Ottantatreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh vogliono vivere nella loro terra ancestrale in modo sicuro, libero e prospero (Korazym 04.03.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.03.2023 – Vik van Brantegem] – Non so se l’avete saputo, ma oggi è il 83° giorno che l’Azerbajgian tiene sotto assedio 120.000 Armeni tra cui 30.000 bambini in quello che resta della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh libera, dopo la guerra di aggressione dei 44 giorni dell’Azerbajgian alla fine del 2020. Ricordiamo che il Nagorno-Karabakh fu inaspettatamente annessa alla Repubblica Socialista Sovietica di Azerbaijan da Stalin con lo statuto di Oblast autonomo, come regalo di nozze del dittatore bolscevico. Poi, il Nagorno-Karabakh ha dichiarato l’indipendenza dall’URSS prima della RSS di Azerbajgian. Quindi, non ha mai fatto parte della Repubblica di Azerbajgian. Artsakh è Karabakh e Karabakh è Armenia de millenni.
Per far capire cosa sta succedendo nel Caucaso orientale, nell’inattività del mondo, lo diciamo in modo satirico: Karabakh è Azerbajgian! Eccetto per le parti bloccati, perché senno il blocco sarebbe la colpa nostra e eccetto per le parti controllate dalla Russia e le parti abitate dagli Armeni indigeni (che è la stessa cosa e perciò ci sono ancora), almeno finché ci rimangono ancora.

Il dittatore azero Ilham Aliyev sta promuovendo il diritto all’auto-determinazione delle Isole francesi, che hanno rifiutato l’indipendenza dalla Francia, mentre l’Azerbajgian nega questi diritti al popolo armeno dell’Artsakh, da sempre libera e indipendente. Se l’Europa permette al dittatore Aliyev di prendere in giro le nazioni europee in quel modo, è attestato il fallimento dell’Europa e segnato il collasso morale dell’Occidente. Una degna politica estera europea e statunitense consisterebbe nel colpire duramente il regime genocida di Aliyev con sanzioni (rifiutando di comprare il gas azero-russo) e costringerlo ad aprire il blocco dell’Artsakh e riconoscerne l’indipendenza.

Ruben Vardanyan, già Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, ha dichiarato: «Il mio obiettivo rimane invariato: ecco perché continuerò a lavorare per un Artsakh/Nagorno-Karabakh sicuro, libero e prospero, implementando i programmi personalmente e attraverso la nostra agenzia di sviluppo regionale “Noi siamo le nostre montagne”».

L’agenzia di sviluppo regionale “Noi siamo le nostre montagne” che cerca di lanciare e attuare programmi di sviluppo per l’Artsakh e la provincia di Syunik di Armenia, in stretta collaborazione con i governi della Repubblica di Artsakh e della Repubblica di Armenia, così come altre istituzioni locali, internazionali e private. Serve e responsabilizza le persone in Artsakh e oltre, sostenendo coloro le cui vite sono state colpite dai conflitti in corso. La missione dell’Agenzia è aiutare il popolo armeno e coloro che lo sostengono a realizzare il loro potenziale per garantire la sicurezza di Artsakh, Syunik e Armenia nel loro insieme e contribuire al loro sviluppo socio-economico e culturale. L’Agenzia sta fornendo aiuti umanitari alla popolazione dell’Artsakh in un momento di crisi, promuovendo l’indipendenza finanziaria della regione, migliorando l’assistenza sanitaria di base e sostenendo bambini e giovani. Pertanto, non solo l’Agenzia rafforza l’Artsakh, ma crea anche un’Armenia più forte e una nazione armena globale più forte. Fondata da Ruben Vardanyan e soci, l’Agenzia pratica un approccio orientato agli obiettivi basato su valori umani, rispetto, integrità e coraggio. Tutti i programmi sono implementati con compassione e cura e l’Agenzia rimane aperta al dialogo pur essendo pronta a difendere le sue convinzioni.

Ieri abbiamo riportato che «le agenzie di stampa statali azere stanno distribuendo un video che dimostra chiaramente che un cecchino dell’Azerbajgian sta “lavorando” sulle posizioni dell’Artsakh» (Ararat Petrosyan – Caporedattore di Respublica Armenia, 3 marzo 2023 – Video).

