NAGORNO KARABAKH. Artsakh alla fame. Gli Azeri dicono no all’apertura di Lachin (Agc News 17.09.23)

Le tensioni in Artsakh – Nagorno Karabakh sono tutt’altro che risolte. Su Internet circolano filmati del blocco del contingente russo di mantenimento della pace. Il fatto è che l’evento si è verificato un mese fa a Khojaly. L’11 settembre, dall’Azerbaigian, le forze di pace russe hanno consegnato aiuti umanitari all’Artsakh. Prima di ciò, gli azeri, sotto le spoglie della Mezzaluna Rossa, hanno cercato di costringere gli armeni del Nagorno-Karabakh ad aprire la strada mentre tengono chiuso il corridoio di Lachin sul lato armeno.

Ed è proprio il corridoio a essere il pomo della grande discordia. Secondo la social sfera di interesse gli azeri stanno obbligando gli armeni a cedere il controllo di tutto il territorio e li costringono a restare senza cibo, acqua e medicine.

I russi hanno concordato con gli azeri che avrebbero guidato un’auto attraverso Aghdam, dopodiché avrebbero dovuto sbloccare il corridoio Lachin entro 24 ore e lasciar passare la Croce Rossa armena, le organizzazioni umanitarie russe e armene nell’Artsakh. Ma Baku ha un’opinione diversa: non esiste un corridoio aperto dall’Azerbaigian – non si può parlare di consentire il passaggio delle merci attraverso Lachin. Nel frattempo essendo Lachin l’unico corridoio percorribile per far arrivare il cibo in Nagorno Karabakh la gente muore letteralmente di fame.

Nikol Pashinyan da tempo ha dimostrato di non fidarsi di di Vladimir Putin, e ha chiesto l’intervento di Francia e Stati Uniti, che non si sono tirati indietro soprattutto in funzione anti russa.

L’ambasciata americana a Yerevan ha annunciato il 14 settembre l’arrivo in Armenia del comandante della 10a divisione di fanteria da montagna dell’esercito americano, il generale Gregory Anderson e il Vice Capo di Stato Maggiore del Comando USA in Europa e Africa Patrick Ellis. Il 15 settembre si sono uniti all’ambasciatrice americana Christina Quinn e osserveranno lo stato di avanzamento dell’esercitazione congiunta del personale militare americano e armeno Eagle Partner-2023, che si svolge dall’11 settembre con la partecipazione della 12a brigata di peacekeeping delle forze armate armene.

L’arrivo del comandante di una delle unità d’élite delle forze armate statunitensi, che ha partecipato a numerose guerre e conflitti, è in una certa misura simbolico. E Patrick Ellis è già stato in Armenia quest’anno: all’inizio di aprile, nell’ambito di una visita di lavoro, Ellis ha incontrato i rappresentanti del ministero della Difesa armeno e ha visitato il centro di addestramento Zar. L’arrivo di due generali di alto rango testimonia la priorità della Transcaucasia nella politica estera della Casa Bianca.

Per tutta la giornata del 14 e del 15 settembre Armenia e Azerbaijan si sono difesi sui media dalle reciproche accuse: «Il messaggio del Ministero della Difesa azerbaigiano secondo cui unità dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh hanno svolto lavori di ingegneria nella regione di Askeran il 14 settembre alle 19:05-19:25 è disinformazione», riferisce il Ministero della Difesa dell’Artsakh.

Il 14 settembre, intorno alle 22:30, unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi leggere contro posizioni armene situate nella zona di Verin Shorzha (regione di Gegharkunik), riferisce il ministero della Difesa armeno. Gli azeri negano.

Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che non tollererà alcun attacco contro la popolazione dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). «Grazie alla collaborazione con partner internazionali è stato possibile consentire l’ingresso del primo camion nel Nagorno-Karabakh. Il mezzo era russo, secondo l’accordo, il traffico lungo il corridoio Lachin dovrebbe essere ripristinato. Siamo tutti lieti che un camion sia passato per Agdam, ma questo non basta. Il corridoio Lachin deve essere aperto. Questo non è negoziabile. Il corridoio Lachin deve essere aperto adesso, non più tardi, ma per ora non dovrebbero esserci ritardi in questa materia. Non tollereremo alcuna azione militare o attacco contro la popolazione del Nagorno-Karabakh, questo è assolutamente chiaro. La guerra tra Armenia e Azerbaigian non è finita, il che rende urgenti i nostri sforzi per stabilire una pace duratura e dignitosa»; lo ha affermato il 14 settembre, durante un’audizione sulla situazione nel Nagorno-Karabakh presso la commissione per le relazioni estere del Senato americano, il sottosegretario di Stato americano per gli affari europei ed eurasiatici, Yuri Kim. Il camion di cui si parla è lo stesso di cui parlano i russi.

 

 

Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Samvel Shahramanyan ha convocato il 15 settembre una riunione di lavoro. L’ordine del giorno dell’incontro era la situazione che si era sviluppata nella repubblica a seguito del blocco totale dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e i meccanismi per superarla. Sono state discusse anche questioni relative alla soluzione dei problemi alimentari della popolazione, al prezzo dei prodotti agricoli, alla distribuzione dei prodotti essenziali e ad altri problemi urgenti. Il presidente Shahramanyan ha osservato che il governo dovrebbe adottare misure tempestive per centralizzare le risorse alimentari nella repubblica e organizzare il processo di fornitura alla popolazione di prodotti vitali attraverso il sistema dei coupon.

Durante l’incontro il Presidente ha toccato anche la questione del movimento dei civili dall’Artsakh alla Repubblica d’Armenia, accompagnati dalle forze di pace russe e dal Comitato internazionale della Croce Rossa. Samvel Shahramanyan ha osservato che questo processo deve essere portato avanti in condizioni di stretto controllo, in modo trasparente e in conformità con le procedure esistenti. In questo contesto, il Capo dello Stato ha sottolineato la necessità di creare gruppi di lavoro locali. Il Presidente ha impartito specifiche istruzioni ai vertici delle autorità competenti sull’ordine del giorno della riunione.

Sempre il 15 di settembre sulla social sfera armena si legge: «Cittadini armeni hanno consegnato aiuti umanitari alla 102esima base militare russa a Gyumri. Ricordiamo che da 9 mesi la Russia non adempie ai propri obblighi e, in particolare, in collusione con l’Azerbaigian, mantiene chiuso il corridoio Berdzor (Lachin)».

Anna Lotti