«Il terremoto fa più paura della guerra. Aleppo ha ancora bisogno d’aiuto» (Tempi 24.03.23)

«Il terremoto fa più paura della guerra. Prima almeno sapevamo da dove sarebbero potuti arrivare i missili e dove nasconderci. Ora non abbiamo idea di quando la terra tremerà di nuovo: non sappiamo dove scappare». Chi pensa che l’emergenza ad Aleppo sia finita, a oltre un mese dal devastante terremoto che ha fatto più di 57 mila vittime tra Turchia e Siria, si sbaglia.

«Non basta rimuovere le macerie»

Anche se gli sfollati che a migliaia si sono rifugiati nelle scuole e nelle parrocchie, in macchina e per strada, hanno fatto ritorno a casa (chi ne ha ancora una) o ne hanno affittata un’altra, le conseguenze del sisma continuano a farsi sentire. Non solo perché manca il lavoro ad Aleppo, non solo perché acqua corrente, energia elettrica e riscaldamento sono disponibili per poche ore al giorno, ma anche perché il trauma provocato dal sisma continua a perseguitare la popolazione.

«Non basta rimuovere le macerie, dare cibo e coperte alla gente, ricostruire case e palazzi. I siriani stanno morendo e c’è bisogno di aiuto per farli tornare alla vita». Parla così a Tempi padre Leo Jenanian, vicesuperiore della congregazione armena mechitarista del Medio Oriente, che ad Aleppo gestisce una scuola per 160 studenti, l’Istituto dei padri mechitaristi.

Ad Aleppo i bambini dormono con le scarpe

I bambini, come anche i genitori, racconta, dormono con le scarpe ai piedi e tengono sempre uno zaino accanto a sé con i beni essenziali. «Non per andare a scuola o al lavoro, ma per scappare nel caso arrivi un nuovo terremoto. Basta il tintinnio di un bicchiere sbattuto sul tavolo per farli sobbalzare sulla sedia».

È per far fronte a questo nuovo bisogno, di cui pochissimi si occupano in Siria, che la congregazione armena mechitarista del Medio Oriente ha deciso di lanciare un nuovo progetto ad Aleppo per offrire supporto psico-sociale agli adulti e ai bambini che sono rimasti traumatizzati dal sisma. Il progetto che accompagnerà per mesi gli aleppini più colpiti, in parte finanziato dall’agenzia papale Catholic Near East Welfare Association (Cnewa), fornirà aiuto a oltre 500 persone.

«Aleppo deve tornare a vivere»

«Abbiamo bisogno del sostegno di tutti per ridare speranza ad Aleppo», continua padre Jenanian. «Appena gli sfollati sono tornati a casa, abbiamo subito riaperto la scuola per permettere ai bambini di riprendere a studiare. Ma solo per far funzionare i generatori e garantire acqua, luce e riscaldamento spendiamo 4 mila dollari al mese».

Il progetto di supporto psicologico e spirituale ai cristiani di Aleppo, al quale presto se ne affiancherà un altro per la costruzione di un grande centro sportivo, non è meno importante delle operazioni di primo soccorso garantite a tutta la popolazione subito dopo il terremoto del 6 febbraio.

«Quando accadono questi disastri tutti pensano subito ai bisogni materiali della gente», conclude il vicesuperiore della congregazione armena mechitarista del Medio Oriente. «Ma occuparsi della salute mentale e spirituale delle persone è altrettanto importante. Solo così Aleppo potrà tornare a vivere».

@LeoneGrotti

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Causale: Sos Aiuto Terremotati Aleppo

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