FOCUS CAUCASO La situazione nel corridoio di Lachin – (ACIStampa 07.01.23)

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La situazione nel corridoio di Lachin

Aveva colpito la menzione di Papa Francesco alla situazione nel corridoio di Lachin durante l’Angelus del 18 dicembre. Il corridoio è l’unico contatto tra l’Artaskh, l’antico nome armeno del Nagorno Karabakh, e la capitale armena Yerevan. Cinque chilometri di strada, che ormai dal 12 dicembre restano bloccati da eco-attivisti azerbaijani supportati dall’esercito di Baku che si è unito a loro.

Garen Nazarian, ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede, ha sottolineato che il corridoio di Lachin “secondo la Dichiarazione Trilaterale è sotto il controllo del contingente di pace russo, ed è usato solo per il passaggio di persone e beni destinati alla popolazione civile del Nagorno Karabakh”.

Il blocco dunque denuncia l’ambasciatore, costituisce il blocco dell’unico canale di rifornimento per 120 mila cittadini in Nagorno Karabakh, mentre il contingente russo è impossibilitato a restaurare la situazione, mentre “almeno 1100 civili, tra cui donne e anziani, 270 bambini sono rimasti bloccati sulla strada bloccata, in condizioni di rigido inverno, e impossibilitati a tornare nelle loro case”, nota l’ambasciatore Nazarian.

Le conseguenze umanitaria possono essere “irreversibili e catastrofiche”, considerando che “attualmente, rifornimento di cibo, medicine ed energia sono bloccati”, e persino le forniture di gas sono state bloccate “per tre giorni consecutivi in dure condizioni invernali”, cosicché a mancanza del riscaldamento ha bloccato anche le lezioni scolastiche, privando i bambini del loro fondamentale diritto all’educazione”.

Non solo. L’ambasciatore nota che il blocco ha provocato anche “una dura crisi per il sistema sanitario del Nagorno Karabakh”, e persino “il trasferimento di pazienti negli ospedali armeni per cure urgenti è diventato impossibile, e ciò ha già causato la morte di un paziente gravemente malato”.

Una situazione che è in contrasto con la IV Convenzione di Ginevra, che si occupa della Protezione dei Civili in tempo di guerra. Perciò, denuncia Nazarian, “il blocco del corridoio di Lachin costituisce una manifesta rottura della convenzione”.

Nazarian sottolinea che il blocco, con il suo carattere coordinato, si configura come “una operazione pre-pianificata”, implementata delle autorità dell’Azerbaijan, e che dunque “le dichiarazioni che l’Azerbaijan non avrebbe messo alcuna resrizione sul corridoio di Lachin sono false”, e sono un tentativo di “negare la responsabilità di Baku per le gravi violazioni degli obblighi internazionali esisttenti”.

Per questo, l’ambasciatore Nazarian chiede la comunità internazionale “prenda urgentemente e unanimemente una posizione non ambigua e determini azioni destinate a condannare, punire e prevenire l’Azerbaijan dal continuare ad agire con un senso di assoluta impunità”, con lo scopo finale di “risolvere il conflitto in Nagorno Karabakh con l’uso della forza e con la distruzione del popolo in Nagorno Karabakh”.

A questo proposito, Nazarian ricorda che “una discussione cruciale si è tenuta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, laddove “diverse nazioni e organizzazioni internazionali hanno definito la situazione in maniera chiara, chiedendo all’Azerbaijan di sbloccare il corridoio”. L’ambasciatore chiede a questo punto che si invii una missione ONU ed OSCE nel corridoio Lachin.

L’Armenia si aspetta infine che il Consiglio di Sicurezza ONU “chieda di rispettare la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, invii una missione di accertamento dei fatti in Nagorno Karabakh e nel corridoio di Lachin, e assicuri accesso umanitario alle agenzie ONU in Nagorno Karabakh.

Conclude l’ambasciatore: “L’attuale blocco del corridoio Lachin non è un caso isolato, ma un’altra dimostrazione delle sistematiche violenze ideate delle autorità azerbaijane per una pulizia etnica del Nagorno Karabakh”.

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