Le notizie dall’Assurdistan (Korazym 26.11.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 26.11.2023 – Vik van Brantegem] – Baku intende insediare entro la fine del 2026 140.000 coloni Azeri nell’Artsakh occupato, per sostituire i 150.000 Armeni autoctoni sfollati con la forza a più riprese negli ultimi anni. Ilham Aliyev ha detto che intende “ripristinare” 100 insediamenti, tra cui nove città e otto villaggi, secondo i media locali. Assurdistan.

Poco più di un secolo fa, dopo aver sterminato e cacciato gli Armeni dalle loro terre ancestrali, il potere turco vi installò i suoi coloni, i “muhacir” che avevano lasciato l’Europa liberata dal giogo ottomano. Nel 2023, nella stessa indifferenza del mondo di allora, il regime autocratico della dinastia Aliyev dell’Azerbajgian conduce esattamente la stessa politica nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh occupato.

Ilham Aliyev è il degno successore del primo Hitler della storia, Mehmed Talaat Pascià – uno dei leader dei Giovani Turchi insieme ad Ahmed Cemal Pascià e Ismail Enver Pascià, alcuni degli artefici del genocidio armeno – che ricoprì un ruolo equivalente al Ministro dell’Interno nell’Impero ottomano. Talaat fu uno dei principali sostenitori dell’entrata dell’Impero ottomano nella Prima Guerra Mondiale al fianco della Germania e durante questa contribuì all’organizzazione del genocidio armeno, quello degli assiri e di quello dei greci del Ponto, venendo perciò poi condannato dal tribunale del sultano alla fine del conflitto, insieme agli altri due componenti del governo dei “Tre Pascià”. La rivoluzione di Atatürk, sovvertendo l’ordine politico della Turchia, ne permise la liberazione. Affiliato alla confraternita sufi dei Bektashi e massone, a partire dal 1903 fu membro della loggia di Salonicco “Macedonia Risorta”, appartenente al Grande Oriente d’Italia; fu il primo Gran maestro della Gran Loggia di Turchia, fondata nel 1909.Gli Armeni lo chiamano l’Hitler turco. Talaat fu assassinato a Berlino nel 1921 da Soghomon Tehlirian, un membro della Federazione Rivoluzionaria Armena, nell’ambito dell’Operazione Nemesis. Cemal fu ucciso il 17 aprile 1922 a Berlino insieme a Bahaeddin Shakir, un’altro tra gli artefici del genocidio armeno.

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne mettiamo il focus sull’autocrazia di Ilham Aliyev dell’Azerbajgian, i cui militari hanno commesso atrocità contro le donne soldato armene durante la guerra di 44 giorni contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh nel 2020 e l’attacco all’Armenia sovrana nel 2022: torture, mutilazioni, ante e post- stupro mortale e smembramento. Queste esazioni, incoraggiate dal regime autocratico azero, sono state filmate e ampiamente trasmesse sui social network azeri dagli stessi autori. Gli stessi crimini sono stati ripetuti e incoraggiati durante l’aggressione terroristica dell’Azerbajgian contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh del 19-20 settembre 2023, seguita dalla pulizia etnica dei suoi 120.000 abitanti Armeni. Numerosi sono i resoconti di stupri e torture, anche di ragazze minorenni, per i quali i militari Azeri hanno ricevuto ricompense. Non sono dimenticate neanche le donne Azere: il regime autocratico della dinastia Aliyev pratica abitualmente la vendetta e l’incarcerazione per le donne che hanno l’audacia di criticare il regime.

«Un gala organizzato dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Azerbajgian per gli studenti Azeri che hanno studiato negli Stati Uniti è stato annullato perché il governo dell’Azerbajgian ritiene che gli studenti siano spie/sabotatori che lavorano per gli Americani» (Lindsey Snell). Assurdistan.

