La “giornata armena” del Papa, inaugurata in Vaticano la statua di san Gregorio di Narek (VaticanInsider 05.04.18)

In quella che egli stesso ha definito una «giornata armena», Papa Francesco ha inaugurato, poco dopo mezzogiorno, una statua di bronzo nei Giardini Vaticani che raffigura l’eroe della cultura armena, san Gregorio di Narek, dopo aver ricevuto, in mattinata nel Palazzo apostolico, il presidente Serzh Sargsyan ed i patriarchi del paese caucasico che si convertì al cristianesimo nel IV secolo.

Nel corso dei «cordiali colloqui» che il capo di Stato ha avuto con il Papa e, successivamente, con il cardinale Pietro Parolin e il monsignore “ministro degli Esteri” della Santa Sede, Paul Richard Gallagher, «è stata espressa viva soddisfazione per le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Armenia», rende noto la Sala Stampa vaticana. «Si è rilevato che l’inaugurazione della statua di San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, nei Giardini Vaticani è occasione per promuovere ulteriormente tali relazioni, come anche quelle tra la Chiesa armena apostolica e la Chiesa cattolica. Nel prosieguo dell’incontro – si legge ancora – si è fatto riferimento al contesto politico regionale, auspicando la soluzione delle situazioni di conflitto, e sono stati toccati altri temi di attualità internazionale, nonché la condizione dei cristiani e delle minoranze religiose, specialmente nei teatri di guerra».

Il Pontefice argentino ha elevato san Gregorio di Narek alla dignità di Dottore della Chiesa Universale il 12 aprile 2015 con lettera apostolica annunciata il giorno della messa speciale celebrata a San Pietro per i fedeli di rito armeno. In quell’occasione, Jorge Mario Bergoglio ricordò peraltro il «genocidio» di inizio Novecento, commemorato dagli armeni il 24 aprile, l’esplicito uso del termine contestato dalla Turchia che suscitò le proteste di Ankara e il ritiro temporaneo del proprio ambasciatore presso la Santa Sede. Proteste poi ribadite – senza ritiro dell’ambasciatore – quando il Papa è tornato a usare il termine «genocidio» durante la visita in Armenia del giugno 2016. L’idea di offrire alla Città del Vaticano e a Francesco la statua bronzea inaugurata oggi ha preso corpo proprio in occasione del viaggio del Papa, quando il presidente Sargsyan donò al Pontefice argentino una miniatura bronzea di San Gregorio di Narek con l’auspicio di poterla vedere un giorno installata a grandezza naturale nei Giardini Vaticani.

Alla sobria cerimonia odierna dietro il Palazzo della Gendarmeria, durata un quarto d’ora poco dopo mezzogiorno, hanno presenziato lo stesso presidente Sargsyan, il patriarca della Chiesa apostolica armena Karekin II, catholicos di tutti gli armeni, e il catholicos ortodosso di Cilicia, Aram I. Dopo le preghiere del Papa (in italiano) di Aram I (in inglese) e di Karekin II (in armeno), alla presenza tra gli altri dei cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, e Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato vaticano, è stata svelata la statua in bronzo di due metri dello scultore David Erevantsi, con il quale Francesco si è brevemente intrattenuto a conclusione della cerimonia.

Nel corso della mattinata, il Papa aveva ricevuto i tre maggiorenti armeni. L’udienza al presidente, in particolare, è durata 24 minuti (dalle 10.06 alle 10.30), quella ad Aram I, ormai a ridosso dell’appuntamento nei Giardini Vaticani, è durata una ventina di minuti (dalle 11.41 alle 12.04), mentre l’udienza a Karekin II è durata quasi 40 minuti (dalle 10.52 alle 11.29). «It’s an armenian day», è una giornata armena, ha commentato il Papa a conclusione della mattinata.

Al Pontefice, il catholicos di tutti gli armeni ha regalato un libro sulla chiesa di Narek: «Questo – ha detto al Papa tramite la traduzione di un interprete a quanto riportato dai cronisti ammessi ai momenti pubblici dell’incontro – è il monastero di Narek, non esiste più, è stato distrutto in Turchia».