Oggi, il Nagorno Karabakh Observer ha confermato e fornito la prova come l’Azerbajgian abbia aperto il fuoco su obiettivi nell’Artsakh con armi da cecchino. Il Nagorno Karabakh Observer ha geolocalizzato la presunta area del video, lungo la linea di contatto tra Artsakh e Azerbajgian, appena fuori dal villaggio Berdashen, che dista 4 km dalla linea di contatto. È interessante notare che il video sia stato distribuito dai media statali dell’Azerbajgian. Il regime di Aliyev dimostra ogni giorno che l’eventuale malaugurata integrazione dell’Artsakh nell’Azerbajgian sarà l’inizio di un nuovo genocidio.

Mentre vengono diffuso sui social media filmati delle truppe dell’Azerbajgian che sparano contro le telecamere di sorveglianza in cima alle posizioni del Nagorno-Karabakh sulla linea di contatto, viene registrato il quarto giorno consecutivo di denunce di violazione del cessate il fuoco nell’area da parte dell’Azerbajgian. Il contingente di mantenimento della pace russo nell’Artsakh ha segnalato altre 3 violazioni del cessate il fuoco nelle regioni di Martuni e Shushi lungo la linea di contatto con l’Azerbaigian.

Tutto questo arriva dopo diversi giorni di trattative tra le due parti. Sembra un po’ strano dato che non sono state effettivamente commesse violazioni nei primi 80 giorni precedenti, mentre era in corso l’assedio dell’Artsakh. Ci chiediamo se questo sia perché l’Azerbajgian sta rafforzando la sua potenza militare e vuole capire se ci sarà qualche contraccolpo da parte della comunità internazionale dopo un nuovo offensivo che ha in preparazione. È un atto provocatorio per vedere se l’Armenia risponderà alle loro azioni? Abbiamo la sensazione che presto arriverà qualcosa di più grande. Con l’Azerbajgian che si sente tenuto sotto scacco dall’Armenia, diventerà impazienti e più avventati con i loro attacchi? Nel rafforzare la sua amicizia con la Russia mentre l’Armenia prende le distanze, l’Azerbajgian si sentirà incoraggiato ad agire?

Questo “eco-attivista” azero, Ibrahim Safarov, ha un bel curriculum. Lavora presso l’orribilmente Parco delle Trofei Militari armenofobo razzista a Baku ed è un “volontario” dell’organizzazione NON non-governativa RİİB, aiutando a intrappolare 120.000 persone nel Nagorno-Karabakh. «Mi chiedo, ti piace vedere i tuoi figli crescere con tanto odio? Nelle società normali è anormale. Questi bambini imparano a odiare le persone fin dall’infanzia. Sono futuri terroristi» (Liana Margaryan).

L’elenco si allarga ogni giorno. Il nome di Ibrahim Safarov – certamente non un semplice fante della RİİB – non appare nel documento con i dati dettagliate di intelligence sul blocco azero dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, di cui abbiamo già fornito il link nei giorni precedenti, con i partecipanti (nome, organizzazione, messaggi dalla parte bloccata del Corridoio di Berdzor (Lachin) e video/dichiarazioni anti-armene), i partecipanti con una foto in uniforme militare (nome, affiliazione e informazioni aggiuntive) e le organizzazioni coinvolti (nome, ulteriori informazioni e altro). In questo documento si può verificare che siano coinvolte nel blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) solo persone vicine al regime dittatoriale di Ilham Aliyev: membri del partito al governo, organizzazioni finanziate dallo stato e così via [QUI].

I partecipanti a queste azioni provocatorie sotto una copertura “ambientalista”, vengono inviati nei territori occupati dell’Artsakh in modo organizzato, con autobus, fanno i turni e sono sistemati in albergo, dopo aver ricevuto l’autorizzazione appropriata dal Ministero degli Interni dell’Azerbajgian. Tutti i partecipanti sono accuratamente selezionati. Tutte le persone, e i mass media, che non sono controllati dal governo, categoricamente non sono ammessi lì. Anche tutte le azioni degli “attivisti” sono accuratamente coordinate dal Consiglio per il Sostegno Statale alle Organizzazioni Non Governative sottoposto al controllo del Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian.