«L’Armenia ha rifiutato di avviare negoziati diretti con l’Azerbajgian su un trattato di pace e di incontrarsi al confine interstatale. Ciò significa che Yerevan sta ancora ricevendo messaggi da alcuni centri all’estero e non è pronta per colloqui di pace diretti. È semplicemente una sfortuna» (Vugar Bayramov, Membro “indipendente” del Parlamento dell’Azerbajgian, Membro della Delegazione azera nell’Unione Europea e nell’Assemblea parlamentare “EuroNest”). Assurdistan.
«L’Azerbajgian ha tutti i titoli per poter organizzare un corso di master su come negoziare al massimo livello e non rispettare gli impegni presi nei negoziati. Il regime autocratico, che ha partecipato a formati negoziali facilitati e mediati da terze parti solo per portare avanti le sue posizioni massimaliste, creare situazioni di stallo e preparare il terreno per l’uso della forza contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh, ora ha espresso una cosiddetta “interesse” per i colloqui diretti con l’Armenia. Questo è davvero un nuovo livello di cinismo e ipocrisia» (Armine Margaryan).

«Durante l’azione antifrancese nella capitale della Nuova Caledonia, per la prima volta fu issata la bandiera dell’Azerbajgian» (Agenzia di stampa statale azera APA). Assurdistan.
«Qualcuno dica al regime genocida azerbajgiano, che la Nuova Caledonia gode di grande AUTONOMIA, ha tenuto TRE referendum sull’indipendenza e tutte e 3 le volte ha VOTATO contro l’indipendenza. Cose che l’Azerbajgian ha rifiutato agli Armeni del Nagorno-Karabakh, poi li ha sottoposto alla carestia, ha bombardato le loro case e ha effettuato la pulizia etnica di tutti i 150.000 residenti Armeni» (Nara Matinian).

«Diretti a Yerevan! Non verremo su carri armati, guideremo semplicemente le nostre auto verso le nostre terre storiche. İRƏVAN» (Azer Hasret Redattore di Bayraqdar.info, Membro del Consiglio di amministrazione della televisione pubblica e della radiodiffusione, Membro del Consiglio della stampa dell’Azerbajgian).
«Kalbajar – il territorio strategico più importante, che fu liberato dal terrore armeno. È conosciuta come la porta per l’Azerbajgian occidentale. Chiunque controlli Kalbajar, controlla l’Azerbajgian occidentale» (Vsāsīyūn @ScourgeOfTengri).
«Ƶ sta per Ƶəngəƶur! Azerbajgian» (Vsāsīyūn @ScourgeOfTengri).
«Le terre sante dell’Azerbajgian occidentale desiderano il ritorno della popolazione autoctona turca/azerbajgiana. La Moschea Blu di Irevan è il nostro “Monte del Tempio”, il nostro santuario. Il ritorno è imminente, come ripristino della giustizia in queste terre. İRƏVAN» (Vsāsīyūn @ScourgeOfTengri).

Ecco, queste sono alcune esternazioni dalla bocca larga del regime psicogenocida con cui abbiamo a che fare. Minacce infinite dall’Assurdistan.