Aram I ha regalato al Papa una croce placcata d’oro «simbolo del popolo armeno» mentre il presidente Sargsyan ha donato a Francesco un modello della chiesa di santa Gaiané (630), «importante per l’unione dei cristiani di Armenia». Al momento della presentazione delle delegazioni, con entrambi i patriarchi è arrivato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, accompagnato con Karekin II dal segretario del Dicastero, monsignor Brian Farrell, e con Aram I dal monsignore Gabriel Quicke.

 

Gregorio di Narek è stato un poeta, un monaco, un teologo, un filosofo, un mistico e un santo (951- 1010). È considerato – si legge in una nota dell’ambasciata armena presso la Santa Sede diffusa dalla Sala Stampa vaticana – una figura centrale, quasi eroica, della storia dell’Armenia per avere modellato il pensiero orientale cristiano. Per certi versi, dal punto di vista intellettuale, può essere paragonato ad un Dante Alighieri e per questo dagli studiosi è considerato un ponte eccezionale tra Oriente e Occidente. Il titolo di Dottore della Chiesa è stato concesso in virtù della sua dottrina eminente e della santità di vita. La Chiesa cattolica lo ricorda il 27 febbraio.

L’opera bronzea è stata realizzata in una fonderia nella Repubblica Ceca ed è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario dell’ambasciatore armeno presso la Santa Sede, Mikayel Minasyan, e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state prodotte due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. «L’arte – chiosa l’ambasciata armena – diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle».

Dopo la mattinata in Vaticano, il presidente armeno, si è recato per colazione alla villa magistrale dell’Ordine di Malta, sull’Aventino, accolto da fra Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, dove era prevista la firma di un accordo di cooperazione. Nel corso della visita, il Sovrano Ordine di Malta e la Repubblica di Armenia hanno firmato un accordo di cooperazione della durata di dieci anni, il cui obiettivo è il rafforzamento delle attività mediche e sociali svolte dall’Ordine di Malta in territorio armeno. Tra queste l’orfanotrofio di Svartnotz, che si prende cura di oltre un centinaio di bambini, il centro medico a Dilijan per la cura e la prevenzione della tubercolosi, l’istituto scolastico per bambini con problemi di udito, e il sostegno che il nostro Ordine da all’ospedale di Etchmiadzin.

In passato, si legge in una nota dell’Ordine, i volontari si mobilitarono per aiutare i rifugiati armeni durante la prima Guerra Mondiale e, nel 1988, per soccorrere le vittime del terremoto che causò 25mila vittime. «Il legame tra l’Armenia, la più antica nazione cristiana, e l’Ordine di Malta, uno dei più antichi ordini religiosi cattolici, vanno oltre gli aspetti umanitari e sociali, che restano certamente una priorità, e abbracciano anche le nostre antiche tradizioni come il comune impegno per la tutela della minoranza cristiana nel Medio Oriente», ha spiegato il Luogotenente di Gran Maestro, fra’ Giacomo Dalla Torre. «Ricordo in tal senso la partecipazione dell’Ordine alle commemorazioni per il centenario del genocidio armeno nel 2015 a Yerevan e, qualche giorno prima, alle celebrazioni nel corso dei quali Sua Santità Papa Francesco parlò per la prima volta dello sterminio degli armeni come del primo genocidio del XX secolo». Il presidente armeno, da parte sua, ha sottolineato che «la visita di oggi rappresenta il desiderio reciproco di mantenere alto il livello di dialogo. L’impegno umanitario dell’Ordine di Malta nel mondo è degno del più alto elogio. È attraverso la promozione dei valori condivisi che si può difendere il mondo dalla diffusione di sentimenti di xenofobia».

Nell’agenda di Sargsyan è previsto anche un incontro con i massimi vertici dello Stato italiano, impegnati in queste ore nelle consultazioni per la formazione di un nuovo governo: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Camera Roberto Fico.

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