Guerra nel Nagorno Karabagh: quale viatico per la pace? (Panorama 09.08.0)

di Bruno Scapini (scrittore, ex ambasciatore italiano in Armenia)

L’Armenia, già vittima nella sua lunga e antica storia di persecuzioni e di conflitti che l’hanno coinvolta a causa di una critica posizione geografica, al crocevia di strategici interessi di imperi e civiltà, continua purtroppo ancor oggi a soffrire di questa sua centralità subendone le negative ripercussioni di uno scontro tra Oriente e Occidente. Una posizione, perciò, quella dell’Armenia che al posto di divenire un vantaggio geopolitico nella prospettiva di una crescente integrazione tra aree regionali euroasiatiche, si è tradotta invece in un “tallone d’Achille”. Una condizione di vulnerabilità, dunque, ma non soltanto per il Paese in sé che, per via della conflittualità esistente con l’Azerbaijan, si vede condizionato nel cogliere a pieno le opportunità offerte da una auspicabile cooperazione di area, ma anche per la stessa intera regione caucasica che, privata inevitabilmente con la guerra della stabilità politica, stenta a decollare verso accettabili traguardi di sviluppo e di democrazia. Prova di questa deprecabile situazione è l’attuale groviglio di interessi che, ruotando attorno alla rete delle condotte energetiche, induce i vari Governi interessati a prevedere, con rilevanti costi aggiuntivi, percorsi alternativi, o addirittura nuove “pipelines” con transiti concorrenziali; e il tutto nell’ottica di ridurre al massimo la dipendenza dalle forniture di area per via dei possibili rischi connessi proprio alla instabilità della regione.

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