Parla Taner Akçam, lo storico turco che ha trovato le prove del genocidio armeno (Ilfoglio 21.09.21)

Il docente della Clark University nel Massachusetts ha scritto un saggio basato sull’imponente schedario del sacerdote cattolico Krikor Guerguerian: uno sterminio pianificato con lo scopo di una sistemica, seriale confutazione da parte delle autorità, perché “il negazionismo è una struttura politica”

Franz Werfel aveva raccontato il genocidio armeno ne I quaranta giorni del Mussa Dagh. È il 1915, gli abitanti di sette villaggi posti ai piedi della Montagna di Mosè resistono all’avanzata ottomana, fino a quando sono tratti in salvo da un incrociatore francese che pattuglia il golfo di Antiochia. Anche un poeta americano, Peter Balakian, con la silloge Ozon Journal allude allo scavo dei resti delle vittime nel deserto siriano. Il prozio di Peter è Grigoris Balakian, vescovo della Chiesa apostolica armena e memorialista scampato alla strage. Padre Grigoris è citato nel saggio di Taner Akçam, Killing orders. I telegrammi di Talat Pasha e il Genocidio armeno (a cura di Antonia Arslan, traduzione di Vittorio Robiati Bendaud e Alice Zanzottera, Guerini e Associati, 312 pp., 25 euro).

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