«In Nagorno ben 120 mila cristiani armeni allo stremo per il blocco azero»: la denuncia choc delle associazioni cattoliche (Il Messaggero 23.04.23)

Città del Vaticano – Dal mondo cattolico è l’Oevre d’Orient – la più antica associazione cattolica che si occupa da 170 anni dei cristiani in oltre 20 Paesi – a denunciare con dolore l’escalation di quanto sta capitando in Nagorno Karabakh. «Con il blocco del corridoio di Latchine, il genocidio armeno continua. Da 133 giorni il Nagorno-Karabakh, popolato esclusivamente da armeni, è totalmente isolato dal mondo esterno. Dal 12 di dicembre l’Azerbajgian ha dispiegato un blocco armato nel corridoio di Latchine, l’unica via che collega il Nagorno all’Armenia, unica fonte di approvvigionamento di cibo, medicine ed energia e dove c’è una situazione di carenza di beni di prima necessità (cibo, prodotti per l’igiene, medicine, carburante ed elettricità). Oggi, 20.000 studenti non frequentano più la scuola in Nagorno-Karabakh e 860 imprese locali hanno sospeso le loro attività economiche. I 120.000 armeni che vivono nella regione stanno soffrendo grandi difficoltà».

L’Oevre d’Oriente sottolinea che il governo di Baku “dimostra uno spirito non dissimile da quello degli autori del genocidio armeno del 1915. Con questo blocco, l’Azerbaigian intende svuotare l’intera popolazione armena del Nagorno-Karabakh, soffocandola.

A novembre 2022 il Senato francese aveva votato quasi all’unanimità una risoluzione che chiedeva il ritiro delle truppe azere dal corridoio di Latchine. Negli ultimi quattro mesi, molti organismi governativi e non governativi si sono uniti a questa condanna. Il 19 gennaio 2023, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sulle conseguenze umanitarie del blocco chiedendo all’Azerbaigian di aprire immediatamente il corridoio. A febbraio la Corte internazionale di giustizia ha emesso una sentenza a favore delle Nazioni Unite, chiedendo all’Azerbaigian di aprire immediatamente il corridoio. Anche Amnesty International ha sollevato preoccupazioni e chiesto che il blocco venga rimosso senza ulteriori ritardi per porre fine alla crisi umanitaria.

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Proprio oggi l’Azerbaijan ha annunciato di aver installato un posto di blocco all’ingresso del corridoio di Latchine, l’unica strada che collega l’Armenia alla regione contesa del Nagorno-Karabakh. Potrebbe essere un segno che l’escalation tra Baku ed Erevan sta ricominciando. Il Ministero degli Esteri azero ha sostenuto che l’installazione di un posto di blocco «servirà a garantire la trasparenza dei movimenti […], lo stato di diritto e quindi la sicurezza dei movimenti». Secondo gli azeri, la forza di pace russa dispiegata nella regione e il “centro di monitoraggio russo-turco” è stato “informato” della decisione.

Nel 2020, Armenia e Azerbaigian, due ex repubbliche sovietiche del Caucaso, si sono scontrate per il controllo dell’enclave del Nagorno-Karabakh. Il conflitto ha portato a una sconfitta militare armena e a un accordo di cessate il fuoco sponsorizzato dalla Russia. Tuttavia gli scontri al confine continuano periodicamente.

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