La civiltà multiculturale dell’Anatolia (Gariwo.net 12.02.16)

La Mappa del Patrimonio Culturale della Turchia, realizzata grazie al progetto della Hrant Dink Foundation, è una mappa online interattiva che consente di localizzare monumenti ed altri edifici costruiti in Turchia dagli armeni, dai greci, dai siriaci e dagli ebrei. Uno strumento unico per la ricchezza dei dati raccolti e che rivela quanti di questi edifici sono andati persi o si sono deteriorati nel corso del tempo. Per verificarlo basta visitare il sito: Turkiyekulturvarliklari.hrantdink.org/en/

La Hrant Dink Foundation è andata alla ricerca di chiese, sinagoghe, monasteri, scuole, orfanatrofi, ospedali e cimiteri costruiti dalle varie comunità, e dopo quasi due anni di lavoro ha individuato circa 10.000 strutture. Questo inventario, che testimonia il patrimonio culturale delle comunità vissute in Anatolia per secoli, è il più ampio finora realizzato ed è ora accessibile a tutti. Nella mappa, disponibile in turco e inglese, è possibile trovare sia gli edifici ancora in piedi, che quelli distrutti o danneggiati e quelli che, in assenza di tutela, sono stati adibiti a usi diversi da quello originario, come depositi, magazzini, o trasformati in moschee. Il progetto ha avuto il sostegno del Ministero turco per l’Unione Europea, della Open Society e della Chrest Foundation.

Il coordinatore del progetto Merve Kurt ha detto che si tratta della prima iniziativa per fare conoscere l’eredità culturale dell’Anatolia non musulmana e che la mappa è aperta al contributo di tutti. “L’accesso ai dati è facile. Foto, fatti storici e le rispettive fonti sono riportate sulla mappa”, ha detto Kurt, intervistato dal settimanale Agos (fondato e diretto da Hrant Dink, il giornalista turco di origine armeno ucciso nel 2007).

Secondo Kurt questo lavoro accrescerà la consapevolezza che ci sono molti edifici storici che dovrebbero essere tutelati. “Anche se ufficialmente registrati, sono in rovina e i cacciatori di tesori effettuano ancora scavi in quei siti. In ogni regione ci sono organismi preposti alla tutela, ma a Kayseri, per esempio, sono ufficialmente registrate 30-35 strutture, mentre noi ne abbiano mappate 130. Alcune sono del tutto ignorate. Il nostro lavoro è importante proprio per queste”.

Vahakh Kesisyan, uno dei ricercatori coinvolti nel progetto, ha spiegato che tutti possono dare un contributo alla mappa interattiva, aggiungendo foto e informazioni, e modificare le informazioni attuali. “C’è anche un’opzione per inserire un nuovo elemento che non è stato censito nel nostro inventario. Riceveremo questi materiali e come suggerimenti e li conserveremo come dati”.

di Viviana Vestrucci