Il Nagorno-Karabakh sequestrato da “ecologisti” azeri. Pure le Ong politicamente corrette danno una mano a strozzare l’Armenia (Korazym 10.01.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.01.2023 – Renato Farina] – La tattica è cambiata. L’Azerbajgian, spalleggiato dalla Turchia, non intende più, almeno per ora, sgozzare come un capretto l’Armenia partendo dal Nagorno-Karabakh. Preferisce strozzarla, impiccarla come un cane, evitando il sangue che fa sempre un brutto effetto.

La strategia resta invariata: genocidio, non proprio ammazzandoci tutti come provarono a fare i Turchi nel 1915, ma liquidando la nostra sovranità, succhiando l’anima della nostra identità unica di Cristiani caucasici. La tecnica è quella dello stop and go, all’interno del disegno di instaurare un nuovo impero ottomano, nel cui ambito l’Armenia sia una riserva indiana, e gli Armeni una curiosità folkloristica in via di sparizione. Si illudono però di riuscire in questo disegno, dovranno passarci tutti a filo di drone, non ci arrenderemo, non partiremo con un fagotto in una nuova diaspora.
Mi rendo conto che chi legge per la prima volta questa rubrica non capirà un tubo. Perché di Armenia e della sua condizione di perseguitata, in Italia non parla nessuno, tranne Tempi [*]. Chi qui firma e scrive appartiene al piccolo popolo dei Molokani, eretici rifugiatisi all’ombra dei monasteri Cristiani di questa terra di pietre. Invio dal mio villaggio una lettera mensile per antica benevolenza di Luigi Amicone, che Dio lo benedica.

Il Corridoio di Lachin

Nel settembre del 2020 in 44 giorni gli Azeri, fiancheggiati dai Turchi e da armigeri siriani jihadisti, condussero una spietata guerra d’aggressione e di sterminio per conquistare ed espellere gli Armeni dalla Repubblica indipendente del Nagorno-Karabakh, in armeno Artsakh, per poi puntare verso Erevan. A questo punto la Russia inviò truppe per impedire la soluzione finale. Cinquemila soldati come forza di interposizione. Ma che sta succedendo ora? Ilham Aliyev, il dittatore di Baku, sfrutta le mutazioni geopolitiche che rendono fragile la Russia, e ha ordinato il blocco dell’unica strada che mette in comunicazione i 120 mila Armeni rimasti nei territori mutilati dell’Artsakh con il mondo. Hanno chiuso anche il metanodotto, niente rifornimento di viveri, medicine. Un gigantesco sequestro di persone, una sorta di muro di Berlino ottomano. Il Papa il 18 novembre ha chiesto di levare questo nodo scorsoio dal collo degli sventurati riaprendo il «Corridoio di Lachin nel Caucaso». Non ha fatto il nome di Stati o di popoli: chi vuol capire capisca. Ma gli Italiani – anzitutto le autorità istituzionali – fanno orecchie da mercante. Praticando un’etica di circostanza. Un po’ tanto miope: l’Armenia concentra in sé il vostro destino, ne è una profezia.

Questa nostra solitudine suscita da voi, in Italia, silenzio. Il vostro governo? Zitto. Persino gli Stati Uniti, e la Francia, Cipro e Grecia hanno mosso qualche obiezione a questi comportamenti criminali. Palazzo Chigi, Farnesina e Quirinale niente.

La colomba stritolata

Mi sono incamminato nottetempo dal mio villaggio molokano, presso il lago di Sevan, dove le trote principesse cavalcano onde leggere, verso il Corridoio di Lachin. Voi non avete idea di come sia prorompente la natura dell’Artsakh e splendide le testimonianze di secolare arte cristiana. Ed ecco la sorpresa. A bloccare con una tenaglia i rifornimenti e la libertà di movimento sono le Ong ecologiste! Aliyev ha schierato i cittadini politicamente corretti! Essi accusano gli Armeni di “terrorismo ambientale” poiché sfrutterebbero le miniere di oro e rame, e i soldati russi di consentire il contrabbando di armi.

Mi avvicino piano. Sono fortunato, non ho la tipica fisionomia armena, mi confondo tra i manifestanti. Una donna irosa compie il rito quotidiano. Fa spiccare il volo, ad una ad una, a 44 colombe bianche. Quarantaquattro come i giorni di guerra del 2020. Pacifisti ed ecologisti! La signora in pelliccia “attivista ambientalista e pacifista azera”, con l’altoparlante in una mano e una delle 44 colombe nell’altra, senza volere ha ucciso lo sventurato volatile strizzandolo istericamente, mentre urlava nel megafono. Ha lanciato poi la colomba morta in aria, invano sperando che sbattesse le ali. È finita calpestata sotto i piedi pacifisti e animalisti. So che non ci credete, ma io l’ho raccolta, accarezzata, seppellita.

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul mensile Tempi del 1° gennaio 2023.

[*] E qualche altro sparuto giornale o sito con un raro articolo, tranne questo Blog dell’Editore su Korazym.org, che segue quotidianamente le vicende dal 27 settembre 2020, il primo giorno della guerra dei 44 giorni dell’Azerbajgian contro l’Artsakh [V.v,B.].

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]