Genocidio armeno. Trovata a Gerusalemme la “Pistola Fumante”. Oggi in tutto il mondo si ricorda lo sterminio (marcotosatti.com 24.07.17)

MARCO TOSATTI

Centodue anni fa a Costantinopoli cominciava con il massacro di intellettuali, uomini politici e gente comune il genocidio degli Armeni, il primo del secolo dei genocidi, l’evento da cui Hitler e i suoi complici avrebbero tratto ispirazione e know how per il massacro degli ebrei. Quest’anno la data, che viene ricordata in tutto il mondo dalle comunità e dalle Chiesa armene è segnata da una scoperta particolare e particolarmente importante. Taner Akcam, uno studioso di storia che insegna negli Stati Uniti, nell’università del Massachusetts, ha reso noto di aver portato alla luce e decifrato una prova decisiva per assegnare al governo centrale turco dell’epoca la responsabilità dello sterminio.

La Turchia porta avanti da sempre una politica negazionista attiva e aggressiva. È di qualche settimana fa la notizia che l’Ambasciata di Turchia in Italia ha inviato una lettera a diversi sindaci italiani per intimare loro di non usare più la parola “genocidio” per definire le stragi avvenute dal 1915 al 1919, costate la vita a un milione e mezzo di armeni cristiani. L’ultimo comune italiano che aveva riconosciuto il genocidio armeno, con una delibera comunale, è stato Agnone, in provincia di Isernia. Molti altri comuni hanno già preso questa decisione.

Ne ha parlato Il Messaggero 

L’ambasciatore, con un’iniziativa che è certamente assimilabile a un’interferenza e un’ingerenza improprie, consiglia ai comuni di “astenersi a prendere parte a iniziative unilaterali”. E’ una mossa diplomatica che avrebbe meritato un richiamo ufficiale da parte della Farnesina, di cui però non si ha notizia; e sembra improbabile che Alfano trovi il coraggio necessario a farlo. Nonostante che nel1987 il Parlamento Europeo abbia votato una Risoluzione in cui si riconosceva che “durante la Prima Guerra Mondiale i massacri perpetrati dalla Turchia costituiscono crimini riconosciuti dall’Onu come genocidio. La Turchia è obbligata a riconoscere tale genocidio e le sue conseguenze”. Risoluzione ribadita anche il 15 aprile del 2015 in cui si deplorava “fermamente ogni tentativo di negazionismo”.

Adesso Taner Akcam, della Clark University, ha aggiunto un elemento fondamentale alla massa di prove che testimoniano come la distruzione della più grande comunità cristiana del Medio Oriente fosse stata pianificata, e non frutto di circostanze casuali, per quanto drammatiche, come sostengono i negazionisti. Akcam ha trovato nell’archivio del Patriarcato Armeno di Gerusalemme uno dei telegrammi cifrati con gli ordini relativi al massacro. Subito dopo la fine della guerra i processi svoltisi in Turchia portarono all’incriminazione di numerosi responsabili, fra cui Behaddin Shakir. La prova fondamentale fu un telegramma in codice, poi decifrato. Ma negli anni successivi, con l’inizio della politica negazionista il telegramma e altre prove, fra cui testimonianze giurate, scomparvero, lasciando gli storici in difficoltà. “Questa è la pistola fumante”, ha dichiarato al New York Times Taner Akcam. Il telegramma, in codice, inviato da un alto ufficiale a Erzerum, chiedeva notizie a un suo collega sul campo su come stessero procedendo deportazione e massacro degli Armeni nell’Anatolia orientale. Shakir fuggì in Germania, prima di essere processato, ma fu ucciso da due armeni le cui famiglie erano state distrutte nel Genocidio.

C’è molta attesa per vedere in che modo Donald Trump affronterà il problema del riconoscimento o meno del Genocidio armeno. Obama promise di farlo, ma per due mandati consecutivi si rimangiò la promessa. Il riconoscimento del genocidio armeno, Mètz Yeghern, il Grande Male, in armeno, è un problema anche in Israele. Nei giorni scorsi la Knesset ha rinviato la discussione sull’eventuale riconoscimento del genocidio Armeno per non creare problemi nei rapporti con la Turchia.

Ecco il link all’articolo del New York Times

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