Gli “eco-attivisti” della RİİB-“Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (Unione pubblica “Sviluppo regionale”), sempre presenti ben riconoscibili sul posto di blocco. Si tratta di un’organizzazione (formalmente non) governativa azerbajgiana, che comunque non ha niente a che fare con la protezione dell’ambiente. Fu fondata su iniziativa e opera nell’ambito della Fondazione Heydar Aliyev, presieduta dalla moglie del Presidente dell’Azerbajgian e Primo Vice Presidente, Mehriban Aliyeva. Quindi, gli “eco-attivisti” della RIIB lavorano per il governo dell’Azerbajgian. Lo scopo principale dichiarato della RİİB è «partecipare attivamente alla vita socio-economica, pubblica e culturale del Paese, alla costruzione della società civile, sostenere le misure attuate dallo Stato per lo sviluppo delle regioni, è implementare il controllo pubblico, esaminare i ricorsi e le proposte dei cittadini e dialogare con le istituzioni competenti e lavorare nella direzione della risoluzione di progetti in vari campi in cooperazione».

«”Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (RİİB), un’organizzazione governativa dell’Azerbajgian, ha organizzato ieri a Shushi un evento per la “Giornata della Gioventù dell’Azerbajgian”. RİİB è stata fondata con l’aiuto della Fondazione Heydar Aliyev. Lo scopo principale dell’organizzazione, secondo il loro sito web, è partecipare alla vita socio-economica, sociale e culturale del Paese, aiutare a costruire la società civile e sostenere i programmi di sviluppo sponsorizzati dal governo nelle regioni. Gli studenti sono stati portati da Baku in autobus per continuare a bloccare il Corridoio di Lachin e hanno ricevuto sacchetti regalo e snack. Questo piccolo viaggio sul campo sembra essere stato organizzato per mostrare ai giovani Azeri come creare una crisi umanitaria e come intrappolare 120.000 Armeni nell’Artsakh. Che bella gita scolastica. Insegnare l’odio e l’ignoranza in così giovane età. Che bella organizzazione governativa e governo per consentire che azioni così ripugnanti vengano mostrate alla tua giovinezza. Che tipo di esempio stai dando per il futuro della tua nazione instillando l’odio dentro di loro?
Un corso di perfezionamento sulla pulizia etnica insegnato ai giovani non permetterà mai che questo conflitto si plachi. Come possiamo parlare di pace e di ripristinare le relazioni reciproche se l’Azerbajgian continua a diffondere l’armenofobia sponsorizzata dallo Stato in tutta la sua popolazione? Questo è solo un altro esempio di odio contro gli Armeni sponsorizzato dallo Stato che deve essere schiacciato prima che il seme continui a crescere. Credo che sia troppo tardi e trovare una soluzione ragionevole al conflitto azero-armeno sembra essere fuori portata se questo tipo di comportamento deve continuare per l’Azerbajgian, e sicuramente continuerà dato gli atti di Aliyev» (Varak Ghazarian – Medium, 1° febbraio 2023 – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Il CICR sta trasportando civili e rifornimenti dall’Armenia al Karabakh. La strada Lachin è aperta ai civili in ambedue le direzioni, ma non hanno tentato di farlo. Non ci sono prove che i manifestanti azeri abbiano voltato respinto degli armeni. Le accuse di blocco sono prive di fondamento.

Come abbiamo segnalato già più volte, Adnan Huseyn ogni giorno pubblica filmati su Twitter in cui ripete che non esiste un #ArtsakhBlockade, invitando le persone a provare di transitare, che in realtà è due cose: una trappola/esca per provocare un altro conflitto violento; inoltre, si tratta di un corridoio di 5km, non solo una strada, che non dovrebbe essere accessibile a questi finti manifestanti nemmeno per stare in piedi e contare i veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa e del contingento di mantenimento della pace russo. Il Corridoio di Berdzor (Lachin) non è territorio azero, ma dell’Artsakh e questi sono occupanti illegali, protetti dalla polizia e dalle forze speciali dell’Azerbajgian.

Un auto-ritratto di Adnan Huseyn, illegalmente sul territorio dell’Artsakh, con alle sue spalle i reparti speciali dell’Azerbajgian, all’altra parte del recinto lungo la strada, su territorio azero.