1. Irevan = Yerevan
2. Kalbajar = Karvacar, corrispondente all’antico distretto di Vaykunik, uno dei dodici cantoni che formavano l’antica regione dell’Artsakh. Era anche conosciuto come Khachen superiore o Tsar (dal nome del suo capoluogo) e fu governato da uno dei rami del Principato di Khachen fino a quando finì sotto controllo russo. Agli inizi del XVII secolo buona parte della popolazione armena era stata deportata ed il suo posto preso da comunità curde
3. Azerbajgian occidentale = Armenia. «Alcuni si riferiscono alla propaganda dell’Azerbajgian occidentale come al “Fiume al mare dell’Azerbajgian”, e come sempre ci si può fidare della propaganda di Baku di far diventare un sottotesto, testo» (Nara Matinian)
4. Zangezur = la regione di Suynik dell’Armenia
5. Questo auto-dichiaratosi “Scourge of Tengri” (Flagello di Tengri, che è il Dio supremo creatore mongolo, l’inconoscibile che conosce qualsiasi cosa, motivo per cui Turchi e Mongoli dicono “Solo Tengri sa”) non sa che la Moschea Blu di Yerevan non è il “Monte del Tempio” turco-azera, ma è una moschea iraniana. Certamente, in generale, la storia delle moschee armene è complicata. Gli Armeni hanno attraversato secoli di invasioni, conflitti e cambiamenti geopolitici. Dall’introduzione dell’Islam nella regione nel VII secolo, l’architettura islamica nelle terre armene si è evoluta. Una varietà di stili ha ispirato questa architettura, comprese le influenze selgiuchidi e timuridi. Ad un certo punto l’Armenia è stato parte integrante del mondo musulmano sciita, nonostante gli Armeni fossero cristiani. In effetti, è quasi incredibile che gli Armeni siano rimasti Cristiani, nonostante questa storia.
Quindi, ci sono molti più esempi di architettura islamica sulle terre armene. Molti di questi siti antichi e storicamente significativi, tuttavia, furono distrutti durante le guerre russo-persiane del XIX secolo e le severe politiche laiche sovietiche del XX secolo. Questo è il motivo per cui in Armenia non sono rimaste molte moschee. La maggior parte delle moschee non esisteva più, quando l’Armenia riconquistò l’indipendenza dall’URSS e poté finalmente decidere le proprie politiche.
Dopotutto, la Moschea Blu è, in effetti, in così buone condizioni solo perché il governo iraniano mantiene rapporti di buon vicinato con quello armeno. E l’Iran ha finanziato interamente la ristrutturazione della moschea, che i sovietici trasformarono in un museo (cosa fece Atatürk con l’Haga Sofia che era stata trasformata in una moschea dai sultani, da Erdoğan nuovamente convertita in una moschea). E ora probabilmente la Moschea Blu a Yerevan non sarebbe una moschea operativa se non fosse stato per l’accordo tra i governi di Armenia e Iran.
6. Lo ripetiamo da tempo: la rinuncia all’Artsakh non porta la pace per l’Armenia. «Stiamo solo ora iniziando a fare i conti con la reale portata della tragedia avvenuta nel Nagorno-Karabakh nel settembre di quest’anno» (Neil Hauer). È ora più importante che mai ricordare le parole di Monte Melkonian, il comandante della guerra d’indipendenza dell’Artsakh: «Se perdiamo l’Artsakh, allora voltiamo l’ultima pagina della nostra storia». Potete leggere su Monte Melkonian (comprensibilmente una “bestia nera” per il regime autocratico di Baku) un articolo della sua vedova, Seta Kabranian-Melkonian, che abbiamo riportato [QUI]: «Monte si è unito alla lotta per il Nagorno-Karabakh, l’Artsakh armeno dei tempi antichi. Fin dai suoi primi vent’anni, era stato determinato ad aiutare a ripristinare i diritti del suo popolo a vivere nelle loro terre ancestrali. Nel processo, è stato associato sia agli eroi che ai cattivi dell’epoca. Fu anche il primo a denunciare pubblicamente i cattivi e a prendere le distanze da loro. Monte rappresentava tutti gli oppressi e credeva nel diritto di combattere, che è il titolo di un libro di suoi saggi, pubblicato nel 1993».
«Se c’è un Paese che dovrebbe avere rivendicazioni territoriali sui suoi vicini, quello è l’Armenia, poiché si estendeva dal Mar Caspio (oggi Azerbajgian) attraverso Nakhichevan (oggi Azerbajgian) coprendo buona parte della moderna Turchia. Quindi, forse dovremmo stabilire noi stessi un’organizzazione delle Comunità dell’Armenia orientale e occidentale? Possiamo organizzare dei festival musicali con un enorme mucchio di strumenti del c***o» (Serj Tankian, musicista, poeta, attivista politico e, soprattutto, un essere umano).
«La Repubblica di Armenia è stata fondata per essere uno stato-nazione armeno su appena il 20% delle terre native armene, qualsiasi tentativo di cambiare questa realtà, dopo che gli Armeni furono cancellati dall’80% delle loro terre native, sarebbe un’altra fase del genocidio armeno» (Mariam Arissian).
«Lo status quo Turchia/Armenia non è più accettabile dello status quo Israele/Palestina. Proprio come l’intera Palestina è “la terra in questione” per i Palestinesi, così anche l’intera patria armena è la terra in questione per gli Armeni» (Monte Melkonian).

