Savall per il Quartetto: riscoprire la musica armena (Amadeusonline 25.11.15)

«Dio fece passare un soffio sulla terra e le acque si abbassarono (…). Il settimo mese, il diciassettesimo giorno del mese, l’arca si posò sul monte Ararat» (Genesi 8, 1, 4). L’Armenia è quella regione montagnosa, è l’antico Urartu dove il soffio divino prosciugò le acque del diluvio e fece riprendere una nuova creazione. Attestato dalle tavolette mesopotamiche, il mito del diluvio, più antico della Bibbia stessa, non ha cessato di turbare la coscienza armena fino ai giorni nostri.

L’Armenia è una delle più antiche civiltà cristiane dell’Oriente, sopravvissuta miracolosamente a una storia convulsa e particolarmente tragica. Sin dalla sua fondazione, essa si è trovata circondata da altre grandi culture: prevalentemente di credenze orientali e musulmane. Ha conosciuto un destino molto doloroso, punteggiato da sismi dovuti all’instabilità geologica del luogo e da turbolenze geopolitiche. Di volta in volta è stata dominata dagli Assiri e dai Cimmeri, dagli Sciti e dai Medi, dai Persiani e dai Macedoni, dai Romani e dai Bizantini, dagli Arabi e dai Seliucidi, dai Mongoli e dai Turcomanni, dagli Ottomani e dai Safavidi. Guerre e massacri che hanno causato la scomparsa di più della metà della sua popolazione, l’esilio di molta altra e la perdita di gran parte del suo territorio. Il 24 aprile 1915, iniziò il genocidio patito da parte degli ufficiali turchi dell’Impero Ottomano: circa 1.500.000 vittime, 870.000 deportati in massa, spoliazioni e conversioni forzate, devastazione del territorio. Il risultato fu la scomparsa, in pochi anni, di due terzi della popolazione armena che si trovava allora entro le frontiere del grande Impero Ottomano.  Continua