Poi, va capito bene chi è Adnan Huseyn, che sta a tempo pieno in mezzo alla “strada di Lachin” a diffondere la narrazione del dittatore Aliyev. È un blogger azero, presente permanentemente sul posto di blocco dall’inizio del #ArtsakhBlockade, fondatore del blog re:Azerbaijan. Lo sponsor principale del suo blog è l’ufficio di rappresentanza in Azerbajgian della casa automobilistica egiziana FAW Industrial Group (Cahan Holding). Il capo dell’azienda, Vugar Abbasov, è un membro del Partito del Nuovo Azerbajgian al potere, uomo d’affari, Presidente della Jahan Holding, Presidente del Consiglio della Confederazione degli imprenditori e della Federcalcio della Repubblica autonoma di Nakhchivan, deputato della 6ª convocazione dell’Assemblea Suprema della Repubblica Autonoma di Nakhchivan. Sul canale YouTube dell’azienda di Adnan Huseyn, Paha Holding funge spesso anche da sponsor di programmi che fanno capo alla famiglia del Vicepresidente dell’Azerbaigian e moglie di Ilham Aliyev, Mehriban Aliyeva (Pashayeva con il suo nome da nubile).
Questo propagandista della dittatura azera Huseyn, che parla de «la nostra pacifica protesta ecologica sulla strada di Lachin [il Corrdoio di Berdzor (Lachin), larga 5 km] della regione economica del Karabakh dell’Azerbajgian [la Repubblica di Artsakh/Karabakh, auto-dichiarata indipendente dal 1988]», il 12 gennaio ha scritto sul suo diario Facebook, mentre contribuisce con la sua azione a condannare alla fame 120.000 Armeni: «Ed è esattamente un mese che abbiamo messo piede sulla strada per proteggere la patria nel santo Shusha [Sushi, occupata dalle forze armate azere], Khankandi [Stepanakert, capitale dell’Artsakh]. Difficile descrivere in poche frasi il successo di questa azione, perché molti obiettivi sono stati raggiunti e il risultato sarà grande per il nostro paese e per il nostro popolo. Arriverà il momento e parleremo con orgoglio di questi giorni storici trascorsi qui. Ringrazio il Presidente che ci ha prestato attenzione nella sua recente intervista e ha apprezzato questo nostro passo. Ringrazio tutti coloro che hanno continuamente scritto parole di sostegno e mostrato preoccupazione quando non pubblico da molto tempo. Ringrazio ognuno dei familiari dei partecipanti a questo evento. Sono molto comprensivi e pazientemente ci aspettano mentre siamo qui. Nessuna parola può esprimere l’orgoglio che abbiamo in tutti coloro che sono qui per il lavoro che svolgiamo. Saremo qui fino alla fine, faremo la guardia alla nostra patria e non c’è niente di meglio di questa missione! Vivi, vivi il mio Azerbajgian nativo! Sei in ottime mani!».

Sui social Huseyn si pubblicizza – con poco o niente informazione o attività o storia – come co-fondatore di Clean Oil (fornisce servizi di pulizia industriale all’industria petrolifera e del gas per serbatoi di petrolio greggio), direttore di sviluppo aziendale presso Jump Marketing Agency, fondatore e amministratore Delegato di Yugen Creative Agency (branding, social media marketing, pubblicità, illustrazione, videografica, art direction e organizzazione eventi), fondatore di re:Azerbaijan (un nuovo approccio a un mondo già consolidato e sviluppato del digital marketing in cui lo sponsor diventa partner). Insomma, un giovanotto sul libro paga di Aliyev.

Una volta che avrà raggiunto l’obiettivo dell’occupazione del resto dell’Arsakh farà e dirà la stessa cosa sul territorio sovrano dell’Armenia.
Questo propagandista del regime azero in lingua inglese è un genio e va ringraziato per aver attirato l’attenzione sulla crisi umanitaria a causa del blocco a cui partecipa attivamente (negando nel contempo che non c’è nessun blocco e affermando che la strada è aperta), senza il quale non ci sarebbe stato bisogno della Croce Rossa nel 83° giorno di blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin). Non c’è limite alla sua ginnastica mentale cercando di presentare i passaggi della Croce Rossa e dei militari russi come un mero viaggio di navetta.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]