“La Restauratrice di Libri”. Un viaggio nell’Armenia di oggi (East Journal 22.03.21)

Chiunque abbia nella propria famiglia una storia di immigrazione, si è chiesto almeno una volta nella vita: “dove sarei oggi se i miei genitori fossero rimasti nella loro patria?”. Probabilmente, è la stessa domanda che ha spinto Katerina Poladjan a scrivere La Restauratrice di Libri (SEM, 2021). L’autrice, nata a Mosca, è cresciuta tra Roma e Vienna per stabilirsi infine a Berlino, senza mai dimenticare le sue origini armene. Nasce così la storia di Helene Mazavian, giovane restauratrice di libri tedesca che si trasferisce temporaneamente a Erevan per apprendere la tecnica di rilegatura armena e, al tempo stesso riscoprire le proprie radici.

Il viaggio della protagonista ha da subito un forte impatto sia sul piano pratico che su quello simbolico: da un lato la sensazione di aver trovato un luogo dove il proprio cognome non suona più come quello di uno straniero – “Abovyan. Petrosian. Mazavian. All’improvviso il mio cognome era in buona compagnia fonetica” – dall’altro lato un lavoro, quello di restaurare libri antichi, che ha un diretto impatto sulla riscoperta del proprio passato e della propria identità.

La storia di Helene, figlia di immigrati trasferitisi prima a Mosca poi in Europa, si intreccia su un secondo piano narrativo con quella di Anahid e Hrant, due giovanissimi fratelli armeni che vivono nella Turchia orientale nel 1915, anno in cui ebbe inizio il genocidio armeno. La connessione tra Helene e i due fratelli sta proprio nella Bibbia affidata alla restauratrice, dove è possibile leggere la frase “Hrant non vuole svegliarsi”. E sarà proprio questa frase a spingere Helene dall’altra parte dell’Ararat, avventurandosi tra le città di Ordu e Kars, la patria originaria della sua famiglia.

La scrittura della Poladjan è diretta e scorrevole, e trascina rapidamente il lettore nell’Armenia di oggi, trattando tutti i temi ben noti a chi conosce questo paese: le radici sovietiche, l’amore degli armeni per la propria patria e il loro attaccamento alle tradizioni – “In Armenia ci si preoccupa più del passato che del futuro”.

La Restauratrice di Libri tocca però anche diversi temi caldi dell’Armenia nel 2020: il conflitto nel Nagorno-Karabakh, il desiderio dei giovani di abbandonare il paese, l’eterna oscillazione tra le tendenze europeiste e l’animo orientale, senza tuttavia dare il proprio giudizio, ma limitandosi a osservare da lontano gli eventi.

Proprio come la storia che racconta, la forza del libro sta nel perfetto equilibrio che si delinea tra passato e presente. Pur avvalendosi di continui riferimenti storici, non si ha mai la sensazione di leggere un romanzo storico o datato, tantomeno si avverte quel senso di pesantezza che può dare la lettura di volumi di carattere storico. Katerina Poladjan ci accompagna nella Erevan del 2021 con una storia che gode di una grande fruibilità, tanto per chi conosce e apprezza l’Armenia quanto per chi si dedica per la prima volta alla scoperta del paese caucasico.

Vai al sito