Concerto Komitas Vardapet Gloria Eterna (Romatoday 05.12.19)

Concerto Komitas Vardapet Gloria Eterna | 12 dicembre 2019

Per la prima volta in Italia il Coro dei Diaconi della Sede Madre di Santa Etchmiadzin si esibirà, in occasione del 150° anniversario della nascita del Padre della Musica Armena “Komitas”.

Un repertorio di canti religiosi e popolari della ricca e antica tradizione armena echeggerà in un viaggio nel tempo per portarci nelle aree lontane, quando quelle melodie cosi intime e melanconiche, venivano tramandate verbalmente da una generazione all’altra, fino all’arrivo del genio di Komitas che fece appena in tempo a salvarle dall’eterna distruzione e dall’oblio, prendendole in custodia per restituirle alle future generazioni.

Komitas, al secolo Sogomon Sogomonian, nacque il 26 ottobre del 1869 a Kutina in Anatolia (attuale Turchia). Perse la madre quando aveva meno di un anno e il padre 1o anni dopo. Grazie alla bellissima voce a 12 anni fu selezionato per studiare al Seminario religioso di Echmiadzin (Sede Madre della Chiesa Armena Apostolica).
Nel 1890 divenne sacerdote, prendendo il nome di Komitas (il catholikos armeno del VII sec, poeta e autore di “sharakan”, inni religiosi). Nel 1895 ricevette il titolo di vardapet – archimandrita. Nel 1896 studiò composizione e teoria musicale a Berlino (presso il Conservatorio di R.Schmidt e l’Università Friedrich Wilhelm). Conseguito nel 1899 a Berlino il titolo di dottore in musicologia tornò a Echmiadzin, divenne maestro di canto del seminario e assunse la direzione del coro polifonico maschile.

Girò in lungo e in largo varie regioni d’Armenia, raccogliendo e registrando i canti e i balli di tradizione popolare armena, nonché persiana, curda e turca. Diede alla pubblicazione circa 3000 canti, molti nella trasposizione per l’esecuzione polifonica.
Nel 1910 Komitas si stabilì a Costantinopoli. Il 17 e 18 aprile 1915 nella chiesa armena del quartiere Galata di Costantinopoli fu eseguita una delle opere più grandiose del maestro, Patarag – la Divina Liturgia. La successiva rappresentazione, programmata per il 3 maggio, non ci fu. Il 24 aprile Komitas insieme agli altri intellettuali armeni fu arrestato e deportato nella località Chankiri dell’Anatolia centro-settentrionale.
Sulla strada della deportazione il maestro divenne testimone della tragedia del proprio popolo, che gli fece perdere l’equilibrio mentale. Per l’intercessione di alcuni intellettuali turchi e dell’ambasciatore americano Henry Morgenthau fu riportato a Costantinopoli e internato nell’ospedale militare.

Trascorse il resto della vita (1919-1935) nella clinica psichiatrica di Villejuif, vicino a Parigi, dove morì nel 1935. Non meno tragico fu il destino del suo patrimonio musicale. La maggior parte della produzione fu distrutta o dispersa. Nel 1936 le sue ceneri furono trasportate a Yerevan e sepolte al Pantheon di illustri personaggi del mondo della cultura armena. Mentre i suoi manoscritti furono portati da Parigi a Yerevan negli anni ’50.

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