Osce: presidente di turno Kurz, conclusione negoziati di pace Nagorno-Karabakh è questione prioritaria (Agenzia Nove 20.01.17)

Osce: presidente di turno Kurz, conclusione negoziati di pace Nagorno-Karabakh è questione prioritaria

Erevan, 20 gen 16:09 – (Agenzia Nova) – L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) non ha alcuna intenzione di ridurre i suoi sforzi per raggiungere una soluzione pacifica al conflitto che sta avendo luogo nella regione di Nagorno-Karabakh, contesa fra Armenia e Azerbaigian. Lo ha dichiarato oggi il presidente di turno dell’organizzazione, il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa armena “Mediamax”. “Nonostante il nostro impegno nel tentare di risolvere questa situazione, bisogna ammettere che il 2016 ha visto il conflitto aggravarsi: i combattimenti continuano e aumentano le difficoltà per la popolazione locale. L’Austria, alla quale è stata affidata la presidenza dell’Osce nel 2017, chiede ufficialmente alle parti in causa di schierarsi dalla parte del dialogo e della diplomazia”, ha affermato Kurz, sottolineando l’importanza, per tutti i paesi coinvolti, dell’avvio di un processo di pacificazione nella zona. “Come presidente di turno, ho intenzione di recarmi in visita in Armenia e in Azerbaigian nei prossimi mesi, e spero che il mio viaggio possa contribuire ad accelerare i negoziati di pace”, ha concluso il ministro austriaco.

Il gruppo di Minsk dell’Osce ha riferito in una nota che le violazioni del cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh sono in contrasto con gli impegni riconosciuti dai governi dei due paesi. In seguito alla recente escalation della tensione dopo i fatti del 29 dicembre scorso, quando Erevan e Baku si sono reciprocamente accusate di avere compiuto una violazione territoriale, i copresidenti sollecitano i leader di Armenia e Azerbaigian a rispettare rigorosamente gli accordi raggiunti durante il summit di Vienna e San Pietroburgo nel 2016, compresi gli obblighi di finalizzare nel più breve tempo possibile, un meccanismo investigativo diretto dall’Osce. I copresidenti, inoltre, hanno sollecitato la restituzione, senza indugio, delle vittime degli ultimi scontri, in accordo con le intese raggiunte durante il vertice di Astrakhan del 2010, tenuto conto della natura esclusivamente umanitaria di questa problematica. “Lanciamo un appello alle parti perché cessino le accuse reciproche e adottino tutte le misure necessarie per stabilizzare la situazione sul terreno”, conclude la nota in cui i copresidenti estendono le loro condoglianze alle famiglie dei militari caduti e a tutti i cittadini armeni e azeri.

I copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce stanno inoltre tenendo delle consultazioni per individuare il momento più opportuno per visitare la linea di contatto nel Nagorno-Karabakh, secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi dall’ambasciatore Richard Hoagland, che dal primo gennaio detiene per conto degli Stati Uniti la copresidenza del gruppo ad interim. “Io e i miei colleghi della copresidenza ci stiamo consultando attentamente per trovare il momento più opportuno per la nostra prossima visita nella regione”, ha detto Hoagland all’agenzia di stampa azera “Apa”. La situazione lungo la linea di contatto nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh è peggiorata drammaticamente durante la notte del 2 aprile, quando sono iniziati dei duri scontri. Le parti in conflitto hanno lanciato delle reciproche accuse di violazione della tregua.

In particolare il ministero della Difesa azero aveva denunciato bombardamenti attuati dalle Forze armate dell’Armenia, mentre il ministero della Difesa di Erevan aveva riferito di “azioni offensive” dal lato azero. L’aggravarsi della situazione ha subito una battuta d’arresto con il cessate il fuoco del 5 aprile. Tuttavia, periodicamente emergono reciproche accuse di attacchi. Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per l’area contesa è iniziato nel febbraio 1988, quando la regione autonoma del Nagorno-Karabakh ha dichiarato la propria indipendenza dalla Repubblica sovietica dell’Azerbaigian. Nel settembre 1991, a Stepanakert – autoproclamata capitale – è stata annunciata la costituzione della Repubblica del Nagorno-Karabakh.

Nel corso del conflitto sorto in seguito alla dichiarazione unilaterale di indipendenza, l’Azerbaigian ha perso de facto il controllo della regione: Stepanakert, infatti, conta poco più di 50 mila abitanti, tutti di origine armena, dato che quelli di origine azera sono stati costretti a lasciare la città in seguito al conflitto. Dal 1992 proseguono i negoziati per la soluzione pacifica del conflitto all’interno del Gruppo di Minsk, formato che opera sotto l’egida dell’Osce. L’Azerbaigian insiste sul mantenimento della sua integrità territoriale, mentre l’Armenia protegge gli interessi della repubblica separatista, dal momento che la Repubblica del Nagorno-Karabakh, in quanto non riconosciuta come entità statale, non fa parte dei negoziati.

Lo scorso 20 giugno la Russia ha tentato di assumere un ruolo di mediazione diretta nel conflitto fra Armenia e Azerbaigian relativo alla regione contesa del Nagorno-Karabakh: il presidente Vladimir Putin ha accolto, infatti, a San Pietroburgo gli omologhi armeno e azero, rispettivamente Serzh Sargsjan e Ilham Alyev. In questa occasione, i tre capi di stato hanno concordato sulla necessità di dare nuovo impeto al processo di pace nel Nagorno-Karabakh. I presidenti dei tre paesi hanno concordato su una dichiarazione trilaterale che esprime l’impegno nel cercare progressi concreti per la pacificazione politica. L’iniziativa russa esula dal formato regolare dei negoziati, gestiti dal Gruppo di Minsk, che si era riunito l’ultima volta lo scorso 16 maggio.