«Perché l’Armenia dovrebbe scegliere l’Europa come vettore di integrazione invece dell’Asia occidentale/Medio Oriente? Perché l’Europa è da secoli fonte di ispirazione e rinascita della cultura armena. In questo post cercherò di sviscerare ulteriormente questa questione.
La storia ci dà un indizio. Circa il 90% dei più grandi intellettuali, pensatori e scienziati Armeni erano il prodotto dell’educazione e dell’influenza europea.
Anania Shirakatsi – Il padre delle scienze esatte e naturali in Armenia, il primo matematico, astronomo e cosmografo armeno; il più grande studioso dell’antica Armenia. Faceva parte della scuola ellenizzante armena. Fu educata principalmente da Tichico a Trebisonda, uno studioso greco che insegnò ai figli di molti nobili bizantini. Alla scuola di Tichico, Shirakatsi trovò una ricca biblioteca dove leggeva autori di letteratura greca, opere scientifiche e storiche.
Komitas – Il fondatore della scuola nazionale armena di musica, prete Armeno, musicologo, compositore e uno dei pionieri dell’etnomusicologia, che ha dedicato la sua vita a purificare la musica armena da secoli di influenze islamiche straniere. Komitas ha studiato musica alla Frederick William University di Berlino e “ha utilizzato la sua formazione occidentale per costruire una tradizione nazionale”.
Khachatur Abovian – Il padre della letteratura armena moderna, ricordato per il suo romanzo Le ferite dell’Armenia. Il mentore di Abovian era Friedrich Parrot, che rimase colpito dalle capacità di Abovian e lo fece studiare in Europa. Abovian studiò all’Università di Dorpat nel 1830, in Estonia. Gli anni a Dorpat furono molto fruttuosi per Abovian che studiò scienze sociali e naturali, letteratura e filosofia europea e padroneggiò il tedesco, il russo, il francese e il latino. Il romanzo storico Le ferite dell’Armenia (scritto nel 1841, pubblicato per la prima volta nel 1858) è stato il primo romanzo laico armeno dedicato al destino del popolo armeno e alla sua lotta per la liberazione
L’Europa come fonte del nostro più grande potenziale
Quando i padri e i fondatori della scuola nazionale armena di musica, delle scienze esatte e naturali e della letteratura armena moderna hanno tutti ricevuto la loro ispirazione principalmente da scuole di pensiero europee, ciò dovrebbe darci una pausa per riflettere un po’. A quale luogo apparteniamo naturalmente? Oppure a quale posto sarebbe più vantaggioso per noi appartenere?
Possiamo anche ricordare altre grandi persone della nostra nazione – persone d’arte e di cultura, molti dei nostri eroi e intellettuali nazionali, i nostri più grandi scienziati – e quasi tutti hanno studiato in Europa, dove sono stati influenzati dall’Europa, e in un modo o nell’altro hanno raggiunto il loro grande potenziale grazie alla civiltà europea.
Cosa otteniamo dall’Asia occidentale/Medio Oriente?
Nel senso di cultura, forza o crescita, non otteniamo quasi nulla dal Medio Oriente/Asia occidentale. Fatta eccezione per l’ottimo cibo. In generale, il Medio Oriente e l’Asia occidentale sono fonte di assimilazione e perdita di cultura. Come suonare l’oud arabo e celebrarlo come musica armena. O l’iterazione moderna (e molto peggiore) della perdita della nostra cultura – rabiz – musica in gran parte in stile turco/azero adatta a ristoranti scadenti, motivi che propagano uno stile di vita primitivo/semplicistico spesso con tematiche mafiose leggere.
Non è una questione di razza
Scegliere l’integrazione europea non è una questione di razza. In effetti, molti paesi arabi del Medio Oriente settentrionale (popoli levantini) potrebbero essere geneticamente più vicini agli europei rispetto agli Armeni o addirittura ai georgiani/caucasici. Molti Turchi sono anche geneticamente più vicini agli europei, non c’è da stupirsi poiché molti Turchi sono popoli assimilati dei Balcani. Questa questione NON riguarda la razza. Riguarda la cultura e ciò che è bene per noi, la nostra crescita e la nostra forza.
Il concetto di Europa è nato innanzitutto come una fusione del pensiero dell’antica Grecia e della cultura cristiana, e l’Armenia, ovviamente, storicamente e culturalmente è una nazione europea, una delle sue radici più profonde.
Conclusione
L’Europa, come ci insegna la storia, è stata fonte di rinascita della cultura armena. È il luogo dove i fondatori della nostra scuola nazionale di musica (Komitas), le scienze esatte (Anania Shirakatsi), la filosofia (David Anaght) e la letteratura moderna (Abovian) hanno tratto la loro formazione e ispirazione. L’Europa è stata anche il luogo in cui la maggior parte dei nostri personaggi più grandi ha tratto ispirazione per raggiungere il proprio potenziale. Ecco perché è essenziale che l’Armenia scelga un vettore europeo di integrazione, per raggiungere il suo maggior potenziale. È semplicemente buon senso, quando vedi che la maggior parte del successo del tuo popolo è legato in un modo o nell’altro all’Europa.
Non possiamo essere un Paese arretrato, sarebbe un suicidio. La nostra unica speranza di sopravvivenza è diventare un Paese europeo moderno e avanzato» (Misty Mountain).

