cristiani armeni, greci e assiri furono uccisi durante il genocidio. L’obiettivo delle autorità turche era di usare la jihad per creare una “Turchia per i turchi” .

Alla fine del diciannovesimo secolo, i cristiani costituivano il 20% della popolazione, ma nel 1924 si erano ridotti ad appena il 2%.

Gli studiosi e gli storici seri del genocidio concordano sulla realtà di questo genocidio. L’International Association of Genocide Scholars (IAGS) ha rilasciato una dichiarazione nel 2007 dichiarando che la campagna ottomana contro le minoranze cristiane dell’Impero costituiva un genocidio contro armeni, assiri e greci.

Il dottor Panayiotis Diamantis, professore di storia e direttore dell’Istituto australiano per gli studi sull’Olocausto e il genocidio (AIHGS), ha dichiarato europeanconservative.com :

I genocidi degli Elleni, degli Armeni e degli Assiri, dei popoli indigeni di Tracia, Anatolia e Mesopotamia, fanno parte della documentazione storica di molti paesi in tutto il mondo. Nel nostro contesto, soldati, marinai e aviatori australiani hanno assistito alle conseguenze dei genocidi, documentando le loro esperienze e condividendole con i governi e i media in patria. Armati di questa conoscenza, per oltre un decennio, gli australiani hanno inviato cibo, vestiti, denaro e provviste ai sopravvissuti dei genocidi, parte del primo sforzo umanitario internazionale al mondo. Riconoscendo i genocidi, i parlamenti di tutto il mondo riconoscono il posto di questi genocidi all’interno delle loro storie nazionali. Solo attraverso tale istruzione la società può rendere il crimine di genocidio una questione di storia e non più di attualità.

Inoltre, l’Australia ha assistito ad attacchi turchi contro la commemorazione delle vittime del genocidio. Nel 2015, un monumento alle vittime del genocidio assiro a Sydney è stato deturpato con immagini naziste e insulti verso ebrei, armeni e assiri. I media australiani hanno riferito che era la terza volta che il memoriale veniva vandalizzato da quando era stato eretto nel 2010.

Hermiz Shahen, presidente del Consiglio nazionale assiro-Australia, ha dichiarato europeanconservative.com :

L’influenza primaria che blocca questa mozione sembra provenire dall’interno della comunità turca e dai gruppi di pressione di Victoria. Il coinvolgimento della Turchia è ben documentato, in quanto è stata particolarmente attiva nel fare lobbying contro il riconoscimento del genocidio a livello globale.

In questo caso, sembra che il Premier di Victoria e i membri del Partito Laburista siano preoccupati che l’approvazione di una tale mozione possa mettere a dura prova i legami con la Turchia. Sebbene i gruppi di pressione non controllino direttamente la legislazione, la loro persistente influenza e le potenziali ricadute diplomatiche sembrano aver convinto il governo ad astenersi dall’assumere una posizione formale sul riconoscimento del genocidio. La loro scusa è che il riconoscimento dividerà la comunità vittoriana.

Il riconoscimento del genocidio assiro, armeno e greco, tuttavia, è essenziale per riconoscere le ingiustizie storiche subite da queste comunità, in particolare dagli assiri, che non solo hanno perso innumerevoli vite, ma anche la loro patria ancestrale e la loro identità di nazione sovrana. Il riconoscimento da parte del governo funge da fondamento per la giustizia, aiutando ad affrontare il trauma storico e affermando la dignità di coloro che sono stati colpiti da queste atrocità. Stabilisce inoltre un potente precedente contro la negazione e l’impunità, sottolineando un impegno globale per prevenire futuri genocidi promuovendo comprensione, guarigione e responsabilità.

La negazione dei crimini passati facilita la successiva commissione di crimini simili. Mentre il governo turco ha evitato la responsabilità del massacro di circa tre milioni di cristiani durante un periodo di dieci anni dal 1913 al 1923, continua la sua aggressione contro Armenia, Cipro, Curdi.

Uzay Bulut è una giornalista nata in Turchia e residente ad Ankara. Si occupa di Turchia, Islam politico e storia del Medio Oriente, dell’Europa e dell’Asia.

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