Segnaliamo

– L’asse Roma-Baku: all’Italia interessano solo gli affari con l’Azerbajgian di Andrea Lanzetta su The Post Internazionale del 25 novembre 2023: «Gas, armi e lobby. Il nostro Paese è la principale destinazione dell’export azero, soprattutto di idrocarburi. Con la benedizione dell’Ue. In cambio però offriamo radar, aerei e altri sistemi militari» [QUI]
– Nagorno-Karabakh: l’ultimo Stato spazzato via dalla cartina d’Europa di Stefano Mentana su The Post Internazionale del 25 novembre 2023: «L’ultima operazione militare condotta dall’Azerbajgian nella regione del Nagorno-Karabakh ha portato alla dissoluzione attualmente in corso della Repubblica dell’Artsakh, uno Stato non riconosciuto dalla comunità internazionale ma de facto esistente da decenni nel complesso contesto del Caucaso» [QUI]
– Azerbajgian: la dittatura invisibile di Benedetta Argentieri su The Post Internazionale del 25 novembre 2023 [QUI]

Foto di copertina: in questa foto fornita dall’Ufficio stampa presidenziale dell’Azerbajgian, le truppe azeri marciano a Stepanakert, la capitale della Repubblica di Artsakh occupata, davanti al Presidente e Capo delle Forze Armate, Ilham Aliyev, durante la parata dedicata al terzo anniversario della vittoria nella guerra dei 44 giorni del 2020, mercoledì 8 novembre 2023, dopo che l’Azerbajgian ha preso il pieno controllo dell’Artsakh con l’aggressione terroristica del 19-20 settembre 2023, rendendo l’Artsakh un Paese fantasma dopo lo sfollamento forzato dell’intera popolazione.

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